mercoledì, febbraio 28, 2007

E’ SOLO UN ARRIVEDERCI!



Ieri, nella tornata del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Salerno, è stato deliberato di esautorare il sottoscritto dalla gestione del sito internet www.ordavvsa.it, con il voto favorevole della maggioranza (n. 9 consiglieri) e quello contrario di altri 5 consiglieri, con 1 astenuto.

E’ stato deliberato di affidare il sito alla gestione del consigliere Tortolani, esponente della realtà locale della sezione di Eboli.

Questo rappresenta la risposta del gruppo che gestisce, nel bene e nel male, le sorti dell’avvocatura salernitana, ad una voce libera che mal si è accordata con inveterate abitudini.

Lasciamo ai Colleghi il giudizio su questi quasi due anni di lavoro, che hanno generato dal nulla una realtà d’informazione libera, che ha raggiunto la media mensile di 70.000 accessi!

Questo giudizio, che speriamo i Colleghi vorranno fare, dovrà essere complessivo sull’attuale situazione di degrado in cui versa la nostra Classe ed individuare le responsabilità, che sono sotto gli occhi di tutti.

Il mio lavoro però non si ferma.

Per ora continuerà sul mio blog (www. consiglioaperto.blogspot.com), poi si vedrà: non mettiamo limiti alla divina provvidenza.

Infine un saluto affettuoso a tutti i Colleghi ed a tutti quelli che mi sono stati vicini.

Lo ripetiamo: è solo un arrivederci!

Giuseppe Celia

g.celia@ordavvsa.it

(articolo oggi pubblicato sul sito del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Salerno)

lunedì, febbraio 26, 2007

FERIE E RETRIBUZIONE DEI MAGISTRATI.


I magistrati italiani hanno 51 giorni di ferie, cioè 10 settimane e un giorno di vacanza. Il record mondiale.

Per scoprirlo basta disporre di Internet e ed infilarsi nel sito ufficiale dell'Associazione nazionale magistrati. Accanto ad una statua della giustizia, bendata e con la bilancia in mano, c'è un paffuto bambinone tutto rosa, con in testa il cappello della liturgia e un pannolino invece della toga, che picchia con un martello da giudice.

È la sezione "giovani magistrati", una categoria allegra e portata a vedere un futuro di "magnifiche sorti e progressive". Cliccando sul putto si delineano le belle prospettive del gruppo. Lì si abbandonano le teorie e s'invitano le giovani leve a riflettere su stipendio e ferie. Una goduria.

Un magistrato che ha appena superato il concorso (difficile, ma in passato sono stati scoperti inghippi scandalosi) viene nominato uditore giudiziario. Insomma, sta lì a imparare, è un garzone di bottega, un praticante. Ecco qual'è il trattamento per i primi sei mesi. Trascrivo dal sito: «Al netto di tutte le ritenute, trattenute et similia, la retribuzione netta è di €. 1.680,50».E dopo sei mesi, sempre che non si abbia ancora alcuna funzione, cioè si ascolti e basta, ecco il nuovo stipendio: «Al netto di tutte le ritenute, trattenute et similia, la retribuzione netta è di €. 1.820,77».

Se però all'uditore (dopo i primi 6 mesi) viene conferito un qualche lavoretto, nuovo aumento: «Con le funzioni l'uditore giudiziario inizia a percepire integralmente l'indennità giudiziaria, che quindi raddoppia giungendo a €. 831,00 circa lordi,per un netto di circa €. 756,00 (contro il netto dei primi 6 mesi pari ad 378,02)». Insomma, sono altri €. 340 euro, per un totale finale netto di €. 2.160 euro, equivalenti a lire 4 milioni e 182mila circa. Nette, sia chiaro. Così il magistrato risulta essere il laureato di primo impiego a più alto reddito. Nessun paragone possibile con l'industria privata, o - per restare nel pubblico - con i me­dici o i professori universitari.

