mercoledì, febbraio 29, 2012

Manifestazione nazionale del 15 marzo: l'AIGA Salerno organizza pulman per Roma.

Corso di Oratoria (II Edizione).

OUA: confermate le giornate di astensione a marzo.


Modifiche insufficienti e conferma delle proteste dell’avvocatura. Questo il duro giudizio di Maurizio de Tilla, presidente dell'Oua al testo sulle liberalizzazioni modificato in queste ore dal Senato.
«Il Governo ha solo cambiato alcuni aspetti del decreto legge, lasciando inalterate le ragioni della nostra forte preoccupazione e delle nostre proteste: rimane l’abolizione delle tariffe, le società con i soci di capitale, il depotenziamento del tirocinio. Salta solo l’obbligo del preventivo scritto e si consente un periodo transitorio affinché i giudici nei processi possano ricorrere alle tariffe in attesa della definizione dei parametri ministeriali. È una questione di merito e di metodo. L’avvocatura ha espresso sempre il rifiuto di interventi legislativi che equiparano l’avvocato a una impresa, con la sottomissione del diritto alle leggi di mercato. Va respinta l’impostazione mercatista sia sulla professione di avvocato, sia sulla dimensione della giustizia. La fallimentare e incostituzionale mediaconciliazione obbligatoria, l’aumento del contributo unificato, le norme vessatorie introdotte nel processo civile, sono l’altra faccia della medaglia delle liberalizzazioni: una giustizia rottamata con un diritto di difesa mortificato».
«Confermiamo, quindi, le nostre proposte – conclude de Tilla - chiediamo l'abolizione dell’articolo 9 che abroga le tariffe, il divieto della presenza di soci di capitale negli studi professionali, causa di palesi conflitti di interesse e di possibili infiltrazioni mafiose, il rinvio dell’entrata in vigore delle materie fino ad ora escluse dalla mediazione obbligatoria, condomini e incidenti, in attesa delle decisioni della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia Europea. Infine due tavoli di discussione, con avvocati e magistrati per ridiscutere tanto per la revisione della geografia giudiziaria, così come l’accorpamento-eliminazione degli uffici dei giudici di pace.
Ribadiamo le nostre proteste: dal 15 al 23 marzo sciopero, Congresso straordinario a Milano (23-24), manifestazione a Roma il 15 marzo, sciopero bianco, stop alle difese d’ufficio e al gratuito patrocinio. Protesta unitaria con tutte le altre professioni il prossimo 1 marzo e autosospensione dalle funzioni».

Roma, 28 febbraio 2012

martedì, febbraio 28, 2012

Decreto Cresci-Italia: cambiano le norme su professioni e tribunali delle imprese.


Tariffe e preventivi, società tra professionisti e tribunali delle imprese. Cambia su tutti questi fronti il decreto Cresci- Italia, sulla base di emendamenti presentati dal Governo e riformulati nel corso dell’esame di sta notte, e poi votati dalla commissione Industria del Senato. Si profila la fiducia in aula su un maxi-emendamento che il Governo dovrebbe presentare domani. Vediamo più in dettaglio le modifiche.
Professioni.
La liquidazione giudiziale delle spese legali dovrà avvenire sulla base di un decreto ministeriale che fisserà i cosiddetti parametri, dm che il ministro della giustizia dovrà approvare entro 120 gio rni dall’ entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge. E’ inoltre eliminata la nullità della clausola di determinazione del co mpenso tra professionista e consumatore/micro impresa, eventualmente effettuata sulla base degli stessi parametri.
Quanto al preventivo, potrà essere “di massima”e senza obbligo di forma scritta ; l’eventuale inottemperanza alle nuove regole introdotte nel decreto legge non costituirà più illecito disciplinare.
Infine, il decreto ministeriale che stabilirà i parametri per oneri e co ntribuzioni alle Casse professionali e agli archivi, dovrà "salvaguardare l' equilibrio finanziario, anche di lungo periodo, delle casse previdenziali professionali"
Tirocinio. Il tirocinante potrà godere di un rimborso forfettario delle spese solo dopo i primi sei mesi di tirocinio.
Società tra professionisti.
Il Governo ha deciso di intervenite anche sulla materia delle società tra professionisti, contenuta nella legge di Stabilità (n. 183/2011). Con l’emendamento 9.0.500 (testo 2), è fissato un tetto alla partecipazione di capitale del socio non professionista. Ma la disposizione è tutt’altro che chiara, visto che stabilisce unicamente che il numero dei soci professionisti o la partecipazione al capitale sociale dei soci professionisti deve essere tale da determinare la maggioranza dei due terzi nelle deliberazioni o decisioni dei soci; il venir meno di tale condizione costituisce causa di scioglimento della società e il consiglio dell’ordine o collegio professionale presso il quale è iscritta la società procede alla cancellazione della stessa dall’albo, salvo che la società non abbia provveduto a ristabilire la prevalenza dei soci professionisti nel termine perentorio di sei mesi.
Le società tra professionisti dovranno dotarsi, peraltro, di una polizza assicurativa a copertura degli eventuali danni provocati ai clienti dai singoli professionisti nell’esercizio dell’attività professionale.
Opportunamente il nuovo testo garantisce l’ opponibilità del segreto professionale da parte dell’avvocato ai soci di studio e dichiara esplicitamente che sono fatte salve le associazioni professionali e i modelli societari tra professionisti attualmente vigenti.
Tribunali delle imprese.
Aumenta il numero delle sezioni specializzate in materia societaria, che saranno istituite nei tribunali che hanno sede presso ogni capoluogo di regione. Aumentano, peraltro, le loro competenze anche con riferimento a materia indicate in modo vago e ampio (come nel caso delle violazioni della normativa Antitrust della Ue). Rispetto al testo del decreto legge, l’aumento del contributo unificato è limitato al doppio. L’emendamento stabilisce che le nuove disposizioni si applicano ai giudizi instaurati dopo il 180° giorno dall’entrata in vigore della legge di conversione.

La giustizia non è una merce!

Il cuore oltre l'ostacolo..........

AIGA: passiamo dalla protesta alla proposta.


"Nessuno dica che queste liberalizzazioni sono a favore dei giovani avvocati di oggi e di domani. Il Governo Monti sta distruggendo i capisaldi della professione forense, a tutto vantaggio dei grandi poteri economici e continuando a tutelare le vere lobbies del nostro Paese".

E' il monito di Dario Greco, presidente dell'Associazione italiana dei giovani avvocati, intervenuto il 23 febbraio al Cinema Adriano di Roma in occasione della manifestazione di protesta dell'Avvocatura.

"Decine di migliaia di giovani avvocati da veri eroi – ha continuato Greco – suppliscono alle deficienze dell’amministrazione giudiziaria, svolgendo i compiti dei cancellieri ricercando i fascicoli delle cause, dei commessi portandoli in udienza, dei magistrati scrivendo di loro pugno i verbali d’udienza. Nessun preventivo può essere redatto per queste attività. E in tale situazione lo Stato continua a finanziarsi ritardando il pagamento dei compensi per il gratuito patrocinio, relegando le giovani generazioni di avvocati in una condizione di indigenza".

