lunedì, marzo 31, 2008

Anm indice il proprio Congresso per il 6-7-8 giugno.

Roma(Apcom) - L'Associazione nazionale magistrati ha indetto il prossimo congresso per il 6, 7 e 8 giugno prossimi. E' quanto ha stabilito il Comitato direttivo Centrale riunitosi il 29/03 u.s.. Il titolo dell'assise sarà "Un progetto per la giustizia. Organizzazione professionalità ed efficacia".

L'Anm, inoltre, ribadisce l'importanza di riformare il sistema giudiziario che, si legge nel documento approvato, "versa in una gravissima crisi di efficienza e di funzionalità, che si sta trasformando in crisi di credibilità della giustizia": "La nuova legislatura - afferma l'Anm - dovrà essere una occasione per avviare un processo riformatore che restituisca efficacia, funzionalità e credibilità alla giustizia nel nostro paese. Obiettivo questo che dovrebbe essere comune a tutti gli schieramenti politici.

L'associazione nazionale magistrati intende fornire il proprio contributo alla elaborazione di un 'Progetto per la Giustizia' che accolga il meglio della elaborazione giuridica degli ultimi anni ed abbia come obiettivo una efficace tutela dei diritti dei cittadini, attuata, secondo la promessa costituzionale, in tempi ragionevoli".

"L'Associazione Nazionale Magistrati - si legge nel documento - ribadisce il suo impegno per una intransigente difesa dei principi costituzionali posti a garanzia dell'autonomia e dell'indipendenza dei magistrati giudicanti e del pubblico ministero. Tra questi in particolare: l'unità dell'ordine giudiziario (pur nella distinzione di funzioni tra giudici e pubblici ministeri); la composizione e le competenze del Consiglio Superiore della Magistratura e il mantenimento in capo all'organo di governo autonomo della giurisdizione disciplinare".

"L'indipendenza e l'autonomia non sono privilegi della magistratura - osserva l'Anm - ma hanno un senso se si manterrà fermo l'obiettivo strategico della efficacia e della efficienza del servizio giustizia, diventato obbligo costituzionale con il nuovo testo dell'articolo 111 Cost. e richiesto ultimativamente dal Comitato dei ministri dell'Unione Europea nel febbraio del 2007, sulla scia delle conclusioni del rapporto Robles del dicembre 2005".

"Il sistema giudiziario italiano - affermano i magistrati - versa in una gravissima crisi di efficienza e di funzionalità, che si sta trasformando in crisi di credibilità della giustizia. I rimedi non stanno in nuovi interventi sull'assetto della magistratura, sui quali negli ultimi tempi si è concentrata la politica, ma in uno sforzo volto a migliorare il funzionamento della giurisdizione".

"La difesa della indipendenza e del ruolo costituzionale della magistratura - ricorda l'Anm - è l'impegno prioritario della associazione, che è anche un sindacato, ma non può essere un mero sindacato. E' vero, infatti, che tra i suoi scopi rientra quello di garantire la dignità della funzione, il cui esercizio non può essere privato di un sostegno organizzativo reale e tangibile; ma la forza e la credibilità dell'associazione si fondano in via principalesul suo impegno alla tutela dell'assetto costituzionale della magistratura e alla attuazione di un sistema giudiziario che funzioni, secondo le esigenze di uno stato democratico di diritto".

"Il processo e l'organizzazione - sottolineano i magistrati -rappresentano da tempo i terreni sui quali si muove l'iniziativa culturale e politica dell'associazione nazionale magistrati. In questa fase di particolare emergenza è necessario adottare in tempi rapidi alcune iniziative concrete per restituire funzionalità al sistema, ferma restando la necessità di costruire un quadro complessivo e armonico di riforme. Per noi i punti principali di intervento sono:

a) sul terreno del diritto e del processo penale:

• ripensare complessivamente il sistema della sanzione penale in modo da prevedere una diversa tipologia degli interventi sanzionatori e garantire efficacia e certezza della pena; l'introduzione immediata della "irrilevanza penale del fatto" potrebbe intanto porre rimedio alla ipertrofia del diritto penale;

• restituire centralità al processo di primo grado, luogo nel quale si forma la prova nel contraddittorio, e razionalizzare il sistema delle impugnazioni;

• adottare disposizioni per la razionalizzazione e l'accelerazione del processo (tra cui in particolare il sistema delle notifiche, il processo agli irreperibili, il processo contumaciale);

• rivisitare la disciplina della prescrizione prevedendo regimi differenziati per le varie fasi processuali;

b) sul piano del processo civile:

rivitalizzazione del processo del lavoro e semplificazione/riduzione degli altri riti processuali;

modulazione del rito ordinario a seconda della complessità/semplicità della controversia;

revisione del sistema delle impugnazioni e in particolare del processo di appello;

strumenti volti a contrastare l'uso dilatorio e gli abusi del processo;

incentivazione di sedi conciliative e di strumenti di composizione/mediazione dei conflitti;

c) organizzazione:

razionalizzazione delle piante organiche e della geografia giudiziaria: riduzione degli uffici del Giudice di pace; accorpamento dei piccoli Tribunali, secondo le linee di un progetto già elaborato dalla associazione; nella necessaria riorganizzazione del processo, da attuare insieme alla riqualificazione del personale amministrativo, è prioritario sviluppare l'applicazione degli strumenti informatici in tutte le fasi processuali, a cominciare dalla introduzione della posta elettronica certificata; solo in questo contesto sarà possibile l'adozione di misure organizzative idonee a garantire che ogni magistrato possa gestire, nell'ambito della sua responsabilità, un carico sostenibile di lavoro; riorganizzazione del servizio volto al recupero di pene pecuniarie e spese da destinare al funzionamento del servizio giustizia con significativo beneficio per il bilancio dello Stato; riordino della magistratura onoraria in modo conforme all'assetto costituzionale, nel quale prevedere anche una limitata redistribuzione delle competenze dal giudice professionale al giudice di pace.

"La riforma della giustizia - conclude l'Anm - ha bisogno dell'impegno responsabile dei magistrati. A tal fine l'associazione si impegna a contribuire al miglioramento costante del servizio giustizia, nell'interesse dei cittadini, incrementando la cultura della organizzazione, in particolare per i dirigenti degli uffici, e la professionalità di tutti i magistrati. L'Anm si dà carico di affrontare i fenomeni di efficienza e di elusione di responsabilità organizzative che non di rado per colpa di pochi espongono al discredito l'intera magistratura".

sabato, marzo 29, 2008

Cassazione: quando la violazione del dovere di coabitazione è motivo d'addebito della separazione.


