giovedì, marzo 29, 2012

Previdenza: il ministro Fornero ha oggi incontrato i rappresentanti della Cassa Forense.


“Siamo soddisfatti del colloquio avuto con il ministro Fornero per discutere delle norme contenute nella legge Salva Italia che riguardano il futuro delle casse previdenziali”.
Così il presidente della Cassa forense, Alberto Bagnoli, ha commentato l’incontro con il ministro del Lavoro appena conclusosi a Torino e a cui ha partecipato una ristretta delegazione dell’Ente previdenziali degli avvocati.
“Il Ministro ha ribadito la sua convinzione della necessità di passare al sistema contributivo pro-rata - continua Bagnoli - ma si è mostrata attenta alle problematiche che le sono state illustrate relative all'applicazione di alcuni aspetti del sistema contributivo che la nostra Cassa, tramite Commissioni appositamente costituite, sta studiando per cercare di rispondere alle novità introdotte dalla nuova legge in materia di sostenibilità degli enti previdenziali”.
“Il Ministro ha inoltre confermato la correttezza di un utilizzo dei rendimenti del patrimonio ai fini della valutazione della sostenibilità a 50 anni - conclude il Presidente di Cassa forense - siamo fiduciosi che, attraverso un dialogo costruttivo, si possa trovare la soluzione migliore per facilitare il nostro lavoro e tutelare i migliaia di iscritti che stanno facendo grandi sacrifici per assicurarsi una pensione degna”,

mercoledì, marzo 28, 2012

L'OUA CHIEDE UN INCONTRO URGENTE CON MONTI E LA SEVERINO.

CONGRESSO NAZIONALE FORENSE: riforma forense e referendum contro la mediazione.


Sono 15 mozioni conclusive approvate dal Congresso nazionale straordinario forense di Milano che ha visto oltre 2200 partecipanti, con oltre 1200 delegati, provenienti da tutta Italia, in rappresentanza di 165 Ordini degli avvocati e delle associazioni forensi.
L’avvocatura presenterà una richiesta di revisione della proposta di legge di riforma della professione forense all’esame del Parlamento.
Le altre mozioni hanno riguardato tutte le altre questioni sensibili: dalle riforme sulla giustizia al tirocinio dei praticanti.
È stata approvata la mozione che prevede la promozione di un referendum popolare abrogativo della obbligatorietà della mediazione; quella sulla geografia giudiziaria; quella sull’istituzione del tribunale delle imprese, ritenuta incostituzionale e socialmente iniqua; sulle tariffe il Congresso ha stabilito di perseguire la reintroduzione delle tariffe e dei minimi inderogabili, di sanzionare con la nullità l’accordo su un compenso manifestamente inadeguato alla prestazione e prevederne un illecito deontologico, così come per il preventivo di massima; sulle società di avvocato la decisione è stata quella di chiederne l’abrogazione secca; altre mozioni hanno riguardato tirocinio (effettivo e con equo compenso), giustizia tributaria, giustizia amministrativa.
La proposta di revisione della proposta di legge di riforma della professione forense all’esame del Parlamento pur tenendo conto dei recenti interventi legislativi tra Manovre e Cresci-Italia, ribadirà la specificità dell’avvocatura e la sua funzione costituzionale di tutela dei diritti dei cittadini.
Dall’assise dell’avvocatura è arrivato un netto rifiuto ai progetti governativi di “liberalizzazione” della professione, attuati con regolamenti ministeriali sottratti al controllo del parlamento. Il Congresso dunque ha dato mandato ai vertici dell’avvocatura a sostenere la proposta di legge già approvata dal Senato e oggi all’esame della commissione giustizia della camera e di lavorare ad alcune sue modifiche tenendo conto delle novità legislative intervenute da agosto ad oggi. Tutto dovrà essere fatto il prima possibile.
Da subito, dunque, le varie componenti istituzionali e associative dei legali riprenderanno il cantiere della riforma che dovrà essere attuata, ha stabilito con fermezza il Congresso, con legge ordinaria.
“Dal Congresso viene un forte invito all’unità in un momento in cui l’avvocatura deve fronteggiare la iniziative governative che con l’uso ideologico del diritto comunitario e del’emergenza economica pretenderebbero di mortificare la funzione dell’avvocatura, asservendola a una logica mercantile. L’avvocatura coralmente a detto no: i diritti non sono merce”, ha commentato il vicepresidente del Cnf, Ubaldo Perfetti.

IL MOTTO DEL PROSSIMO CONGRESSO NAZIONALE FORENSE.

Professione avvocato, oggi!

lunedì, marzo 26, 2012

Evento formativo di domani, 27 marzo 2012 (n. 2 crediti).

Congresso Forense: la relazione del V.Presidente del CNF.