"Non è possibile affermare che il lavoro dipendente è monotono e contemporaneamente massacrare il futuro dei giovani professionisti", ha aggiunto Greco, sottolineando che "l’Avvocatura deve essere capace di passare dalla protesta alla proposta fornendo alle forze politiche e sociali del nostro Paese un progetto di riforma della professione innovativo e capace di eliminare le rendite di posizione e consentire ai giovani di potersi affermare nel mondo professionale".

Al termine della manifestazione il presidente dell'Aiga ha dichiarato: "Invito il Ministro Severino a fare visita ai corridoi dei Tribunali italiani; lì conoscerà la vera Avvocatura italiana, quella che non ha consulenze da gruppi industriali, quella che ogni giorno si batte per affermare i diritti dei cittadini, quella che fa code interminabili agli uffici notifiche, quella che tutto è fuorché una casta".

venerdì, febbraio 24, 2012

CNF: no al "tribunale speciale" di Confindustria.

Roma 24/2/2012. Avvocati contrari al disegno del Governo che mira a creare una giustizia a due velocità a vantaggio delle imprese e in danno della giustizia ordinaria, alla quale sono sottratte risorse umane e finanziarie.
Stupisce e preoccupa l’identità di contenuto tra le soluzioni ora prospettate e il dossier di Confindustria n.11/2011, dal titolo “La giustizia più veloce accelera l’economia” (pagina 87).
La ferma critica all’articolo 2 del decreto Cresci-Italia, che istituisce i tribunali delle imprese, è stata ribadito oggi dal plenum del Consiglio nazionale forense, riunito in seduta amministrativa.
Secondo il Cnf, la distrazione di magistrati presso i tribunali delle imprese impoverirà ulteriormente le dotazioni organiche degli uffici giudiziari, dato che il provvedimento non destina risorse aggiuntive.
Non si comprende peraltro il consistente aumento del contributo unificato, se non con l’intento non dichiarato, ma perseguito nei fatti, di conseguire l’abbattimento della domanda di giustizia agendo sulla leva economica, con una grave compromissione del diritto di difesa.
Quanto al metodo, rileva il Consiglio, non si può modificare le regole della giurisdizione a colpi di decreti legge e senza la consultazione dei soggetti interessati da parte dell’esecutivo.
Grave preoccupazione è stata espressa, a maggior ragione, in relazione alle bozze di emendamento governativo circolate in queste ore, che aggravano le originarie criticità ampliando le materie di competenza dei nuovi organi.
Se permane l’inspiegabile inclusione del diritto d’autore, sono state aggiunte fumose e incomprensibili materie quali, a titolo di esempio, “le controversie relative alla violazione della normativa Antitrust dell’Unione europea”.
Previsione talmente vaga e ampia da generare certamente difficoltà applicative, visto che i tre quarti della normativa europea presenta profili di rilievo concorrenziale.
Non solo. Il riferimento alle “materia connesse” rischia poi di fare esplodere in via di fatto la competenza dei tribunali delle imprese, includendovi un enorme numero di controversie per le quali i cittadini sarebbero costretti a raggiungere le poche sedi giudiziarie indicate dal decreto. In danno del valore della giustizia di prossimità.
Il risultato finale di un disegno costruito in questi termini e a costo zero sembra più una operazione di marketing, destinata a produrre più danni senza peraltro recuperare efficienza e rapidità nelle decisioni giudiziarie.

L'ultima battaglia dell' Avvocatura?


Chissà perché, da qualche giorno, quando penso a cosa stanno facendo all’Avvocatura Italiana mi viene in mente la Grecia. Una sorta di congiunzione fatale,immediata,dolorosa.

Si stanno spendendo le ultime monetine di un prestito che sarà rinnovato a tassi d’usura. E solo in pochi resisteranno. E ancor più pochi saranno quelli che capiranno di cosa muoiono.

Tutto ebbe inizio quando l’Avvocatura cessò di essere vista come “madre di tutte le libertà individuali” e retrocessa a “lenzuolata”. Che poi i lenzuoli coprano i morti è patrimonio del notorio. Da Virtù Costituzionale a fetta di mercato. Con l’accusa del dissenso bollato come “rendita di posizione”. Illudendo pletore di giovani aspiranti al grido di “salite sul carro, è roba vostra!” si è creata una riserva di illusioni, un parcheggio di speranze, anticamera del nulla.

Crescendo il numero dei parcheggiati diminuì la considerazione,il rispetto per il ruolo. Oggi 260.000 avvocati devono ulteriormente liberalizzarsi, da avvocato di quartiere ad avvocato di condominio. In un’orgia dispensatrice di speranze che si fregia del sogno “todos caballeros”!

Retrocessi così alla stregua di bottega della via, protestiamo abbassando la saracinesca per due giorni. Mentre tutto brucia noi inseguiamo le fiamme con una bottiglia d’acqua rigorosamente da un litro, rigorosamente del rubinetto.

La gente corre e plaude come davanti alla ghigliottina pubblica. Ma se solo sapessero che dietro un avvocato ferito c’è un assistito morto, forse tacerebbero! O meglio, pretenderebbero almeno una fucilazione onorevole e non alle spalle come quella che si sta perpetrando in danno della più Nobile delle Missioni: quella del difendere, dell’essere consorte, del compatire e combattere per la difesa di chi si affida a noi.

Ma questa idea di Avvocatura esiste ancora? Non è stata forse sepolta da una logica di “mercato a tutti i costi” che trasformerà giovani di belle speranze in parcheggiati cronici a buon mercato, appetibili da associazioni di categoria, cooperative, insomma… veri e propri impiegati senza la tranquillità dello stipendio fisso? Ma se è così, come nascondersi dietro un dito e non pensare che il tutto ebbe origine dal fastidio per il valore Costituzionale della Difesa libera,efficace,senza padroni? Se la Difesa è un Fastidio la Giustizia non è giusta! Diventa un terno al lotto, una gentile concessione, una fortuna che bacia chi vuole.

Ecco perché penso all’Avvocatura e mi viene in mente la Grecia. Lì si è lottato e si lotta per sopravvivere, qui si muore lentamente, flebilmente protestando, mostrando flaccida muscolatura ormai non più avvezza a lottare per la propria stessa esistenza.

Avv. Francesco Antonio Maisano

LIBERALIZZAZIONI: AVVOCATI 'OCCUPANO' PALAZZO GIUSTIZIA DI PALERMO.


(AGI) - Palermo, 24 feb. - Gli avvocati hanno simbolicamente occupato questa mattina per circa un'ora il palazzo di giustizia di Palermo per protestare contro le liberalizzazioni.
Una sessantina di legali si sono radunati nell'atrio dell'edificio, alcuni con la toga indosso, e hanno distribuito volantini con gli slogan "I diritti non sono merce", "La giustizia prima del mercato", "Tuteliamo diritti non vendiamo servizi". Poi gli avvocati hanno proseguito la loro manifestazione all'esterno, in piazza della Memoria, lo spazio tra i vecchi e i nuovi uffici giudiziari.
Il presidente dell'Ordine degli avvocati, Francesco Greco, ha sottolineato l'adesione dei palermitani alla protesta nazionale del 15 marzo a Roma e alle altre giornate di sciopero che saranno attuate dall'avvocatura fino al 23 marzo dopo quelle di ieri e di oggi.
"La giustizia -ha detto Greco- deve avere come principale fattori di ispirazione il diritto e non le logiche del mercato. Parlare di liberalizzazione di questo settore e' del tutto errato perche' si applica al mercato, mentre la giustizia non segue le logiche del capitalismo".

giovedì, febbraio 23, 2012

.......Effetti delle "liberalizzazioni"!

