venerdì, dicembre 21, 2012

Il voto del Senato è arrivato: la Riforma Forense è legge dello Stato.

Nicola Marino è stato eletto Presidente dell'OUA.

Riforma forense, Alpa (CNF) ai Senatori: approvare la legge un segno di civiltà e democrazia.

Roma 20/12/2012. Il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, ha scritto una lettera ai Senatori, rivolgendo loro un appello affinché approvino domani la riforma forense, attesa da ottant’anni.
“Domani siete chiamati a compiere un importante atto che corona quattro anni di lavoro, le aspettative dei cittadini, e offre migliori opportunità all’avvocatura per rendere un servizio efficiente e solidale nella amministrazione della giustizia”, si legge nella lettera.
“ Siete chiamati a votare la riforma forense che l’avvocatura ha sostenuto anche nell’ultimo Congresso di Bari e che la Camera ha votato con una maggioranza che sfiorava l’unanimità. Le Commissioni giustizia del Senato e della Camera hanno per lungo tempo scandagliato ogni aspetto della riforma e ne hanno ritagliato un quadro sistematico e completo”.
Per il presidente del Cnf “in assenza della riforma, le regole sopravvissute alla legge del 1933 e agli interventi del regolamento delle professioni non consentirebbero all’avvocatura, alle sue istituzioni e alla difesa dei diritti dei cittadini di poter contare su una solida base normativa. È quindi una grave responsabilità che si assumono coloro che vogliono ritardare l’approvazione, ostacolare l’iter con emendamenti fasulli o addirittura con proposte apparentemente migliorative che ne determinerebbero il fallimento attesi i tempi stretti della legislatura”.
 La lettera conclude: “Il fatto che la riforma sia stata collocata in coda ai provvedimenti all’ordine del giorno, spostandone la collocazione originaria, non deve dare adito al sospetto che quanti si dichiarano ad essa favorevoli in realtà intendano affossarla. Le aspettative dei cittadini e dell’avvocatura nel suo complesso sarebbero inutilmente tradite senza beneficio di alcuno. Vi esortiamo a dare in conclusione del vostro mandato parlamentare un segno di civiltà e di democrazia”.

giovedì, dicembre 20, 2012

Gli auguri di Natale del Presidente dell'AIGA.

Carissimi, desidero augurare a voi e ai vostri cari un sereno Natale ed un felice 2013.
La fine dell’anno porta con sé la necessità di pensare ad un bilancio di quanto fatto e di programmare l’anno avvenire. Il 2012 è stato estremamente intenso di novità, ma ritengo che la Giovane Avvocatura sia stata capace di recitare la sua parte.
Ripensando alla nostra attività (dai CDN, alla Conferenza di Udine, al Congresso Straordinario di Napoli), ma anche agli altri consessi dell’Avvocatura a cui abbiamo partecipato (dal Congresso Nazionale Forense straordinario di Milano a quello ordinario di Bari), credo che sia stato ancora una volta riaffermato il ruolo centrale dell’AIGA nella politica forense.
Ma abbiamo avuto anche la capacità di aprirci all’esterno, uscendo dal ristretto recinto del mondo forense e delle politiche giudiziarie, confrontandoci con autorevolissimi interlocutori sulle tematiche più spinose che investono il nostro Paese.
Nel 2012 abbiamo avuto l’onore di essere ricevuti dal Presidente del Senato (che ci ha anche più volte citati nel corso del suo intervento al Congresso Forense di Bari) e dal Presidente della Camera, con il quale ci siamo intrattenuti a lungo sui problemi della Giovane Avvocatura.
Siamo stati anche ricevuti in audizione in diverse occasioni delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato e più volte abbiamo partecipato ad incontri con il Ministro della Giustizia e con i tecnici del Ministero.
Ma ciò di cui vado più orgoglioso e fiero, da presidente della nostra Associazione, è la parte a sinistra dell’homepage del nostro sito web nazionale, dedicato alle “Sezioni ed Eventi delle Sezioni”; vedere gli innumerevoli incontri, dibattiti, eventi organizzati quotidianamente su tutto il territorio nazionale da tutte le Sezioni AIGA, mi convince ogni giorno della nostra capacità di intendere con passione ed abnegazione l’impegno sociale e civico che svolgiamo con la nostra attività.
Il 2013 sarà un anno certamente difficile per l’Avvocatura (Giovane e non), per la Giustizia e per il nostro Paese.
La crisi economica non accenna a risolversi e le previsioni (quelle più ottimistiche) di crescita sono rinviate al 2014; l’aumento della pressione fiscale sta determinando situazioni di gravi difficoltà; le prospettive di serie riforme nel Paese sono rinviate ad un’epoca successiva alle prossime elezioni politiche.
In questa situazione, resto ancora più convinto che l’Avvocatura debba riaffermare il suo ruolo sociale; ma questa riaffermazione non può essere lasciata a facili slogan (come troppo spesso è avvenuto nel passato), ma deve essere accompagnata da contenuti e proposte di rinnovamento e di serio cambiamento della nostra società.
Da Giovani Avvocati abbiamo proseguito nella strada già tracciata dalle passate Giunte e con le nostre relazioni tematiche presentate al Congresso di Napoli abbiamo affrontato alcuni dei temi scottanti del dibattito politico (dalla riforma elettorale, al ruolo delle donne, all’assenza di meritocrazia); ma in futuro dovremo avere maggiore capacità di ampliare i nostri orizzonti.
Dovremo interrogarci e proporre le nostre soluzioni sull’Europa, sulla crisi occupazionale (specie delle giovani generazioni), sul fallimento del sistema scolastico ed universitario italiano, sul sistema previdenziale, sulla tenuta dei conti pubblici; questo solo per tracciare alcuni argomenti. Ovviamente, senza dimenticare la nostra naturale vocazione ad occuparci dei problemi della Giustizia e dell’Avvocatura.
E poi dovremo dedicare la massima attenzione alla gravissima situazione dei detenuti, perché, usando le parole del Capo dello Stato, c’è la necessità di affrontare con "senso di responsabilità, di umanità e di civiltà costituzionale" la "vergognosa realtà carceraria che marchia l'Italia".
In questi giorni Marco Pannella, con la forza dei grandi ideali, sta combattendo una battaglia non violenta di giustizia e legalità; “Io sto con Marco” e credo che tutti gli avvocati italiani debbano manifestare la loro solidarietà verso un uomo, che è disposto a dare la vita per l’affermazione dei valori della nostra Carta Costituzionale.
Sono certo che l’AIGA saprà fare la sua parte; sono certo che saremo degni della magnifica tradizione della nostra Associazione; sono certo che sapremo lasciare il segno.
Con coraggio e con passione, perché l’AIGA alla fine …si ferma nel Cuore.
Buon Natale e felice 2013 e ci vediamo a Monza…
Dario Greco

martedì, dicembre 18, 2012

JESSICA RABBIT, L’OMBRA DEL CANDIDATO, IL CANDIDATO OMBRA E IL GIOCO DELLE 3 CARTE.

