domenica, aprile 06, 2008

La Giustizia del Partito dei Fessi.


Noi del Partito dei Fessi siamo rimasti gli ultimi a credere che possa esistere la giustizia, nei tribunali.

Tutti gli altri si ritengono furbi e stanno trasformando la culla del diritto nella tomba della giustizia.

Si pensano furbi quelli del Consiglio Superiore della Magistratura, che dovendo giudicare quel fulmine stakanovista che ha impiegato otto anni per scrivere delle motivazioni, sentenziano che se uno ha troppo lavoro non gli si può chiedere di far miracoli.

Difatti noi non chiederemmo nulla di soprannaturale, ma il semplice e letterale rispetto della legge, che quel signore ha violato per almeno sette anni e nove mesi.

Ma la legge è come lo scroto, sdottoreggiano i furbi, la si può tirare da diverse parti. Ed al Csm sono maestri.

Intanto altri dodici presunti mafiosi riguadagnano la libertà perché dei giudici di primo grado impiegano troppo tempo a passare le carte ai colleghi del secondo.

Noi fessi ragioniamo alla buona, ritenendo che chi si comporta così o è incapace, e va buttato fuori dalla magistratura, o è complice dei mafiosi, e va buttato in galera.

Il fatto è che a noi sfugge la regola che oramai guida questi tutori della giustizia: si entra in galera da innocenti e se ne esce non appena condannati.

Grazie a giudici che hanno lasciato languire il processo fra feste comandate, fine settimana, ponti e poche ore di lavoro quotidiano.

La politica, del resto, non è migliore di questa giustizia. Tutti parlano di riforme, ma poi gli viene il labbruzzo tremulo se devono spiegare quali. I più neanche lo sanno, e sono innocenti per ignoranza.

Dicono che ci vuole certezza della pena e non sanno di vivere in un Paese dove alla pena non ci si arriva e quindi serve ad un fico secco renderla certa.

Pecoraro finisce indagato e Scanio dice che rinuncia all’immunità, che però non c’è più, quindi non rinuncia a nulla, neanche alla camera in un albero sette stelle, giacché al signor ministro non stona affatto che mentre la Campania affonda nella puzza e nel veleno la sua augusta persona possa nettarsi le terga in luogo acconcio.

E su tutto questo non si litiga non perché siamo diventati civili, semmai insensibili all’inciviltà. Le campagne elettorali con gli insulti non ci piacciono, ma quelle senza idee forti sono insulti a chi ancora, da fesso, ci crede.

Davide Giacalone

www.davidegiacalone.it