"In tema di separazione personale dei coniugi, la pronuncia di addebito non può fondarsi sulla sola violazione dei doveri che l'art. 143 c.c. pone a carico dei medesimi coniugi, essendo, invece, necessario accertare se tale violazione abbia assunto efficacia causale nella determinazione della crisi coniugale, ovvero se essa sia intervenuta quando era già maturata una situazione di intollerabilità della convivenza, cosicchè, in caso di mancato raggiungimento della prova che il comportamento contrario ai doveri nascenti dal matrimonio tenuto da uno dei coniugi, o da entrambi, sia stato la causa del fallimento della convivenza, deve essere pronunciata la separazione senza addebito".

E’ solo uno dei principi enunciati dalla Corte di Cassazione in una recente pronuncia (Sent. n. 2740/2008) resa dagli "ermellini" a seguito di un ricorso promosso da una donna alla quale - in sede di appello - era stata addebitata la separazione per allontanamento dalla casa familiare.

La Corte ha aggiunto che "l'indagine circa l'intollerabilità della convivenza deve essere svolta sulla base della valutazione globale e della comparazione dei comportamenti di entrambi i coniugi, non potendo la condotta dell'uno formare oggetto di apprezzamento senza un raffronto con quella dell'altro, dal momento che solo tale comparazione permette di riscontrare se e quale incidenza esse abbiano avuto, nelle loro reciproche interferenze, agli effetti della determinazione della crisi matrimoniale" e chiarito che "l'abbandono della casa familiare, in particolare, il quale, ove attuato dal coniuge senza il consenso dell’altro coniuge e confermato dal rifiuto di tornarvi, di per sè costituisce violazione di un obbligo matrimoniale e, conseguentemente, causa di addebito della separazione laddove provoca l'impossibilità della convivenza, non concreta una simile violazione quante volte sia stato cagionato dal comportamento dell'altro coniuge, ovvero quando risulti intervenuto nel momento in cui l'intollerabilità della prosecuzione della convivenza si sia già verificata, ed in conseguenza di tale fatto, così da non spiegare rilievo causale ai fini della crisi matrimoniale".

giovedì, marzo 27, 2008

Circolare del CNF per le nomine nei Consigli Giudiziari.


OGGETTO: DESIGNAZIONE COMPONENTI CONSIGLI GIUDIZIARI.

Cari Presidenti e Cari Amici,

il Consiglio Nazionale Forense, entro il 7 aprile 2008, dovrà designare, ai sensi dell'art. 9, comma 2 , del decreto legislativo 27 gennaio 2006 n. 25, come sostituito dall'art 4, comma 8 , lett. b, della legge 30 luglio 2007, n. 111, i componenti dei Consigli Giudiziari, con la consistenza numerica che troverete meglio specificata più oltre.

Vi pregherei, pertanto, d’indicare al Consiglio Nazionale i nominativi dei Colleghi ritenuti idonei a ricoprire I'importante incarico correlati da sintetico curriculum.

In tale direzione, mi permetto suggerire alcuni criteri di scelta:

- assicurare che i componenti siano scelti con competenze diversificate ed abbiano conoscenza dell'Ordinamento giudiziario;

- assicurare che i Colleghi designati siano scelti mediante la concertazione tra tutti i Consigli dell'Ordine del Distretto e, possibilmente, che siano rappresentativi dell’Ordine distrettuale;

- verificare l’insussistenza di situazioni d’incompatibilità.

Di seguito, Vi rammento la composizione numerica:

Distretti con meno di 350 magistrati (Ancona, Bari, Brescia, Cagliari, Caltanissetta, Campobasso, Catania, Catanzaro, Genova, L'Aquila, Lecce, Messina, Perugia, Potenza, Reggio Calabria, Salerno, Trento, Trieste):

Presidente della Corte d'Appello e Procuratore Generale presso la Corte d'Appello;

4 giudici e 2 pubblici ministeri;

1 docente universitario in materie giuridiche;

2 avvocati con 10 anni d'anzianità.

Distretti con numero di magistrati compreso tra 351 e 600 (Bologna, Firenze, Palermo,Torino, Venezia):

Presidente della Corte d'Appello e Procuratore Generale presso la Corte d'Appello;

7 giudici e 3 pubblici ministeri;

1 docente universitario in materie giuridiche;

3 avvocati con 10 anni d'anzianità.

Distretti con più di 600 magistrati (Milano, Napoli, Roma):

Presidente della Corte d'Appello e Procuratore Generale presso la Corte d'Appello;

10 giudici e 4 pubblici ministeri;

2 docenti universitari in materie giuridiche;

4 avvocati con 10 anni di anzianità.

Per quanto attiene la nomina :

I componenti, ivi compresi i magistrati, non sono immediatamente rieleggibili o rinominabili e sono così nominati:

giudici e pubblici ministeri (viene eliminata la distinzione tra effettivi e supplenti) sono eletti con sistema proporzionale con liste contrapposte, in cui ciascun magistrato del distretto vota sia la lista dei giudici che quella dei pubblici ministeri ed esprime una preferenza per ciascuna lista;

i docenti universitari sono nominati dal Consiglio universitario nazionale su indicazione dei presidi delle facoltà di giurisprudenza delle università della regione o delle regioni sulle quali hanno, in tutto o in parte, competenza gli uffici del distretto;

gli avvocati sono nominati dal Consiglio nazionale forense su indicazione dei consigli dell'ordine degli avvocati del distretto.

Il recente decreto legislativo approvato dal Govemo, che dà parziale attuazione alla delega conferita al Governo dalla legge n. 111 del 2007 (modifiche di norme sull'ordinamento giudiziario), con un intervento in materia di elezione del consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari, ha precisato che il termine coincide con quello fissato per le elezioni dei componenti del consiglio giudiziario e del consiglio direttivo della corte di cassazione (che è la prima domenica ed il lunedì successivo del mese d’aprile di ogni quadriennio; qualora nella prima domenica di aprile cada la festività della Pasqua, le elezioni si terranno la domenica ed il lunedì immediatamente successivi).

Ritengo sia importante che la partecipazione degli Avvocati ai Consigli giudiziari sia di qualità e più che mai attiva.

Attesa, inoltre, la ristrettezza dei tempi, Vi sarei grato se poteste inviare le proposte entro e non oltre il giorno 31 marzo 2008.

Con i migliori saluti.

Avv. Prof. Guido Alpa

Cassazione: criteri per la liquidazione del danno morale e del danno biologico.


"Nel caso di accertamento di un danno biologico di rilevante entità e di duratura permanenza, il danno morale, come lesione dell'integrità morale della persona (art. 2 e 3 della Costituzione in relazione al valore della dignità anche sociale, ed in correlazione alla salute come valore della identità biologica e genetica) non può essere liquidato in automatico e pro quota come una lesione di minor conto. Il danno morale è ingiusto così come il danno biologico e nessuna norma costituzionale consente al giudice di stabilire che l'integrità morale valga la metà di quella fisica. Il danno morale ha una propria fisionomia, e precisi referenti costituzionali, attenendo alla dignità della persona umana, e dunque il suo ristoro deve essere tendenzialmente satisfattivo e non simbolico".