Il primo personaggio è quello che definirei “Jessica Rabbit”: non mi sono candidato, ma mi votano, e quindi….., e si attaglia ad Antonino Galletti, che non ha mandato lettere di candidatura ai suoi compagni di assemblea, però ha partecipato al dibattito di sabato e quindi, sia pure implicitamente, dovrebbe ritenersi candidato.
Vox populi, invero di qualche spessore, lo darebbe in ritirata, per aver testato uno scarso appeal elettorale. Rimarrebbe così nella sua attuale veste di Consigliere dell’Ordine di Roma, ove coltiva forse qualche legittima ambizione, avendo negoziato Roma qualche posto (Giunta o Ufficio di Segreteria, o entrambi) con l’altro candidato gradito alla dirigenza Oua uscente, Marino.
Il secondo lo definirei “l’ombra del candidato”, figura che si attaglia per l’appunto a Nicola Marino, il quale – forte degli accordi pre-Bari con De Tilla e altri “uscentisti” – è rimasto volutamente nell’ombra, non ha inviato ad oggi alcuna comunicazione ai componenti l’assemblea e si è significativamente sottratto al confronto di sabato.
Non ne conosciamo quindi pubblicamente piglio, ardimento e programma, intendendosi per programma non già la mera esecuzione dei deliberati congressuali, cui tutti sono ovviamente tenuti, ma le linee guida più generali cui riterrebbe di informare il suo agire.
Non sappiamo, poi, quali siano la sua verve oratoria, la sua “presenza scenica”, la capacità di convincimento e di presa che può o meno esercitare sugli interlocutori. In più su di lui si allunga altra ombra, e per la precisione quella del presidente uscente, che per lui ha fatto e sta facendo campagna elettorale.
Non è tecnologico, stante la generazione cui appartiene, e quindi non compare su FB, a differenza di tutti gli altri. E’ accreditato di vari consensi, ma verosimilmente non quanto sembra. L’essere, infatti, candidato precostituito, ancor prima dell’elezione della nuova assemblea, e il non essersi prestato al confronto di certo non gli giova.
La terza figura è quella del “candidato sprinter”, di colui, cioè, che è partito con la sua candidatura già dal Congresso di Bari, scattando dai blocchi e giocando d’anticipo per prevenire possibili veti o sgradimenti, che ha ufficializzato per primo le sue intenzioni, con lettere spedite non solo all’assemblea Oua, ma anche a Ordini, Unioni e Associazioni, chiarendo il suo pensiero e affrontando così, sicuro di sé e spavaldamente, forse fin troppo ma è nel personaggio, la tenzone elettorale e il confronto con gli altri candidati.
Questa figura è quella di Emanuele Spata, del Triveneto, che ha avuto una partenza apprezzabile, da centometrista, ma con possibile fiato corto alla distanza…… Si narra, infatti, e insistentemente, che alla luce dei numeri, non esaltanti, stia anch’egli negoziando con il candidato Marino per ipotecare a qualsiasi costo con comune soddisfazione l’esito elettorale…..
Ad onor del vero Spata lo nega, avendo postato su FB sue considerazioni sulla volontà di gareggiare a viso aperto, senza accordi sottobanco, e di voler rimanere all’opposizione, ove sconfitto. E’ un atteggiamento apprezzabile, laddove poi realmente tali accordi non vi siano.
Il quarto personaggio è il “candidato fai da te” impersonato da Michele Sarno, Vice Presidente della Camera Penale salernitana, che ha reso nota la sua candidatura con un post di FB, per quanto so, e che ha preso parte al dibattito di sabato all’Aiga.
Non sono noti sponsors di rilievo, e la sua candidatura alla presidenza pone quantomeno una domanda: le Camere Penali, di cui è alto dirigente, hanno mutato avviso nei confronti dell’Oua tanto da volerne addirittura la presidenza, ovvero è lui che è in disaccordo con la sua associazione? Non conosco il collega, se non di vista, e quindi non posso aggiungere altro, se non augurargli in bocca al lupo.
Il quinto personaggio è “il candidato donna”, definizione che appare invero un po’ riduttiva, ove si considerino la storia e le esperienze pregresse di Annamaria Introini, dapprima dirigente associativa, poi componente Oua per 5 anni, di cui 3 in Giunta, oggi dimessasi dall’Ordine di Palermo per ritornare all’organismo politico. E’ una donna, quindi, che può competere nel merito e con merito.
Ha scritto ai delegati Oua, ha partecipato con entusiasmo al dibattito di sabato e sta affrontando la competizione elettorale senza inciuci e senza accordi sottobanco, con quella schiettezza che ben le riconosco, avendola avuta vicina per lungo tempo ed avendola potuta così direttamente apprezzare.
Credo che alcuni già sappiano che è il candidato che preferisco, ma non per amicizia, né per solidarietà femminile, perché le farei un grande torto. La sostengo, nel mio piccolo e qui su FB, molto più semplicemente perché penso che in questo momento storico, così delicato per l’avvocatura e per l’Oua, sia il migliore presidente possibile. E scopro di non essere assolutamente la sola a pensarla così.
Chiarezza di idee, entusiasmo, esperienza, diffuse conoscenze ed apprezzamento nel mondo politico e dell’avvocatura, un ottimo fiuto politico unito ad una necessaria dose di sicurezza e di capacità di parlare in pubblico. Ed altro non aggiungo, perché voglio lasciare a chi la conoscerà e la ascolterà di giudicare autonomamente.
Veniamo poi all’ultimo personaggio. Quale, mi direte, se hai già passato in rassegna tutti e 5 i candidati alla presidenza? Il più infido, rispondo, perché si tratta del “candidato ombra”, e cioè del candidato ad oggi non ufficializzato, ma in pectore, che sta scaldando i motori laddove ci si convinca, pur tardivamente, che “l’ombra del candidato” non ha appeal elettorale e non supera un certo livello di consenso, non sufficiente per ottenere la presidenza.
E così, chi ha fatto un passo indietro, potrebbe improvvisamente farlo avanti, e palesarsi all’ultimo momento, con un ben studiato effetto sorpresa e fors’anche con la segreta speranza di conquistare i voti di altri. Dimentica, però, il “candidato ombra” di essere comunque l’alfiere dell’altro, e di essere il primo tra coloro che hanno dato vita prima di Bari al patto degli “uscentisti”.
Lui lo dimentica, forse, ma gli altri no, e non credo che si lasceranno convincere così facilmente, nel caso in cui dismetta ogni reverenza nei confronti del collega più anziano e decida di uscire allo scoperto.
Non ne faccio il nome, ma sono certa che tutti potranno indovinarlo abbastanza facilmente, anche perché chi più dice di non essere candidato a nulla, poi si scopre e, come diceva la mia amata nonna “gallina che canta, ha fatto l’uovo”.
E tra tutti questi personaggi, si muovono coloro che già da tempo hanno negoziato ruoli e cariche, e che, quindi, voteranno non già per convinzione o per merito del candidato, ma per tutelare se stessi e la propria personale ambizione, o coloro che voteranno in un certo modo per non dispiacere gli amici.
Sono un po’ maliziosa, lo so, ma Andreotti (il “divo Giulio” e non l’amico Maurizio Andreotti componente Oua) diceva che a pensar male facilmente s’indovina.
Non vorrei, quindi, che in occasione della tornata elettorale di venerdì 21 prossimo, ai componenti dell’assemblea OUA, che approfitto per ringraziare per il loro impegno per tutti noi, si chiedesse di giocare al “gioco delle 3 carte”, che com’è noto è un gioco che a prima vista attrae, ma poi ipnotizza, ed alla fine vede tutti perdenti, salvo appunto chi le carte le manovra.
Michelina Grillo

Tariffe professionali, abrogazione, spese legali, rimborso, correttezza.

Tribunale Napoli, Ordinanza Ge del 04.12.2012 
“La parte esecutata, nel periodo intercorrente fra l’abrogazione delle previgenti tariffe professionali e l’adozione delle nuove, non è esonerata dal rimborso delle spese legali sostenute da controparte a seguito della formazione del titolo esecutivo e, pertanto, sulla base del principio di correttezza vigente in materia di obbligazioni contrattuali (art. 1175 c.c.), deve offrire al precettante una congrua somma atta a soddisfarle”. 