SI RADICALIZZA LA PROTESTA DEGLI AVVOCATI: DECISI ALTRI 10 GIORNI D'ASTENSIONE.

La manifestazione di Roma in diretta streaming.


Giustizia: Alpa (Cnf) a Fini, riavviare esame riforma avvocatura.


Roma 22 feb. - (Adnkronos) - ''Siamo lieti del dialogo aperto con il presidente Fini, al quale abbiamo esposto le nostre osservazioni e le nostre perplessita' sui provvedimenti per la stabilita' e la crescita economica, rilevando la necessita' che le opportune riforme tengano conto anche dei valori giuridici e dei diritti dei cittadini. Aspetti che coinvolgono direttamente anche l'attivita' legislativa del Parlamento''.
Cosi' il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa, commenta l'incontra avuto con il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini.
Era presente all'incontro Nicola Maione, coordinatore dell'Osservatorio sugli effetti economici della legislazione del Cnf.
Tema dell'incontro gli ultimi interventi di riforma sulle professioni e le preoccupazioni dell'avvocatura circa molte delle soluzioni adottate, che rischiano di compromettere i principi di autonomia e indipendenza della professione forense; principi, ha riferito Alpa, posti a tutela del diritto di difesa costituzionalmente garantito. ''Abbiamo inoltre sottolineato l'importanza di uno statuto autonomo dell'avvocatura, cosi' come contenuto nella proposta di riforma della professione ferma in commissione giustizia di Montecitorio - spiega il presidente del Cnf - Apprezziamo la disponibilita' del presidente Fini a verificare le condizioni per riprendere il dibattito parlamentare sulla riforma''

mercoledì, febbraio 22, 2012

Il Presidente dell'OUA scrive a Benedetto XVI.


Roma, 21 febbraio 2012

Beatissimo Padre,
l’Organismo Unitario dell’Avvocatura che ho l’onore di presiedere è l’organo di rappresentanza politica dell’Avvocatura Italiana.
In previsione dell’udienza generale del 22 febbraio 2012 che ci ha voluto concedere, sento di esprimere il profondo ringraziamento mio personale e degli avvocati italiani che l’Organismo, per intero, rappresenta.
L’Avvocatura italiana sta attraversando un momento difficile nel quale si tenta di cambiarne la identità ispirandosi ad un liberismo accentuato, che nega i valori e le libertà della nobile professione forense, che trova la sua specificità nella difesa dei diritti dei cittadini sancita dagli articoli 24 e 111 della Costituzione.
I diritti vengono prima del mercato. L’etica sociale è, purtroppo, oggi sostituita dall’ideologia del mercato, e il lavoro intellettuale è diventato nella configurazione sociale un prodotto, un bene senza anima.
A tal punto che si pretende che la prestazione di un avvocato, di un ingegnere, di un notaio venga identificata alla stregua di una merce.
A ciò si aggiunge che il grave momento di crisi politica ed economica che l’intero paese e in generale tutto il mondo sta attraversando non ha risparmiato gli avvocati italiani ed in particolare le donne e i più giovani, che scontano l’atavica difficoltà della nostra società di tutelare adeguatamente i più deboli che si affacciano sul mondo del lavoro.
Eppure, possiamo affermare che in nessun altro ambito professionale e produttivo la presenza di giovani e donne è così numerosa ed in forte aumento proporzionale e prospettico ed il nostro impegno è costantemente rivolto ad aumentarne le tutele ed a garantirne lo sviluppo.
In un quadro così fosco che induce comprensibilmente, soprattutto le giovani generazioni, a guardare al futuro con pessimismo e allarme, è soltanto l’esaltante impegno per la giustizia che ci sostiene nello svolgimento di questa meravigliosa professione che rimane ispirata all’etica dei comportamenti e alla difesa dei più deboli.
Quella giustizia, che, come scriveva Papa Paolo VI, costituisce “la misura minima della carità”, Noi sappiamo, Santo Padre, per averlo imparato dalla Sua enciclica Caritas in veritate, che Dio è particolarmente vicino a quanti in vario modo sono impegnati nella tutela e nell’amministrazione della Giustizia; Dio che ha voluto essere Legislatore, Giudice e Avvocato nostro.
Certamente non a caso Gesù Cristo ebbe a rivolgersi allo Spirito Santo nell’ultima cena chiamandolo “paraclito”, termine greco corrispondente appunto ad avvocato, a colui che rappresenta, assiste e agisce a nome dell’assistito.
Quella dell’avvocato è una professione di pace: è la professione che aiuta l’uomo a vedere riappacificati i propri interessi e tutelati i propri diritti; è la professione dell’ascolto delle sofferenze umane, è la professione del consiglio, che risolve i problemi degli altri; è la professione disinteressata a favore degli interessi dell’altro; è professione gioiosa quando vedi tutelati i diritti violati, è professione sofferta quando assisti alle ingiustizie della vita, è professione di chi condivide con l’altro, le gioie e i dolori.
Ci rivolgiamo a Lei Beatissimo Padre perché rivolga alla nostra categoria la Sua preghiera di benedizione, affinché il Suo sostegno possa rendere meno faticoso, ma sempre esaltante, l’impegno per la giustizia che quotidianamente per il povero e per il ricco, per il debole e per il forte, per il nero e per il bianco, per la donna e per l’uomo, per il giovane e per l’anziano andremo a profondere nei tribunali del nostro paese.
Dio benedica il Santo Padre.

Avv. Maurizio De Tilla

Da domani due giornate di astensione!

La giustizia italiana è in "time out"!

Una esilerante (..ed autentica) sentenza penale del GDP di Roma.


SENTENZA N.56\2011 DEL 17.1.2011

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
GIUDICE DI PACE DI ROMA
DOTT.SSA GIANFRANCA CHESSA
II SEZIONE PENALE DIBATTIMENTALE
Il Giudice di Pace dott.ssa Gianfranca Chessa, alla pubblica udienza del 17 gennaio 2011 ha pronunciato la seguente
SENTENZA
(depositata in udienza)
nella causa penale di primo grado n. 3267\2005 – 3665\2005 – 877\2007 RGDP e n. 2824\2004 – 1063\2004 – 1730\2004 RGNR
NEI CONFRONTI DI
(omissis)

