mercoledì, aprile 30, 2008

GIUSTIZIA: MANCINO (CSM), SPERO IN UN CLIMA DI DIALOGO.


(AGI) - Roma, 30 apr. - Il vice presidente del Csm Nicola Mancino auspica un “clima di dialogo” nella nuova legislatura in materia di giustizia.

“Spero che il dialogo sulle questioni di merito sia effettivo - ha detto il numero due di palzzo dei Marescialli interpellato dai cronisti al termine del plenum di questa mattina - e sulle questioni che possono anche, inizialmente, creare divisioni, auspico che si ritrovi un clima di dialogo non necessariamente convergente ma che serva per conoscere le tesi delle altre parti”.

Nella giustizia, secondo Mancino, bisogna affrontare “i temi della riforma del processo e del diritto sostanziale civile e penale”.

A chi gli chiedeva cosa pensi di eventuali modifiche alla riforma dell’ordinamento giudiziario varata dallo scorso governo, il vicepresidente del Csm ha risposto: “Sette anni per la riforma dell’ordinamento sono stati un po’ troppo lunghi. Va recuperata celerita’”. (AGI)

martedì, aprile 29, 2008

GIUDICI DI PACE: SCOTTI AUMENTA LE PIANTE ORGANICHE NELLA CORTE D’APPELLO DI SALERNO.

Firmato il 24 aprile 2008, dal guardasigilli dott. Luigi Scotti, il decreto di riordino delle piante organiche dei giudici di pace, che opera un riequilibrio di risorse fra uffici che hanno un carico di lavoro esiguo e uffici che registrano condizioni di disagio operativo.

Due i criteri seguiti nella ridistribuzione delle sedi dei 4.700 magistrati onorari addetti a questi uffici: l'individuazione del numero di procedimenti mediamente definibile da ciascun giudice complessivamente e per ogni settore della giurisdizione; la valutazione, sulla base del carico di lavoro, della congruità delle risorse organiche assegnate.

Nella Corte d’Appello di Salerno sono stati aumentati i posti di GDP, secondo lo specchietto riportato in epigrafe.

Unica riduzione a S. Angelo a Fasanella (-1 unità).

Scenetta vera (accaduta stamattina).


Causa civile dai GDP, avente ad oggetto pagamento competenze professionali forensi (giudizio ordinario). Udienza di discussione.

GDP: Avvocato, manca il parere vistato dal Consiglio.

Avvocato: Giudice, non è necessario. Sono competenze giudiziali, chieste con rito ordinario.

GDP: Lei non conosce la mia giurisprudenza (sic!). Il parere è sempre necessario.

Avvocato: Mi indichi la norma dalla quale trae questa convinzione.

GDP: ….E va bene! Rimetterò la causa sul ruolo e, come ho fatto in altri giudizi, nominerò CTU un avvocato!

Avvocato:……….(senza parole).

Le spese per la giustiza in Europa.

Saluti da Roma!

sabato, aprile 26, 2008

GIUSTIZIA: GENTILE (PDL), ABOLIRE ALCUNI REATI D’OPINIONE.


(AGI) - Cosenza, 25 apr. - “Io credo che il nuovo Parlamento debba prevedere sia la depenalizzazione di alcuni reati d’opinione, vetusti ed arcaici, che la diffamazione giornalistica, per la quale basta una severa forma di risarcimento giornalistico e civile”.

Lo afferma il senatore Antonio Gentile del Pdl.

“Le nostre procure - aggiunge Gentile - devono obbligatoriamente fare fronte a denunce di parte che sono spesso riferite a fatti oggettivamente irrilevanti, sottrandeo tempo e denaro alla loro missione istituzionale. E’ un problema politico legislativo che va affrontato insieme all’opposizione anche perche’ una democrazia e’ matura quando non ha paura di niente, nemmeno delle idee piu’ imbecilli che vanno punite dalla storia e non dal codice penale. Anche per le diffamazioni giornalistiche - conclude Gentile - e’ opportuno pensare al risarcimento danni ed alla stessa rilevanza della smentita, almeno per una prima volta, evitando il penale e, pero’, anche prevedendo sanzioni per chi cerca di speculare inoltrando richieste di risarcimento immotivate”.

Il "reinserimento" dei trombati ci costa 4,5 milioni di euro.


Abbiamo scoperto l'ultimo regalo alla casta. E ora non ci resta che sperare: sarà l'ultimo davvero? Luxuria, Caruso, l'ex terrorista D'Elia, il fratello di Pecoraro Scanio e altri 176 parlamentari incasseranno un bel gettoncino prima di rientrare nelle loro casette. Motivo? Sono stati trombati. With compliments del popolo italiano.

Se vi aveva irritato il ricco assegno di reinserimento (reinserire un onorevole? E che è? Un disadattato?) incassato da Cossutta (345mila euro), Mastella (307mila), Violante (271mila) e Visco (234mila); se vi aveva disturbato sapere che ci sono parlamentari che prendono la pensione (7.959 euro) a 46 anni; se vi aveva indignato il vitalizio (9.363 euro al mese) di Ciriaco De Mita, ebbene tenetevi forte. Non è finita: ci sono ancora favori in corso.

I 180 parlamentari della scorsa legislatura che non sono stati rieletti e che non hanno maturato il diritto alla pensione, infatti, in questi giorni potranno incassare tutti i contributi versati. Si tratta di 24.189,78 euro a testa. Una bella sommetta che pesa per 4,5 milioni di euro sulle casse, già provate, delle due Camere. Io so che loro si difenderanno dicendo: «Sono soldi nostri». Ma a me sembra una bestialità: soldi loro? E quando mai?

C'è un altro dettaglio, poi, che rende la pratica insopportabile. Qualsiasi lavoratore, infatti, per riscattare i contributi deve aspettare l'età della pensione. Ai parlamentari invece viene concessa subito, anche se hanno 34 anni come il no global Caruso. E non devono affaticarsi nemmeno un po’. Sportello? Code? Papiri da compilare?

Macché: a loro arriva una lettera a casa, basta che dicano sì e il rimborso parte in automatico. Del resto gli ex parlamentari lo hanno candidamente confessato: tornati alla vita normale, senza segretarie e portaborse, non sanno nemmeno mandare un fax.