È questo uno dei principi ricavabili dalla lettura di una recente Sentenza della Cassazione (n. 5795/2008) con la quale la Suprema Corte, dovendosi pronunciare sul ricorso promosso da un pedone che anni prima era stato investito da un furgone riportando lesioni personali grave entità, ha precisato che il danno morale non sempre va liquidato in misura pari alla metà di quello biologico.

Con l'occasione la Corte ha altresì precisato che "nella valutazione del danno biologico, come lesione della salute, il medico legale deve considerare, con valutazione scientifica, la gravità del danno, tenendo conto di tutte le componenti fisiche, psichiche, interrelazionali, estetiche, dinamiche e di perdita della capacità lavorativa generica, avvalendosi eventualmente di elaborati scientifici, e considerando tutte le circostanze dedotte o esaminate in relazione alla stabile invalidità ed al mutamento delle condizioni biologiche di vita della parte lesa; il giudice, a sua volta, applicando alla caratura del ed danno biologico le tabelle attuariali vigenti nel tribunale o nella Corte, ovvero le tabelle maggiormente testate a livello nazionale (e tali sono le tabelle milanesi, per comune opinione degli esperti in materia) dovrà liquidare il danno reale ai valori attuali, tenendo conto del momento della liquidazione, ed applicando rivalutazione e interessi ed, compensativi o da ritardo, secondo i noti criteri indicati da questa Corte a SS.UU. civili il 17 febbraio 1995 nella sentenza n. 1712".

Agenzia delle Entrate: imposta di bollo per gli assegni trasferibili.


L'Agenzia delle Entrate (Circolare 18/E del 7 marzo scorso) ha chiarito che dal prossimo 30 aprile, in base a quanto previsto dalla normativa antiriciclaggio (art. 49, comma 10 D lgs. 231/07), è stata prevista l'introduzione dell'imposta di bollo che dovrà essere applicata sulle richieste in forma libera di assegni bancari, postali, circolari e di vaglia postali o cambiari.

Per evitare l'imposta (che è pari a 1,50 euro e che è a carico del richiedente) dovrà essere inserita la 'clausola di non trasferibilità'.

Dal prossimo 30 aprile, quindi, tutti gli assegni saranno non trasferibili e potranno essere liberamente trasferibili sono su esplicita richiesta scritta del richiedente per importi inferiori a 5mila euro.

In questi casi, a pena di nullità, ciascuna girata dovrà contenere il codice fiscale del girante.

Per gli assegni bancari e postali di importi pari o superiori a 5mila euro, oltre al codice fiscale del girante, dovrà essere indicato il nome o la ragione sociale del beneficiario e la clausola di non trasferibilità.

L'Agenzia ha quindi chiarito che continuerà a essere applicata l'imposta sugli estratti conto, comprese le comunicazioni relative ai depositi di titoli, inviati dalle banche ai clienti e che per gli assegni bancari o postali in forma libera, le banche e le Poste italiane, già titolari dell'autorizzazione a pagare l'imposta in modo virtuale (articolo 15 del Dpr 642/72), potranno avvalersi di questa autorizzazione e delle stesse procedure per il versamento della nuova imposta di bollo.

sabato, marzo 22, 2008

DESPERATE LAWYERS.


(….)Il fatto è che noi avvocati siamo diventati come gli assicuratori, o gli agenti immobiliari. Ce ne sono a bizzeffe, uno più affamato dell’altro.

Basta fare due passi in una strada anche periferica e contare le targhette affisse ai portoni. Un avvocato, oggi, per una nomina anche d’ufficio è disposto a piroette e carpiati della dignità fantasiosissimi.

E la molla non è l’ambizione economica o il desiderio di prestigio sociale: nemmeno più questo.

Qui si tratta, ma davvero, di stare sul mercato con un minimo di senzatezza (cioè, pagare le spese e portare qualche solo a casa) o chiudere baracca. E la vera tragedia è che questa politica della sopravvivenza accomuna ormai trasversalmente sfigati e garantiti, privilegiati e poveri cristi.

Nel senso che il rampollo dell’avvocato di successo ha una fame di procacciamento pratiche pari o addirittura superiore a quella di chi è figlio di n.n. E’ la nuova cultura della concorrenza, palazzinara e bulimica, che ha equiparato avidità e bisogno, ponendo sullo stesso piano di una falsa parità contendenti che partono da posizioni completamente diverse.

Ricchi e poveri che lottano per le stesse cose: ecco a voi la morte del principio di uguaglianza. (….)

Tratto dal romanzo di Diego De Silva “Non avevo capito niente” Einaudi 2007 pagina 69

giovedì, marzo 20, 2008

Auguri di buona Pasqua.


A tutti gli amici (Colleghi e non) che seguono questo blog, giunga il mio sincero ed affettuoso augurio di una Santa Pasqua.
Giuseppe Celia

La giustizia in euro.

SINISCALCHI (CSM): TROVARE RISORSE PER RISTRUTTURE LA GIUSTIZIA.

Roma, 19 mar. (Apcom) - "È urgente porre mano ad una seria e complessiva ristrutturazione dell'apparato giudiziario perché la giustizia ha bisogno di uscire dalla crisi di credibilità che la affligge ormai da molto tempo nella opinione pubblica del nostro Paese".

Lo sottolinea il consigliere del Csm Vincenzo Siniscalchi, laico Ds, il quale lamenta che "per troppo tempo la giustizia è stata intesa come terreno di scontro su cui la politica ha esercitato anche a livello legislativo, pratiche di attacco anche in occasione di inchieste giudiziarie in settori particolarmente 'sensibili' come quelli dell'economia, della pubblica amministrazione e delle varie 'caste' di turno".

Per Siniscalchi, ora, è "di vitale importanza uscire da questa situazione di cui fanno le spese soprattutto i cittadini che non riescono ad ottenere una resa pur minima nella tutela dei loro diritti soprattutto quando sono vittime".

"In un paese moderno - osserva - la giustizia dovrebbe rappresentare, con il suo pieno funzionamento, un volano di sviluppo, un coefficiente di forte garanzia della società, un punto di riferimento sicuro per l'attuazione delle garanzie democratiche, della certezza del diritto, della effettività della sua realizzazione, del contenimento dei danni collettivi che provengono dal diffondersi della illegalità".

Due sono le "priorità" da affrontare, a giudizio del consigliere del Csm, se "si vuole uscire da ogni facile genericità programmatica e si vuole contenere invece il progetto sui punti più urgenti determinati dalla crisi vistosa": "Una ristrutturazione seria della distribuzione delle risorse umane e finanziarie destinate alla giustizia ed una ripresa forte della cultura della legalità e di tutte le iniziative che ad essa sono connesse".