MOTIVAZIONE
Il luogo dove si vive, trascorrendo in esso la maggior parte delle tempo, dovrebbe essere luogo di ristoro, di rilassamento, di pace.
Così non è per le quattro persone e relative famiglie che vivono al numero XXX di via YYYYYY. DMA è al piano terra con le figlie. BS è al primo piano. La famiglia di IS è al piano terra, confinante con la DMA, con il primo piano, BS lo stesso, la famiglia di NMG.
Quattro famiglie che hanno dato vita a diversi fascicoli che vedono la DMA rispettivamente nella veste di persona offesa e di imputata. Qualcosa, è evidente, non gira per il verso giusto. La DMA è intollerante, suscettibile e prende fuoco per un nonnulla?
Il BG, l’IS e la NMG sono più tolleranti e meno suscettibili della DMA? Non sembra, tanto è vero che i fascicoli che vedono la DMA nella veste di imputata sono nove (e qui di querelata da uno di loro – DMA: 9 imp e 9 po \ BG: 6 imp e 5 po \ IS: 6 imp e 3 po \ NMG: 4 imp e 1 po). Non si contano poi i fascicoli archiviati con la DMA sempre imputata!!
Che cosa si intende fare? Desiderate piantate le tende nelle aule del GdP? Non è salutare nella vita ci sono cose migliori e più importanti che gareggiare “nel fargliela pagare”.
Esaminando poi, sia quanto riportato nelle rispettive imputazioni che quanto riferito dalle varie testimonianze escusse, i fatti sono in sé sono paragonabili a quelle piccole “beghe” che si registrano nelle scuole materne, dove i bambini, a motivo della loro età e quindi della mancanza di esperienza e di capacità di proporzione nel valutare i problemi che vivono nell'interno delle stesse scuole, danno vita a dispetti e piccoli litigi che appunto sono tipici del tempo in cui si verificano.
Ma l'età scolastica è stata largamente ed abbondantemente superata per cui è necessario e salutare per tutti che “la si pianti una volta per tutte”.
La DMA smetterà di (incomprensibile) parole che, (incomprensibile), si rivolge “l'intenzione di farla offendere e di volerla allontanare dalla sua casa”, gli altri altrettanto dovranno smettere di raccogliere la palla al balzo per presentare querele che costano tempo e molti soldi.
Questi ultimi possono essere spesi in modo più proficuo per tutti, mangiateveli, organizzate ogni tanto una cenetta tutti assieme, una volta a ciascuno mettendo a disposizione la propria casa e a rotazione, vi troverete tutti in migliore salute, in buona armonia e perlomeno in santa pace e così anche noi giudici assegnatari dei vostri fascicoli.
Se poi qualcuno ha piacere di trascorrere il proprio tempo all'interno dei locali dove si discute di problemi personali da chiarire, utilizzate Forum o Verdetto Finale, sono (incomprensibile) ma qui no!!!”
PQM
visto l'articolo 530 del codice di procedura penale assolve tutti dai reati agli stessi rispettivamente ascritti come in epigrafe.
Roma, 17 gennaio 2011.
Il Giudice di Pace
Dott.ssa Gianfranca Chessa

martedì, febbraio 21, 2012

Spuntano le "società d'intermediazione legale".........

Alpa: la mediaconciliazione ha dato risultati deludenti.

Berselli (Pdl): “Raggiunta buona mediazione su tribunale imprese e professioni. Deve cambiare norma su società".


Sul decreto legge Cresci-Italia, il lavoro di mediazione condotto con il Governo ha già portato qualche risultato positivo: il voto sugli emendamenti che inizia oggi in commissione Industria del Senato porterà a 26 i tribunali delle imprese; scomparirà la sanzione di nullità per le clausole di pattuizione con riferimento ai parametri ministeriali del compenso tra avvocati e consumatori e la sanzione disciplinare per i professionisti.
“Sono dunque più che moderatamente fiducioso. Certo è che alcune zone d’ombra permangono e che se il Governo non modificherà le norme su società professionali e su Rc auto, io il provvedimento non lo voterò”.
Così dichiara Filippo Berselli (Pdl), presidente della commissione giustizia del Senato che in questi giorni si è speso per contribuire a trovare un accordo sul decreto Cresci-Italia.
Questa settimana il testo affronta la prova del voto in commissione ed è inutile negare che il passaggio è molto delicato.
“Quanto al metodo, mi auguro che la commissione Industria possa lavorare serenamente sugli emendamenti ricercando un accordo con il Governo; se poi l’esecutivo decide di mettere la fiducia, lo potrà fare in aula sul testo votato in commissione”.
Domanda. Presidente Berselli, secondo le sue notizie il decreto verrà modificato?
Risposta. Il provvedimento deve essere cambiato. E su diversi punti. D’altra parte la commissione giustizia ha approvato un parere fortemente negativo. La previsione sulla Rc auto, per esempio, è inaccettabile.
Domanda. Cosa è disposto a fare il Governo?
Risposta. Alcune cose certamente sì: i tribunali delle imprese saranno collocati in ogni distretto di Corte d’appello; dunque aumenteranno da 12 a 26. Il ministro della giustizia Severino si è dichiarata disponibile anche ad abbassare l’aumento del contributo unificato per le cause di loro competenza.Il decreto lo quadruplica, ma con la modifica dovrebbe esser triplicato. Almeno è un segnale. Rimane, tuttavia, un dubbio.
Domanda. Qual è?
Risposta. Contestualmente all’aumento delle sedi, il Governo sta pensando ad un aumento di competenze dei tribunali delle imprese, sempre in ambito commerciale. Non vorrei che così ci fossero tribunali di serie A e tribunali di serie B. Occorre capirne di più.
Domanda. Cosa può dire sull’ articolo 9?
Risposta. Ho qualche buona notizia. Certamente verrà inserita una norma transitoria che consentirà ai giudici, in sede di liquidazione delle spese legali, di fare riferimento alle vecchie tariffe fino all’approvazione del decreto ministeriale di fissazione dei parametri. Ho segnalato fermamente l’opportunità che al momento della formulazione del decreto, siano sentiti i Consigli nazionali. Vedremo.
Domanda. D’accordo. E poi?
Risposta. Scompare la sanzione di nullità nel caso in cui l’avvocato e il consumatore e/o microimprese pattuiscano il compenso facendo riferimento ai parametri; così come scompare la sanzione disciplinare per il professionista. Tuttavia occorre chiarire con il ministero una questione. Oggi le tariffe comprendono onorari e competenze. I nuovi parametri dovranno considerare entrambe le voci, e non solo i primi. Altrimenti alcune attività rimarrebbero fuori.
Domanda. Tutto bene, quindi?
Risposta. Fino a qui, mi sembra che siano soluzioni ragionevoli. Ma il governo deve ancora dare risposta su società professionali; siamo fermamente contrari al socio di puro capitale. E anche la norma che riconosce alle assicurazioni il potere di imporre una carrozzeria di fiducia al danneggiato pena la diminuzione del 30% del risarcimento è inaccettabile. Ma su entrambe le questioni ancora non vi è risposta.
Domanda. E se queste risposte non dovessero arrivare?
Risposta. Io non voterò il provvedimento, unitamente a molti miei colleghi senatori della commissione giustizia e non solo.

Quando gli avvocati potranno utilizzarla?

Corte Appello Palermo: si applicano le tariffe previgenti.


Corte di Appello di Palermo

Nota 6 febbraio 2012

(Presidente Olivieri)

Criteri di liquidazione degli onorari ai difensori nei procedimenti civili e penali a seguito del D.L. 24 gennaio 2012 n. 1, pubblicato nella G.U. 24 gennaio 2012, n. 19, e recante "Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività".