Tutto comodo, quindi, tutto facile. Un bel lusso, anzi una Luxuria. E perché, allora, non riservare questa comodità ai normali pensionati Inps? Sarebbe un provvedimento interessante. Ma se è troppo complicato, per il momento, ci accontenteremmo di molto meno.

Ci accontenteremmo, per esempio, che la nuova maggioranza, tra le tante urgenze, tra spazzatura e sicurezza, tra bonus bebè e Alitalia, trovasse un po' di tempo per dare subito un segnale di cambiamento anche sul fronte dei costi della politica. Lo chiedono i nostri lettori, lo chiede la gente.

A furor di polipo, come diceva un mio amico che conosceva poco l'italiano ma molto gli italiani. E infatti mi spiegava: i privilegi della casta sono una ferita per l’Italia. E la ferita va fatta rimarginare in fretta, altrimenti qualcuno ci metterà su la tintura di odio.

Mario Giordano

Ministero Giustizia: ora in "pool position" c'è Elio Vito.

venerdì, aprile 25, 2008

Festa della Liberazione in Campania.

Cassazione: per le tariffe notarili c’è divieto di deroga.


I notai non sono come gli altri professionisti: svolgono una funzione pubblica e «non è ipotizzabile» che si facciano concorrenza tra loro.

Lo afferma la Cassazione che, almeno per questa categoria, mette in discussione la prima lenzuolata pro liberalizzazione del ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani.

L'occasione è la sentenza 9878/2008, depositata il 15 aprile: la Suprema Corte dà ragione al Consiglio notarile di Verona nel processo contro un notaio incolpata di aver fatto concorrenza «illecita» ai colleghi nel luglio del 2004.

Come? «Con la riduzione degli onorari in via ripetuta, continuativa e non occasionale, così violando l'articolo 147 della legge notarile». Secondo i giudici, il decreto legge Bersani n. 223 che liberalizza le tariffe professionali non salva il notaio perché entra in vigore il 4 luglio 2006, e non ha efficacia retroattiva. Né si può applicare il favor rei, un principio penalistico da non estendere alla sanzione disciplinare inflitta dall'Ordine al notaio di Verona.

Oltre a questi due principi di diritto, però, la Cassazione fa affermazioni importanti sulla natura della professione. «È sicuramente da escludere – si legge – che in relazione all'attività notarile che si contretizza nello svolgimento di una pubblica funzione (...) sia ipotizzabile la possibilità di una libera prestazione di servizi, in regime di concorrenza, da parte di altri professionisti dello stesso Paese o di altri Paesi della comunità».

La Cassazione censura il notaio di Verona affermando che il Dl Bersani non ha efficacia per il passato, ma va oltre. Perché? «Il procuratore generale in Cassazione ha chiesto di verificare d'ufficio la compatibilità delle norme italiane con i principi comunitari», spiega Anselmo Barone, l'avvocato che ha vinto il ricorso per conto del Consiglio veneto. «La risposta è stata che non c'è contrasto tra tariffe inderogabili dei notai e ordinamento comunitario sia rispetto alle norme sulla concorrenza, sia a quelle sulla libera prestazione dei servizi».

Le conseguenze non sarebbero da poco. «In sostanza – dice Barone – la Cassazione afferma che l'attività di notaio così come concepita e regolata si sottrae alle leggi della concorrenza e del libero mercato. È il contrario di quanto affermano da tempo la Commissione europea e l'Antitrust italiana, ma è in linea con la direttiva sulle qualifiche professionali (la 2005/36) e con quella conosciuta come ex Bolkestein: entrambe escludono i notai dalla liberalizzazione del mercato dei servizi professionali a livello comunitario».

I giudici arrivano a questa conclusione citando la sentenza Cipolla (quella della Corte di giustizia Ue del 5 dicembre 2006) che definisce il «divieto assoluto di derogare ai minimi tariffari stabiliti per gli avvocati» italiani prima dell'entrata in vigore del decreto legge Bersani «una restrizione della libera prestazione di servizi», ma riconosce allo Stato membro (e non all'Ordine professionale) la possibilità di prevedere a discrezione minimi tariffari se serve a tutelare la buona amministrazione della giustizia.

I notai possono sorridere. «Con questa sentenza – conclude Barone – non è ipotizzabile che il notaio di un altro Paese europeo, per quanto qualificato, possa esercitare in Italia senza sottoporsi alle regole del nostro ordinamento. E poi, nel dibattito sulla riforma delle professioni i notai hanno un argomento in più per non essere trattati come gli altri professionisti».

Festa del 25 aprile.

giovedì, aprile 24, 2008

GIUSTIZIA: UGL, BUONE PRATICHE? SOLO DEMAGOGIA.


(AGI) - Roma - Dura critica della Ugl Ministeri sul protocollo sulle ‘best practices’ negli uffici giudiziari. “Le ‘buone pratiche’ della Giustizia sono solo demagogia - afferma il segretario nazionale della Ugl Ministeri, Paola Saraceni - Bolzano non e’ Roma e, tra l’altro, Bolzano usufruisce di benefici quale Regione a statuto autonomo”.

Per la Ugl, “il protocollo che il ministro Scotti intende firmare per il 30 aprile non e’ sufficiente alla giustizia perche’ e’ lontano dalla realta’.

O meglio - continua la Saraceni - potrebbe anche essere accettabile ma in una giustizia che abbia tutte le carte in regola per funzionare. Ma qui serve personale, servono mezzi e strumentazione, serve riqualificare i dipendenti”.

In altre parole, continua la rappresentante del sindacato, “e’ come se il ministro volesse mettere benzina per far funzionare un’automobile con il motore fuso. E alla giustizia non serve benzina, serve il motore: abbiamo carenze in alcuni casi, anche del 50% - ricorda Saraceni - i lavoratori sono demotivati, l’utenza deve attendere anni per avere una sentenza e gli avvocati devono fare file interminabili per depositare un atto”.

Infine, conclude la sindacalista, “si parla tanto di sicurezza ma la sicurezza viaggia al pari passo della giustizia e se non esiste la certezza della pena in tempi giusti di quali buone pratiche parliamo? Del sito Web o dell’Urp?”.