(AGENPARL) , Roma -Combattere la visione mercantilistica dei diritti e della professione forense del Governo; reagire alla crisi del monopolio statale della giurisdizione; puntare all’abrogazione delle norme delle varie Manovre che mortificano i valori essenziali dell’avvocatura, professione alla quale la Costituzione riconosce una specificità; approvazione di uno Statuto che rafforzi accesso, formazione, specializzazione, controllo deontologico domestico, qualificazione; unità dell’avvocatura come monito alla politica contro l’affievolimento dei diritti.
Si declina su queste quattro direttrici la relazione che il vicepresidente del Consiglio nazionale forense, Ubaldo Perfetti, ha tenuto in apertura dei lavori del Congresso forense straordinario forense che tenutosi a Milano.
Il vicepresidente del Cnf ha parlato in sostituzione del presidente Guido Alpa, impedito a partecipare all’evento. Il Congresso dell’avvocatura “I diritti non sono merce” è stato convocato d’urgenza per esprimere tutto il disagio di una categoria che sta subendo cosiddette “riforme”, ideologicamente dettate dalla primazia dell’economia sui diritti.
“Riforme viziate dall’uso ideologico del diritto comunitario e dall’uso ideologico dell’emergenza economica”, ha scandito Perfetti. “L’avvocatura deve combattere la visione mercantistica che si sta imponendo nel Paese. Gli ultimi interventi, dalla Manovra di luglio al decreto Cresci-Italia, stanno modificando profondamente il volto della professione e con arroganza lo fanno con atti amministrativi regolamentari. E’ così che incideranno su una attività professionale che è riconosciuta dalla Costituzione”, ha detto Perfetti.
“Quel che più è peggio è che con la stessa visione si interviene sul processo e sulla tutela dei diritti, con provvedimento che apparentemente sembrano frammentari (mediazione obbligatoria, aumenti dei costi di accesso alla giustizia, sanzioni pecuniarie nel processo) ma che in realtà corrispondono a un disegno preciso: mettere in crisi il monopolio statale della giurisdizione, privatizzare la giustizia. Contro questo disegno l’avvocatura deve reagire”.
Il vicepresidente del Cnf ha evidenziato come le scelte del Governo siano “di retroguardia” rispetto alla visione più moderna della Unione europea, che con la Carta dei diritti fondamentali ha ribaltato la visione economicistica in funzione di una maggiore tutela dei diritti a garanzia dei cittadini.
“L’avvocatura non può rinunciare alla sua autonomia, espressa anche attraverso gli Ordini; non accetta la mortificazione in atto e deve insistere a chiedere una propria riforma con legge, con la consapevolezza della necessità di modifiche che ormai sono ineluttabili. Dobbiamo continuare la nostra azione per ottenere l’abrogazione di quelle norme che sono contrarie ai valori fondanti della professione come le società con soci di puro capitale, un tirocinio ridotto, la completa abolizione dei riferimenti tariffari etc.
Agli avvocati in Congresso, Perfetti ha fatto un appello all’unità, a individuare quello che unisce per mandare un forte monito alla politica a “non mercificare i diritti”, ha concluso Perfetti.

Mediaconciliazione e RCA (sentenza GDP Napoli).

sabato, marzo 24, 2012

Riflessioni post congressuali.


Ho letto le esternazioni di disappunto di alcuni fra gli avvocati che hanno partecipato al congresso straordinario di Milano e non le condivido.
Alcune componenti speravano di sfruttare il disagio ed il malcontento diffusi per provocare forti lacerazioni, promuovere clamorose manifestazioni di dissenso che la parte meno accorta, più esasperata e più sensibile alle sollecitazioni demagogiche avrebbe potuto mettere in atto, ed avviare un celere processo di destabilizzazione dei vertici dell'avvocatura.
Speravano ciò si verificasse pur non ignorando che avremmo dato prova alle forze politiche di mancanza di coesione e dell'incapacità di fronteggiare uniti un attacco devastante indebolendoci ulteriormente; capisco la loro delusione perché, per fortuna, hanno prevalso il buonsenso, il rispetto reciproco e l'amore per la professione.
Dobbiamo rallegrarci che non abbia conseguito il risultato sperato.chi intendeva destabilizzare e delegittimare le nostre rappresentanze, istituzionali e non.
Quanti poi speravano che il Congresso potesse ottenere risultati concreti andando oltre le petizioni di principio e le esternazioni del dissenso, sono rimasti a loro volta delusi: è accaduto perché hanno coltivato illusioni che, mi spiace doverlo dire, solo inesperienza o eccesso di ottimismo potevano alimentare.
Gli avvocati non bruciano cassonetti, non fanno barricate per le strade, non prendono a pugni parlamentari e ministri, non colpiscono con calci le loro vetture, non organizzano squadre armate di spranghe e molotov e, quindi, non sono in grado di attuare nessuna protesta che possa richiamare l'attenzione dei mezzi di informazione, stimolare la curiosità dell'opinione pubblica e spingere chi governa all'ascolto di giuste richieste.
L'astensione dalle udienze ed i conseguenti ritardi nella celebrazione dei processi lasciano tutti indifferenti in un paese in cui i ritardi sono endemici e la giustizia si muove con la lentezza di una lumaca.
Potrebbero essere atti significativi la cancellazione contemporanea di tutti gli avvocati dagli elenchi dei difensori di ufficio, dalle liste per il patrocinio a spese dello Stato e le dimissioni dai ranghi della magistratura onoraria; sarebbe facile attuare queste forme di protesta da parte di chi ha altre fonti di reddito professionale ma non verranno mai condivise da quanti traggono modeste risorse di sopravvivenza proprio da quelle attività.
Quindi un congresso del tutto inutile?
Era opportuno che gli avvocati testimoniassero, con la presenza dei delegati di tutti gli Ordini d'Italia, il rifiuto dei metodi e delle scelte del Governo e ribadissero con la forza della democrazia e del voto che le richieste dei loro rappresentanti erano quelle dell'intero ceto forense.
Poco o nulla è stato sino ad ora ottenuto ma ritengo sia ingeneroso attribuire al CNF ed all'OUA, ad Alpa e a De Tilla, il mancato conseguimento di risultati soprattutto se a farlo sono rappresentanti di associazioni anche essi più volte sentite dalla controparte politica.
Nel dopo congresso se qualche risultato vogliamo ottenere dobbiamo stringerci intorno a chi ci rappresenta e fare in modo che giunta alla politica il messaggio che siamo solidali con i nostri rappresentanti e non siamo disposti ad essere cancellati dal tessuto sociale.
Concludo precisando che molte mozioni di analogo contenuto sono state accorpate e, quindi, non è vero che solo una minima parte di quelle presentate sia stata ritenuta ammissibile: diffondere queste inesatte informazioni non fa bene all'avvocatura.