Tribunale di Napoli Ufficio Esecuzioni Mobiliari 
Ordinanza 4 dicembre 2012 r.g.e. n. 8482/12 
Il Giudice dell'Esecuzione 
letti gli atti ed in particolare il ricorso in opposizione all’esecuzione (art. 615.2 C.P.C.), con contestuale richiesta di sospensione del processo esecutivo (art. 624 C.P.C.), depositato nell’interesse dell’esecutato, impregiudicato ogni ulteriore approfondimento istruttorio, da svolgersi nell’eventuale successiva fase di merito, così scioglie la riserva:
considerato che presupposti per il provvedimento di sospensione per opposizione all’esecuzione sono la domanda di parte e la ricorrenza di gravi motivi, essenzialmente riconducibili al possibile fondamento dell’opposizione;
ritenuta l’insussistenza dei gravi motivi per disporre la sospensione della procedura, atteso che l’esecutato, nell’adempimento del proprio debito, non si è comportato secondo le regole della correttezza, o buona fede in senso oggettivo, espressione del principio costituzionale di solidarietà (art. 2 Cost.), che il Codice Civile sancisce nella disciplina del contratto (artt. 1337, 1358, 1366, 1375, 1460.2) e, più in generale, in materia di obbligazioni (art. 1175), qualunque ne sia la fonte, negoziale o meno, e che la più recente giurisprudenza della Corte di Cassazione ha valorizzato anche nell'eventuale fase dell'azione giudiziale per ottenere l'adempimento (cfr. ad es., Cass. S.U., n. 23726/2007); la generale regola di correttezza a carico dei soggetti del rapporto obbligatorio, infatti, impone ad essi di comportarsi con lealtà ed onestà, secondo i valori medi dell’apprezzamento comune, da una parte evitando di rendere l’adempimento sproporzionatamente oneroso per il debitore e dall’altra evitando di approfittare di circostanze che permetterebbero di sottrarsi ingiustamente all’adempimento e adoperandosi perché questo conservi utilità per il creditore, sì che potrebbero configurarsi, ad esempio, obblighi di eseguire prestazioni non previste, di tollerare modifiche della controprestazione, di dare avvisi, etc.;
ritenuto in particolare che l’esecutato, nelle more tra l’abrogazione delle previgenti tariffe professionali e l’adozione ministeriale dei nuovi parametri, non poteva ritenersi esonerato dal rimborso di tutte le spese legali sostenute dalla controparte dopo la formazione del titolo esecutivo e, quindi, in base al succitato principio di correttezza, avrebbe comunque dovuto offrire al precettante, se ritenuto inadeguato quanto a tal fine richiestogli, una congrua somma atta a soddisfarle, cosa che invece nella fattispecie non è avvenuta, essendosi il precettato limitato al pagamento solo del credito accertato nel titolo e di un’irrisoria cifra equivalente alle spese vive giustificate, sull’erroneo presupposto che l’abrogazione delle tariffe avesse cancellato anche il diritto al compenso ed al rimborso per le prestazioni professionali espletate e di cui si è usufruito, tesi evidentemente incompatibile con la riserva di determinazione dei parametri, con la temporanea ultrattività delle tariffe -limitatamente alle sole liquidazioni, da parte di un organo giurisdizionale, delle spese giudiziali - e con la previsione di un compenso pattuito tra professionista e cliente (cfr. art. 9 D.L. n. 1/2012, conv. con mod. dalla L. n. 27/2012);
P.Q.M. 
visti gli artt. 624, 616 e 553 C.P.C.:
1) rigetta l’istanza di sospensione della procedura esecutiva; 2) concede il termine perentorio di giorni centoventi per l’introduzione del giudizio di merito, dinanzi al giudice competente ratione valoris; 3) assegna i crediti pignorati come da separata ordinanza; Si comunichi.
Napoli, 04/12/12
Il Giudice dell’Esecuzione
Fabio Ciccarelli

De Tilla fa il bilancio del Congresso di Bari.

lunedì, dicembre 17, 2012

Cassa Forense: Comitato dei delegati nei giorni 20 e 21 dicembre 2012.

Il 20 e 21 dicembre è convocato il Comitato dei Delegati di Cassa Forense per discutere di importanti argomenti.
In particolare, l’ODG prevede:
- Esame nota del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 09.11.2012 con la quale è stata approvata la recente riforma previdenziale a condizione che sia valorizzato il contributo di solidarietà versato dagli avvocati 70enni in attività oltre ad altri adempimenti di carattere formale;
- Approvazione del nuovo statuto di Cassa Forense;
- Approvazione del nuovo regolamento per l’elezione del Comitato dei Delegati;
- Adozione della delibera definitiva per l’accertamento del requisito della continuità dell’esercizio professionale;
- Discussione generale sulla proposta di regolamento per l’assistenza predisposto dalla Commissione riforma assistenza.

domenica, dicembre 16, 2012

Presidenza OUA: i pronostici.

Tra pochi giorni verrà eletto il nuovo presidente dell’OUA ed il successore di De Tilla, secondo i bene informati, dovrebbe essere il Vice Presidente uscente, ossia Nicola Marino.
Con questa elezione si determinerebbe una linea di continuità con il lavoro svolto da De Tilla, che – infatti – si starebbe prodigando molto per aprire la strada alla nomina di Marino.
Molti consensi starebbe, comunque, riscuotendo anche la candidata di Palerno Anna Maria Introini.

L'ineffabile Michele Vietti, Vice Presidente del CSM.

venerdì, dicembre 14, 2012

Una pretesa risultata eccessiva, può giustificare la compensazione delle spese processuali.

“In caso di accoglimento della domanda di risarcimento del danno, la liquidazione di una somma sensibilmente inferiore rispetto a quella richiesta dall’attore, pur non integrando gli estremi della soccombenza reciproca, può ugualmente giustificare la compensazione delle spese del giudizio”.
(Corte di Cassazione, sez. III Civile, sentenza n. 22388/2012; depositata il 10 dicembre)

VIALE DEL TRAMONTO.

.........PUBBLICITA' LEGALE!

mercoledì, dicembre 12, 2012

OUA: ecco le candidature alla presidenza.

Il giorno 21 dicembre prossimo, dovrebbe essere eletto il nuovo Presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura italiana (OUA). Ad oggi, i delegati che hanno presentato la propria candidatura sono (in ordine rigorosamente alfabetico....): Antonino Galletti - Annamaria Introini - Nicola Marino ed Emanuele Spata. Staremo a vedere.

martedì, dicembre 11, 2012

RIFORMA FORENSE. BERSELLI: SARA' LEGGE PRIMA DI NATALE.

(Agenzia DIRE) Roma, 11 dic. - Accogliendo la richiesta presentata dal Presidente della Commissione Giustizia, Filippo Berselli, la Capigruppo ha concesso la deroga di procedere all'esame del disegno di legge di riforma della professione forense anche in costanza della sessione di bilancio.
I lavori della Commissione inizieranno domani alle 14.30 e proseguiranno, all'occorrenza, anche in seduta notturna.
Se necessario, i lavori riprenderanno alle 9.30 di giovedi' per proseguire fino al voto finale di articoli ed emendamenti per consegnare all'Aula il provvedimento da approvare in via definitiva subito dopo la legge di Stabilita' e di Bilancio e cioe' all'inizio della prossima settimana.
"Il testo della Camera- spiega Berselli- non verra' in alcun modo modificato e si potra' cosi' giungere, finalmente, ad una legge che l'avvocatura italiana attende da quasi ottanta anni".

Testimone assente!

lunedì, dicembre 10, 2012

Cassazione Lavoro: l’attività fisica svolta durante la malattia non giustifica il licenziamento (sent. 21938/2012).

La Cassazione Lavoro, con sentenza nr. 21938/2012 dello scorso 6 dicembre, ha dichiarato illegittimo il licenziamento del lavoratore che, durante il periodo di malattia svolga attività fisica se, questa, non è tale da mettere concretamente in pericolo l’equilibrio fisico del lavoratore e quindi, la sua capacità di adempiere correttamente alla prestazione.
La fattispecie riguardava un lavoratore licenziato dall’azienda perchè durante l’assenza dal lavoro per malattia, si era dedicato ad attività edili per il suo fondo e sui terreni circostanti. Secondo il datore di lavoro infatti, con questo comportamento, il lavoratore avrebbe violato i doveri di correttezza e buona fede tale da giustificare il licenziamento.
Secondo i Giudici di legittimità, “la valutazione dell’attività fisica svolta dal lavoratore durante la malattia, non può essere valutata “ex ante”, in relazione alla natura della patologia e delle mansioni svolte dal medesimo, al fine di accertare se la stessa possa pregiudicare o ritardare la guarigione. Ne consegue, che il recesso è giustificato non solo quando l’attività esterna svolta dal lavoratore sia per sè sufficiente a far presumere la fraudolenta simulazione della malattia ma anche nelle ipotesi in cui, la medesima attività, valutata in relazione alla natura della patologia e delle mansioni svolta, possa realmente pregiudicare o ritardare la guarigione e il rientro in servizio in violazione dei doveri di correttezza e buona fede e, degli specifici obblighi contrattuali di diligenza e fedeltà”.
Nel caso di specie, continua la Corte, non v’era nessuna prova che l’attività svolta dal lavoratore durante la malattia, avesse messo in pericolo il suo equilibrio psico fisico e, conseguentemente la sua capacità di adempiere alla prestazione lavorativa. Inoltre, il dipendente era rientrato tempestivamente a lavoro dopo il periodo di malattia, e che soltanto successivamente si era verificata a suo carico una intossicazione farmacologica, per cui era da escludere qualsiasi collegamento con il comportamento tenuto dal lavoratore durante la malattia.