Dopo di che l'aumento degli stipendi è automatico. Qualunque cosa il magistrato faccia, i denari son quelli, perchè: «L'attuale trattamento eco­nomico della magistratura è basato su passaggi di grado retributivo svincolati dal conferimento di funzioni "superiori". Tale sistema dà luogo a una vera e propria carriera economica del magistrato non più legata indefettibilmente al raggiungimento delle singole qualifiche di carriera, bensì sostanzialmente ancorata all'anzianità di servizio... I "passaggi" (che possono essere consideratì automatici in quanto le " bocciature " sono molto rare) si articolano nel seguente modo». Sintetizziamo i passaggi arrivando all'ultimo: dopo 28 anni, qualunque cosa faccia o abbia fatto il magistrato, percepisce uno stipendio da «Magistrato di Corte di Cassazione nominato alle funzioni direttive superiori». Qui il sito si fa più generico. Fornisce solo lo stipendio base, in lire. Dunque roba perlomeno antecedente al 2001. Comunque, usando la calcolatrice e sommando le varie indennità siamo arrivati a questa cifra: lire 15.758.089. Lorde però.

C'è però un altro però. Ci spiega un insigne studioso del fenomeno, che per ragioni di sopravvivenza desidera restare anonimo: «Questo stipendio corrisponde al primo livello del terzo grado. Non conteggia gli scatti maturati al livello inferiore rivalutati al livello superiore». Insomma, si fa un altro bel saltino. Non è una paga scandalosa, anzi, per chi diriga un grande ufficio e abbia responsabilità immense. Ma il fatto è che questa pioggia benedetta casca anche su chi abbia deciso d'invecchiare in provincia con un incarico pretorile e scarsi pesi da portare.

«Ci sono altre voci che portano ad aumenti cospicui. Chi ad esempio abbia diretto il Dap (l'amministrazione peni­tenziaria) si porta dietro per tutto il resto della carriera l'inde­nità conseguente, che è quella di generale di corpo d'armata. Insomma, un magistrato come Gian Carlo Caselli si merita circa 20mila euro lordi al mese».

E con quale pensione, dopo 40 anni di servizio, vanno a riposo le toghe? È un mistero. Un esperto del ramo ritiene che la cifra media sia di 12 milioni di lire nette al mese con una liquidazione di 600 milioni (sempre puliti) .

Per capire la differenza da altre categorie benemerite: un professore di università, dopo 40 anni, arriva a 7,2 milioni e la liquidazione è esattamente la metà.

Eravamo però partiti dalle ferie. Sotto il titolo " Quantum", che ci pare sempre un bel latino, si spiega: «Come si evince dalla lettura della normatìva di riferimento e delle delibere del Csm sul punto il regime è il seguente:-I magistrati che esercitino funzioni giurisdizionali hanno diritto a 45 giorni di ferie all'anno;- In aggiunta ai 45 giorni di cui sopra vanno computati altri 2 giorni di congedo ordinario e 4 giorni di festività soppresse (a richiesta) in applicazione della legge n. 937/1977».

Inoltre (se cedete, saltate a dopo il corsivo): «Il dirigente dell'ufficio giudiziario deve discrezionalmente valutare la concedibilità dei giorni di riposo per festività soppresse, avendo riguardo alle esigenze di servizio; non è incoerente che per uno stesso periodo temporale il dirigente dell'ufficio giudiziario neghi la concessione del riposo per festività soppresse e conceda la fruizione di giorni sul residuo feriale pregresso, dovendo far sì che i residui feriali dell'anno precedente siano goduti dall'interessato , entro il primo semestre dell'anno successivo, salvi casi eccezionali, quali possono essere stati di malat­tia e non certo scelte arbitrarie del singolo. L'imputazione dei giorni di riposo al residuo feriale dell'anno pregresso o al periodo di riposo per festività soppresse non è quindi un dato irrilevante nelle determinazioni del dirigente dell'ufficio, o ancor di più un profilo sottratto alle sue valutazioni, avendo questi il dovere di vigilare sul rispetto del termine perentorio del primo semestre dell'anno successivo per il godimento delle ferie da parte dei magistrati addetti all'ufficio e conseguentemente il dovere di favorire l'osservanza dell'indicato termine».