"Ben vengano, dunque, le enunciazioni programmatiche - afferma ancora Siniscalchi - che danno al problema della giustizia un minimo di protagonismo nel dibattito politico ma serviranno a qualcosa soprattutto se si risponderà ai quesiti fondamentali. Quale spesa si vuole programmare per la giustizia nel nostro Paese? Quale sarà il punto di rilancio di una cultura della legalità che consenta al nostro Paese di liberarsi dalla morsa selvaggia delle 'caste' pubbliche e private che proprio della illegalità hanno fatto il loro principale strumento di potere?".

"Mano morta" sul bus: la Cassazione conferma condanna a mesi 15 di reclusione.


Furbe «mani morte» a rischio di reclusione.

L’avvertimento è chiaro e si rivolge a tutti quei pomicioni che approfittano dei contatti ravvicinati forzati, tipici sui mezzi pubblici, per palpeggiare parti proibite delle passeggere.

Lo sottolinea la terza Sezione della Cassazione penale, nel confermare la condanna, ad un anno tre mesi e 15 giorni di reclusione, di Andrea V., 57 anni, di Trapani, pronunciata prima dal Tribunale e poi dalla Corte d'appello di Palermo, colpevole di avere palpeggiato la coscia di Maria Donatella I.

Sulla corriera Palermo /Trapani, l'uomo, dopo l'iniziale pressione della propria gamba contro quella della ragazza, seduta accanto a lui, aveva allungato la mano sulla coscia della sua vicina, palpeggiandola.

La ragazza, allontanatasi, senza urlare, dal suo posto, aveva telefonato al fratello che, all'arrivo del pullman, aveva rimproverato il 50enne. La denuncia è comunque scattata e la Suprema Corte ha confermato la condanna per Andrea V.

L'uomo ha fatto ricorso in Cassazione, sostenendo che non erano state acquisite le dichiarazioni dei testimoni, che avrebbero dovuto accorgersi dello stato di agitazione della ragazza.

Ma Piazza Cavour lo ha respinto e ha sottolineato che la condanna per violenza sessuale è legittima visto che "la violenza richiesta non è soltanto quella che pone il soggetto passivo nell'impossibilità di opporre tutta la sua resistenza voluta, tanto da realizzare un vero e proprio costringimento fisico, ma anche quella che si manifesta nel compimento insidiosamente rapido dell'azione criminosa, così venendo a superare la contraria volontà del soggetto passivo”.

Non solo. «In tema di violenza sessuale - continua ancora la Cassazione - l'elemento oggettivo consiste sia nella violenza fisica in senso stretto, sia nell'intimidazione psicologica che sia in grado di provocare la coazione della vittima a subire gli atti sessuali, sia anche nel compimento di atti di libidine subdoli e repentini, compiuti senza accertarsi del consenso della persona destinataria».

I giudici non hanno dato "eccessivo rilievo al fatto che la vittima, alzatasi, appena subita la molestia sessuale, aveva evitato di reagire platealmente, all'interno del veicolo, avendo chiesto aiuto, tramite cellulare, al fratello".

Andrea V., oltre al pagamento delle spese processuali, dovrà anche sborsare duemila euro alla vittima costituitasi parte civile.

mercoledì, marzo 19, 2008

Formazione permanente: l’ANPA contro il Consiglio Nazionale Forense.


L’ 'Associazione Nazionale Praticanti ed Avvocati -Giovani Legali Italiani' rende noto di avere appena inviato alla Commissione Europea Divisione 'Competition' (Concorrenza) - ai sensi dell’art. 7 del Regolamento 1/2003 e per violazione dell’art. 81 del Trattato CE - una formale denuncia contro il Regolamento sulla formazione professionale permanente licenziato dal Consiglio Nazionale Forense in data 13 Luglio 2007 ed in vigore del 01.01.2008.

"Tale regolamento, voluto dai vertici dell’avvocatura ma assai contrastato dalla base della classe forense - spiega il presidente dell'associazione Gaetano Romano - è stato persino già impugnato innanzi al Tar Lazio con due distinti ricorsi ,ancora pendenti, presentati da due diversi gruppi di avvocati italiani. Il Regolamento del C.N.F. (organo che - com’è noto - per la normativa comunitaria è una associazione di imprese) obbliga tutti gli avvocati iscritti all’albo italiano degli avvocati e quelli stranieri - esercenti la professione forense in Italia - ad osservare un sistema formativo a crediti (90 per ogni triennio) – peraltro gestito in forma monopolistica e fautore di dinamiche anticoncorrenziali e discriminatorie – pena nel futuro financo l’impossibilità ad esercitare la professione forense (l’art 6 del Regolamento non esclude infatti nemmeno la radiazione per coloro i quali non lo osservassero)".

Con i prezzi inaccessibili di alcuni eventi formativi, specchio di un nuovo 'business economico' a spese della base dell’ avvocatura, denunciano i Giovani Avvocati ANPA, si elimineranno in breve tempo concorrenti nel mercato, specie i più Giovani ed i meno 'protetti', come gli avvocati stranieri in Italia o gli avvocati italiani all’estero, essendo troppo oneroso l’esercizio della professione.

"Com’è noto nei pochi corsi formativi gratuiti non vi sono abbastanza posti disponibili. - prosegue Romano - Da una nostra ricerca abbiamo verificato che a Roma circa 22 eventi formativi hanno ciascuno un costo superiore a 200 euro e che circa 8 singoli eventi formativi vanno dai 750 euro ai 3.000 euro! A Milano circa 20 singoli eventi formativi hanno ciascuno un costo da 400 euro ad un massimo di 5.000 euro ! Sono esclusivamente il Consiglio Nazionale Forense e gli Ordini degli Avvocati locali, organizzatori di alcuni eventi formativi, a decidere - in assoluto monopolio e discrezionalità - se accreditare o non accreditare altri eventi formativi organizzati da altri enti (italiani e stranieri, pubblici e privati). E’ come se fosse la BMW a decidere se le automobili FIAT possono avere accesso o no al mercato di vendita automobilistico!"

Il Regolamento prevede poi - denunciano gli avvocati ANPA - una varietà intollerabile ed assai discrezionale di esenzioni e /o facilitazioni tra cui perfino l’esenzione , ai sensi dell’art. 5, per chi abbia superato 40 anni di iscrizione all'albo professionale.

Nella denuncia l''A.N.P.A.- Giovani Legali Italiani' ha richiesto alla Commissione anche l’adozione - ex art. 8 del Regolamento 1/2003 - di opportune misure cautelari, quali l’ingiunzione, rivolta al C.N.F., di sospendere da subito l’applicazione del regolamento anticoncorrenziale.

L’ 'A.N.P.A.-G.L.I.' rileva di avere preso questa iniziativa data anche "l’ ingiustificabile inerzia dell’ Autorità Garante Concorrenza del Mercato presso cui avevamo presentato – ormai nel lontano 02.04.2007 - una formale denuncia sullo stesso tema e presso cui è ancora pendente un’indagine conoscitiva sugli ordini professionali".