Esame avvocato 2012: l’augurio del Presidente nazionale AIGA.

Da domani a giovedì si rinnoverà ancora una volta il folle rito degli scritti degli esami d’abilitazione per la professione forense, ingiusta selezione dei giovani praticanti che con abnegazione e sacrificio hanno frequentato le aule di giurisprudenza, le aule dei Palazzi di Giustizia, ma, anche e soprattutto, le cancellerie, gli uffici notifiche, gli uffici postali, gli studi legali.
L’accesso è il problema principale della professione forense, stante l’incapacità della nostra categoria di gestire razionalmente gli assurdi numeri dei nostri albi.
A nome dell’AIGA, però, auguro a tutti i giovani praticanti, che hanno potuto assaporare durante il tirocinio le grandi soddisfazioni che può regalare la nostra professione ma anche le grandi delusioni che porta con sé, di potere svolgere l’esame con la massima serenità e di poterlo agevolmente superare.
A tutti coloro che, invece, hanno scritto sul loro libretto gli estremi di 20 udienze a semestre, ma che nel frattempo hanno preparato il concorso da magistrato, da notaio, da ricercatore all’università, da pubblico dipendente, o che comunque non hanno sudato le fatiche della professione come i VERI PRATICANTI, rivolgo un caro invito: per piacere statevene a casa; l’Avvocatura non è per voi!

Dario Greco
Presidente Nazionale AIGA

venerdì, dicembre 07, 2012

STAMANE TEMPESTOSA UDIENZA.....

UN'ORA DI FILA DAVANTI ALLA PORTA (IL GIUDICE DELLA PRIMA CIVILE CHIAMA LE CAUSE UNA ALLA VOLTA, GLI ALTRI FUORI....), POI NON RIESCO A VERBALIZZARE PERCHE' IL MAGISTRATO SCRIVE LUI E SOLO QUELLO CHE DECIDE LUI (SI CHIAMA "VERBALIZZAZIONE RIASSUNTIVA"). 
ALLA FINE VADO IN BESTIA E COMINCIO A TIRARE FUORI LE UNGHIE. 
IL MAGISTRATO M'ACCUSA DI AVERE UN ATTEGGIAMENTO POLEMICO E PROVOCATORIO. 
CASO MAI NON SE NE FOSSE ACCORTO GLI FACCIO PRESENTE DI RAPPRESENTARE "LA DIFESA"! 
GIA', LA DIFESA.................. 
 consiglioaperto

Alpa (cnf): occorre approvare subito la riforma forense.

(ASCA) - Roma, 6 dic - ''Occorre approvare la riforma. Sarebbe sconcertante se le professioni non regolamentate fossero legificate e l'avvocatura disciplinata per regolamento governativo''.
Lo ha detto il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, esprimendo apprezzamento per la decisione della conferenza dei capigruppo del senato che ha calendarizzato il provvedimento sulla riforma forense dal 18 al 21 dicembre.
''La riforma e' stata ampiamente discussa al Senato e poi alla Camera - ha aggiunto - dove e' stata approvata a larghissima maggioranza dopo un esame attento e approfondito. Ci auguriamo dunque che l'iter parlamentare possa concludersi prima della fine dell'anno. Confidiamo che la commissione giustizia possa procedere all'esame del provvedimento in tempi ristretti. Lo stesso presidente Filippo Berselli ha dichiarato di essere pronto e questo ci conforta. Ci attendiamo che i gruppi parlamentari Pd e Pdl facciano seguito a quanto dichiarato pubblicamente e ritirino i propri emendamenti''. ''Sarebbe sconcertante, d'altra parte - ha concluso Alpa - se questa legislatura si chiudesse con una legge per le professioni non regolamentate e con l'avvocatura, professione radicata in Costituzione, disciplinata per regolamento governativo. L'Avvocatura non l'accetterebbe''.

giovedì, dicembre 06, 2012

Mediazione obbligatoria, De Tilla: avevamo colto nel segno, non si torna indietro.

LA MOTIVAZIONE DELLA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE CONFERMA LE CRITICHE DELL’AVVOCATURA ALLA MEDIACONCILIAZIONE OBBLIGATORIA. PER MAURIZIO DE TILLA: “SI CONFERMA L’ECCESSO DI DELEGA, UN PROFILO EVIDENTE DI ILLEGITTIMITÀ DELLA MEDIACONCILIAZIONE. MA È EVIDENTE CHE NON SI TORNA INDIETRO DA QUESTA SENTENZA. L’OBBLIGATORIETÀ NON SI PUÒ REINTRODURRE. ALTRE SONO LE STRADE PER IMPLEMENTARE UN SISTEMA DI MEDIAZIONE CONDIVISO E DI QUALITÀ CHE TUTELI IL CITTADINO” 
Maurizio de Tilla, Presidente uscente dell'OUA, ha commentato la sentenza della Consulta - oggi pubblicata- che ha dichiarato illegittima la media-conciliazione obbligatoria: «Si conferma il chiaro profilo di illegittimità per eccesso di delega del sistema di mediazione (unico nel panorama europeo) introdotto nel nostro Paese. L’avvocatura aveva, quindi, colto nel segno. La media-conciliazione era stata varata senza i necessari requisiti di qualità sia per la formazione dei mediatori, sia per l’assenza di regole chiare che definissero i conflitti di interessi delle Camere di conciliazione, nonché per un ingiusto meccanismo di obbligatorietà e per gli eccessivi costi per il cittadino. Ma non solo: anche perché pregiudicava il successivo giudizio. Tutto ciò al solo scopo di comprimere la possibilità di accedere al sistema giustizia. È bene anche ricordare che, pure, la Commissione Europea aveva avanzato, in un parere inviato alla Corte di Giustizia Europea, una decisa critica al combinato disposto tra obbligatorietà e onerosità per i cittadini, come evidente limitazione del diritto di ricorrere alla macchina giudiziaria».
 «Alla luce della sentenza – conclude de Tilla – vogliamo invitare a chiudere una fase e ad aprirne un’altra, basata sul dialogo e la condivisione: si implementino sistemi seri di mediazione, con chiari elementi di qualità e di garanzia per cittadini, senza obbligatorietà e costi eccessivi». (OUA, comunicato stampa 6 dicembre 2012)

Mediaconciliazione, le motivazioni della Consulta: nella delega nessuna obbligatorietà (Corte costituzionale – Sent. 6 dicembre 2012 n. 272).

"Il carattere dell'obbligatorietà per la mediazione non trova alcun ancoraggio nella legge delega".
È quanto si legge nella sentenza della Corte Costituzionale n. 272 depositata oggi, con cui la Consulta ha dichiarato illegittima, per eccesso di delega, la norma sulla media-conciliazione nelle controversie civili e commerciali, nella parte in cui prevede il carattere obbligatorio della mediazione.
La censura della Consulta è limitata all'obbligatorietà della mediazione e all'eccesso di delega. Prendendo in considerazione otto diverse ordinanze di rimessione giunte dal Tar del Lazio, dai giudici di pace di Catanzaro (due ordinanze), Recco, Salerno, Parla, e dai Tribunali di Torino e Genova, la Corte ha stabilito che sono stati violati gli art. 76 e 77 della Costituzione, relativi ai criteri in base ai quali il Governo può essere delegato dal Parlamento a legiferare.
La "legge delega, tra i principi e criteri direttivi di cui all'art. 60, comma 3 - dichiara infatti la sentenza - non esplicita in alcun modo la previsione del carattere obbligatorio della mediazione finalizzata alla conciliazione". Anzi, su questo punto, il testo normativo "che per altri aspetti dell'istituto si rivela abbastanza dettagliato, risulta del tutto silente".
Inoltre, rileva la Corte, se "la finalità ispiratrice" della mediazione è quella di "individuare misure alternative per la definizione delle controversie civili e commerciali, anche al fine di ridurre il contenzioso gravante sui giudici professionali", "il carattere obbligatorio della mediazione non è intrinseco alla sua ratio, come agevolmente si desume dalla previsione di altri moduli procedimentali (facoltativi o disposti su invito del giudice), del pari ritenuti idonei a perseguire effetti deflattivi e quindi volti a semplificare e migliorare l'accesso alla giustizia".
Il testo della delega richiamava anche al rispetto e alla coerenza con la normativa europea in materia di conciliazione.
Per questo la sentenza della Consulta compie una ricognizione delle norme Ue, concludendo però "dai richiamati atti dell'Unione europea non si desume alcuna esplicita o implicita opzione a favore del carattere obbligatorio dell'istituto della mediazione".
"Ne deriva che l'opzione a favore del modello di mediazione obbligatoria, operata dalla normativa censurata - sottolinea la Consulta - non può trovare fondamento nella citata disciplina".