INDUBBIAMENTE PRODI...CONTA SEMPRE.

giovedì, febbraio 22, 2007

I LAVORI DEL CONSIGLIO DELL'ORDINE.



TORNATA CONSILIARE DEL GIORNO
27/02/2007 (ore 15,30)
ORDINE DEL GIORNO

1. Lettura ed approvazione verbale precedente;
2. Iscrizioni e cancellazioni;
3. Revoca abilitazione patrocinio ex art. 8 LP;
4. Pareri;
5. Incontro del 22/02/2007 con il Presidente della CdA (Cittadella Giudiziaria);
6. Corsi di preparazione ed aggiornamento;
7. Ammissioni patrocinio a spese dello Stato;
8. Determinazioni procedimento disciplinare Avv. G.R.;
9. Fissazione udienza procedimento disciplinare Avv. G. E.;
10. Fissazione udienza procedimento disciplinare Avv. G. C.;
11. Pianta organica dipendenti del Consiglio dell’Ordine;
12. Nomina responsabile sito www.ordavvsa.it;
13. Argomenti lettera 16/02/2007 Cons. avv. Spirito;
14. Sussidi e contributi;
15. Varie ed eventuali.

....ADESSO TUTTI A CASA!!!!


domenica, febbraio 18, 2007

L'attuale crisi del diritto naturale.

Vorrei molto brevemente parlare dei due rischi attuali del diritto, che hanno entrambi anche una componente teologica e pertanto non riguardano solo i giuristi, ma anche i teologi.
La "fine della metafisica", che in ampi settori della filosofia moderna viene presupposta come un fatto irreversibile, ha condotto al positivismo giuridico che oggi ha assunto soprattutto la forma della teoria del consenso: come fonte del diritto, se la ragione non è più in grado di trovare il cammino verso la metafisica, vi sono per lo Stato solo le comuni convinzioni sui valori dei cittadini, convinzioni che si rispecchiano nel consenso democratico.
Non la verità crea il consenso, ma il consenso crea non tanto la verità, quanto ordinamenti comuni. La maggioranza determina ciò che deve valere come vero e come giusto. Ciò significa che il diritto é esposto al gioco delle maggioranze e dipende dalla coscienza dei valori della società del momento, che a sua volta è determinata da molteplici fattori.
Matrimonio e famiglia sono sempre meno le forme portanti della comunità statuale e vengono sostituite da molteplici, spesso labili e problematiche forme di convivenza.
La relazione fra uomo e donna diviene conflittuale, ed ugualmente la relazione fra le generazioni. Anche la vita umana è qualcosa di cui si può disporre - aborto ed eutanasia non vengono più esclusi dagli ordinamenti giuridici.
Nell'ambito degli esperimenti sugli embrioni e della medicina dei trapianti si delineano forme di manipolazione della vita umana, nelle quali l'uomo si arroga non solo di poter disporre della vita e della morte, ma anche del suo divenire e del suo essere.
Così recentemente si è giunti a reclamare perfino la selezione e l'allevamento programmato per il continuo sviluppo del genere umano, e l'essenziale diversità dell'uomo nei confronti dell'animale è messa in discussione.
Poiché negli stati moderni la metafisica e con essa il diritto naturale sembra essere definitivamente venuto meno, è in corso una trasformazione del diritto, i cui passi ulteriori non sono ancora prevedibili; il concetto stesso di diritto perde i suoi contorni precisi.

Vi è ancora una seconda minaccia del diritto, che oggi sembra essere meno attuale di quanto non lo era ancora dieci anni fa, ma può in ogni momento riemergere e trovare agganci con la teoria del consenso.
Penso alla dissoluzione del diritto per mezzo dello spinta dell'utopia, cosi come aveva assunto forma sistematica e pratica nel pensiero marxista. Il punto di partenza era qui la convinzione cha il mondo presente è cattivo - un mondo di oppressione e di mancanza di libertà, esso dovrebbe essere sostituito da un mondo migliore da pianificare e da realizzare adesso.
La vera ed ultimamente unica fonte del diritto diviene ora l'immagine della nuova società; morale e con importanza giuridica è ciò che serve all'avvento del mondo futuro.
A partire da questo criterio si è venuto elaborando il terrorismo, che si riteneva pienamente come un progetto morale; uccisione e violenza appaiono come azioni morali, perché erano al servizio della grande rivoluzione, al servizio della distruzione dell'attuale mondo cattivo e servivano al grande ideale della nuova società.
Anche qui é data per scontata la fine della metafisica, al cui posto subentra in questo caso non il consenso dei contemporanei, ma il modello ideale del mondo futuro.