AVVOCATO ELIO DI RELLA

Concluso il Congresso Nazionale Forense (comunicato del CNF).


Milano, 24/3/2012 - L’avvocatura presenterà una proposta di revisione della proposta di legge di riforma della professione forense all’esame del Parlamento.
La proposta di revisione, pur tenendo conto dei recenti interventi legislativi tra Manovre e Cresci-Italia, ribadirà la specificità dell’avvocatura e la sua funzione costituzionale di tutela dei diritti dei cittadini.
Lo ha stabilito oggi il Congresso straordinario dell’avvocatura con l’approvazione delle mozioni conclusive.
Dall’assise dell’avvocatura (oltre 2000 legali) è arrivato un netto rifiuto ai progetti governativi di “liberalizzazione” della professione, attuati con regolamenti ministeriali sottratti al controllo del parlamento.
Il Congresso dunque ha dato così mandato ai vertici dell’avvocatura a sostenere la proposta di legge già approvata dal Senato e oggi all’esame della commissione giustizia della camera e di lavorare ad alcune sue modifiche tenendo conto delle novità legislative intervenute da agosto ad oggi (da ultimo il decreto Cresci-Italia). Tutto dovrà essere fatto il prima possibile.
Da lunedì, dunque, le varie componenti istituzionali e associative dei legali riprenderanno il cantiere della riforma che dovrà essere attuata, ha stabilito con fermezza il Congresso, con legge ordinaria.
“Dal Congresso viene un forte invito all’unità in un momento in cui l’avvocatura deve fronteggiare le iniziative governative che con l’uso ideologico del diritto comunitario e dell’emergenza economica pretenderebbero di mortificare la funzione dell’avvocatura, asservendola a una logica mercantile. L’avvocatura coralmente a detto no: i diritti non sono merce”, ha commentato il vicepresidente del Cnf, Ubaldo Perfetti.
Le altre mozioni hanno riguardato tutte le altre questioni sensibili: dalle riforme sulla giustizia al tirocinio dei praticanti.
E’ stata approvata la mozione che prevede la promozione di un referendum popolare abrogativo della obbligatorietà della mediazione; quella sulla geografia giudiziaria; quella sull’istituzione del tribunale delle imprese, ritenuta incostituzionale e socialmente iniqua; sulle tariffe il Congresso ha stabilito di perseguire la reintroduzione delle tariffe e dei minimi inderogabili, di sanzionare con la nullità l’accordo su un compenso manifestamente inadeguato alla prestazione e prevederne un illecito deontologico, così come per il preventivo di massima; sulle società di avvocato la decisione è stata quella di chiederne l’abrogazione secca; altre mozioni hanno riguardato tirocinio (effettivo e con equo compenso), giustizia tributaria, giustizia amministrativa.

L'AFORISMA DEL SABATO.

mercoledì, marzo 21, 2012

...UNA TRISTE VERITA'!

La Giustizia è un bene pubblico: la mediaconciliazione è incostituzionale!

Lettera aperta dell’Avvocatura Salernitana ai cittadini.


Gli Avvocati Salernitani avvertono la necessità di illustrare ai cittadini alcune delle motivazioni della protesta nazionale alla quale partecipano, anche perché sono state divulgate solo frammentate notizie, peraltro scarne ed incomplete.
Il ruolo dell’Avvocato, di rilevanza costituzionale, è sistematicamente svilito e disprezzato e con esso la delicata funzione di tutela dei diritti dei cittadini.
Serpeggiano mai sopite volontà di abolizione del sistema ordinistico.
L’attuale governo non spiega ai cittadini quali interventi e, soprattutto, quali stanziamenti ha programmato per un’organica riforma del settore giustizia, né ha illustrato le modalità e termini di intervento per la riforma delle professioni e della professione forense in particolare.
Le riforme richiedono risorse adeguate, cultura, proggettualità e metodo e gli Avvocati non hanno mai fatto mancare contributi in tal senso.
Non sono disposti , però, a consentire che in nome del libero mercato e di una malintesa concorrenza, vengano lese l’autonomia e l’indipendenza dell’avvocatura, da sempre garanzia per il cittadino di effettiva attuazione del diritto di difesa.
Non intendono abdicare al proprio ruolo e alla delicata funzione costituzionalmente loro affidata.
L’approssimazione e l’incompetenza con la quale sono state assunte alcune decisioni costringeranno i cittadini:
1) a TENTARE DI CONCILIARE OBBLIGATORIAMENTE ogni lite attraverso appositi istituti PRIVATI prima di rivolgersi al Giudice, con la conseguenza di un notevole esborso di denaro e di un ulteriore allungamento dei tempi della giustizia;
2) a SUBIRE NOTEVOLI DISAGI PER LA ELIMINAZIONE INDISCRIMINATA DEGLI UFFICI GIUDIZIARI PERIFERICI che,trasferiti in quello centrale, ne aggraverebbero il carico, creando confusione, con il conseguente ulteriore procrastinarsi dei tempi;
3) a RIVOLGERSI A UNO STUDIO LEGALE DEL QUALE POTREBBE ESSERE SOCIO ANCHE UN NON AVVOCATO, che verrebbe così a conoscenza di delicati segreti professionali;
4) a SUBIRE LA RIDUZIONE DELLE RISORSE ECONOMICHE perché verranno istituiti altri Uffici Giudiziari specifici per la soluzione privilegiata di controversie che riguardano esclusivamente le imprese;
5) a SOPPORTARE NOTEVOLI AUMENTI DI SPESA anche per giudizi che per il passato venivano offerti gratuitamente.
Gli Avvocati difendendo i propri diritti, difendono quelli dei Cittadini: i diritti non possono essere condizionati da balzelli e non possono essere trattati come merce!
Salerno, 21 marzo 2012.