Il tempo libero dell'avvocato è un diritto "immaginario", non è risarcibile

Contro i disservizi della giustizia che costringono gli avvocati a passare nei tribunali e nelle cancellerie più tempo di quello che sarebbe necessario se il sistema funzionasse in maniera efficiente, è inutile passare alle carte bollate chiedendo al Ministero di Via Arenula il risarcimento delle ore sottratte - dal dissesto organizzativo - al tempo libero e al riposo.
La Cassazione ha, infatti, respinto il ricorso con il quale un avvocato milanese chiedeva al Guardasigilli di essere risarcito per tutte le ore perse nelle lungaggini burocratiche.
Ad avviso dei supremi giudici il «tempo libero» non è un «diritto fondamentale della persona» perchè è rimesso alla «esclusiva autodeterminazione del singolo» che deve scegliere tra «l'impegno instancabile nel lavoro e il dedicarsi, invece, a realizzare il proprio tempo libero da lavoro e da ogni occupazione».
Pertanto, secondo la Cassazione non ha alcuna importanza «verificare l'entità esatta dei disservizi connessi all'attività di amministrazione della giustizia, nè quantificare in modo preciso il numero di ore che un avvocato è costretto ad impiegare nello svolgimento di attività che potrebbero essergli risparmiate in presenza di un sistema più efficiente».
Inoltre - proseguono gli `ermellini´ nella sentenza 21725/2012 - «poichè l'avvocato è un libero professionista, può ben scegliere e decidere la quantità degli impegni che è in grado di gestire in modo ragionevole».
«Ossia egli può dosare - spiega l'alta Corte - con adeguata organizzazione professionale ed avvalendosi dell'opera di collaboratori, il giusto equilibrio tra lavoro e tempo libero».
«Gli esborsi che sarà chiamato a sostenere, anche in termini di sacrificio del proprio tempo libero, saranno posti, entro i limiti consentiti dalle tabelle professionali, a carico dei clienti che abbiano chiesto di avvalersi della sua opera», conclude il "verdetto".
 Fonte: Ansa

mercoledì, dicembre 05, 2012

Evento formativo del 14 dic. 2012 (n. 4 crediti).

Deposito atti solo per via telematica dal 30 giugno 2014.

Tra gli ultimi emendamenti presentati dal Governo alla Legge di conversione del Decreto 179/2012, cosiddetto Decreto sviluppo‐bis, si segnalano alcune novità per quel che concerne l’accelerazione del processo telematico.
In primo luogo, si prevede che, a partire dal 30 giugno 2014, il deposito degli atti processuali civili e dei documenti di parte diverrà effettuabile, obbligatoriamente, solo con la modalità telematica.
Detta modalità riguarderà anche il deposito di atti e documenti da parte dei periti o dalle persone delegate dall'autorità giudiziaria.
Con particolare riguardo ai processi esecutivi, il deposito degli atti esclusivamente per via telematica scatterà successivamente al deposito dell'atto con cui inizia l'esecuzione.
Con riferimento alle notificazioni, le proposte di modifica prevedono che questa possa essere eseguita unicamente utilizzando un indirizzo di posta elettronica certificata del notificante che risulti da pubblici elenchi. L'avvocato sarà tenuto a provvedere alla stesura della relazione di notificazione su un documento informatico separato, sottoscritto con firma digitale e allegato al messaggio di posta elettronica certificata.
Infine, per quel che concerne i pignoramenti relativi a crediti disciplinati all'articolo 545, terzo e quarto comma del Codice di procedura civile, viene previsto che in caso di mancata comparizione del terzo all'udienza stabilita, il credito pignorato, nei termini indicati dal creditore, si considera non contestato ai fini del procedimento in corso e dell'esecuzione fondata sul provvedimento di assegnazione.
Sempre sul fronte del processo telematico, si rende nota la pubblicazione, sulla Gazzetta Ufficiale n. 282 del 3 dicembre 2012, del Decreto del ministero dell'Economia del 29 novembre 2012 con cui, nell’ambito dei procedimenti tributari, viene esteso a tutto il territorio nazionale l'invio delle comunicazioni alle parti processuali mediante Pec.
A partire dal 4 dicembre, dunque, tutti gli Uffici di segreteria delle Commissioni tributarie provinciali e regionali potranno inviare comunicazioni sulla casella postale elettronica delle parti.

Cassa forense, l’assenza di reddito non libera dall’obbligo di comunicazione.

Cassazione civile sezioni unite sentenza 19 novembre 2012 n 20219 

L’obbligo di inviare alla Cassa forense il modello 5 prescinde sia dalla iscrizione all’ente di previdenza che dalla produzione di reddito, derivando unicamente dallo status professionale di avvocato conseguente all’iscrizione all’albo.
Lo hanno chiarito le Sezioni unite della Cassazione con la sentenza 20129/2012 con cui hanno respinto il ricorso di un avvocato di Pescara contro la decisione del Cnf che confermava la sospensione dall’attività professionale disposta dall’ordine di appartenenza a seguito del mancato invio del modello attestante il reddito personale ed il volume di affari per gli anni 2002 e 2003. A nulla è valsa la presentazione dei versamenti all’Inps, per uno dei due anni in questione, a seguito dello svolgimento di una attività di lavoro parasubordinata.
La Cassazione ricorda che la legge 576/1980, all’articolo 17, prevede che tutti gli iscritti agli albi degli avvocati debbano fare la comunicazione “anche se le dichiarazioni fiscali non sono state presentate o sono negative e deve contenere le indicazioni del codice fiscale, della partita Iva nonché quelle dello stato di famiglia”.
Obbligo di presentare la dichiarazione anche per l’avvocato in pensione che conservi l’iscrizione all’albo – comunque obbligato al versamento minimo del contributo di solidarietà – in quanto rivela “la volontà di mantenere il potenziale esercizio della professione”.
In conclusione “l’omessa comunicazione delle dichiarazioni di cui all’articolo 17 della legge 576/1980, obbligatorie per tutti gli avvocati iscritti agli albi nonché per i praticanti iscritti alla Cassa avvocati, costituisce illecito disciplinare anche se non sussiste, per carenza del requisito della continuità dell’esercizio della professione, l’obbligo di domandare l’iscrizione a titolo pieno alla Cassa e il conseguente obbligo di versamento del contributo soggettivo”.

martedì, dicembre 04, 2012

Cassazione Civile: se manca l’indicazione dell’ora di apertura e chiusura dell’udienza, si ha diritto ad una sola vacazione.

Con la sentenza n. 21513 depositata il 30 novembre 2012, i giudici della Cassazione Civile hanno rigettato il ricorso volto alla censura della sentenza di merito limitatamente alla liquidazione delle spese di lite, asseritamente inferiore ai minimi tariffari.
In particolare, sul punto relativo alla liquidabilità del diritto di vacazione, la Suprema Corte ha ricordato come la voce di cui alla Tabella B allegata al D.M. 127/2004, rapporti il predetto diritto non già all’attività processuale risoltasi nella partecipazione all’udienza, per la quale, in linea generale, è previsto il diritto alla voce n. 19 (partecipazione a ciascuna udienza), bensì per attività distinte e più pregnanti della mera partecipazione all’udienza, corroborate da elementi documentali di riscontro, quali atti e verbali nei quali si appalesi l’ora di apertura e chiusura di essi, con l’ulteriore chiarimento che “in difetto di tali indicazioni è dovuto il diritto per una sola vacazione”.
Trattasi, pertanto, necessariamente di voce afferente ad attività diversa dalla partecipazione alle udienze, per le quali vi è sempre riscontro.

lunedì, dicembre 03, 2012

OUA: Il 21 dicembre l'elezione del nuovo Presidente.