"Con grande rammarico - conclude Romano - abbiamo verificato che, a distanza di quasi un anno e nonostante una nostra lettera di formale messa in mora inviata nel dicembre scorso, l’ A.G.C.M. non ha ritenuto di emanare alcuna decisione definitiva nell’ambito all’ indagine conoscitiva sugli ordini professionali privando così di tutela la base dell’avvocatura. Ricordiamo con amarezza - essendo stati ospiti nell’ occasione anche noi come rappresentanti dei Giovani Avvocati come - in occasione di un’ interessante trasmissione televisiva satellitare di più di un anno fa in data 21.02.2007 su 'RAI-utile' intitolata 'Professionisti a giudizio dell’Antitrust' condotta dalla Dott.ssa Marina Nalesso - un esponente dell’Antitrust, Dott. Giuseppe Galasso, ebbe a dire che l’indagine sugli ordini professionali sarebbe terminata entro 'l’inizio dell’estate' (2007)! Inutile dire che - ad oggi - incredibilmente nessuna sanzione è stata ancora irrogata da parte dell’ Ente presieduto dal Dott. Antonio Catricalà".

Tratto da: www.osservatoriosullalegalita.org.

Conferenza Stampa presentazione Corso Diritto Unione Europea.

Giovedì 20 marzo alle ore 11, presso il Salone azzurro della Prefettura di Salerno, si terrà la Conferenza stampa di presentazione della II edizione del Corso di perfezionamento in Diritto dell'Unione europea applicato, organizzato dalla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Salerno.

Alla Conferenza stampa saranno presenti il Prefetto di Salerno Meoli, il Coordinatore scientifico Prof. Panebianco, il Ministro Plenipotenziario Risi, nonché il Direttore del Corso Prof. Angela Di Stasi (Ordinario di Diritto Europeo presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Salerno).

Sono previste anche alcune testimonianze di ex corsisti.

La brochure completa del Corso è stata già da noi pubblicata il 14/03 u.s..

lunedì, marzo 17, 2008

PISAPIA: SEPARAZIONE CARRIERE E' TEMA CHE VA AFFRONTATO.

Roma, 17 mar. (Apcom) - La separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici è "un tema delicato", ma è tra quelli "da affrontare".

Lo sostiene Giuliano Pisapia, presidente della Commissione di riforma del codice penale istituita dall'ex ministro Clemente Mastella, intervenuto stamattina a 'Panorama del giorno' su Canale 5.

"Sicuramente - osserva l'ex parlamentare di Prc - è un tema che può aiutare a determinare una migliore giustizia: perché rende il giudice più imparziale e più 'terzo' tra le due parti che si contendono la ricerca della verità, cioè l'accusa e la difesa. Sicuramente è uno dei temi da affrontare, e io credo sarà affrontato a livello europeo: visto che in tutti i Paesi europei, tranne l'Italia, c'è la separazione delle carriere. Ma sicuramente questo non è l'unico punto per risolvere i problemi della giustizia".

Pisapia considera "fisiologica" una parte di 'errori giudiziari': "Talvolta invece - aggiunge - i ritardi nella giustizia derivano da una mancanza di professionalità o da una mancanza di diligenza che dovrebbero essere i presupposti per un magistrato, sia esso pm o giudice. Io credo che il punto fondamentale per rendere la nostra giustizia degna di un paese civile è quella sì di accelerare i tempi dei processi, ma anche di rafforzare le garanzie per imputati e parti offese. Credo che sia assolutamente indispensabile una maggiore professionalità di tutti gli operatori della giustizia - avvocati, pubblici ministeri e giudici -, con una maggiore terzietà dei giudici rispetto alle parti processuali, e cioè quelli che rappresentano l'accusa e la difesa".

Secondo Pisapia, "è possibile cambiare i tempi del processo, senza limitare le garanzie o i gradi di giudizio: che sono una garanzia per gli innocenti e non certo per i colpevoli".

"Circa il 40% dei processi - spiega richiamando una ricerca dell'Eurispes - è rinviato quotidianamente per omessa notifica ai testimoni. In gran parte omessa notifica ai testimoni dei pubblici ministeri. Notifiche che magari arrivano il giorno dopo, ma questi processi vengono spostati di mesi perché quel testimone evidentemente è fondamentale".

Pisapia cita un altro esempio: "Per spostare gli atti processuali dal luogo in cui è stato fatto il processo di primo grado al luogo dove deve essere celebrato il processo di appello, passa una media di sei mesi. Questi sei mesi sono i cosiddetti tempi morti della giustizia".

"Tempi morti", osserva ancora l'ex presidente della commissione Giustizia della Camera, che "si trovano in ogni stato e grado di giustizia, e che dipendono dall'organizzazione: che può essere migliorata, ad esempio, attraverso un manager della giustizia".

"L'organizzazione della giustizia non necessita di magistrati o di avvocati, ma di veri e propri manager che sappiano far funzionare il complesso dell'organizzazione della giustizia".

domenica, marzo 16, 2008

Al via i concorsi per l'assunzione di nuovi magistrati.


(ANSA) - ROMA, 15 MAR - Dopo anni di blocco il ministero della Giustizia ha bandito un nuovo concorso per il reclutamento di 500 magistrati.

Il bando sara' pubblicato sulla gazzetta ufficiale del 21 marzo prossimo.

Il ministro della giustizia Luigi Scotti ha anche richiesto al Csm di indire anche un altro concorso a 350 posti che sarà bandito in autunno.

'Un primo concreto passo - spiega - per incidere sulla lunghezza dei processi e sull'aumento dell'arretrato'.

Il saluto "a Romano".

sabato, marzo 15, 2008

Il matrimonio "antiprecarietà".

Un avvocato civilista s’impicca nel tribunale di Marano: “sono un fallito”.

NAPOLI - Un avvocato si impicca in tribunale, probabilmente perché angosciato dai troppi debiti e da alcuni fallimenti affettivi. Il cadavere del legale - un civilista di 42 anni R. M. - è stato ritrovato penzolante all’interno della sezione distaccata del tribunale di Napoli, a Marano, a una ringhiera tra il terzo e quarto piano del palazzo di giustizia.

Secondo gli investigatori i primi rilievi accreditano l’ipotesi del suicidio perché nella tasca gli è stato trovato un biglietto su l'uomo avrebbe scritto: «Sono un fallito, non ho mai concluso nulla di buono nella mia vita» .

Grande il clamore della vicenda, visto che il civilista era noto in tutta l'area a Nord di Napoli. L’uomo, tuttavia, sembra avesse dei problemi di natura economica che lo avevano fatto precipitare in uno stato depressivo, abbinato a questioni legate alla sua vita affettiva.

La scoperta del cadavere, ritrovato su una rampa di scale situata tra il terzo e il quarto piano dell’edificio, è avvenuta alle prime ore del giorno, prima che avessero inizio le udienze.

14 marzo 2008

Tratto da: www.corriere.it

venerdì, marzo 14, 2008

Evviva la sincerità!