L'abrogazione delle tariffe professionali, disposta dall'art. 9 del decreto legge n. 1/2012 con effetto dal 24 gennaio 2012, ha determinato una sostanziale paralisi dei procedimenti di liquidazione dei compensi dovuti ai difensori per la inesistenza, nel provvedimento legislativo, di una disciplina transitoria volta a regolamentare la materia. La norma prevede, infatti, che, nel caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale, il compenso del professionista è determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto del Ministro vigilante (alias: il Ministero della Giustizia).

La situazione è veramente paradossale, giacché, da una canto, il giudice è tenuto al rispetto di parametri di liquidazione "obbligatori", ma non è, dall'altro, in condizioni di poter determinare in termini oggettivi e controllabili gli oneri di difesa da porre a carico della parte soccombente, per la mancanza di ogni termine comparativo per la liquidazione degli onorari a favore dei professionisti che hanno operato nel corso del processo, in difetto dell'emanazione del previsto, ma inespresso, decreto ministeriale.

In attesa che il decreto legge venga convertito in legge e che vengano emanate le norme regolamentari, principi di ragionevolezza e ragioni di buon senso impongono che venga adottata un'adeguata uniforme soluzione che contemperi, per un verso, le legittime aspettative dei difensori (impossibilitati allo stato a quantificare le loro spettanze) e, per altro verso, le esigenze del processo che inevitabilmente subirebbe una stasi dal rinvio sine die della liquidazione dei compensi di difesa dovuti dalla parte soccombente.

Soccorrono a tal proposito, oltre le disposizioni della legge professionale forense (legge 22 gennaio 1934 n. 36 e succ. mod.) nei residui termini in cui è tuttora applicabile, le generali disposizioni del codice civile in materia di professioni intellettuali, secondo le quali il compenso, se non è convenuto dalle parti e non può essere determinato secondo le tariffe o gli usi, è determinato dal giudice, sentito il parere dell'associazione professionale a cui il professionista appartiene (art. 2233 c.c.).

Questa è appunto la norma che, a parere di questa presidenza, è, allo stato, applicabile alle prestazioni professionali rese dopo l'entrata in vigore del decreto sulle liberalizzazioni e, in virtù di essa, la determinazione del compenso di difesa, sia nei procedimenti civili che penali, potrà essere determinata secondo i valori delle tariffe abrogate, la cui applicazione uniforme e costante, in difetto di una diversa normativa, potrebbe latu sensu farsi rientrare nel novero degli "usi" o, diversamente, potrebbe essere richiesto al difensore di produrre, a corredo della nota spese, il parere di congruità del proprio Ordine professionale.

A tali principi, qualora condivisi dalle SS.LL., chiedo di uniformare i procedimenti di liquidazione degli onorari, in attesa che il Parlamento converta in legge la decretazione di urgenza n° 1/2012 e che il Ministro della Giustizia regolamenti la materia col decreto previsto dal citato art. 9.

lunedì, febbraio 20, 2012

IL TRUST.


La Legge del 16 ottobre 1989, n. 364ha ratificato e dato esecuzione alla Convenzione dell’Aia del 1° luglio 1985 relativa alla legge sui trust(s) e alla loro esecuzione, importando nell’ordinamento statale un dei più tipici e caratteristici istituti di origine anglosassone – il trust, appunto – che, ponendosi come strumento di pianificazione patrimoniale realizzabile mediante atti inter vivos o mortis causa, come già visto, trova molteplici possibilità di applicazione anche nell’ambito specifico delle relazioni familiari di natura patrimoniale.
L’introduzione della prassi del trust, già di per sé non semplice proprio in considerazione della sua provenienza dal sistema di common law, ha creato non pochi problemi di adattamento ed applicazione nell’ambito di un ordinamento giuridico di civil law.
Il legislatore italiano, seguendo anche lo sforzo concettuale elaborato dalla dottrina e dalla giurisprudenza sia di merito che di legittimità, ha di recente introdotto l’art. 2645-ter c.c. che consente la trascrivibilità anche degli atti di destinazione aventi natura negoziale atipica diretti alla realizzazione di interessi meritevoli di tutela, riferibili a persone con disabilità, a pubbliche amministrazioni, o ad altri enti e persone fisiche.
L’istituto del trust non si esaurisce nell’ambito dei rapporti commerciali ed economici (cd. trust commerciali) ma si estende dunque a quelli di natura familiare, improntati su di un interesse di liberalità e gratuità delle relazioni dei suoi componenti (cd. trust liberali).
La finalità meritevole di tutela è quella di dare vita ad una categoria di beni, rientranti in un patrimonio separato a base fiduciaria, che sono funzionali all’attuazione di un programma destinatorio il cui fine ultimo è garantire ad uno o più soggetti beneficiari determinati, una risorsa economica per fare fronte alle loro esigenze di vita nell’ambito del ciclo vitale della famiglia.
Mediante l’istituto del trust infatti si perverrebbe alla possibilità di negoziare gli interessi patrimoniali in conflitto non solo all’interno delle tipiche procedure della crisi coniugale (separazione e divorzio), ma anche al di fuori di esse, il tutto nella cornice più ampia dell’esistenza di un vincolo matrimoniale fondato sul matrimonio (art. 24 cost.).


Avv. Francesco Mazzei

Evento formativo del 27 febbraio 2012 (n. 3 crediti).

Evento formativo del 2 e 3 marzo 2012 (n. 6 crediti).

Astensione del 23 e 24 febbraio: il manifesto dell'UCPI.

Abolizione tariffe:.....ecco subito il "mercato del pesce"!

Astensione dalle udienza per i giorni 23 e 24 febbraio.

venerdì, febbraio 17, 2012

OUA: ORDINE DEL GIORNO DEL 17 FEBBRAIO 2012.