L’Assemblea dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana si riunirà venerdì 21 dicembre, dalle 11.00, presso la Sala Seminari della Cassa Nazionale di Previdenza forense, in via Quirino Visconti n. 8,per eleggere il presidente, i due vicepresidenti, il segretario, il tesoriere, gli altri quattro componenti della giunta e il coordinatore dell’assemblea.

venerdì, novembre 30, 2012

L’esproprio delle pensioni dei liberi professionisti.

Qualcosa di giuridicamente mostruoso è avvenuto in questi mesi ed anni, ora legittimato dal Consiglio di Stato, con l’incredibile sentenza 28 novembre 2012, n. 6014: l’esproprio subdolo del sistema pensionistico dei liberi professionisti (intellettuali).
Stiamo discutendo di numeri rilevanti: oltre 2 milioni di liberi professionisti intellettuali (avvocati, notai, medici, architetti, ingegneri, commercialisti, consulenti del lavoro, giornalisti etc.) che producono circa il 7% del Pil italiano, che fondano l’intera professione sul proprio rischio e capacità. Professioni intellettuali che partecipano alla crescita culturale ed economica del Paese, pagandone il maggior prezzo poiché non hanno alcun “paracadute” assistenziale.
Soprattutto i giovani, altro che le frottole (equità, crescita, rigore, giovani, donne) del governo tecnico. Il sistema pensionistico (l’ultima stagione della vita) dei liberi professionisti è privato da 20 anni. Le Casse previdenziali sono private ed autonome dal 1994 (d.lgs. 509/1994, con cui hanno assunto personalità giuridica di diritto privato).
Si sorreggono solo sui contributi dei propri iscritti, non hanno alcun finanziamento pubblico, subiscono una doppia tassazione che non ha eguali in Europa ed amministrano un patrimonio attuale di circa 50 miliardi di euro (destinato a crescere nei prossimi anni di 10 volte).
Ed è proprio il patrimonio – che serve a garantire le pensioni – che suscita l’interesse dell’avido e ingordo legislatore. Le Casse previdenziali godono di buona salute perché hanno appena superato lo stress test, imposto de facto dalla ministro Fornero, di garantire non più la sostenibilità a “soli” 30 anni ma addirittura sino a 50 anni!
Fatto che l’INPS neanche si sogna di fare perché tanto pagano i cittadini! Senonchè il legislatore ha tentato di svuotare tale riconoscimento (privati ed autonomi) non intervenendo direttamente sulla fonte di legge ma con norme surrettizie, con la compiacenza dell’Istat (che ben 2 volte in questi anni ha inserito le Casse autonome nell’elenco delle amministrazioni pubbliche), ed ora con il suggello del Consiglio di Stato, solo al fine di mettere mano sull’ingente patrimonio delle Casse.
Già con legge 26 aprile 2012 n. 44, ex art. 5, comma 7, le Casse “private” venivano definite “amministrazione pubblica”, seppur limitatamente alla materia della finanza pubblica, con un modus operandi sconcertante.
Il giochino consentiva così di applicargli la c.d. spending review e di succhiare alle Casse il 5% di risparmio della spesa e per l’anno prossimo il 10%.
Una tassa occulta, sottraendo risorse ai contributi versati dai professionisti. Sicché lo schizofrenico “legislatore” tecnico (i Monti boys) con la mano sinistra ordinavano alle Casse di divenire virtuose e garantire la sostenibilità a 50 anni (nell’interesse dei giovani!) e con la mano destra gli sottraevano il 5% del risparmio (poi il 10%), lentamente rendendole pubbliche. Sconcertante è dir poco.
L’Istat diviene nel tempo lo strumento chirurgico (improprio giuridicamente, avendo attribuito a tale Ente potestà legislative) col quale si tenta di “pubblicizzare” le Casse senza dichiararlo.
Le Casse con un colpo magico di bacchetta sono definite “amministrazioni pubbliche” dall’Istat che le infila in un mero elenco. Le Casse private avevano già impugnato l’Elenco ISTAT 2006 ed avevano avuto ragione (Tar Lazio-Roma n. 1938/2008), anche se poi la sentenza venne sospesa dal Consiglio di Stato (n. 3695/2008).
Poco dopo il fenomeno si è ripetuto con l’Elenco ISTAT 2011 ed anche in tal caso il Tar Lazio ha dato ragione alle Casse, sconfessando la tesi di Istat, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero dell’economia e delle finanze, sottolineando come le Casse non possano essere considerate soggette a “controllo pubblico” in quanto “non è configurabile una spesa che la finanza pubblica potrebbe in futuro essere costretta a sopportare per assicurare il pareggio di bilancio delle ricorrenti atteso che a questo fine esse sono già state fornite dal legislatore di strumenti propri per provvedere in via autonoma.” (Tar Lazio-Roma n. 224/2012).
Senonché ora il Consiglio di Stato,con una sentenza palesemente politica e compiacente chi governa, scrive che le Casse sono private solo nell’organizzazione ma pubbliche nella funzione, richiamando impropriamente una fonte comunitaria che riconosce “tale qualifica alle «istituzioni senza scopo di lucro» dotate di personalità giuridica (…) alla duplice condizione che «siano controllate e finanziate in prevalenza da amministrazioni pubbliche», sì da incidere in modo significativo sul disavanzo e sul debito pubblico”.
Una mostruosità giuridica atteso che le Casse non sono controllate ma “vigilate” (con una notevole differenza sostanziale) e non sono in alcun modo finanziate dallo Stato.
Un esproprio non c’è che dire. Tale obbrobrio potrà essere censurato tanto dal giudice delle leggi quanto proprio in sede comunitaria ma non escluderei nemmeno un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
di Marcello Adriano Mazzola | 30 novembre 2012

Alpa (Cnf): Se Governo rivuole mediazione la delimiti.

Roma, 29 nov.- Se il Governo dovesse riproporre la mediazione civile dopo la bocciatura "per eccesso di delega" della Corte costituzionale la dovrebbe affidare agli avvocati.
Lo ha sostenuto Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, parlando a margine dei lavori del IV Salone della Giustizia, apertosi oggi a Roma.
"Abbiamo dato una valutazione positiva - ha spiegato - sulla bocciatura degli emendamenti sulla mediazione nel ddl sviluppo".
"Aspettiamo - ha spiegato - le motivazioni della Consulta e non crediamo che si limiti all'eccesso di delega, ma dovrebbe trattare altri profili importanti sull'obbligatorietà. Se il Governo dovesse ripensare alla mediazione dovrebbe limitarne gli ambiti e si dovrebbe preoccupare di affidare questo servizio agli avvocati, che sono gli unici che hanno le competenze tecniche per farlo".

Riforma forense: via libera prima di Natale?