Da ex magistrato ho scarsa fiducia nel sistema: quando la professione diventa una corporazione, una casta, si difende dall'esterno fino ai limiti del possibile.

Posso fidarmi però dei singoli magistrati, non certo di chi dedica poco tempo al lavoro o non si dimostra indipendente nei giudizi.

Faccio affidamento sui giudici che interpretano la propria attività come un servizio, nel senso di dare una mano.

Mi preoccupo del fatto che esistano molte eccezioni a questo modo di pensare".

Gherardo Colombo

Università di Salerno: Corso di perfezionamento in Diritto dell'Unione Europea Applicato.






giovedì, marzo 13, 2008

Cena sociale AIGA.





Volentieri pubblichiamo le foto (purtroppo di qualità non eccelsa, perchè fatte con i telefonini) scattate durante un recente incontro conviviale organizzato dal Direttivo dell'AIGA di Salerno, con alcuni dei relatori degli incontri del POF 2008.

mercoledì, marzo 12, 2008

Convegno FEDPROF a Napoli.

PAPA: TRIBUNALI NON ESENTI DA TANTA INGIUSTIZIA.


Benedetto XVI ha voluto esprimere oggi la sua solidarieta' a quanti soffrono "a causa dell'ingiustizia presente in tanta parte della giustizia umana".

Lo ha fatto nell'Udienza Generale di oggi presentando la figura di Boezio, il martire cristiano da lui definito il "simbolo dei detenuti ingiustamente di tutti i tempi". "Ogni detenuto - ha detto il Pontefice - per qualunque motivo sia stato messo in carcere, intuisce quanto sia pesante questa condizione umana soprattutto quando e' abrutita dal ricorso alla tortura, come avvenne per Boezio".

"Vissuto fra i tempi piu' tribolati - ha aggiunto il Papa - Boezio si impegno' in politica ma nonostante questa attivita' pubblica non trascuro' gli studi, dedicandosi all'approfondimento di temi filosofici, ma anche della geometria, della astronomia". "Primo intellettuale del periodo medievale - ha proseguito il Papa - fu accusato di complotto e rinchiuso in prigione dove scrisse una delle opere piu' conosciute "De consolatione philosophiae".

Boezio ci insegna di non seguire "le amicizie apparenti, ma quelle vere, cosi' come i beni veri non scompaiono e il bene vero - ha spiegato il Pontefice - che non scompare e' Dio". Inoltre, il Papa ha invitato a "non cadere nel fatalismo, che non ha speranza. Non governa il fato, la fortuna - ha detto - ma governa la Provvidenza, che ha un volto, che e' Dio".

In tal senso, per il Papa, "la filosofia, nel senso della ricerca della vera saggezza, e' la vera medicina dell'anima. E l'uomo puo' sperimentare l'autentica felicita' in fondo a se' stesso. Dio resta la felicita' suprema. La malvagita' - ha aggiunto - non puo' prevalere anche se si estende da un confine all'altro".

Ma "la vera amicizia elimina il fato, mentre la Provvidenza ci permette sempre di stare in rapporto di amicizia con Dio".

"Boezio - ha concluso il Papa - e' il simbolo di tutto cio' che ha sofferto ingiustamente per ragioni ideologiche, politiche o religiose, ma ci invita alla contemplazione del Mistero del Crocifisso del Golgota".(AGI) - CdV, 12 mar. - (AGI)

I numeri del TAR di Salerno.

Tribunale di Salerno: sospensione elettorale (dal 14 al 18 aprile p.v.).


Per le prossime elezioni politiche di aprile, sarà sospesa l’attività giudiziaria presso il Tribunale di Salerno, dal 14 al 18 aprile (compreso) con la seguente regolamentazione:

1) sospensione delle udienze civili dal giorno 14 al 18/04/06 compreso, ad eccezione di quelle Presidenziali, Collegiali, e relative a vendite immobiliari ed a procedure di espropriazione immobiliare, relative ad esame di ricorsi in materia fallimentare ed alla trattazione di procedimenti cautelari;

2)sospensione delle udienze penali limitatamente ai giorni 14 - 15 e 16 aprile 2008, ferma restando la trattazione dei processi a carico di detenuti o prossimi alla scadenza dei termini di custodia cautelare o di prescrizione dei reati.

E' fatta salva l'attività dei Giudici per le indagini preliminari e del Tribunale del Riesame, che devono ottemperare all'obbligo di deliberare nel rispetto dei termini di legge.

Giustizia civile in Campania: scene ordinarie di caos.






Gravina: la giustizia smarrita.


(12 marzo 2008) Perché Pappalardi resta agli arresti? Per "l'estrema negatività della sua personalità". Non ha mostrato mai "senso di colpa", scrive il giudice. I suoi comportamenti sono "ripugnanti".

"Al di là della gravità del fatto", quel tipo lì - che non piange i figli, non si dispera in pubblico per la loro sorte; che non si mortifica per un matrimonio andato a male; che manda al diavolo il codazzo delle telecamere e, durante gli interrogatori, anche i giudici - è "socialmente pericoloso" e merita di starsene agli arresti in casa.

Non c'è dubbio che Filippo Pappalardi abbia una faccia che può non piacere. È violento, arrogante. È un "padre padrone", prepotente e manesco.

Ma la fisiognomica e comportamenti primitivi non possono essere condizione sufficiente per tenere agli arresti un padre "sbagliato" che ha perso due figli, è stato accusato senza alcuna prova di essere l'assassino, è stato incarcerato, innocente.

Negli affari giudiziari bisogna diffidare di chi mena fendenti forsennati nella convinzione di avere tra le dita la corda della verità. Ma in questo affare di Gravina c'è di più e di peggio. C'è la sgradevole sensazione di trovarsi alle prese con una magistratura che, indispettita dai suoi errori, non riesce a correggere se stessa.

Anzi non accetta di vedere censurate le sue decisioni e pretende - in ogni caso - un castigo anche a costo di ritorsioni contro il malcapitato che ha davanti. Una ritorsione, ecco che cosa sembra la decisione del giudice.

Sono decenni che il processo italiano è in crisi di efficienza, di risultati e di credibilità, un ordigno maligno che sanziona prima dell'accertamento e, quando accerta le responsabilità, non riesce a punirle. In questa scena così critica - di cui la magistratura è corresponsabile ma inabilitata a riformare - la responsabilità delle toghe dovrebbe essere raddoppiata e non attenuata, soprattutto a fronte degli errori commessi.

Quando questo non accade, le toghe dimenticano che possono sperperare giorno dopo giorno il loro prestigio dinanzi a un'opinione pubblica che non ne comprende gli orientamenti; non ne apprezza l'ostinazione; non capisce le sue decisioni, contrarie soprattutto al senso comune.

Sono queste le condizioni, sostengono gli studiosi che hanno le loro radici nelle scienze sociali e nella scienza politica, che mettono in movimento contrappesi tecnici, istituzionali, politici.

