Il motivo? Ufficialmente lo sgombero del locale per l'imminente ristrutturazione e Leonardo Bonsignore, nega che dietro la “scomparsa” di quel crocifisso alto un metro si nasconda un travaglio morale.
In realtà, a quanto giura mezzo palazzo, proprio per problemi di opportunità: si deve valutare se quella presenza sia adeguata a un posto che di religioso ha poco o nulla e se, nel caso, chi abbia una fede diversa da quella cattolica possa sentirsi offeso o imbarazzato. Le polemiche, ovviamente, non mancano. E neanche le smentite.
Nel resto d'Italia si è discusso a lungo di questi problemi, sollevati da rappresentanti islamici che ritenevano inadeguata la presenza di un crocifisso nelle aule scolastiche e da giudici di fede ebraica che non lo volevano in quelle dei Tribunali.
A Cagliari è una novità assoluta, ma le premesse sono identiche: «Il presidente Bonsignore - spiega un dipendente rigorosamente anonimo - sta riflettendo in questo senso: la croce è un simbolo ben radicato, universalmente riconosciuto come icona del cattolicesimo. Ma chi abbraccia una fede diversa potrebbe allora chiedere che gli siano affiancati anche quelli della sua religione.».
Meglio una parete bianca: divisione netta di ruoli tra giustizia e fede.