- CONSIGLIO DELL’ORDINE degli AVVOCATI di SALERNO

- AIGA Associazione Italiana Giovani Avvocati- Sezione di Salerno

- ANF - SINDACATO FORENSE - sezione di Salerno

- A.G.A.S. associazione giovane avvocatura salernitana

martedì, marzo 20, 2012

Congresso Nazionale Forense Straordinario.

Il Catricalà "liberalizzante".


Per l’Avvocatura si vuol far credere che “in principio erano le liberalizzazioni, pretese dall’Europa”. Il Vangelo secondo gli apostoli Bersani e Catricalà.

Eternità e Vangelo dettati in realtà da Confindustria che da anni pretende il raggiungimento di 3 obiettivi: a) assicurarsi una buona fetta del mercato dell’avvocatura; b) abbattere i costi “legali” per sé; c) allentare le forme di tutela dei consumatori verso i poteri forti (banche, assicurazioni, energia etc.).

Secondo l’autorevole Istituto Bruno Leoni “liberalizzare significa rimuovere la tutela statale da un settore per accompagnarlo verso un sistema retto dalle regole del mercato. Il che significa che non c’è bisogno di liberalizzare laddove già esiste un ordine concorrenziale” (IBL, Indice delle liberalizzazioni, 2007, 2 ss.).

Ci accorgiamo però che la professione forense in Italia è molto libera perché non sconta un monopolio né sbarramento (anche se poi l’IBL asserisce che “Il sistema delle professioni intellettuali italiane è liberalizzato al 46 per cento” rispetto a quello inglese). La professione intellettuale partecipa (producendo ricchezza) ad una rilevante fetta del nostro Pil. Professione intellettuale, quella forense, unica nel suo genere poiché dedita alla primaria tutela dei diritti. Uno dei due pilastri della giustizia, dunque un pilastro della democrazia.

Un bel progetto quello di Confindustria, non c’è che dire. Lobby trasversale e radicata nei gangli del potere, che persegue un disegno molto pericoloso per la collettività: 1) la destrutturazione dell’avvocatura e dei suoi principi fondamentali (libertà, autonomia, indipendenza, preparazione tecnica e controllo deontologico); 2) l’indifferenza se non la compiacenza verso l’inefficienza della giustizia.

Il verbo sperticato da Bersani prima e Catricalà poi, “Ce lo chiede l’Europa” è palesemente falso. Da ultimo, “liberalizziamo” perché è necessario per rilanciare l’economia e ridurre il debito pubblico. L’Europa ha invece indicato ben altre strade. Quale sia poi il link tra avvocatura “liberalizzata”, economia e debito pubblico, nessuno l’ha spiegato. Infatti non c’è.

Non chiede ciò la c.d. direttiva Bolkenstein tesa a eliminare le restrizioni alla circolazione transfrontaliera dei servizi, incrementando trasparenza e informazione dei consumatori, per consentire più ampia facoltà di scelta e migliori servizi a prezzi inferiori. Infatti per quanto riguarda la professione legale, la direttiva impone misure sulle comunicazioni, rese disponibili “in modo chiaro” e “prima che il servizio sia prestato”, informazioni sulle regole professionali, sui codici di condotta cui il professionista è assoggettato, sull’esistenza di organismi di conciliazione per la risoluzione delle controversie (art. 22).

Non lo chiedono le Risoluzioni di Strasburgo e le sentenze della Corte Ue, che hanno invece ribadito la necessità che l’avvocatura si riconosca in uno statuto di valori essenziali a tutela dell’interesse pubblico dei cittadini, per attuare la garanzia del diritto di difesa e l’accesso alla giustizia [Parlamento europeo, risoluzioni 5 aprile 2001, 16 dicembre 2003, 23 marzo 2006; Corte di Giustizia, sentenze Arduino del 2002 (causa C-35/99), Cipolla e Macrino (cause C-94/04 e C-202/04), 29 marzo 2011 (causa C-565/08), che osservano come le tariffe forensi italiane siano compatibili con il Trattato Ue).