Gli ultimi sono naturalmente i più importanti. Prevedono che venga aumentato il numero dei giudici; che si riformi la procedura; che si abolisca un tribunale; che si modifichi la giurisdizione; che si diminuiscano le risorse assegnate al sistema giudiziario; che si emendi la Costituzione.

Sono i contrappesi politici alla fine a potenziare i contrappesi tecnici perché sono utili a incentivare nei giudici un atteggiamento di autolimitazione (self-restraint); sono in grado di essere un buon deterrente alla manipolazione delle norme.

Alla vigilia di una nuova stagione politica, la magistratura dovrebbe ricordare che non può reggere, all'infinito, un conflitto con le opinioni diffuse e condivise. Pena, perdere ogni credibilità. È quel che già è affiorato nelle ultime legislature.

Un'opinione pubblica stanca, diffidente, sospettosa della consorteria togata ha "autorizzato" la politica a individuare contrappesi. La Bicamerale era questa cosa qui. È stato il varco politico e istituzionale dentro il quale si è mosso poi il contro-riformismo del centro-destra, di Berlusconi, dei suoi avvocati.

Ci si augura che, nel prossimo Parlamento, non si debba ancora assistere al conflitto infinito tra le toghe e la politica. Anche i magistrati dovrebbero capirlo ed evitarlo. Soltanto applicando la legge con equilibrio e saggezza. Come a Gravina, purtroppo, non è accaduto.

di GIUSEPPE D'AVANZO

tratto da: repubblica.it

martedì, marzo 11, 2008

E' in arrivo il governo "VELTRUSCONI"!!

Indennizzo diretto: l’esclusione delle spese legali nella fase stragiudiziale è incostituzionale.


Escludere le spese per l’assistenza e la consulenza professionale prestata dal legale nella procedura di risarcimento diretto è contrario ai diritti riconosciuti dalla nostra Carta costituzionale.

E’ quanto ha stabilito il giudice di pace di Cagliari (Macciotta) che, con una recentissima ordinanza (6 febbraio 2008), accogliendo l’eccezione difensiva dell’attore-danneggiato al quale era stato negato il rimborso degli onorari legali nella fase stragiudiziale, ha rimesso gli atti alla Consulta per illegittimità costituzionale dell’articolo del regolamento di attuazione del risarcimento diretto (Dpr 254/2006).

La norma regolamentare prevede espressamente che sugli importi corrisposti al danneggiato non sono dovuti compensi per la consulenza o assistenza professionale diversa da quella medico-legale.

In piena aderenza alle motivazioni addotte dal legale del danneggiato nell’eccezione di incostituzionalità, il Giudice rimettente ha ravvisato tre distinti profili di illegittimità della norma in questione.

Il principio di uguaglianza.

Essa sarebbe, innanzitutto, in contrasto con il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione in quanto determina una incomprensibile e ingiustificata situazione di favore per le compagnie di assicurazioni a svantaggio del danneggiato-consumatore, parte debole per antonomasia, il quale, nella prospettiva di evitare fastidiosi costi per l’assistenza legale, deve sottostare alle condizioni e all’offerta della propria compagnia assicurativa senza alcuna preventiva tutela.

La violazione del suddetto principio sarebbe evidente anche con riferimento ad altri due profili di discrimine che la norma in esame introduce, da un lato la disparità di trattamento fra due diverse categorie professionali (medici e legali), e dall’altro la discriminazione degli indigenti rispetto agli abbienti, quest’ultimi in grado di permettersi l’assistenza legale per una migliore tutela dei propri diritti.

Il diritto di difesa.

Il consumatore viene così a trovarsi in totale balia della propria assicurazione in un contesto estremamente ostico, come la materia dell’infortunistica stradale, che invece richiede specifiche conoscenze e competenze per poter valutare la congruità del risarcimento dovuto.

Ne deriva che risulta violato anche un altro principio fondamentale, il diritto alla difesa previsto dall’articolo 24 della Costituzione, diritto che deve essere garantito non soltanto in ogni stato e grado del giudizio ma anche nella fase delle trattative stragiudiziali, così come di recente è stato ribadito dalla giurisprudenza di legittimità (Cassazione, sentenze 2275/06 e 116066/05).

L’eccesso di delega.

Infine, la norma che esclude le spese legali extragiudiziali dal novero dei danni risarcibili, sarebbe viziata da eccesso di delega e perciò in contrasto con l’articolo 76 della Costituzione.

La delega, infatti, aveva previsto poteri ben circoscritti per il Governo che aveva il compito di codificare la normativa di settore emanando norme finalizzate alla tutela dei consumatori e, in generale, dei contraenti più deboli sotto il profilo della trasparenza delle condizioni contrattuali, nonché dell’informativa preliminare, contestuale e successiva alla conclusione del contratto, avendo riguardo anche alla correttezza dei messaggi pubblicitari e del processo di liquidazione dei sinistri, compresi gli aspetti strutturali di tale servizio.

Nella delega, dunque, non rientrava alcun potere di innovazione né di abrogazione di norme esistenti, nulla di sostanziale era previsto in merito alla disciplina della r.c.a. né in merito alla fase della liquidazione dei sinistri.

Ebbene, il nuovo sistema risarcitorio — così come disciplinato dal Codice delle assicurazioni private e dal decreto di attuazione - non sembra per nulla ispirato a quelle finalità di tutela del consumatore a cui invece il legislatore codificante doveva uniformarsi.

L’obbligo per l’assicuratore di prestare assistenza informativa e tecnica al danneggiato, pure previsto dalla disposizione regolamentare, si risolve in un mero specchietto per le allodole, in quanto determina una situazione di evidente conflitto di interessi: da un lato l’interesse dell’assicuratore-debitore a contenere i costi dei sinistri e dall’altro quello del creditore- danneggiato a conseguire il risarcimento più elevato possibile.

In definitiva, la delega è stata impropriamente interpretata dal Governo in modo estensivo e sotto tale profilo non può che essere denunciata l’incostituzionalità della norma in questione.

Luciano Scavonetto

Fonte: Il Sole 24 Ore

Corte Costituzionale: le incapacità personali del fallito non devono perdurare dopo la chiusura del fallimento.


Dalla sentenza n. 39/2008 della Corte Costituzionale:

“Così identificati i termini della questione soggetta a scrutinio, se ne rileva la fondatezza per contrasto con gli artt. 117, primo comma, e 3 della Costituzione.

Questa Corte, con le recenti sentenze n. 348 e n. 349 del 2007, ha affermato, tra l'altro, che, con riguardo all'art. 117, primo comma, Cost., le norme della CEDU devono essere considerate come interposte e che la loro peculiarità, nell'ambito di siffatta categoria, consiste nella soggezione all'interpretazione della Corte di Strasburgo, alla quale gli Stati contraenti, salvo l'eventuale scrutinio di costituzionalità, sono vincolati ad uniformarsi.