Vi e anche una origine criptoteologica di questa negazione del diritto.
A partire da questa si comprende perché vaste correnti della teologia - innanzitutto le diverse forme di teologia della liberazione - erano così soggette a questa tentazione. Anche queste connessioni non mi é possibile presentare qui per esteso.
Mi accontenterò dell'accenno al fatto che un malinteso paolinismo ha dato molto presto occasione per interpretazioni del cristianesimo radicali ed anche anarchiche. Per non parlare dei movimenti gnostici, nei quali inizialmente si svilupparono queste tendenze, che insieme con il no al Dio creatore includevano anche un no alla metafisica, al diritto creaturale ed al diritto naturale. Non ci soffermiamo qui sulle inquietudini e le agitazioni sociali del sedicesimo secolo, nell'ambito delle quali le correnti radicali della riforma diedero vita a movimenti rivoluzionari ed utopistici. Mi soffermo piuttosto su di un fenomeno apparentemente molto più innocuo, su di una forma di interpretazione del cristianesimo che dal punto di vista scientifico apparirebbe come totalmente rispettabile e che il grande giurista evangelico Rudolph Sohm ha sviluppato nel secolo scorso.
Egli propose la tesi, che il cristianesimo come vangelo, come rottura della legge originariamente non avrebbe potuto e voluto includere alcun diritto, ma la Chiesa sarebbe inizialmente nata come "anarchia spirituale", che poi certamente a partire dalle necessità esterne dell'esistenza ecclesiale già verso la fine del primo secolo sarebbe stata sostituita da un diritto sacramentale.
Al posto di questo diritto, che per cosi dire era fondato sulla carne di Cristo, sul corpo di Cristo ed era di natura sacramentale, sarebbe poi subentrato nel medioevo il diritto non più del corpo di Cristo, ma della corporazione dei cristiani, appunto quel diritto ecclesiale, che da allora noi conosciamo.
Ma il vero modello restava per Sohm, l'anarchia spirituale: in realtà nella condizione ideale della Chiesa non dovrebbe esserci bisogno di nessun diritto.
Nel nostro secolo a partire da tali posizioni divenne di moda la contrapposizione fra la Chiesa del diritto e la Chiesa dell'amore: il diritto fu presentato come l'opposto dell'amore. Un simile contrasto può certamente emergere nella concreta applicazione del diritto, ma innalzare questo a principio stravolge l'essenza del diritto così come l'essenza dell'amore. Queste concezioni ultimamente avulse dalla realtà, che non giungono fino allo spirito dell'utopia, ma le sono apparentate, si sono ampiamente diffuse nella nostra società. Il fatto che dagli anni cinquanta "Law and Order" (Legge ed ordine) siano divenute un insulto, anzi, "Law and Order" siano fatti passare come fascistoidi, dipende da queste concezioni. L'ironizzazione del diritto apparteneva per altro ai fondamenti del nazionalsocialismo (non conosco sufficientemente la situazione per quanto riguarda il fascismo italiano). Nei cosiddetti anni della lotta il diritto fu molto consapevolmente calpestato e contrapposto al cosiddetto sano sentimento popolare. Successivamente il "Fuhrer" fu dichiarato come l'unica fonte del diritto e cosi l'arbitrio fu messo al posto del diritto. La denigrazione del diritto non è mai ed in nessun modo al servizio della libertà, ma è sempre uno strumento della dittatura. La eliminazione del diritto è disprezzo dell'uomo; ove non vi è diritto, non vi è libertà.