RIFORMA DEL PROCESSO DEL LAVORO: COMMISSIONE FOGLIA PRESENTA TESTO DEL DISEGNO DI LEGGE.


Il 22 aprile 2008 si sono conclusi i lavori della Commissione per lo studio e la revisione della normativa processuale del lavoro, istituita nel novembre 2006 e presieduta da Raffaele Foglia.

Al guardasigilli Luigi Scotti è stato presentato lo schema definitivo dell'articolato approntato dalla Commissione, in linea, in larga misura, con il ddl sul processo civile approvato dal Consiglio dei Ministri nel marzo dello scorso anno.

Collegandosi al sito dell’OUA (www.oua.it) è possibile scaricare il testo e la relazione di accompagnamento del disegno di legge, nonché una sintesi del testo e la scheda dei lavori della Commissione

Alpa: no agli abusi da class action.


No agli abusi da class action. Le parcelle degli avvocati che dal prossimo giugno rappresenteranno cittadini e consumatori nelle azioni collettive sono già nel mirino del Consiglio nazionale forense: dovranno essere proporzionate all'attività svolta e non eccessive e ingiustificate.

Questo il monito lanciato dal presidente del Cnf, Guido Alpa, che ha annunciato precisi paletti in previsione della prossima entrata in vigore del nuovo istituto di risarcimento del danno subito a seguito di contratti o pratiche anticoncorrenziali.

E cioè, l'inserimento nel codice di disciplina degli avvocati di disposizioni specifiche per disciplinare: il divieto di accaparramento di clientela, il divieto di strumentalizzazione di associazioni e comitati, il divieto di abuso del processo, il divieto di approfittamento della clientela per ragioni parcellari.

Alpa, in particolare, ha dedicato un'intera relazione alla class action in occasione della riunione tra il Consiglio nazionale forense e l'Unione regionale dei consigli dell'ordine del Piemonte e della Valle d'Aosta, che si è tenuta sabato scorso a Verbania.

Nel merito del nuovo istituto, il presidente del Cnf ha segnalato anche alcuni dubbi interpretativi a cui si esporrebbe la nuova normativa, come per esempio quello della creazione o meno di una nuova categoria di interessi tutelati di natura collettiva insieme ai diritti individuali.

E per contribuire a risolverli il Cnf, con le sue commissioni, proporrà al legislatore alcune modifiche “perché il nuovo strumento diventi fruibile da parte di magistrati, avvocati, cittadini e imprese”.

Gabriele Ventura

Articolo tratto da: Italia Oggi del 24/04/2004.

martedì, aprile 22, 2008

AL VIA PROGETTO OTTIMIZZAZIONE IN 35 UFFICI GIUDIZIARI.


Roma, 22 apr. (Apcom) - Riorganizzazione degli uffici, migliori e più intensi rapporti con i cittadini e contenimento dei costi.

Sono questi i tre criteri alla base del progetto di diffusione delle 'best practicies' negli uffici giudiziari italiani, presentato oggi dal ministro della Giustizia Luigi Scotti e dal capo del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria Claudio Castelli ai capi di 35 uffici giudiziari che saranno coinvolti nell'iniziativa.

Le finalità del progetto riguardano la riorganizzazione degli uffici giudiziari, volta a ottimizzare i processi interni di gestione e il trattamento delle pratiche. Inoltre, scopo del progetto è il miglioramento del rapporto con l'utenza, creando uno sportello virtuale che consenta un dialogo continuo con il cittadino; un sito web, insomma, destinato, fra l'altro, alla richiesta e al rilascio automatico di certificazioni.

"Finora - ha detto il ministro - abbiamo ragionato sui giudici e gli avvocati, ora ragioniamo sul cittadino. Si tratta di una rivoluzione perchè, assieme ai parametri fissati per gli uffici giudiziari, una nuova organizzazione rimette in moto la macchina della giustizia. Con l'informatizzazione, poi, si eliminera' il lavoro routinario e burocratico".

L'iniziativa ha preso il via sulla base della 'buona pratica' già realizzata dalla procura di Bolzano in questi ultimi anni, e coinvolgerà 35 uffici sparsi in tutto il territorio, tra cui Corti d'appello, Procure e Tribunali.

Nel novero degli aderenti ci sono anche un ufficio del giudice di pace, un tribunale per i minorenni e un tribunale di sorveglianza.

I progetti che i vari uffici metteranno a punto saranno gestiti assieme alle Regioni, con le quali il ministero firmerà un protocollo di intesa il 30 aprile prossimo, e saranno realizzati con fondi europei.

"Si tratta di avvicinare alle esperienze migliori - ha sottolineato il Guardasigilli - anche gli uffici giudiziari che si trovano nelle aree più critiche". In questo modo, ha osservato Claudio Castelli, "la giustizia si può cambiare: ci sono enormi potenzialità da esprimere attraverso una nuova organizzazione, la chiarezza di obiettivi e il rapporto sinergico con le nuove tecnologie".

Bilancio 2007 COA di Salerno: pubblichiamo la nota integrativa.






lunedì, aprile 21, 2008

Tutti gli avvocati designati nei nuovi Consigli Giudiziari.

Gli atti al Tribunale dei ministri: ecco le accuse a Pecoraro Scanio.


ROMA — Viaggi privati in elicottero pagati dal ministero, vacanze a Miami o alle isole Canarie, soggiorni nell'hotel sette stelle Town House di Milano, un terreno acquistato nella zona di Viterbo, un intero palazzo da affittare a Roma: sono questi i «favori» che il responsabile dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio avrebbe accettato come ricompensa per aver concesso appalti e affidato incarichi di consulenza.

La procura di Roma ha trasmesso gli atti ricevuti dai colleghi di Potenza al Tribunale dei ministri contestandogli il reato di corruzione. E nell'avviso elenca i «fatti oggetto di indagine» che il collegio dovrà adesso valutare.

Al centro dell'inchiesta ci sono i rapporti tra Pecoraro Scanio e Mattia Fella, il titolare dell'agenzia di viaggi Visetur, tour operator specializzato in vacanze di lusso, affitto di auto, yacht e velivoli, ma anche organizzazione di servizi di scorta affidati a guardie private. Anche Fella e gli altri imprenditori che avrebbero goduto di queste concessioni sono stati iscritti nel registro degli indagati.