Ora, riguardo alle incapacità personali connesse allo stato di fallito, con specifico riferimento agli artt. 50 e 143 della legge fallimentare all'epoca vigente, la Corte di Strasburgo, con numerose pronunce (si veda, ex plurimis, la sentenza 23 marzo 2006, Vitiello c. Italia, ric. n. 77962/01), ha ritenuto le disposizioni della legge fallimentare lesive dei diritti della persona, perché incidenti sulla possibilità di sviluppare le relazioni col mondo esteriore e foriere, quindi, di un'ingerenza «non necessaria in una società democratica».

La Corte di Strasburgo ha affermato, in particolare, che «a causa della natura automatica dell'iscrizione del nome del fallito nel registro e dell'assenza di una valutazione e di un controllo giurisdizionali sull'applicazione delle incapacità discendenti dalla suddetta iscrizione e del lasso di tempo previsto per ottenere la riabilitazione, l'ingerenza prevista dall'art. 50 della legge fallimentare nel diritto al rispetto della vita privata dei ricorrenti non è necessaria in una società democratica, ai sensi dell'art. 8, § 2, della Convenzione», e ha dichiarato l'avvenuta violazione del citato art. 8, dopo aver precisato che la nozione di “vita privata” presa in considerazione da tale norma, «non esclude, in linea di principio, le attività di natura professionale o commerciale, considerato che proprio nel mondo del lavoro le persone intrattengono un gran numero di relazioni con il mondo esteriore».

Nel contempo le disposizioni censurate, in quanto stabiliscono in modo indifferenziato incapacità che si protraggono oltre la chiusura della procedura fallimentare e non sono, perciò, connesse alle conseguenze patrimoniali della dichiarazione di fallimento ed, in particolare, a tutte le limitazioni da questa derivanti, violano l'art. 3 Cost. sotto diversi profili.

Esse, infatti, poiché prevedono generali incapacità personali in modo automatico e, quindi, indipendente dalle specifiche cause del dissesto – così equiparando situazioni diverse – e in quanto stabiliscono che tali incapacità permangono dopo la chiusura del fallimento, assumono, in ogni caso, carattere genericamente sanzionatorio, senza correlarsi alla protezione di interessi meritevoli di tutela.

Deve essere, pertanto, dichiarata la illegittimità costituzionale degli artt. 50 e 142 della legge fallimentare di cui al r.d. n. 267 del 1942, nel testo vigente prima della riforma di cui al d.lgs. n. 5 del 2006, in quanto stabiliscono che le incapacità personali derivanti al fallito dalla dichiarazione di fallimento perdurano oltre la chiusura della procedura concorsuale”.

sabato, marzo 08, 2008

LA GIUSTIZIA AL CENTRO DELLA POLITICA: L’OUA INCONTRA IL PDL.


Continua l’iniziativa dell’Avvocatura sulle 12 priorità del “Programma giustizia” e nella giornata di ieri la presidente dell'Oua avv. Michelina Grillo e la componente della giunta dell'Oua Avv Maria Limardo hanno incontrato il sen. Alfredo Mantovano e l'on. Giulia Bongiorno, del Pdl, prospettando loro le proposte per la giustizia dell'Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana.

«Nei giorni scorsi abbiamo denunciato con un documento la sottovalutazione nei programmi elettorali della grave crisi in cui versa il nostro sistema giudiziario – dichiara Michelina Grillo alla fine della riunione- e abbiamo rilanciato le 12 priorità del nostro “Programma Giustizia” e la necessità che le forze politiche si esprimessero sulla nostra proposta di indire una “Costituente per la giustizia”. Oggi abbiamo avuto un primo importante riscontro dal Partito delle Libertà»

Alfredo Mantovano e Giulia Bongiorno concordano sulla necessità che la prossima legislatura affronti i temi chiave del settore e manifestano apprezzamento per l'ipotesi di una Costituente per la giustizia, che coinvolga gli addetti ai lavori, in un'ottica di sollecitazione e di verifica dell'attuazione del programma.

Ricordano che proprio nel programma del Pdl vi è uno specifico impegno teso all'incremento e all'uso razionale delle risorse, che abbia una particolare considerazione per l'amministrazione della giustizia civile, in termini di incremento di efficacia e di riduzione dei tempi.

In questa prospettiva, l'estensione dei modelli virtuosi potrebbe evitare la dispersione dei finanziamenti a pioggia e permettere investimenti mirati.

venerdì, marzo 07, 2008

ODE IN "MORTE" (POLITICA) DEL FRATELLO CLEMENTE.


In morte del fratello Clemente 1(*)


Un dì, s'io 2(*) non andrò sempre fuggendo

di partito in partito, me vedrai seduto

su la tua pietra, o fratel mio, gemendo

il fior de' tuoi gentil anni caduto.

La Madre 3(*) or sol suo dì tardo traendo

parla di me col tuo cenere muto 4(*),

ma io deluse a voi le palme tendo

e sol da lunge i tetti di Ceppaloni 5(*) saluto.

Sento gli avversi numi 6(*), e le secrete

cure che al viver tuo furon tempesta,

e prego anch'io nel tuo porto quiete.

Questo di tanti voti oggi ti resta!

Gentil Clemente, almen le ossa 7(*) rendi

allora al petto degli italiani mesti.


Testo liberamente tratto da: "In morte del fratello Giovanni" di Ugo Foscolo.

1(*) L’autore, con sottile eufemismo, si riferisce alla morte politica dello statista italiano Clemente Mastella (Ceppaloni 5 febbraio 1947, vivente)

2(*) La poesia è attribuita al famoso compagno di merende Pierferdinando Casini (“Ferdy”) che ha condiviso le battaglie politiche di Clemente Mastella (“Clem”) per decenni

3(*) Il significato da attribuire alla “Madre” è fonte di discussione per gli studiosi. Se molti la riferiscono a Silvio Berlusconi, alcuni propendono a una allusione a donna di facili costumi

4(*) “Cenere muto” è il soprannome del Governatore Antonio Bassolino. La cenere infatti non parla e neppure Bassolino ha mai detto nulla ai giudici sul disastro ambientale in Campania

5(*) Città natale di Mastella di cui è sindaco a vita. E’ rimasta celebre la fiaccolata dei suoi abitanti a sostegno della moglie Sandra Lonardo costretta agli arresti domiciliari perché accusata di concussione

6(*) Gli “avversi numi” sono le percentuali di voto previste per il suo partito di ricatto e di governo, detto UDEUR. Infatti, nel 2008, per la prima volta un partito italiano registra intenzioni di voto negative. Fa perdere tra il 10 e il 12% dei voti a chi se lo prende

7(*) “Le ossa” sono in realtà i popolari torroncini natalizi autoprodotti da Mastella con i soldi del finanziamento pubblico al suo partito. Tutti gli italiani ne vorrebbero un etto.

TRATTO DAL BLOG DI BEPPE GRILLO