La furia occulta di Confindustria, che guida la mano degli esecutivi, vuole liberalizzare un settore già ampiamente libero. L’avvocatura italiana è passata in 25 anni da 50.000 avvocati a oltre 200.000 ed ha assistito allo stabilimento nel nostro paese di numerosi studi stranieri. Una professione ultra libera. Abbiamo la maggiore proporzione europea tra cittadini ed avvocati. L’avvocatura italiana si è “proletarizzata”, intendendo con ciò l’accesso a tutti i soggetti meritevoli (laurea + pratica + esame di Stato). Processo equo, poiché il 50% ha meno di 45 anni ed è composto da donne. Negli ultimi anni il reddito medio è stato fortemente eroso e la giovane avvocatura paga il prezzo maggiore, dovendo scontare l’avviamento e la riduzione della fetta di mercato.

Abbiamo il più alto rapporto europeo in proporzione tra cittadini ed avvocati. Una delicata professione che certo ha necessità di modernizzarsi (con: tariffe chiare, apertura al preventivo, Ordini rigorosi, apertura alla pubblicità, specializzazioni) ma salvaguardando i principi fondamentali posti anche e soprattutto a tutela della collettività.

Invero, gli esecutivi, ben spalleggiati dai mass media, hanno creato un’enorme mistificazione: a) si interviene perché ce lo chiede l’Europa; b) dobbiamo liberalizzare la professione forense; c) l’avvocatura è una casta; d) interveniamo per ridurre il debito pubblico e rilanciare l’economia. Non ultimo: e) dobbiamo deflazionare il contenzioso invece di rendere efficiente la giustizia. Tutti falsi.

di Marcello Adriano Mazzola .

Da oggi mediaconciliazione anche per RCA e condominio.

venerdì, marzo 16, 2012

La manifestazione di ieri a Roma (slide).

Momenti di tensione al Palazzaccio (video di Repubblica).

Mediazione civile, Severino: nessun rinvio rispetto alla data del 21 marzo.


Ministero della Giustizia, comunicato stampa 15.03.2012
Attuazione dei principi previsti dall'art. 3, comma 5, della Manovra di agosto sugli ordini professionali: in vista della predisposizione dei relativi Dpr ministeriali, il guardasigilli Paola Severino ha discusso con i rappresentanti dell'avvocatura le diverse proposte.
Nel corso della riunione, tenutasi nel pomeriggio presso la sala Livatino alla presenza di Consiglio nazionale Forense (CNF), Unione Camere Penali Italiane (UCPI), Unione Nazionale Camere Civili (UNCC), Organismo Unitario dell'Avvocatura (OUA), Associazione nazionale Forense (ANF), Associazione Italiana Giovani Avvocati (AIGA) e Unione Giovani Avvocati Italiani (UGAI), il ministro ha individuato una serie di aspetti da disciplinare quali il tirocinio, l'accesso alla professione, i percorsi di formazione, i meccanismi disciplinari e la pubblicità informativa.
"Attraverso queste riforme bisogna porre al centro la qualità della professione. Solo così potremo avere una avvocatura realmente competitiva", ha detto il ministro che ha sollecitato anche le rappresentanze dell'avvocatura a presentare proposte strutturate di riforma che costituiranno un punto di riferimento per la stesura dei DPR.
Nel corso dell'incontro sono stati sottoposti al guardasigilli altri temi: la revisione della geografia giudiziaria, la mediazione e la riforma del processo civile. Quanto a quest'ultima, il ministro si e' dichiarata disponibile al confronto con l'avvocatura su ulteriori proposte volte a semplificare e ad accelerare il processo civile.
Sulla geografia giudiziaria, invece, nelle prossime settimane saranno resi pubblici i parametri oggettivi sulla base dei quali il governo procederà all'esercizio della delega; parametri sui quali - ha sottolineato il ministro - sta lavorando una apposita commissione, dove siedono rappresentanti sia dell'avvocatura sia della magistratura. Vi sarà poi un'ulteriore fase di confronto con le categorie interessate.
Infine, sulla mediazione civile non ci saranno rinvii rispetto alla data del 21 marzo prossimo, quando questa diventerà obbligatoria anche per le liti condominiali e per i risarcimenti danni da infortuni stradali.Tuttavia, il Ministro ha dato piena disponibilità ad un confronto per verificare eventuali criticità, attraverso un attento monitoraggio sui risultati dell'applicazione.

Giustizia, avvocati ancora in sciopero, 2.000 manifestano a Roma.


ROMA (Reuters) - E' iniziata oggi la settimana di agitazione degli avvocati contro le liberalizzazioni e altre proposte di riforma del Guardagilli Paola Severino, con una manifestazione a Roma davanti alla Corte di Cassazione che ha portato in Piazza Cavour circa 2.000 legali in toga.

"La manifestazione di oggi è solo l'inizio di una lotta pacifica, ma dura e convinta", ha detto Maurizio De Tilla, presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura (Oua) in prima linea nella protesta, che cita il collega Mahatma Ghandi (anche lui un avvocato).

"Come Gandhi marceremo in tutta Italia per ricordare che protestiamo per difendere i diritti dei cittadini dentro e fuori le aule dei tribunali".

Dopo lo sciopero del 23 e 24 febbraio, è iniziata stamani una settimana di astensione dalle udienze.