Nei loro confronti viene ipotizzata l'associazione per delinquere finalizzata alla commissione di altri illeciti.

Le vacanze

Nel provvedimento il pubblico ministero contesta al ministro di aver usufruito di «numerosi trasferimenti e spostamenti a bordo di un elicottero pagato da Fella per un importo pari a 120.000 euro».

Lo stesso Fella avrebbe però ottenuto «una convenzione con il ministero dell'Ambiente avente ad oggetto il noleggio da parte della pubblica amministrazione di un numero di ore di elicottero per un importo corrispondente a quello pagato da Fella per i numerosi spostamenti in elicottero e per le vacanze private in Italia e all'estero offerti al ministro». In pratica secondo l'accusa la Visetur anticipava i soldi per coprire le spese, ma aveva la certezza che sarebbero stati restituiti attingendo alle casse dallo Stato.

Pecoraro dovrà anche giustificare «i numerosi e costosi viaggi-soggiorno in Italia e all'estero offerti da Fella per un valore pari a diverse decine di migliaia di euro». E poi c'è «l'acquisto di un terreno per conto del ministro, pagato da Fella 265.000 euro e la promessa fatta dallo stesso Fella di offrire la locazione di un prestigioso immobile sito in Roma nel quale si sarebbe dovuta fissare la sede di una "fondazione" riconducibile al ministro».

Il terreno, che si trova a Bolsena, nella zona di Viterbo, sarebbe stato sovrastimato 800.000 euro per ottenere i finanziamenti bancari.

Le consulenze

Il magistrato ritiene di aver individuato la contropartita di queste «utilità». E nell'avviso scrive: «Mattia Fella avrebbe ottenuto la nomina del fratello Stanislao, di Gianluca Esposito e la conferma di Giuseppe Leoni in commissioni del ministero dell'Ambiente; la stipulazione nell'anno 2006 di una convenzione tra la Visetur spa e il ministero dell'Ambiente avente ad oggetto il servizio di "agenzia di viaggi"; la promessa, da parte del ministro, dell'affidamento alla "Sogesa" di Francesco Rocco Ferrara e alla "Teseco" di Gualtiero Masini dell'appalto relativo alla bonifica di un'area sita nel territorio di Crotone, grazie anche all'aiuto del senatore Marco Pecoraro Scanio (il fratello del ministro, anche lui indagato, ndr) e di Vincenzo Napoli».

Si tratta di due società per le quali Fella avrebbe avuto un interesse personale visto che è legato a Ferrara da rapporti di parentela.

L'imprenditore è a Miami, ma i suoi avvocati Luca Maori e Marco Brusco assicurano che «rientrerà in Italia questa settimana proprio per chiarire che non c'è nulla di illecito in questo legame con il ministro Pecoraro Scanio.

L'agenzia non ha infatti alcun contratto di esclusiva e tutti i viaggi, anche quelli privati, sono stati regolarmente fatturati come siamo pronti a dimostrare ai giudici». Secondo i legali anche la scelta di utilizzare l'elicottero potrà essere giustificata «dimostrando che i costi sono inferiori a quelli per utilizzare i mezzi del corpo forestale».

Agli atti del Tribunale dei ministri ci sono decine e decine di intercettazioni telefoniche. Gli apparecchi sotto controllo sono quelli degli imprenditori e dunque, se i giudici riterranno di doverle utilizzare contro Pecoraro Scanio, dovranno chiedere l'autorizzazione alla giunta parlamentare della Camera, anche se non è stato rieletto.

Tratto dal sito: www.corriere.it

Fiorenza Sarzanini

21 aprile 2008

domenica, aprile 20, 2008

Calderoli(Lega):"Via i nomadi. E i giudici vanno valutati dal popolo".



Milano, 20 apr. (Apcom) - Secondo l'ex ministro leghista delle Riforme Roberto Calderoli "la sicurezza è un fatto emergenziale a cui il governo deve dare risposte. Vanno stabilite delle regole".

"Il problema - dice in un'intervista al quotidiano Libero - è sempre presente. Purtroppo non c'è l'assoluta convinzione, da parte di certi ambienti, che i responsabili debbano essere puniti. Ma è cambiata l'aria e se i delinquenti vengono ancora qui gli diamo una suonata".

La sua ricetta è chiara: "Ci vogliono più controlli all'ingresso e allontanamenti. Chi entra deve dimostrare cosa viene a fare in Italia e come intende sopravvivere".

Calderoli afferma poi la necessità di "rivedere certe regole": "Per esempio gli accordi internazionali presi nel dopoguerra rispetto ai nomadi. In quell'epoca vennero tutelati perché soggetti a persecuzioni razziali. Oggi non ci sono più e questi si permettono di non rispondere a nessun codice né civile né penale".

L'esponente leghista fa poi sapere che la il Carroccio nel nuovo governo vuole il Viminale, candidando Maroni, e punta anche a una riforma della magistratura: "Bisogna modificare l'articolo della Costituzione secondo cui il Csm, costituito da magistrati, giudica i magistrati".

SFUMA LA 'GIUNTA UNITARIA' PER L'ANM: M.I. RINUNCIA.


Roma, 19 apr. (Apcom) - Magistratura indipendente, corrente di destra moderata dell'Associazione Nazionale Magistrati, tiene il punto: dopo la mancata firma del documento programmatico votato dal parlamentino delle toghe il 29 marzo, oggi ha opposto 'il gran rifiuto' e ha detto no all'ingresso in Giunta, facendo naufragare l'ipotesi di un vertice rappresentativo di tutte e quattro le correnti.

Apertura alla formulazione di un nuovo esecutivo, invece, da parte di Magistratura Democratica e Movimento per la Giustizia, che affiancheranno Unicost nella creazione di una nuova giunta.

La grosse koalitionen che governerà le toghe, dunque, sarà composta da un centrosinistra allargato alle componenti più estreme, senza l'apporto del centrodestra.

Per avere notizie certe, però, bisognerà aspettare mercoledì 23 aprile alle 15, quando tornerà a riunirsi il parlamentino delle toghe.