“Riforma forense entro Natale”. È più di uno spiraglio quello aperto ieri dal presidente della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, nel corso del convegno ''L'avvocato e i diritti fondamentali: diritti civili, difesa della persona, tutela della vita", organizzato dal Cnf in occasione della IV edizione del Salone della Giustizia, che si tiene a Roma fino a domenica.
Spiega Berselli: “Abbiamo già il parere della commissione Bilancio che ha rilasciato il nulla osta sul testo e bocciato 9 emendamenti”, per assenza di copertura. Così dei 212 emendamenti iniziali 60 sono stati dichiarati inammissibili per la cosiddetta doppia conforme.
“Mentre sui 143 residui - continua Berselli - il Governo darà parere contrario su tutti, tranne soltanto una decina per i quali si rimetterà alla Commissione che voterà contro”. Insomma la corsa è “per lasciare la riforma così come è uscita dalla Camera, su questo i gruppi sono tutti d’accordo tranne i radicali eletti nel Pd”.
E siccome la lotta principale rimane quella contro il tempo, Berselli ha chiesto al presidente Schifani di votare la riforma forense in commissione Giustizia anche durante la sessione di bilancio, con una apposita deroga. “Una richiesta che ci auguriamo sia accolta”, commenta il presidente del Cnf Guido Alpa.
“L'Avvocatura, dal suo XXXI Congresso, ha chiesto infatti l'approvazione del testo così com'è, data la scadenza imminente della legislatura''.
''Il senatore Berselli - prosegue Alpa - ha dichiarato che se dovesse arrivare la deroga, la commissione potrebbe consegnare il testo all'aula del Senato senza modifiche per il 15 dicembre''. ''D'altra parte oggi (ieri per chi legge) nel corso del convegno è emerso quanto l'aggiornamento dello Statuto dell'Avvocatura sia fondamentale e non procrastinabile”.
“La riforma, infatti, rafforza la qualificazione, la competenza, l'autonomia e la indipendenza dell'Avvocatura, premesse indefettibili per una tutela effettiva dei cittadini all'interno dello Stato e nei confronti dei poteri più forti''.
Alpa, spiega una nota, esprime poi apprezzamento per le parole del presidente del Senato, Renato Schifani, che nel suo intervento al convegno ha messo in luce come ''il testo tutela l'interesse pubblico all'effettività della tutela dei diritti dei cittadini e al miglioramento della giurisdizione''e ha fatto sapere che ''vigilerà in modo che venga esitato un testo capace di coniugare tradizione e innovazione, nel rispetto della professione forense, che rappresenta un imprescindibile presidio democratico a difesa delle libertà fondamentali e dei diritti del cittadino''.

giovedì, novembre 29, 2012

Giustizia: Sisto, rinvio discussione del dl 'ammazza tribunali'.

(ASCA) - Roma, 28 nov - ''Oggi vi e' stato un importante passo in avanti nella restituzione ai territori, ed alla politica, del problema della geografia giudiziaria''.
Cosi' Francesco Paolo Sisto, Vice Presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere e Componente della Commissione Giustizia a Montecitorio.
''Il Governo tecnico, come noto, non ha rispettato il volere del Parlamento, disattendendo le indicazioni delle Commissioni di Camera e Senato e, cosi', di fatto tradendo la delega ricevuta proprio delle Aule parlamentari: ha tagliato Tribunali e sedi distaccate, rivendicando criteri generali poi clamorosamente auto-disattesi nelle scelte particolari. La politica - continua Sisto - non sta a guardare : oltre a mozioni ed interrogazioni, ho presentato, in coda al provvedimento sulle ''pene detentive non carcerarie'', un emendamento, fatto proprio dalla Commissione, tendente a fare slittare la data di efficacia dell' ''ammazza-Tribunali'' di ulteriori dodici mesi, per consentire al nuovo governo politico di riflettere meglio, e con maggiore sensibilita', sulle conseguenze di tali scelte, sostanziali e procedimentali''.
''Il Presidente Fini - conclude il Parlamentare -, pur ritenendo non ammissibile per materia l'emendamento, ha riferito all'Aula che, prossimamente, non mancheranno le occasioni per tenere nella giusta considerazione tali esigenze di rilettura della geografia giudiziaria, cosi' aprendo la strada alla restituzione alla politica, ed ai territori, di quanto incredibilmente e' stato loro sottratto''.

I delegati OUA eletti dal Congresso di Bari.


ANCONA GIOVANNELLI RAFFAELLA VENIERI SILVIO BARI BELLOMO ANTONIO MARINO NICOLA MONTERISI DOMENICO RUTIGLIANO MICHELANGELO BOLOGNA ANDREOTTI MAURIZIO ANDRIULLI FRANCESCO DRAGHETTI MICHELE GRAZIANI PATRIZIA PECCI MARCIO BRESCIA BUCCI ENNIO TORRI MICHELE DARIO TUCCI ERNESTO NICOLA CAGLIARI CABIDDU CATERINA ORSINI PATRIZIA CALTANISSETTA BAJA NUNZIO RIGGI MICHELE CAMPOBASSO BARBIERI CAROLA VACCARO GIUSEPPE CATANIA GENNARO GIUSEPPE PIZZINO ROSARIO CATANZARO ALGIERI GRAZIELLA CHIMENTO LUCIO ROPERTO LUCA FIRENZE ZIPOLINI ROMANO MORI ALESSANDRO INCHES TROBERTO BALLATI FRANCO GENOVA DE LUCCHI BARONI MARCO GIAMPELLEGRINI PIETRO PAOLO SALOMONE GIANCARLO L'AQUILA TITTAFERRANTE GIANCARLO VASSALLI SILVANA LECCE BONSEGNA GIUSEPPE CASIELLO MARISA MINERVA ELISA MESSINA PREVITI GIOVANNI RICCIARDO TONINO MILANO BORGHI LUCA BOSCO MARIA GRAZIA FANTINI GIOVANNA FARANDA PIETRO VINCENZO GIANCRISTOFARO ALESSANDRA LEONE ANGELO PERA IVAN STRANIERO ALESSIO NAPOLI GALLOZZI MICHELE IMPROTA VINCENZO LUPARELLA MARCELLO MENNELLA LIBORIO PALMIERO CARLO MARIA POSTIGLIONE LUIGI PALERMO CICCARELLO LUCILIA INTROINI ANNA MARIA MARCIANTE FILIPPO PERUGIA GILLOSI CLAUDIA ROMOLI FRANCESCO POTENZA CASSOTTA GIORGIO LEONASI FELICE REGGIO CALABRIA CONDIPODERO MAURIZIO LULY VINCENZO ROMA COSTANZO ANDREA RADICIONI STEFANO PAPA FILIPPO DI SILVESTRO ANTONIO MALDARI PAOLO CATALISANO SETTIMIO GALLETTI ANTONINO DE MARCO CARLO FEDERICO SALERNO DI PAOLA FRANCESCO SARNO MICHELE TORINO PERRINI ANGELO MASSIMO PONZIO PAOLO PRIOTTO GIOVANNI TOMATIS ELIO TRENTO DEFLORIAN ILARIA FABLE ROBERTO TRIESTE BRUNO MASSIMO CARBONE GIANFRANCO VENEZIA BOGONI PAOLO LA BELLA GIOVANNA SPATA EMANUELE SPORTELLI FABIO

martedì, novembre 27, 2012

SODDISFAZIONE DELL’AVVOCATURA PER L’INAMMISSIBILITÀ DEGLI EMENDAMENTI AL DL SVILUPPO PER LA REINTRODUZIONE DELL’OBBLIGATORIETÀ ALLA MEDIAZIONE.

PER L'OUA E' STATO SVENTATO L’ULTIMO COLPO DI MANO, TUTELATA LA DECISIONE DELLA CONSULTA CHE HA BOCCIATO L’OBBLIGATORIETÀ DELLA MEDIAZIONE.
L’OUA HA INOLTRE CHIESTO DA TEMPO AL MINISTRO SEVERINO CHE SI APRA UN CONFRONTO CON L’AVVOCATURA PER TROVARE SOLUZIONI RAGIONEVOLI PER IMPLEMENTARE UNA MEDIACONCILIAZIONE VOLONTARIA E DI QUALITÀ, ANCHE PARTENDO DALLE DECISIONI DEL RECENTE CONGRESSO FORENSE DI BARI.
L’Organismo Unitario dell’Avvocatura (Oua) ha espresso soddisfazione per la dichiarazione di inammissibilità degli emendamenti al Dl Sviluppo che proponevano la reintroduzione dell’obbligatorietà della mediazione, già bocciata dalla Consulta dopo un ricorso presentato dall’Oua e da diversi ordini forensi.
Per l’Oua è stato sventato l’ultimo colpo di mano delle lobby della privatizzazione della macchina giudiziaria, è stata così tutelata la decisione della Consulta che aveva bocciato l’obbligatorietà della mediazione.
Un istituto che ha chiari profili di incostituzionalità non solo per l’eccesso di delega, ma anche ma anche per l'onerosità della stesso, per la mancanza di indipendenza delle camere di conciliazione private, per l’inidoneità di gran parte dei mediatori, per la speculazione che si è scatenata nel settore, per gli ostacoli all'accesso libero del cittadino alla giustizia, per le gravi ripercussioni sul giudizio successivo, anche considerato che nel 90% dei casi la parte non compare o la conciliazione ha insuccesso.
Questo meccanismo, obbligatorio e costoso, unico in Europa, è, oltretutto, ancora sub judice della Corte di Giustizia Europea.
Una decisione di segno opposto del Parlamento sarebbe stato un vero e proprio abuso.
L'Oua chiede, quindi, che si riparta, invece, dalle decisioni del Congresso Forense di Bari, tenutosi questo fine settimana per trovare soluzioni ragionevoli per implementare davvero una media-conciliazione volontaria e di qualità.
Infine un invito rivolto al Ministro Severino affinché si apra urgentemente un confronto con l’avvocatura. Roma, 27 novembre 2012

Intervento del Prof. Andrea Pisani Massamormile al Congresso di Bari.


