Lo sostiene Giuliano Pisapia, presidente della Commissione di riforma del codice penale istituita dall'ex ministro Clemente Mastella, intervenuto stamattina a 'Panorama del giorno' su Canale 5.
"Sicuramente - osserva l'ex parlamentare di Prc - è un tema che può aiutare a determinare una migliore giustizia: perché rende il giudice più imparziale e più 'terzo' tra le due parti che si contendono la ricerca della verità, cioè l'accusa e la difesa. Sicuramente è uno dei temi da affrontare, e io credo sarà affrontato a livello europeo: visto che in tutti i Paesi europei, tranne l'Italia, c'è la separazione delle carriere. Ma sicuramente questo non è l'unico punto per risolvere i problemi della giustizia".
Pisapia considera "fisiologica" una parte di 'errori giudiziari': "Talvolta invece - aggiunge - i ritardi nella giustizia derivano da una mancanza di professionalità o da una mancanza di diligenza che dovrebbero essere i presupposti per un magistrato, sia esso pm o giudice. Io credo che il punto fondamentale per rendere la nostra giustizia degna di un paese civile è quella sì di accelerare i tempi dei processi, ma anche di rafforzare le garanzie per imputati e parti offese. Credo che sia assolutamente indispensabile una maggiore professionalità di tutti gli operatori della giustizia - avvocati, pubblici ministeri e giudici -, con una maggiore terzietà dei giudici rispetto alle parti processuali, e cioè quelli che rappresentano l'accusa e la difesa".
Secondo Pisapia, "è possibile cambiare i tempi del processo, senza limitare le garanzie o i gradi di giudizio: che sono una garanzia per gli innocenti e non certo per i colpevoli".
"Circa il 40% dei processi - spiega richiamando una ricerca dell'Eurispes - è rinviato quotidianamente per omessa notifica ai testimoni. In gran parte omessa notifica ai testimoni dei pubblici ministeri. Notifiche che magari arrivano il giorno dopo, ma questi processi vengono spostati di mesi perché quel testimone evidentemente è fondamentale".
Pisapia cita un altro esempio: "Per spostare gli atti processuali dal luogo in cui è stato fatto il processo di primo grado al luogo dove deve essere celebrato il processo di appello, passa una media di sei mesi. Questi sei mesi sono i cosiddetti tempi morti della giustizia".
"Tempi morti", osserva ancora l'ex presidente della commissione Giustizia della Camera, che "si trovano in ogni stato e grado di giustizia, e che dipendono dall'organizzazione: che può essere migliorata, ad esempio, attraverso un manager della giustizia".
"L'organizzazione della giustizia non necessita di magistrati o di avvocati, ma di veri e propri manager che sappiano far funzionare il complesso dell'organizzazione della giustizia".