In piazza gli avvocati si sono presentati in toga e coccarda tricolore.

"Su 230.000 avvocati, oltre 100.000 sono in difficoltà", ha detto De Tilla. "Abbiamo un lavoro che non è sicuro e sottopagato".

Secondo le associazioni della professione, il quadro si farebbe a tinte più fosche dopo l'abolizione delle tariffe professionali decisa dal decreto legge sulle liberalizzazioni, in corso di conversione alla Camera.

Ma gli attacchi alla professione, dice De Tilla, non si fermano qui. Gli avvocati hanno alzato le barricate contro la annunciata chiusura di diversi tribunali -- al centro della riorganizzazione della geografia giudiziaria annunciata da Severino -- e la prossima entrata in vigore della conciliazione obbligatoria in materia di incidenti stradali e liti di condominio.

mercoledì, marzo 14, 2012

Da domani avvocati in sciopero per 7 giorni, manifestazione a Roma.


ROMA (ANSA) - Da domani e per sette giorni, fino al 23 marzo, scioperano degli avvocati per protestare contro le liberalizzazioni e per chiedere una "vera" riforma della giustizia. E sempre nella giornata di domani terranno una manifestazione nazionale a Roma, mentre dal 23 al 24 marzo si riuniranno a Milano per il congresso straordinario dell'avvocatura.
"Domani arrivano a Roma migliaia di avvocati, mentre in tutta Italia 230mila legali incrociano le braccia contro la rottamazione della macchina giudiziaria, le liberalizzazioni selvagge e per chiedere una vera riforma della giustizia- dice il presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura Maurizio De Tilla, che intanto oggi nel primo pomeriggio, con gli altri componenti dell'avvocatura sarà ricevuto dal ministro della Giustizia Paola Severino. Oltre al nodo delle tariffe, gli avvocati hanno posto la questione del rinvio dell'entrata in vigore delle materie escluse dalla conciliazione obbligatoria, condomini e incidenti, in attesa dei pronunciamenti della Corte Costituzionale e delle Corte di Giustizia Europea.
Ma hanno anche chiesto l'eliminazione della norma che consente la presenza di soci di capitale negli studi professionali, "perché portatrice di evidenti conflitti di interessi, di ingerenze malavitose (riciclaggio) e perché è del tutto inutile per aumentare la competitività del settore". E' stato poi sollecitato un tavolo di confronto per "evitare l'inutile e dannosa chiusura di piccoli Tribunali" e per discutere proposte avanzate dagli avvocati per "far funzionare davvero la macchina giudiziaria

La protesta degli avvocati in diretta su IUS Channel.


Sarà possibile seguire tutte le fasi della manifestazione di protesta indetta dall’Avvocatura per domani 15 marzo a Roma in piazza Cavour.
Dalle ore 11.00 la diretta su www.iuschannel.tv visibile su qualsiasi computer, tablet o smartphone.

lunedì, marzo 12, 2012

AVVISO PER LA MANIFESTAZIONE DEL GIORNO 15 MARZO.

Un grazie al PM Antonio Ingroia .