Oggi infatti Movimento per la Giustizia ha chiesto e ottenuto un aggiornamento della seduta alla prossima settimana, per lavorare ancora sulle priorità per il futuro dei magistrati e sul rapporto per il prossimo governo.

La presidenza dell'associazione delle toghe dovrebbe comunque rimanere nelle mani di Simone Luerti (Unicost), mentre alle altre correnti, che alle elezioni pagarono lo scotto dell'aver, secondo alcuni, "concesso troppo al governo Prodi", verranno riservati i posti di segretario e altri incarichi di rilievo.

Per capire però in che direzione stanno andando i magistrati occorre rileggere il documento votato il 29 marzo, nel quale l'Anm ha ribadito l'impegno per una intransigente difesa dei principi costituzionali posti a garanzia dell'autonomia e dell'indipendenza dei magistrati giudicanti e del pubblico ministero. Tra questi in particolare: l'unità dell'ordine giudiziario (pur nella distinzione di funzioni tra giudici e pubblici ministeri); la composizione e le competenze del Consiglio Superiore della Magistratura e il mantenimento in capo all'organo di governo autonomo della giurisdizione disciplinare.

Facile dunque intuire che per tutta la durata dellla prossima legislatura i magistrati saranno chiamati alle armi, anche se oggi Luerti non si è lasciato tentare dalle provocazioni dei cronisti. "Meglio non commentare quanto si è detto fino ad ora, anche perchè - ha detto - molte mi sono parse uscite da campagna elettorale. Berlusconi - ha aggiunto il presidente dell'Anm - ha parlato di separazione delle carriere, ma nei programmi del Pdl non c'è una riga in proposito, e quando Gaetano Pecorella annunciò l'ipotesi delle giurie popolari, noi incontrammo il senatore Francesco Nitto Palma, il quale, parlando del futuro, non ne fece menzione. Aspettiamo e vedremo".

sabato, aprile 19, 2008

P.O.F. 2008: eventi dal 21 al 29 aprile.

Sono gli avvocati che intralciano la giustizia: parola di magistrato!


Egregio Direttore,

faccio il magistrato da quasi un quarto di secolo.

L’articolo intitolato “Manifesto per una giustizia al servizio di tutti, senza ideologie”, di fonte redazionale, pubblicato il 7 aprile 2008 su questo quotidiano online, non può non colpire - per l’alta tensione di fondo che lo caratterizza - chi opera nel “calderone” della giustizia.

Quanto fa bene sentire richiamato il bisogno di giustizia, che è presente nel cuore di ogni uomo, e che impone ormai quella che a proposito viene invocata come “rifondazione in termini di senso” di tutto il settore giustizia!

Mi permetto di partecipare alla riflessione comune, giustapponendo alle vostre qualche altra osservazione che considero frutto dell’esperienza fin qui maturata come giudice (penale, civile, del lavoro e della sorveglianza).

Anzitutto debbo osservare come non tutti gli operatori del mondo della giustizia siano chiamati ad interpretare il loro ruolo come se esso fosse funzionale all'attuazione di un ideale di giustizia.

Se per giustizia dobbiamo intendere l'applicazione al caso concreto della volontà della legge (legge che per definizione dobbiamo presumere detti norme aderenti all'ideale astratto di giustizia, quale fatto proprio dal corpo sociale in un determinato momento storico), va da sè, ad esempio, che il compito dell'avvocato nel settore civile, se fosse inteso (com’è di fatto inteso) come rivolto a tentare di dare comunque ragione al proprio cliente (anche - cioè - ove la sua posizione contrasti con la volontà della norma giuridica), si pone per definizione in rotta di collisione con l'affermazione in concreto dell'ideale astratto di giustizia.

Lo stesso avviene nel settore penale: il ruolo del difensore dell'imputato è concepito come funzionale a fornire all’imputato un aiuto tecnico allo scopo di sottrarsi alla giusta richiesta punitiva dello Stato; se il difensore operasse solo per l'attuazione della giustizia, egli dovrebbe infatti limitarsi alla difesa degli imputati innocenti.

Appare chiaro a tutti - invece - che se anche l’avvocatura fosse chiamata a lavorare ogni giorno per l'attuazione dell'idea di giustizia, così come è obbligato a fare il giudice, vi sarebbe un numero infinitamente minore di processi civili e di processi penali, un assai minore spreco di risorse ed una davvero ragionevole durata del processo: ecco un esempio di riforma morale a costo zero!

Perché non lo facciamo?

Perché non cominciamo a dire che bravo avvocato è colui che riesce a dare un efficace contributo per l’attuazione della giustizia, e non chi riesce meglio ad aiutare il proprio cliente a sfuggire alla giustizia (sia in civile sia in penale)?

Il suggestivo richiamo, contenuto nell’articolo, alla radice etimologica del termine “patrocinatore” (pater), e l'aver rammentato che tale termine “…evoca l'idea di una responsabilità verso la totalità dei fatti costitutivi del reale…”, mi pare per così dire “in asse” con la mia proposta, e ben potrebbe indurre a proporre un cambiamento sostanziale del ruolo dell’avvocatura.

Senza contare che molti giovani laureati, pur bravi ed onesti, non pensano nemmeno di abbracciare la professione di avvocato per un giusto senso di scrupolo morale e per paura di essere costretti a smettere di essere davvero onesti.

Ma quanto volentieri accorrerebbero, specie i giovani laureati credenti, se il loro ruolo fosse reso compatibile con la loro coscienza!

E quanto meno imbarrazzante diverrebbe quel giuramento di fedeltà alla legge, che anche i giovani avvocati sono tenuti a fare all’inizio della loro vita professionale!

E quanto più facile diverrebbe, sull’esempio di quanto accade in altri paesi, lo scambio di ruolo giudice-avvocato!

Troppe barriere si oppongono invece, caro Direttore, alla reale affermazione dell’idea di giustizia.

Alcune difficoltà sono fisiologicamente connesse all’oggettiva difficoltà di ricostruire un certo fatto storico, e di inquadrarlo poi nella fattispecie astratta prevista dalla norma.

Ma altre difficoltà sono davvero del tutto artificiali: ce le siamo create noi, e sono tali da disturbare maledettamente l’attuazione della giustizia.