L'Assemblea dell'Organismo Unitario dell'Avvocatura Italiana riunitasi a Roma il giorno 17/02/2012 con la partecipazione della Cassa di Previdenza Forense, dei Presidenti delle Unioni Regionali e dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati e delle Associazioni Forensi
RICHIAMATA
La delibera del 20 gennaio 2012 nella quale venivano indette due giornate di astensione dalle udienza (23 e 24 febbraio p.v., con manifestazione pubblica il 23 febbraio p.v.) e venivano indicate proposte di modifica normativa ed iniziative di protesta sul territorio.
PRESO ATTO
Del susseguirsi frenetico di modifiche normative in continuo divenire che risultano in contrasto con il fondamentale diritto di difesa del cittadino, che intendono allontanare la Giustizia dal Territorio attraverso l'indiscriminata chiusura dei tribunali, l'asservimento della professione forense ai capitali e lo svilimento della funzione di garanzia propria dell'Avvocatura.
MANIFESTA
- la più profonda contrarietà all'irrazionale disegno posto in essere per la revisione della geografia giudiziaria basato su meri “tagli orizzontali” senza alcuna considerazione delle proposte dell'Avvocatura miranti ad una ridefinizione delle competenze basata sulle peculiarità del territorio e su un'attenta analisi della distribuzione della domanda di giustizia;
- forte indignazione per il comportamento tenuto dal Governo in merito al mantenimento dell'obbligatorietà della mediaconciliazione e dell'entrata in vigore delle materie previste per il mese di marzo nonostante la rimessione della questione alla Corte Costituzionale;
- la più totale contrarietà al dettato dell'art. 9 del decreto legge n. 1/2012 in quanto incostituzionale ed in contrasto con la normativa europea, norma che, così come scritta, ha già determinato notevoli problemi interpretativi e rimessioni alla Corte Costituzionale, chiedendone l'immediata abrogazione;
- l'assoluta contrarietà all'ingresso di soci di puro capitale nelle società tra professionisti, caratteristica non esistente in nessun Paese Europeo, in quanto lesiva della riservatezza dei clienti, dell'indipendenza e dell'autonomia degli avvocati e foriera di pericoli derivanti da possibili infiltrazioni di criminalità organizzata e di gravi conseguenze sul piano previdenziale.
- la sua opposizione alla polverizzazione della giurisdizione attuata mediante l'istituzione di Tribunali speciali preferendo, invece, la specializzazione dei giudici nell'ambito di ciascun Tribunale.
INVITA
al CNF, alla Cassa Forense, alle Unioni Regionali, agli Ordini e a tutte le Associazioni a partecipare alla manifestazione del 23/02/2012 che si terrà a Roma al cinema Adriano e ad indire assemblee, manifestazioni, conferenze stampa per la giornata del 24/02/2012 per illustrare e diffondere sul territorio le ragioni e le proposte dell'Avvocatura.
PRENDE ATTO E FA PROPRIA
la delibera dalla Giunta OUA del 16/02/2012 con la quale è stato indetta l'ulteriore astensione dalle udienze civile e penali da mercoledì 21 marzo 2012 a sabato 24 marzo 2012, in previsione e concomitanza del Congresso Straordinario Forense fissato per i giorni 23 e 24 marzo a Milano.
INVITA
i neoeletti Presidenti dei Consigli degli Ordini Forensi a fissare una riunione con i delegati al Congresso Straordinario per discutere dei temi congressuali, all'uopo convocando per la giornata del 14 marzo 2012 un'assemblea presso ogni singolo ordine.
CONFERMA
tutte le iniziative approvate con la delibera del 20/01/2012 che si riportano di seguito:
1) Occupazione “simbolica” degli uffici giudiziari con manifestazioni territoriali e conferenze stampa in cento uffici giudiziari in due giorni da fissare nei giorni 23 e 24 febbraio 2012.
2) Plurime manifestazioni davanti a Palazzo Chigi, Camera dei Deputati e Senato.
3) Astensione dalle udienze.
4) Incontri locali e nazionali con i Parlamentari negli stessi giorni delle manifestazioni.
5) Presenza massiccia sui media (giornali e Tv) nelle stesse giornate.
6) Invito ai giudici onorari di aderire a tutte le manifestazioni indette dall’Avvocatura.
7) Stampa di manifesti e volantini da affiggere e distribuire fuori e dentro i Tribunali.
8) Invio massiccio di fax e telegrammi di protesta al Presidente del Consiglio, ai Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati, al Ministro della Giustizia.
9) Incontri con i cittadini e con le istituzioni territoriali in sedi pubbliche e private.
10) Costituzione di task force di avvocati in ogni ufficio giudiziario per sostenere e illustrare le iniziative dell’Avvocatura.
11) Incontri e manifestazioni territoriali e nazionali con le altre professioni.
12) Organizzazione di una manifestazione a Strasburgo ampiamente partecipata dall'Avvocatura in vista dell'approvazione della direttiva sui servizi, contro l'equiparazione della professione forense all'attività di impresa

Roma, 17 febbraio 2012

OUA: DL SU PROCESSO CIVILE APPROVATO MERCOLEDI' È INUTILE.


L'Organismo unitario dell`Avvocatura denuncia "l'inutilità del decreto legge sul processo civile" approvato in via definitiva dal Senato e chiede "al ministro della Giustizia e al Parlamento di fare un passo in avanti per una vera riforma del settore.
Del testo originario del dl rimangono solo alcuni nodi criticabili, inutili per rendere più efficienti i procedimenti e vessatori per il diritto di difesa, tra i quali: la liquidazione del compenso all`avvocato limitandolo al valore della causa per i giudizi davanti ai giudici di pace fino a 1.000 euro".
Per Maurizio de Tilla, presidente Oua, "bisogna subito aprire un tavolo presso il Ministero per abolire la sanzione nel caso di mancata partecipazione alla mediaconciliazione obbligatoria e abolire le inutili e burocratiche istanze di trattazione dei processi in Corte di Appello e Corte di Cassazione a seguito dell`invio di comunicazione da parte delle cancellerie (norme di nessuna consistenza e utilità)".

L'Italia dei complotti.........

giovedì, febbraio 16, 2012

Liberalizzazioni: maxi-emendamento e fiducia.


Sul decreto legge che riguarda la c.d. "liberalizzazione" delle professioni il governo porrà la questione di fiducia.
Il decreto - secondo quanto risulta da fonti di agenzia - conterrà una serie di emendamenti al testo originale, che accoglieranno alcune delle richieste avanzate dalle singole categorie professionali.

mercoledì, febbraio 15, 2012

Venerdì prossimo convocati gli stati generali dell'Avvocatura.

IL DATORE PROPONE AI DIPENDENTI MENO SOLDI PER TENERSI IL LAVORO: È ESTORSIONE!

Cassazione Penale, sez. II, 1° febbraio 2012, n. 4290
(Pres. Casucci – Rel. Rago)
"Integra il delitto di estorsione della situazione del mercato di lavoro a lui favorevole per la prevalenza dell’offerta sulla domanda, costringa i lavoratori, con la minaccia larvata di licenziamento, ad accettare la corresponsione di trattamenti retributiva trattamenti retributivi deteriori e non adeguati alle prestazioni effettuate, e più in generale condizioni di lavoro contrarie alle leggi ed ai contratti collettivi".
Conformi: Cass. 36642/2007 Rv. 238918 - Cass. 16656/2010 Rv. 247350 - Cass. 656/2009 Rv. 246046

“Dell’avvocato è più facile dir male che farne a meno” .