Il Pm Antonio Ingroia, in occasione della sentenza riguardante Marcello Dell’Utri, ha fatto affermazioni di cui dobbiamo essergli grati. Esse rappresentano infatti un eccellente chiarimento per quanto riguarda la giustizia in Italia.
Egli ha detto dei magistrati della V Sezione Penale della Cassazione: «C'è chi ha avuto come maestri Corrado Carnevale, chi invece Falcone e Borsellino».
Chi sia stato Corrado Carnevale va ricordato ai più giovani o ai più distratti.
Questo magistrato divenne famoso per alcune caratteristiche: innanzi tutto perché aveva superato ogni sorta di esame col massimo dei voti, a cominciare dall’essere risultato primo nel suo concorso per magistrato. Poi perché, appena arrivato a presiedere la prima sezione (il più giovane presidente che la Cassazione abbia mai avuto, a 55 anni), riuscì a smaltire l’arretrato in un tempo sbalorditivo, proprio perché, oltre che un mostro giuridico, era tale anche per la capacità di lavoro. Ma tutto questo non riuscì a renderlo famoso quanto l’ultima caratteristica: l’applicazione scrupolosa della legge penale. Se degli avvocati ricorrevano in Cassazione perché, in primo grado, era stata omessa una notificazione che la legge penale prescrive a pena di nullità, Carnevale induceva la sua sezione a dichiarare quella nullità. E il processo doveva ricominciare dal primo grado.
Perfino parecchi colleghi erano scandalizzati. D’accordo, la legge prescrive quella notificazione a pena di nullità e – d’accordo – i giudici di primo e di secondo grado avevano sbagliato: ma si potevano annullare anni di attività giudiziaria, decine di udienze, ordinanze e sentenze, per una miserabile notificazione? Un giudice di “buon senso” – come se il buon senso permettesse di violare la legge - ci sarebbe passato sopra e avrebbe rigettato quel motivo di ricorso.
Per ineccepibili motivi giuridici furono così annullate parecchie sentenze e l’Italia, invece di dedurne che quel magistrato era un modello di onestà e d’obbedienza alla legge, lo bollò col nomignolo di “ammazzasentenze”.
Un po’ come se si accusasse di avere provocato il cancro un oncologo che lo ha semplicemente identificato.
Carnevale era un garantista senza falle e invece la sinistra fu tutta contro di lui. Gli stessi politici, invece di cambiare eventualmente il codice di diritto processuale penale, dettero manforte all’opinione pubblica. Infine un pentito inventò che Carnevale quelle sentenze le avesse fatte annullare perché era amico dei mafiosi e il magistrato fu sospeso, rimosso, processato, condannato, esecrato dall’intera Italia.
Ma egli aveva due frecce, al suo arco: era perfettamente innocente e sapeva maneggiare la legge come nessun altro. Non solo alla fine fu assolto da ogni accusa, non solo fu reintegrato nella sua carica, non solo gli si dovette pagare lo stipendio per tutto il tempo in cui gli era stato vietato di amministrare giustizia ma addirittura si dovette in qualche modo far sì che potesse ricuperare tutti i vantaggi degli anni che gli erano stati sottratti.
È questo modello di uomo e di magistrato che Antonio Ingroia propone come contraltare del magistrato stimabile ed anzi ideale. E gli si deve essere grati, di questa confessione che chiarisce molte cose. Egli confessa che il giudice non deve obbedire alla legge ma all’opportunità, alla lotta senza quartiere ai “delinquenti” (anche politici?) e, pur di fare quella che lui crede “giustizia”, deve passare sopra un’eventuale precisa norma di legge. Robespierre non avrebbe detto niente di meglio.
Questo principio che ad un profano può sembrare plausibile è in realtà una bestemmia giuridica. Se un giudice è convinto della colpevolezza dell’imputato malgrado il fatto che non esistano prove a suo carico, secondo la sua personale “giustizia” dovrebbe dunque condannarlo. Ma se quella convinzione – anche in perfetta buona fede – è errata, e se il codice non vale, che mezzo ha l’imputato per difendersi?
La “giustizia” è opinabile, il codice no. È interpretabile, ma interpretarlo non significa violarlo patentemente. Se la colpa di un assassino non è provata, Carnevale lo assolverebbe, Ingroia forse no.
Come non assolverebbe Dell’Utri neppure se fosse vero, come sostiene il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, che “l'accusa non viene descritta, il dolo non è provato, precedenti giurisprudenziali non ce ne sono e non viene mai citata la sentenza Mannino della Cassazione, che è un punto di riferimento imprescindibile in processi del genere”.
Ingroia ha l’aria di non occuparsi di tutto ciò. Lui “sa” che Dell’Utri è colpevole e che quella sentenza della Cassazione rientra “in quel processo di continua demolizione della cultura della giurisdizione e della prova che erano del pool di Falcone e Borsellino”.
La gente a volte va avanti ad icone: Carnevale è l’icona del cattivo magistrato, secondo certa stampa, Falcone è il magistrato buono. Dimenticando che è uno dei pochi magistrati che hanno accusato un “pentito” (Giuseppe Pellegriti) di essere un calunniatore.
Forse non era un così buon magistrato come pensa Ingroia.


di Gianni Pardo

EVENTO FORMATIVO DEL 17/03/2012 (4 CREDITI).

DAL 15 MARZO ASTENSIONE DALLE UDIENZE (MANIFESTO OUA).

domenica, marzo 11, 2012

.........PAROLE SANTE!!!!

Alpa (Cnf): l'Europa non chiede le liberalizzazioni selvagge.


Guido Alpa, Presidente del Consiglio nazionale forense, intervenendo a Bruxelles al Convegno "Professional Orders, Reform and Liberalisation of Professions in the EU Single Market" ha dichiarato che non è la Ue a chiedere la liberalizzazione selvaggia.
“I principi comunitari in materia di professione forense sono stati sistematicamente disattesi dal legislatore italiano. I Governi ed i Parlamenti che si sono succeduti dal 2006 ad oggi hanno fatto prevalere le regole della concorrenza su ogni altro valore, accreditando una concezione economicistica del diritto comunitario, e – peggio - facendo credere che gli interventi normativi via via effettuati fossero richiesti o imposti dal diritto comunitario”.
Alpa ha passato in rassegna tutte le Risoluzioni di Strasburgo e le sentenze della Corte Ue che hanno ribadito la necessità che l’avvocatura si riconosca in uno statuto di valori essenziali a tutela dell’interesse pubblico dei cittadini, per attuare la garanzia del diritto di difesa e l’accesso alla giustizia.
Il Parlamento si è espresso tre volte, nel 2001, nel 2004 e nel 2006, per chiarire che la professione legale deve operare in regime di indipendenza, di assenza di conflitto di interessi e di tutela del segreto professionale, quali valori fondamentali di pubblico interesse che vanno al di là della disciplina della concorrenzialità.
Il Parlamento europeo, ha ricordato il presidente del Cnf, ha anche riconosciuto la funzione cruciale delle professioni legali in una società democratica al fine di garantire il rispetto dei diritti fondamentali, lo stato di diritto, e la sicurezza nell’applicazione della legge, sottolineando l’esigenza di proteggere la qualificazione delle professioni legali, nonché l’indipendenza, la competenza, l’integrità e la responsabilità dei professionisti.
La Corte di Giustizia, poi, con tre sentenze (“Wouters”, “Arduino” e “Cipolla”), riferite peraltro anche alle tariffe predisposte dal Consiglio Nazionale Forense e sottoposte al Ministro della Giustizia, ha convalidato sia i principi di specialità delle professioni intellettuali rispetto alle imprese di servizi, sia i principi di specialità delle professioni legali rispetto alle altre professioni intellettuali.
“Questi principi sono stati sistematicamente disattesi dal legislatore italiano”, ha detto Alpa, nel 2006 con le lenzuolate di Bersani, ma anche oggi riferendosi ai provvedimenti di stabilizzazione finanziaria che si sono succeduti da luglio in poi. Sono stati fissati criteri con riguardo alla pubblicità, all’ingresso al tirocinio e alla aggregazione societaria anche con soci di mero capitale, pur di minoranza, mettendo in grave pericolo il futuro della professione forense. Tutto ciò, invocando gli obblighi di adesione all’Unione Europea e senza considerare i principi dell’avvocatura e tutti i pericoli già segnalati dal Parlamento europeo.
“Dal punto di vista della concorrenza il mercato italiano dei servizi legali è saturo e quindi non richiede ulteriori interventi”, ha evidenziato il presidente del Cnf, chiedendosi in conclusione: “Ma quale sarà la fine di questo percorso che deprime il ruolo dell’avvocatura e quindi il suo ruolo di pilastro dello stato di diritto? E’ questo il modello politico economico e sociale che incarna l’Europa? E’ questo il costo della crisi economica, cioè un deficit di democrazia?”