Trovo sacrosanta, dunque, la critica all’assurda molteplicità dei riti civili ed alla scelta - nel penale - del modello accusatorio col mantenimento, però, di istituti tipici di quello inquisitorio, ecc.

E poi: le riforme che hanno interessato negli ultimi tempi il settore della giustizia sono troppo spesso servite o a volutamente procrastinare i tempi della giustizia civile (si pensi all'incredibile ingorgo processuale previsto per la prima udienza), ovvero a garantire agli imputati che se lo possono permettere di sottrarsi alla giusta pretesa punitiva dello Stato (si pensi all'incredibile sistema delle mille incompatibilità ed alle altre “trappole processuali” che consentono ai processi di durare all'infinito, magari venendo annullati proprio nell'ultimo grado di giudizio per poi ricominciare da capo, ecc.).

Troppe norme - poi - presuppongono a monte la concezione del giudice non come di persona onesta, che ha davvero giurato fedeltà alla legge, ma di persona non indipendente, che ha una posizione ideologica o di preconcetto contraria alla parte, che fa politica, ecc.

È come se la Chiesa prevedesse che i cattolici che partecipano ad una messa debbano prima accertare che il celebrante sia veramente tale, che non sia stato sospeso a divinis, che non sia in peccato mortale prima di amministrare i sacramenti, ecc.

Già: perché la prima cosa da fare perché la giustizia possa funzionare è che la figura del giudice sia vista con il rispetto che essa merita.

Uno dei colpi più esiziali inferti alla giustizia è consistito nel far passare l'idea che il malfunzionamento del sistema dipenda dalla neghittosità, dall'incapacità, se non proprio dalla parzialità politica o dalla malafede dei giudici.

Si potrà pensare ad una difesa corporativa: il numero di colleghi che, in modo onesto, sacrificano tutta la loro vita, anche familiare, per onorare quanto più è possibile l’idea di giustizia, è invece davvero superiore a quanto i mass-media ci abbiano costretti a credere.

È per questo che condivido dunque la necessità di ripartire dall'essenziale, affermando con forza che lo scopo della giustizia consiste nell'affermazione del bene e quindi del giusto: se tutti gli operatori del diritto sentissero sulla loro pelle la tensione morale sottesa al vostro Manifesto, questo Paese potrebbe fare un “balzo in avanti”, così non solo onorando le sue invidiate tradizioni giuridiche, ma anche recuperando la dimensione di quell’umanesimo cristiano che anche di qui ha preso le mosse venti secoli fa.

Cordialmente

Giovanni Maria Pavarin - Magistrato di Sorveglianza di Padova

Lettera pubblicata il 18/04/2008 dal sito: www.sussidiario.net

Scotti: ecco perché la macchina giudiziaria è bloccata.


Carenza di fondi e di organico, ma anche cattiva distribuzione del personale.

Il ministro della Giustizia Luigi Scotti individua alcune concause del “disservizio giudiziario”.

“Nell’organico complessivo abbiamo circa 1200 magistrati in meno”, lamenta il ministro, “ecco perché uno dei miei primi provvedimenti è stato quello di bandire ben due concorsi: ci vorrà del tempo, senza dubbio, ma se non si inizia, mai se ne vedrà la realizzazione”.

Lo stesso vale per i funzionari, “indispensabili nella preparazione dei processi e nell’esecuzione di quanto il magistrato ha deciso: sono 5 anni che non si fanno concorsi”.

Scotti ascrive parte delle responsabilità alla “stretta finanziaria”, ma sollecita anche “una rivisitazione nella distribuzione” del personale attuale: in ogni caso, “tra le tante polemiche che si fanno, e che io spero siano poi finalmente accantonate sullo statuto del giudice, bisognerebbe pensare dal punto di vista del cittadino ai ritardi della giustizia. È a questo che dobbiamo dare risposta, la più immediata. Sono stato magistrato per anni, e da anni sento parlare di “grande piano per la giustizia” ma nessuno di questi piani è stato poi realizzato per tanti motivi”.

venerdì, aprile 18, 2008

Nuovo Governo: forse Mantovano alla Giustizia.

Al momento, le uniche caselle occupate «sicure» sono quelle di Giulio Tremonti all’Economia e di Gianfranco Fini alla presidenza della Camera.

È lo stesso presidente di Alleanza nazionale a dire che «probabilmente» sarà lui il prossimo presidente di Montecitorio.

Certo anche l’ingresso di Gianni Letta, come vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno. A cui punta però anche Maroni.

Esclusa la presenza - a livello ministeriale - di figure «tecniche». Più probabile, invece, che scelte del genere ricadano sul delicato incarico del sottosegretario alla presidenza del Consiglio: un ruolo che richiede una profonda conoscenza dell’amministrazione (gestisce l’agenda del Consiglio dei ministri) e della presidenza del Consiglio.

Il borsino quotidiano vede scendere le quotazioni di Giulia Bongiorno alla Giustizia, e salire quelle di Alfredo Mantovano.

Sicuro Altero Matteoli alle Infrastrutture; mentre Ignazio La Russa sta riflettendo se accettare la Difesa.

Paolo Bonaiuti viene indicato al ministero dei Beni Culturali. Scajola e Alemanno corrono per lo Sviluppo economico.

Bilancio preventivo 2008 del C.O.A. di Salerno.




AVVOCATO ESPULSO DALL’ AULA A PALERMO: 7 GIORNI DI SCIOPERO.


(AGI) - Palermo, 18 apr. - Sette giorni di sciopero, assemblea permanente, stato di agitazione dei penalisti palermitani: e' questa la decisione adottata dall'assemblea della Camera penale di Palermo, per protestare contro l'espulsione dall'aula di un avvocato che stava tenendo un'arringa.

La decisione, adottata per acclamazione dall'assemblea, alla quale hanno partecipato circa 200 avvocati, non esclude ulteriori iniziative.

"Siamo profondamente indignati -ha detto il presidente del 'sindacato dei penalisti', Roberto Tricoli- perche' e' stata offesa un'intera categoria".