E farne a meno, non solo dell’avvocato, ma dei professionisti in genere, sembra essere una priorità di questo legislatore decretante e salvifico.
Che i professionisti siano un costo da tagliare, perché i loro esosi compensi sarebbero determinati in modo diverso dalla mano invisibile e infallibile del mercato è invero un assioma di Bankitalia e Confindustria.
Senza entrare nello specifico (soci non professionisti, abolizione delle tariffe, obbligo di preventivo, ecc.), è evidente anche nella recente decretazione un pregiudizio negativo verso i professionisti.
E’ più facile, ma non lungimirante, dare in pasto alla folla una parte sociale importante, che fatica a riconoscersi come tale, piuttosto che riconoscerle un ruolo da interlocutore. Decretare inaudita parte su di essa è ancora più facile.
Poi però viene il difficile. Senza le cure dei professionisti non si sopravvive, perciò questi biechi profittatori (che talvolta paiono considerati quasi come “nemici di classe”), sono al contempo invocati ed essenziali per tirar fuori imprenditori e consumatori dalla crisi.
Un ossimoro, un’insensata schizofrenia. Che fare? Forse bisogna provare ad innovare drasticamente il metodo: parlarsi direttamente, negoziare soluzioni condivise, piuttosto che tirare per la giacchetta il legislatore decretante, gli uni con pressioni lobbistiche e vere e proprie campagne stampa, e gli altri con agitazioni roboanti quanto spesso patetiche e inefficaci.
Comprendere le reciproche ragioni ed interessi, pur senza necessariamente condividerle, è il primo passo per uscire dalla polarizzazione dello scontro di posizione, dall’alternativa trionfo/catastrofe.
Cominciamo con il riconoscere i veri interessi in campo: Confindustria ha interesse a investire nei servizi professionali? Lo dica chiaramente: probabilmente ci sono altri modi per consentirlo piuttosto che assumere lo status di socio e forzare sulla presenza del “capitale” negli studi professionali.
I professionisti sono preoccupati di una perdita di ruolo e di sicurezza economica o previdenziale?
Lo dicano, invece di nascondersi dietro le pur rilevanti e sussistenti funzioni costituzionali o di difesa di cittadini. Poi forse tutti potremmo convenire che un patto scritto su come, quanto e quando essere pagati è un elemento di chiarezza e semplificazione nei rapporti professionista/cliente.
Magari si potrebbero condividere i parametri per valutare lo studio professionale, che è azienda senza impresa, ma pur sempre complesso di beni, anche immateriali, organizzati per l’esercizio della professione.
E altro ancora. Aprire un tavolo tra professioni, imprese e cittadini, e non alimentare contrapposizioni, reali o presunte, potrebbe aiutare a comprendere per decidere meglio.

da Italia Oggi del 15.02.2012

Michelina Grillo
avvocato in Bologna

martedì, febbraio 14, 2012

Manifesto dell'OUA per l'astensione dei giorni 23 e 24 febbraio.

La triste sorte delle professioni intellettuali.


Vorrei provare a spendere alcuni argomenti razionali , scevri da accenti polemici, e, soprattutto , da pregiudizi di parte, per richiamare l’attenzione delle istituzioni sulla triste situazione in cui oggi versano le professioni intellettuali. Parlo delle professioni “regolamentate”, libere, aventi ad oggetto prestazioni intellettuali, a cui si accede mediante esame di Stato o mediante concorso.
Le professioni che tutelano diritti fondamentali (come l’avvocatura e la medicina) e comunque interessi vitali per tutti i cittadini. Non a caso esse figurano sia nella Costituzione italiana sia nella Carta dei diritti fondamentali dell’ Unione europea. Essendo vitali per la società - lo rilevava proprio alcuni mesi fa Francesco Galgano in un suo bel saggio pubblicato in Contratto e impresa ( 2011, p. 287 ss.) - esse dovrebbero ricevere una qualche attenzione da parte dei Parlamenti e dei Governi.
Le valutazioni politiche, economiche e giuridiche sul trattamento da riservare alle professioni sono valutate in un contesto più ampio di quanto non accedesse per il passato: passano (oltre che al Ministero della Giustizia) attraverso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Economia, il Ministero dello Sviluppo economico, e perfino l’ Autorità Antitrust. Nessuna di queste ultime istituzioni ha preso contatto con i rappresentanti delle professioni.
Le regole che oggi si discutono sulle manovre economiche, che coinvolgono anche le professioni, sono condizionate da una logica imprenditoriale e industriale. E’ evidente che la dimensione economica – oggi favorita dalla grande crisi – assume un ruolo centrale in ogni decisione, anziché essere uno dei criteri di valutazione da esaminare insieme ad altri, non meno rilevanti, come il parametro politico e il parametro giuridico. Cominciamo dunque dall’economia.
L’argomento che si sente spendere più frequentemente muove da un dato che si assume come incontestabile, cioè che la disciplina delle professioni deve essere “liberalizzata” perché l’attuale sistema abbasserebbe il PIL di un punto o di un punto e mezzo . Questo assunto, estrapolato da una Relazione dell’ allora Governatore della Banca d’Italia, risale al 2008. Non si è mai saputo con quali calcoli fosse stato determinato né in base a quali criteri venisse fuori questa cifra.
Se per avventura essa dovesse dipendere dai costi delle spese legali delle imprese (e cioè fosse tratta dalle statistiche del CEPEJ) risalirebbe al 2006, quindi ad una data anteriore al decreto che ha abolito l’ obbligatorietà delle tariffe minime. Se fosse vero che dalla soppressione della obbligatorietà sono conseguiti enormi benefici economici per le imprese, quel dato sarebbe del tutto inattendibile, perché temporalmente superato e tecnicamente incompleto. Se al contrario si trattasse di un dato recente, completo e attendibile, esso dimostrerebbe che la soppressione delle tariffe minime non ha prodotto - in sei anni - alcun risultato utile.
Per parte loro, le professioni producevano undici punti di PIL: non è dato sapere – in quanto i dati economici disponibili non ne trattano - se questo effetto positivo per l’economia italiana sia confermato, oppure se la crisi (come si potrebbe sospettare) abbia prodotto contrazioni nei benefici che le professioni apportano all’economia. Parlo di benefici, perché in questa demonizzazione delle professioni che è riflessa coralmente dai media, si tende a parlare solo di costi, di caste, di privilegi, di incrostazioni, come se le professioni fossero utili solo a se stesse e fossero un inutile fardello, una pesante catena di cui ci si deve liberare in ogni modo.
Se si guarda ai benefici assicurati dalle manovre introdotte a cominciare dall’ agosto scorso i, nel campo delle professioni non si è registrato alcun miglioramento. Tutte le agevolazioni e i sostegni si sono concentrati sulle imprese. Come interpretare questo indirizzo economico? è un invito ad abbandonare la distinzione dei due settori? è il segno della trasformazione strisciante che passa attraverso il mercato dei servizi professionali per arrivare al mercato tout court? Se fosse così avrebbero ragione coloro che mettono in guardia istituzioni e cittadini dalla inaugurazione di una nuova “costituzione materiale” realizzata mediante le tecniche della decretazione d’urgenza.
Lo spazio è tiranno, non si può insistere su questo argomento più di tanto. Passiamo all’argomento politico . Non alludo alle prossime elezioni amministrative, né alle alleanze partitiche in corso, né alla riforma elettorale, ma alle concezioni politiche in campo. Se “liberalizzare” significa rispettare le autonomie, non si comprende perché le manovre, a cominciare da quella di agosto, abbiano infierito sulle professioni con la imposizione di limiti di ogni tipo , inaugurando una stagione dirigistica che sembra esprimere una linea del tutto opposta a quella pubblicizzata. Anziché occuparsi del mercato finanziario, le cui lacune normative non hanno fatto da scudo alla crisi che proveniva dagli Stati Uniti, ci si è occupati di tariffe, anche quando esse tenevano conto delle esigenze sociali, di tirocinio professionale, addirittura di procedimenti disciplinari (!).
Se i valori hanno un peso nella configurazione dei programmi di governo, come si sono distribuiti i pesi e come si sono contemperati gli interessi? E’ difficile rispondere a questa domanda, perché gli interventi si sono succeduti a raffica, senza un programma coerente, sistematico, senza obiettivi mirati e calibrati.
Ecco , questo è l’ultimo argomento che vorrei spendere. Ragionevolezza e proporzionalità . Sono principi cardine del diritto comunitario: proprio quel diritto comunitario che invece viene utilizzato , in malam partem, per giustificare gli interventi restrittivi sulle professioni. Il quadro giuridico che si sta delineando nel nostro Paese in materia i professioni è singolare, perché unico in Europa, in contrasto con le direttive e con la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea. Lo ha rilevato il CCBE, la rappresentanza europea degli avvocati, che esprime la voce di tutti i Paesi , compresi quelli di common law e quelli dell’Europa settentrionale,in una lettera inviata alle istituzioni qualche giorno fa, e passata sotto silenzio dai media.
Deprimere le professioni, con regole che unificano , anziché distinguere, le singole specificità grazie alle ripartizioni del sapere e della esperienza pratica, relegarle ad oggetto di semplificazione normativa da realizzare mediante un regolamento amministrativo, piegarle all’uso di tipologie societarie proprie dell’attività d’impresa, delegittimare gli organi rappresentativi che assicurano l’osservanza delle regole deontologiche e quindi sono un presidio per la tutela dei diritti e degli interessi fondamentali dei cittadini, significa mettere in atto un sistema di regole che non solo non è “richiesto dall’ Europa”, ma addirittura è in contrasto con i principi del diritto comunitario.
Lo ha spiegato con ricchezza di argomenti , in uno scritto pubblicato sul sito del Consiglio nazionale forense, un valente studioso della materia, Roberto Mastroianni, docente dell’ Università di Napoli Federico II. Già, Federico II, il grande e colto imperatore, che aveva promosso e non certo depresso le professioni intellettuali. E dire che stiamo parlando nel tanto deprecato Medioevo, un’epoca che oggi ci sembra tanto lontana quanto luminosa.