A questo punto anche alla vera domanda di fondo cui mi vado dirigendo con queste riflessioni, può essere data una risposta purtroppo solo in modo assai sintetico - alla questione cioè di che cosa la fede e la teologia possano e debbano fare in questa situazione per la difesa del diritto. Vorrei in modo molto sommario e certamente insufficiente accennare ad una risposta proponendo le seguenti due tesi:

1. L'elaborazione e la strutturazione del diritto non é immediatamente un problema teologico, ma un problema della "recta ratio", della retta ragione. Questa retta ragione deve cercare ti discernere, al di là delle opinioni e delle correnti di pensiero, ciò che è giusto, il diritto in se stesso, ciò che è conforme all'esigenza interna dell'essere umano di tutti i luoghi e che lo distingue da ciò che è distruttivo dell'uomo. Compito della Chiesa e della fede é contribuire alla sanità della "ratio" e per mezzo della giusta educazione dell'uomo conservare alla sua ragione la capacita di vedere e di percepire. Se questo diritto in se lo si vuol chiamare diritto naturale od in altro modo, é un problema secondario. Ma laddove questa esigenza interiore dell'essere umano, che come tale è orientato al diritto, laddove questa istanza, che va al di là delle correnti mutevoli, non può più essere percepita e quindi la "fine della metafisica" è totale, l'essere umano nella sua dignità e nella sua essenza è minacciato.

2. La Chiesa deve fare un esame di coscienza sulle spinte distruttive del diritto, che hanno avuto origine da interpretazioni unilaterali della sua fede e hanno contribuito a determinare la storia di questo secolo. Il suo messaggio supera l'ambito della semplice ragione e rinvia a nuove dimensioni della libertà e della comunione. Ma la fede nel creatore e nella sua creazione è inseparabilmente congiunta con la fede nel redentore e nella redenzione. La redenzione non dissolve la creazione ed il suo ordine, ma al contrario ci restituisce la possibilità di percepire la voce del creatore nella sua creazione e così di comprendere meglio i fondamenti del diritto. Metafisica e fede, natura e grazia, legge e vangelo non si oppongono, ma sono intimamente legati. L'amore cristiano, come lo propone il discorso della montagna, non può mai divenire fondamento di un diritto statuale. Esso va molto al di là ed é realizzabile almeno embrionalmente solo nella fede. Ma esso non è contro la creazione ed il suo diritto, bensì si fonda su di esso. Ove non vi è un diritto, anche l'amore perde il suo ambiente vitale. La fede cristiana rispetta la natura propria dello Stato, sopratutto dello Stato di una società pluralista, ma sente anche la sua corresponsabilità affinché i fondamenti del diritto continuino a rimanere visibili e lo Stato non sia esposto privo di orientamenti soltanto al gioco di correnti mutevoli. Poiché in questo senso, pur con tutte le distinzioni fra ragione e fede, ha diritto statuale da elaborare con l'aiuto della ragione e struttura vitale della Chiesa, tuttavia entrambi gli ordinamenti sono in una relazione reciproca od hanno una responsabilità l'uno per l'altro, questo dottorato onorifico è per me allo stesso tempo occasione di gratitudine e richiamo ad un impegno nel mio lavoro.

Card. JOSEPH RATZINGER
(Discorso di ringraziamento tenuto il 10/11/1999, in occasione del conferimento dalla laurea honoris causa in giurisprudenza da parte della LUMSA)

mercoledì, febbraio 14, 2007

ARRIVA “CONSIGLIOPOLI”?



Dopo tangentopoli, calciopoli, vallettopoli, qualcono è convinto che a Salerno vivremo la stagione di “Consigliopoli”.

Francamente non ne siamo convinti e non lo auspichiamo, non fosse altro perché la nostra categoria professionale è - da sempre – avezza a lavare in famiglia i “panni sporchi”.

Il dato politico, però, è forte ed allarmante.

Qualcuno, di certo tra “color che possono”, sembra convinto di essere svincolato da ogni regola e da ogni controllo, quasi che il governo della classe forense fosse “cosa loro”, senza obblighi di rendiconto.

Invece si tratta di una delega, non certo in bianco, della quale bisognerà pur rispondere a tutti i colleghi, con chiarezza e senza reticenze.