Oggetto del contendere la decisione del presidente della prima sezione della Corte d'Appello, Salvatore Scaduti, che il 3 aprile, durante un'udienza del processo di mafia "Grande mandamento", ha prima tolto la parola e poi espulso, facendolo accompagnare fuori dai carabinieri, l'avvocato Michelangelo Di Napoli, detto Nuccio.

Secondo il presidente, il penalista stava andando fuori dai temi del processo, facendo una serie di riferimenti filosofici. Di Napoli era stato piu' volte richiamato: quando poi ha citato lo scrittore e magistrato pugliese Gianrico Carofiglio, il presidente ha perso la pazienza e lo ha espulso.

Nel corso dell'assemblea sono emersi anche altri fatti di mancanza di rispetto per la professione forense, avvenuti in altre udienze e davanti ad altri giudici: da qui la decisione dello sciopero.

GIUSTIZIA: L’OUA INDICA LE PRIORITÀ PER IL NUOVO GOVERNO.


Costituente per le riforme, efficienza e managerialità negli uffici giudiziari, riforma dell’ordinamento forense, agevolazioni fiscali per i giovani professionisti e misure immediate per la giustizia civile

«Chiediamo una Costituente per la Giustizia, che si vari un osservatorio sul bilancio e sui dati statistici di questo settore, l’adozione e la diffusione negli uffici giudiziari di modelli basati sulla managerialità, la riforma dell'ordinamento forense».

Così Michelina Grillo, presidente Oua, elenca alcune delle priorità che l’Avvocatura rivolge al nuovo Governo.

«Chiediamo un gesto simbolico, ma concreto – ha proposto Grillo – che dia il senso dell’attenzione della politica alla grave crisi della nostra giurisdizione: si convochi sin da ora una “Costituente sulla Giustizia”, coinvolgendo tutti gli operatori del settore, valorizzando il loro sapere e la loro esperienza, per un obiettivo che dev’essere di tutti: rimettere il sistema sui binari dell'efficienza».

«In questa direzione – ha continuato la presidente Oua - va la nostra proposta di un Osservatorio sui dati del sistema e per un bilancio trasparente della settore: le entrate che i cittadini pagano per la Giustizia devono essere destinate interamente al buon funzionamento della macchina giudiziaria per la soluzione di una crisi alimentata dalla penuria di risorse che si protrae ormai da troppi anni. E ancora, affermare una volta per sempre la necessità di criteri manageriali per la gestione degli uffici giudiziari: bisogna premiare ed estendere in tutto il Paese quei modelli di buona organizzazione delle risorse e dei servizi. A questo scopo, l’Oua ha proposto la creazione di patti territoriali, con il coinvolgimento di tutti gli interessati, e tra essi dell’Avvocatura, per il raggiungimento di concreti obiettivi di miglioramento».

L’Oua ha espresso inoltre una valutazione positiva sulla proposta di separazione delle carriere dei magistrati: «È ora di separare definitivamente chi accusa e chi giudica, senza mezze misure nell’interesse unico dei cittadini ad avere una giustizia imparziale».

La presidente dell’Oua sottolinea però l’emergenza giustizia civile: «L’asse degli interventi non dovrà risultare sbilanciato in favore del settore penale, come parrebbe dalle prime dichiarazioni apparse sulla stampa. Tra i mille costi che penalizzano le nostre aziende sui mercati mondiali c’è anche quello di una giustizia civile lenta e totalmente imprevedibile. È un costo che non ci possiamo più permettere. E non bisogna sottovalutare – conclude Grillo – come l’inefficienza della giustizia civile, verrebbe da dire a volte la quasi inutilità, è spesso un dramma per molti cittadini che non riescono a far valere i loro più elementari diritti, e condiziona le loro aspettative di vita».

«Serve, infine e in tempi brevi, una riforma dell'ordinamento forense – ha concluso Michelina Grillo – la categoria ambisce ad un salto in avanti, verso la modernizzazione. Per fare ciò è prioritario ripensare l’aspetto formativo e rivedere l'esame di abilitazione, basandolo sul merito e con criteri di oggettività e di qualità indiscutibili. Per questo settore produttivo del Paese, e soprattutto per i giovani, è importante, inoltre, che ci sia una politica di rilancio e di incentivazione dal punto di vista fiscale».

Roma, 17 aprile 2008

giovedì, aprile 17, 2008

‘A LEGGE.


SI ASPIETTE ‘A LEGGE, CHELLA E’ NA RUFFIANA
CA SENTE SULO ‘ADDORE D’A MANGIANZA;
E, QUANNO S’E’ ABBUFFATA BBONA ’A PANZA
TE PROJE PE’ ZETELLUCCIA NA PUTTANA.

E TU, COMM’O BATTAGLIO ‘E NA CAMPANA,
HAIE VOGLIA ‘E SFRENNESIA CU PITOLANZA;
CCHIU’ VUO’ ‘A RAGGIONE E CHELLA CCHIU’ TE SCANZA:
PO’ TE FA LL’ANGARELLA E S’ALLUNTANA.

E’ INTANTO ‘A LEGGE, CHESTA MALA CANA
CHE T’HA ‘MBRUGLIATO ‘O GGIUSTO INT’A VALANZA,
STA ANNASCUNNUTA ‘ARETO ‘A PERSIANA.

E ‘A LLA’ TE DICE ‘E NUN LASSA’ ‘A SPERANZA:
MENTRE TU SAIE CA SI T’ASTREGNE ‘A MANA,
GIA’ TENE PRONTA L’ARMA CA TE SPANZA.

RAFFAELE VIVIANI.

sabato, aprile 12, 2008

Cassazione: niente iscrizione “de iure” all'albo degli Avvocati, per il GDP che esercita da più di dieci anni.


La Cassazione sottolinea le differenze fra giudici onorari e di carriera: i primi non hanno diritto ad essere iscritti nell’albo degli avvocati, anche se hanno esercitato per più di dieci anni.

A questa conclusione sono pervenute le Sezioni unite civili della Corte di cassazione che, con la sentenza n. 8737 del 4 aprile 2008 , hanno respinto il ricorso di un giudice di pace che chiedeva, dopo aver esercitato per più di un decennio, l’iscrizione di diritto, nell’albo degli avvocati.

Il Consiglio dell’Ordine di Busto Arsizio aveva respinto la richiesta e lo stesso aveva fatto il Consiglio nazionale forense.