Guido Alpa

lunedì, febbraio 13, 2012

Liberalizzazioni: intervista all'Avv. Gaetano Pecorella.

La mediaconciliazione lede i diritti dei cittadini.

Il manifesto del Congresso Nazionale Forense Straordinario.

Alpa: l'obbligo di preventivo è impraticabile per gli avvocati.


L'obbligo per i professionisti di prevedere un preventivo per il cliente è "impraticabile" oltre ad essere una norma "incongrua e incostituzionale".
È quanto ha affermato Guido Alpa, Presidente del Consiglio nazionale Forense, a margine di un'audizione in Commissione Industria del Senato.
"Il compenso finale è imprevedibile" perché, ha spiegato, "dipende dalle decisioni del magistrato nelle varie fasi processuali".
Anche la norma che istituisce i Tribunali per le imprese non piace agli Avvocati."Introduce una distinzione classista perché distingue non sulla base della materia ma sulla base del soggetto".
Inoltre, l'articolo, "introduce pericolosi elementi di inefficienza perché prevede solo 12 sedi in tutta Italia, con intere regioni che ne sono sguarnite".
Infine, arrivano critiche anche sulla possibilità di società di capitali tra professionisti con un socio non professionista.
"Mette a repentaglio il segreto professionale, l'autonomia dello stesso professionista e creare le premesse di possibili conflitti di interesse", ha concluso.

giovedì, febbraio 09, 2012

Liquidazione spese processuali (Sentenza del 3 febbraio 2012 - Tribunale di Varese).


“L’abrogazione delle tariffe forensi, ai sensi dell’art. 9 d.l. 1/2012, comporta che il giudice, per la liquidazione del compenso all’Avvocato, debba applicare l’art. 2225 cod. civ. In applicazione della norma in esame, per la quantificazione del compenso, il giudice può fare riferimento agli standards liquidativi in precedenza applicati e alla somma calcolata dallo stesso difensore mediante la nota spese di cui all’art. 75 disp. att. c.p.c.
Nella determinazione del compenso, occorre tenere presente che il soggetto che esercita la professione forense, indipendentemente dagli atti specifici compiuti, svolge un servizio di pubblica necessità e quindi contribuisce alla realizzazione delle finalità di Giustizia nel processo, aspetto che impone di rispettare la professione dell’Avvocato non frustrandone la funzione mediante un compenso inadeguato o insufficiente”.

Il "vecchio amore" tra il ministro Paola Severino e Confindustria.


Come ha ricordato il Presidente degli avvocati milanesi Paolo Giuggioli, nella conferenza stampa del 28 gennaio 2012 a Palazzo di Giustizia di Milano, il rapporto tra il Ministro di Grazia e Giustizia Paola Severino e Confindustria è un rapporto di lunga data.
Si tratta, infatti di una (proficua) collaborazione che risale per lo meno al 1987, quando Paola Severino inizia ad insegnare Diritto Penale presso l’Università LUISS “Guido Carli” di Roma.
Da allora presso l’ateneo di Confindustria l’avvocato Severino ha progressivamente intensificato la sua presenza e azione, prima divenendo titolare della cattedra di Diritto Penale, quindi come Preside di facoltà di Giurisprudenza, per arrivare (nel 2006) ad essere scelta come Vice Rettore della LUISS.
Sarà perciò un caso che uno dei dossier di riferimento per il Governo Monti risulta essere il Rapporto sulla Giustizia Civile e l’Economia redatto proprio da Confindustria nel giugno 2011..?
Certo non è un legame casuale quello che lega il principale “consigliere” del Ministro Severino alla potente Associazione che rappresenta le grandi industrie e i capitali italiani.
L’avvocato Marcella Panucci dal 1995 risulta essere in forze in Confindustria, dove ha prima ricoperto l’incarico di Direttore Affari Legali, Finanza e Diritto d’impresa, per poi passare (dal 2009) al ruolo di Direttore Affari Legislativi.
In questa veste ha rappresentato Confindustria, tra gli altri, nel gruppo di tecnici che hanno lavorato sulla concorrenza nel Business and Industry Advisory Committee presso l’Ocse – guarda caso una delle fonti continuamente “sbandierata” dal professor Monti per stabilire quanti punti di Pil le liberalizzazioni porterebbero all’Italia (senza per altro mostrare queste ricerche né dare nessun tipo di dettaglio per risalire alla fonte e poterne studiare i contenuti).
Marcella Panucci è anche una convinta promotrice della “mediazione”, altro strumento che il Ministro Severino porta in palmo di mano come “medicina miracolosa” per risolvere i mali della giustizia italiana – tacendo invece dell’aggravio in termini di costi e tempi che questa pratica comporta per i cittadini.
Con l’avvio del Governo Monti Marcella Panucci è passata a svolgere l’incarico di Capo della segreteria e Consigliera economico e finanziaria del Ministro Severino, della quale coordina gli impegni e la predisposizione ed elaborazione degli elementi per i suoi interventi, curando l'agenda, la corrispondenza e i rapporti del ministro con soggetti pubblici e privati.
Ma quanto c’è di “pubblico” e quanto di “privato” nell’agenda del Ministro della Giustizia…?


pubblicato da "Giustizia e Diritti in Italia" su FB.

Astensione del 23-24 febbraio: il manifesto di adesione dell'UCPI.