L’epoca dei “politburo” e delle decisioni assunte nelle “secrete stanze” è da molto tempo finita.

Non tutti, però, se ne sono accorti!

martedì, febbraio 06, 2007

UNA REGOLA VALIDA PER OGNI AVVOCATO.



"Siate sempre capaci di sentire nel profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo. E' la qualità più bella di un rivoluzionario. "

Ernesto Che Guevara

giovedì, febbraio 01, 2007

CITTADELLA GIUDIZIARIA: FARA' LA FINE DELLO "SVINCOLO" DI FRATTE?



Oggi è apparso sul quotidiano "Il Mattino", l'articolo che di seguito riproduciamo testualmente.

Lo facciamo perchè ci sembra che sulla vicenda vi debba essere un'immediata e precisa presa di posizione da parte dell'Avvocatura salernitana e - per essa - da parte del Consiglio Forense.

Non vogliamo che qualche sciagurato provvedimento di sequestro penale trasformi l'agognata "cittadella giudiziaria" in un'incompiuta (come lo svincolo di Fratte): ennesima beffa per avvocati ed utenti.

Chi può intervenga subito!
consiglio aperto


"Una lettera-appello, densa di indicazioni precise sul che fare« per accelerare i lavori della Cittadella giudiziaria, è stata inviata al Guardasigilli Mastella dal segretario della Feneal-Uil Luigi Ciancio. L’iniziativa nasce dall’inchiesta giudiziaria aperta dalla Procura. Dapprima una radiografia dello ”stato dell’arte”. L'opera ha accumulato 18 mesi di ritardo rispetto al cronoprogramma operativo, attualmente è giunta al 50% del totale con le opere in cemento armato al 90%. Entro pochi giorni verranno avviate le istallazioni dei pannelli, l'avvio degli impianti elettrici ed a seguire gli infissi. Nel mese di maggio verranno ultimate le pareti divisorie. «Presumibilmente - scrive Ciancio - per la fine del 2008 le opere appaltate verranno tutte ultimate». Ma il sindacalista avverte: «L'opera non è completa, ed in queste condizioni non potrà entrare in funzione con il rischio, paradossale, di veder trasformata la Cittadella Giudiziaria in una realizzazione abbandonata se non addirittura vandalizzata per scarsa sorveglianza». Una eventualità già verificatasi, ricorda Ciancio, in altri centri della Campania. «Credo che nessuno voglia questo destino per la Cittadella, soprattutto Lei - scrive Ciancio rivolgendosi a Mastella - che all'apertura del nuovo anno giudiziario ha posto, giustamente con forza e determinazione, la questione dei finanziamenti della giustizia». Dalla premessa all’inidcazione delle cose da fare: definizione delle gare d'appalto per l'ultimazione dei corpi di fabbrica E ed F che verranno consegnati al grezzo; avviare la gara per appaltare gli impianti di sicurezza attiva interni ed esterni; predisporre la cablatura informatica; predisporre la gara per gli arredi e per l'informatica; dotare la Cittadella di una centrale fotovoltaica per abbattere la spesa energetica. «Per consentire tali operazioni - sottolinea Ciancio - appare fondamentale individuare le risorse economiche e impegnarle per l'ultimazione reale della Cittadella giudiziaria». E conclude il sindacalista rivolgendosi al ministro: «Tutto è nelle sue mani per evitare quanto di negativo è stato prospettato. Mi permetto dirLe che sarebbe davvero importante una Sua visita all'opera: un segnale importante per la comunità salernitana, un ulteriore stimolo per i lavoratori, tecnici e l'impresa». Appello accorato e una chiara sollecitazione a fare presto, quella che parte dal sindacato impeganto in prima linea sul terreno del completamento delle grandi infrastrutture alle quali è legato il decollo economico e produttivo del capoluogo. Il timore del tutto evidente, affacciato dal segretario della Feneal-Uil, è l’avvitarsi della situazione nel circolo di quel giro vizioso che rischierà di consegnare la Cittadella all’elenco delle grandi «incompiute»."