Così il GDP ha impugnato la decisione in Cassazione ma, ancora una volta, senza alcun successo.

Sullo sfondo, come sempre accade in questi casi, c’è una richiesta se non di equiparazione, fra magistratura onoraria e di ruolo, almeno un avvicinamento.

Ma davanti alla Suprema corte le differenze sono diventate ancora più evidenti. Fermo restando, ha premesso il Collegio esteso, che “i giudici di pace fanno parte dell’ordine giudiziario siffatta appartenenza (come magistrato onorario) è meramente formale e non riveste carattere organico”.

Non solo. «La netta distinzione tra magistrati di ruolo e magistrati onorari deriva sia dal sistema di nomina (mediante concorso pubblico il primo), sia dalla temporaneità e tendenziale gratuità delle funzioni esercitate dal secondo».

Da qui deriva, fra l’altro, hanno spiegato ancora le Sezioni unite civili di Piazza Cavour, la legittimità della differenza dei compensi riservati ai giudici togati.

Ciò a discapito delle richieste che da anni i magistrati onorari fanno sull’adeguamento dei loro compensi.

Per tutti questi motivi la Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda affermando espressamente che «l’esercizio delle funzioni di giudice di pace non può essere equiparato a quello di magistrato inquadrato nell’ordine giudiziario e, quindi, non può consentire l’iscrizione di diritto del giudice di pace nell’albo degli avvocati per il mero decorso dell’arco temporale stabilito dalla legge».

Assemblea approvazione bilancio (23/04/2008 ore 10).

ORDINE AVVOCATI SALERNO

E’ convocata, presso l'aula Parrilli del Palazzo di Giustizia di Salerno, l'Assemblea ordinaria degli iscritti per il giorno giorno 23 aprile 2008, ore 10, in seconda convocazione .

ORDINE DEL GIORNO

1) Approvazione conto consuntivo anno 2007 e bilancio preventivo anno 2008 (Relatore Cons. Tesoriere Avv. Vincenzo Nocilla).

2) Varie ed eventuali.

La copia del bilancio può essere ritirata, da tutti i colleghi Avvocati, presso la Segreteria dell'Ordine.

Antiriciclaggio: per il Consiglio di Stato francese la consulenza legale è fuori dagli obblighi di segnalazione.


Il Consiglio di Stato francese, con una sentenza resa lo scorso 10 aprile, ha delimitato il campo di applicazione della II direttiva antiriciclaggio nella attività professionale forense stabilendo che la consulenza giuridica resta soggetta al segreto professionale.

La giurisprudenza francese si è così inserita nel solco interpretativo già tracciato dalla Corte di giustizia delle comunità europee e dalla Corte costituzionale belga, che già avevano avuto modo di esprimersi su questa controversa questione.

Due i passaggi significativi della decisione dell’ alto giudice amministrativo.

Innanzitutto, il Conseil d’Etat ha stabilito che la direttiva 2001/97/Ce può essere ritenuta compatibile con i principi fondamentali come il diritto alla difesa e alla riservatezza delle comunicazioni solo ove, alla luce del considerando 17 della stessa direttiva, le informazioni ricevuto o ottenute da un avvocato al momento della valutazione della situazione giuridica di un cliente “siano escluse dal campo degli obblighi di informazione e di operazione con le autorità pubbliche con la sola riserva dei casi in cui il consulente legale prenda parte alle attività di riciclaggio di capitali o la consulenza legale sia fornita a fini di riciclaggio o l’avvocato sappia che il suo cliente intenda ottenere la consulenza ai fini del riciclaggio di denaro sporco.

In secondo luogo ha riconosciuto e affermato che i principi generali dell’ordinamento, in particolare il diritto alla segretezza delle comunicazioni fra avvocato e cliente, prevalgano sulla normativa antiriciclaggio, limitandone l’applicazione agli avvocati nei casi tassativamente elencati.

Sulla base di queste considerazioni e con specifico riferimento alla normativa nazionale di attuazione della direttiva comunitaria, il giudice amministrativo ha statuito che essa è invalida nella misura in cui consente all’autorità di sorveglianza di porre direttamente domande ai professionisti legali prescindendo dalla essenziale funzione di filtro svolta dagli ordini professionali; e che il Codice monetario e finanziario è invalido nella misura in cui impone agli avvocati un ruolo di vigilanza nella loro attività professionale, senza prevedere condizioni a salvaguardia del segreto professionale.

“Siamo soddisfatti di questa nuova pronuncia che ancora una volta conferma la interpretazione offerta dal Consiglio nazionale forense in merito alla individuazione dell’area di attività oggetto di segnalazione”, commenta il presidente del Cnf Guido Alpa.

“ La consulenza legale in quanto attività tipica della professione forense, al pari della attività giudiziale, resta al di fuori degli obblighi di segnalazione. Conforta constatare come sul tema si vada ormai consolidando un dialogo tra i vari giudici europei che per primi si sono occupati della vicenda e che potrà costituire un valido criterio interpretativo ove anche in Italia i giudici fossero chiamati a pronunciarsi”.

giovedì, aprile 10, 2008

Oggi riunione del COA di Salerno.


CONSIGLIO ORDINE AVVOCATI SALERNO


ORDINE DEL GIORNO

Tornata del 10.04.2008 (ore 11.30)

1. Lettura ed approvazione verbale precedente;

2. Comunicazioni del Presidente;

3. Iscrizioni e cancellazioni;

4. Pareri;

5. Pianta Organica - Rel. Cons. Avv. Visconti;

6. Formazione permanente - Assunzione regolamento - Esoneri - Richieste accrediti - Determinazione criteri costi - Rel. Cons. Avv.ti Paolino - Nocilla – Tortolani;

7. Opera "Clemente Mauro" - Determinazioni - rel. Cons. Avv. Spirito;

8. Ricorsi e procedimenti a carico degli iscritti. Relatori i Sigg.i Consiglieri delegati;

9. Sussidi e contributi;

10.Varie ed eventuali.

Il Presidente

Avv. Americo Montera

Il Consigliere Segretario

Avv. Gaetano Paolino

RCA: ad un anno dalla riforma (Convegno AIGA - 17 e 18 aprile 2008).