Prof. Andrea Pisani Massamormile di mvaira

domenica, novembre 25, 2012

Le modifiche, probabili, che saranno apportate al DM sui parametri.

Questi in sintesi gli interventi correttivi che il Governo si propone di apportare al D.M. 140/2012: a) aggiunta (per tutte le professioni) delle spese forfettarie liquidate nella misura compresa tra il 10% e il 20% del corrispettivo; b) eliminazione (per tutte le professioni) della valutazione negativa da parte dell’organo giurisdizionale dell’assenza di prova della mancata consegna del preventivo di massima; c) introduzione di un parametro numerico per la liquidazione dell’attività stragiudiziale, consistente nella percentuale compresa tra il 5% e il 20% del valore dell’affare.
Con specifico riferimento all’attività dell’avvocato, sono ancora previsti: d) introduzione di un possibile incremento del compenso nel caso di assistenza stragiudiziale nel procedimento di mediazione; e) introduzione di un possibile incremento del compenso liquidato giudizialmente a carico del soccombente costituito, quando le difese della parte vittoriosa siano risultate manifestamente fondate; f) possibilità di aumento anche oltre il doppio nel caso di assistenza di più parti; g) soppressione della riduzione del 50% del compenso nella liquidazione delle prestazioni svolte a favore di soggetti in patrocinio a spese dello Stato e del compenso per l’assistenza d’ufficio a minori; h) introduzione di due ulteriori scaglioni per le controversie di valore superiore ad euro 1.500.000,00: a) 1.500.001,00 – 5.000.000,00, b) oltre 5.000.000,00; i) introduzione della voce «studio» nella fase esecutiva (sia mobiliare che immobiliare) che contiene valori corrispondenti al 35% - 50% degli importi previsti per la voce «procedimento»; l) incremento (in misura oscillante tra il 30% - 50%) di tutti i valori previsti per il procedimento per ingiunzione e per il precetto; m) previsione della nuova fase di investigazione relativamente all’attività giudiziale penale, a cui corrispondono valori pari a circa il 70% di quelli previsti per la fase istruttoria davanti all’autorità giudiziaria.

giovedì, novembre 22, 2012

La splendida platea del Congresso Forense di Bari.

Alpa: avvocati colpiti dal Governo. De Tilla: 140mila toghe allo stremo!

Il 31esimo congresso dell'avvocatura, è iniziato questa mattina al teatro Petruzzelli di Bari davanti a 2mila delegati sotto il segno della difesa a tutto campo della professione e della presa di distanza dalla politica. Durissima la relazione del presidente del Cnf, Guido Alpa, che ha preso la parola dopo i fischi che a più riprese avevano interrotto il saluto del vicepresidente della Camera, Antonio Leone, avvocato.
Secondo Alpa l'avvocatura tra tutte le professioni è stata la più colpita dai provvedimenti per il rilancio del Paese, «nella remunerazione e nella dignità. I parametri sono particolarmente punitivi oltreché irrazionali - ha aggiunto Alpa - per questo abbiamo impugnato il regolamento e non abbiamo partecipato alle riunioni indette con l'apparente proposito di modificarli, visto che nessun affidamento può dare chi preferisce prima colpire e poi fingere di tendere la mano, e procedere con l'approvazione di regolamenti di natura secondaria piuttosto che attendere l'approvazione in Parlamento di una riforma organica,e studiare cavilli dilatori per ritardare i lavori dei parlamentari».
Alpa ha poi aggiunto che «occorre recuperare la dignità degli avvocati: non si possono più tollerare previsioni legislative o regolamentari che presuppongono la malafede degli avvocati, né le regole processuali che hanno un chiaro intento punitivo del difensore o del cliente, non si possono tollerare le riforme processuali che pongono nell'incertezza norme volte alla difesa dei cittadini e a garantirne l'accesso alla giustizia».
Il Cnf, in sostanza, ha preso le distanze dall'ipotesi di modifiche al decreto parametri proposta ieri dal ministero della Giustizia alle organizzazioni professionali.
Maurizio De Tilla presidente dell'Oua, nella sua relazione a braccio ha insistito sulla bocciatura della mediconciliazione da parte della Consulta. «I gruppi economici - ha detto De Tilla - hanno investito 600 milioni per la mediconciliazione. Noi abbiamo fatto una battaglia contro i poteri forti e non sappiamo chi è stato con noi e chi contro, anche nel nostro interno. Noi però abbiamo vinto davanti alla Corte Costituzionale perché non c'è in Europa questa obbligatorietà della conciliazione, perché l'Europa dice che la scelta della conciliazione non può avere nessuna influenza sul processo successivo. I giudici non hanno fatto nulla per noi, nella nostra battaglia, tanto è vero che il Tribunale di Siena ha condannato una parte e un avvocato che non avevano fatto la mediazione. Questa decisione di fa ridere».
Il presidente dell'Oua è poi passato alla fase due dell'azione dell sindacato delle toghe, la difesa della giutizia di prossimità: «Da una parte hanno fatto il Tribunale delle imprese, la giustizia delle società, dall'altra lasciano la giustizia dei poveri limitandone anche l'accesso con la conciliazione obbligatoria. Se demolisco la piccola giustizia sul territorio, abolisco distretti che hanno primati di produttività. Vedi il caso di Ariano Irpino, ma la battaglia dell'avvocatura deve essere complessiva per salvare tutti i piccoli tribunali. La giustizia è come la sanità, deve essere garantita sul territorio. I diritti dei cittadini non sono commerciabili, la giustizia di prossimità non è commercialbile».
Albero Bagnoli, presidente di Cassa Forense, ha sottolineato che nonostante la grave crisi economica e della categoria, la previdenza forense - che la scorsa settimana ha superato lo stresstest della riforma Fornero - può esibire ancora numeri positivi e soprattutto la certezza di stabilità per il prossimo cinquantennio. «Abbiamo ottenuto un avanzo di esercizio di circa 550 milioni di euro, con un patrimonio complessivo che ha superato 5 miliardi di euro - ha detto Bagnoli - Attraverso un'oculata e prudenziale politica di investimenti finanziari, che comunque esclude nel modo più assoluto titoli tossici, strutturati e derivati, abbiamo contenuto gli effetti negativi dell'andamento generale dei mercati, attestandoci su un rendimento della gestione mobiliare al 3,2%».
Il presidente di Cassa Forense ha poi annunciato il varo di «un fondo immobiliare d'investimento, denominato Fondo Cicerone, abbiamo già avviato la selezione della SGR che dovrà gestirlo».
Il presidente dell'Organizzazione unitaria dell'avvocatura, Maurizio De Tilla, a margine del suo intervento al 31esimo Congresso in corso a Bari, ha detto che «la situazione della professione è drammatica: ci sono 140 mila avvocati allo stremo (tra i 230mila iscritti all'Albo), colpiti dalla crisi, ma soprattutto dalle riforme finto liberalizzatrici del governo, dal fisco sempre più insostenibile e dalla campagna di delegittimazione della professione. Dobbiamo ribellarci a questo stato di cose, anche se dobbiamo riconoscere una nostra parte di responsabilità nell'aver ampliato troppo i confini numerici della categoria».