domenica, marzo 02, 2008

Cassazione: quando dare del "giuda" è consentito.


Dare del "Giuda" è concesso, l'importante è che il destinatario dell'ingiuria se lo sia meritato.

A stabilirlo è la Cassazione che ha assolto un consigliere comunale di Como di Forza Italia che aveva dato del "Giuda" ad un collega di partito. La licenza di insultare i politici, se se lo meritano, è stata accordata dalla Corte di cassazione con una sentenza della quinta sezione penale (la numero 9084). La Suprema corte ha redatto un vero e proprio elenco di epiteti da rivolgere agli uomini di governo quando ce ne è davvero bisogno.

Il tutto si collega al «diritto di critica politica». E così dare del "Giuda" è legittimo se un politico si macchia di alto tradimento. Anche "buffone", a suo modo, rappresenta «legittima critica politica». Se poi chi guida la macchina politica solleva una «indignazione» popolare, al limite, dice piazza Cavour, gli si può dare anche dell'«idiota».

La Cassazione chiarisce che «il diritto di critica riveste necessariamente connotazioni soggettive ed opinabili quando si svolge in ambito politico, in cui risulta preminente l'interesse generale del libero svolgimento della vita democratica».

Ne consegue che «una volta riconosciuto il ricorrere della polemica politica ed esclusa la sussistenza di ostilità e malanimo personale, è necessario valutare la condotta dell'imputato alla luce della scriminante del diritto di cui all'art. 51 c.p.».

Se il giudice verifica che l'operato del politico meritava di essere bollato con un epiteto che suona come ingiurioso, l'autore dello sfogo andrà assolto per non avere fatto altro che esercitare la libertà di «critica politica».

Proprio per questa ragione la Cassazione ha cancellato la doppia condanna per diffamazione inflitta nei due gradi precedenti a Paolo G., un consigliere comunale di Como di Forza Italia che, uscendo dalla sala consigliare, aveva dato del Giuda ad un collega di partito che all'ultimo momento aveva modificato il suo voto, contrastando la delibera proposta dal suo partito.

Un «grave tradimento politico» da indurre la Suprema corte ad accordare l'assoluzione al consigliere comunale.