sabato, marzo 10, 2012

Giudici di pace denunciano il ministero all'Inps.


ROMA, 9 MAR – L'Unione Nazionale dei Giudici di Pace ha denunciato al Presidente dell'INPS il Ministero della Giustizia per il mancato versamento dei contributi previdenziali a favore dei giudici di pace.
E ha incaricato i propri legali di diffidare via Arenula perche' provveda a questo versamento e di denunciare il Ministro Severino, ''quale datore di lavoro dei giudici di pace, presso l'Ispettorato del Lavoro per omesso versamento dei contributi medesimi''.
L'iniziativa e' il preludio all'avvio di ''migliaia'' di azioni giudiziarie nei confronti del Ministero ''per lesione di elementari ed inviolabili diritti costituzionali riconosciuti a tutti i lavoratori, stabili e precari'', fa sapere l'Unione, che ha gia' proclamato uno sciopero di una settimana a partire dal lunedi' 12.

Usucapione e mediaconciliazione.


Con una recentissima sentenza dell’8/2/2012 il Tribunale di Roma ha statuito che il verbale di conciliazione che accerta l’intervenuta usucapione del diritto di proprietà non può essere trascritto poiché esso non rientra in uno degli accordi con effetto modificativo, estintivo o costitutivo di cui all’art. 2643 c.c., ma è semplice negozio di accertamento, con efficacia dichiarativa e retroattiva.
Pertanto, poiché l’art. 2 D. lgs. n. 28/10 dispone che l’accesso alla mediazione per la conciliazione è limitato alle controversie vertenti su diritti disponibili, solo l’accertamento del possesso ad usucapionem con effetti limitati alle parti può essere demandato all’autonomia negoziale, nel mentre l’accertamento del diritto di proprietà per intervenuta usucapione con valenza erga omnes rientra nel novero degli atti riservati al giudice.
Ne consegue che, a sensi del combinato disposto degli artt. 2 e 5 del D. Lgs n. 28/10, la mediazione in materia di usucapione è obbligatoria solo per la finalità dell’accertamento dell’esistenza dei presupposti di fatto, ma, se tali presupposti sono pacifici, colui che vuol far valere l’acquisto per usucapione potrà direttamente instaurare il processo innanzi all’autorità giudiziaria.

L'AFORISMA DEL SABATO.

venerdì, marzo 09, 2012

QUANDO SI HA DOMANDA NUOVA E INAMMISSIBILE IN APPELLO?


Cassazione, sez. III, 7 febbraio 2012, n. 1684
Si ha domanda nuova, inammissibile in appello, per modificazione della causa petendi quando il diverso titolo giuridico della pretesa, dedotto innanzi al giudice di secondo grado, essendo impostato su presupposti di fatto e su situazioni giuridiche non prospettate in primo grado, comporti il mutamento dei fatti costitutivi del diritto azionato e, introducendo nel processo un nuovo tema di indagine e di decisione, alteri l'oggetto sostanziale dell'azione e i termini della controversia, in modo da porre in essere una pretesa diversa, per la sua intrinseca essenza, da quella fatta valere in primo grado e sulla quale non si è svolto in quella sede il contraddittorio.

giovedì, marzo 08, 2012

O.U.A.: MESSAGGIO AGLI AVVOCATI ITALIANI.

I NOSTRI RAGAZZI DEVONO TORNARE A CASA!

Giudici di Pace: sciopero dal 12 al 16 marzo.


(ANSA) ROMA - I giudici di pace incroceranno le braccia per cinque giorni, dal 12 al 16 marzo.
Protestano contro il mancato riconoscimento della tutela previdenziale e assistenziale e della garanzia d’indipendenza.
Ma anche contro l' ''irrazionale'' riduzione dei loro uffici e l’obbligatorieta' della mediazione anche per cause di minor valore.
La conferma dello sciopero, in una lettera inviata al premier Monti e al Guardasigilli Severino dall'Unione nazionale dei giudici di pace.