venerdì, novembre 28, 2014

Il nuovo regolamento elettorale per i COA è degno della Bulgaria!

Esordii in politica professionale nel 1970, ad un'assemblea del mio Ordine, proponendo che si stabilisse di volare solo su scheda bianca e non con volantini contenenti l’elenco dei candidali proposti dal Consiglio (era consentito cancellare e sostituire).
La proposta, considerata dal Consiglio rivoluzionaria e fortemente osteggiata dal Presidente, venne approvata a larga maggioranza.
Sono passati 45 anni ed il regolamento promulgato, prevedendo la presentazione di liste blindate con un numero di candidati pari a quelli da eleggere, mi appare espressione di una cultura totalitaria ed egualitaria che privilegia il collettivo sull'individuo.
Oggi, più di allora, intendo reagire: non tanto in nome della democrazia, di rado salvifica, ma per rivendicare la piena libertà di scelta, perché ogni nostro rappresentante deve essere votato individualmente per le capacità e le doti personali e non perchè inserito nella lista totalitaria.
Se le annunciate impugnazioni non sortiranno l'esito auspicato l'Avvocatura deve manifestare forte dissenso dando solo voti individuali: è indispensabile che i più attenti invitino i distratti ed i pigri a non votare le liste e che avvocati seri e stimati si facciano al fieri della protesta candidandosi per testimoniare il loro disgusto per un sistema che persino in Bulgaria, dove proverbialmente vigeva, è stato relegato nella soffitta della memoria.
Viva la Libera Avvocatura!

Avv. Aurelio Di Rella

martedì, novembre 25, 2014

CONSIGLI ORDINI AVVOCATI, NUOVE NORME PER LE ELEZIONI: DA AIGA UN SECCO NO AL VOTO DI LISTA.

(Roma, 25/11/2014) Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, assume piena efficacia il nuovo regolamento per l'elezione dei Consigli degli Ordini degli Avvocati (COA), che introduce il voto di lista.
Una scelta che non piace ai giovani avvocati: con il voto di lista, infatti, pochi nomi “eccellenti” forti di piccole ma importanti sacche di consenso potranno decidere i nomi dei rappresentanti chiamati a sedere nei Consigli.
«La bozza di regolamento diffuso dal ministero a luglio – spiega la presidente di AIGA Nicoletta Giorgi – non contemplava assolutamente il voto di lista e il comma 4 dell’art. 9 prevedeva che il voto fosse espresso esclusivamente attraverso l’indicazione del nome e cognome degli avvocati candidati».
Oggi non è più così. Il Consiglio Nazionale Forense nel proprio parere del 07.08.2014 inviato al Ministro della Giustizia introduce il voto di lista, giustificandolo come garanzia della rappresentanza di genere prevista dal comma 2 dell’art. 28 della legge 247/12.
Il Ministro nel comunicato stampa che accompagna la pubblicazione del regolamento in Gazzetta ribadisce che l’obiettivo fissato è quello di garantire, in ossequio al principio costituzionale, che il riparto dei consiglieri da eleggere sia effettuato in base a un criterio che assicuri l'equilibrio tra i generi: il genere meno rappresentato deve ottenere almeno un terzo dei consiglieri eletti.
«L’equilibrio dei generi e, diciamolo, la garanzia che vi siano almeno un terzo di donne all’interno dei COA, perché di questo si tratta, porta così a sacrificare il basilare principio di democrazia e del voto libero – attacca la presidente dei giovani avvocati italiani –. Non possiamo fermarci al testo letterale del regolamento che comunque non esclude il voto di preferenza: chi viene cooptato a far parte di una lista sottoscrive, neppure implicitamente, l’accordo per cui i suoi elettori dovranno votare la lista. Diversamente le conseguenze sono facilmente immaginabili: quattro anni “difficili”. Così facendo non sarà necessario aspettare l’esito delle elezioni: la predeterminazione della composizione del COA sarà evidente già 10 giorni prima dell’inizio delle operazioni di voto. I candidati forti, avranno il potere, mai stato così certo, di decidere chi sarà componente del nuovo Consiglio alla faccia della libera competizione elettorale, del ricambio generazionale, e della dialettica tra soggetti di diversa estrazione».
«Non nascondiamoci – invita la presidente di AIGA – dietro l’equilibrio di genere. Le donne non hanno bisogno di questo sistema di cooptazione per blindare la lista. Le donne non vogliono fare da tappabuchi. All’interno dei nostri fori i colleghi che vogliono candidarsi al COA dovranno godere della preferenza esplicita dell’elettorato. La politica forense sta prendendo il peggio della politica tout court con l’aggravante, oggi, della sua complicità. La politica, quella che stiamo scimmiottando, il cambiamento non lo porterà di certo con questa previsione regolamentare».

lunedì, novembre 24, 2014

ANF: INACCETTABILE IL REGOLAMENTO PER L'ELEZIONE DEI CONSIGLI DELL’ORDINE. GOVERNO DELUDE ASPETTATIVE DI RINNOVAMENTO DELL’AVVOCATURA.

“Il Governo Renzi, con una forte componente giovane e che del rinnovamento vorrebbe fare uno dei suoi tratti distintivi, delude le attese di migliaia di giovani avvocati, poichè rafforza establishment consolidati, che con il nuovo hanno davvero poco a che vedere. Il regolamento per le elezioni dei Consigli dell’Ordine,appena pubblicato in Gazzetta, delude le aspettative di chi contava su nuovi e rinnovati Consigli, al passo con i tempi e con la modernità”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Ester Perifano.
“Non possiamo che esprimere forte delusione e grande preoccupazione – continua Perifano - perché le norme consegnano ad una sostanziale sclerotizzazione, almeno per i prossimi 8 anni, la governance delle nostre Istituzioni di base, ovvero i Consigli dell’Ordine ,in un momento in cui sarebbe necessario un forte rinnovamento per reggere la concorrenza delle altre professioni e le sfide sovranazionali che ci attendono. Il regolamento elettorale lascia sostanzialmente intatte le regole di 80 anni fa, anzi , con l’introduzione del voto di lista, le peggiora addirittura,consentendo di votare in blocco con un ‘click’ tutti i candidati. Viene azzerato il voto limitato, e così la tutela delle minoranze, e stroncate le candidature singole, quelle che, rifiutando il meccanismo delle ‘cordate elettorali’ hanno consentito, sino ad oggi, la presenza all’interno dei Consigli dell’Ordine di voci libere ed autonome. Tra le conseguenze del sistema così immaginato, la mortificazione delle specificità femminili, costrette, per essere elette, a chiedere“protezione” al candidato forte”.
“Inevitabilmente -aggiunge Perifano- questo regolamento è destinato a cambiare il tenore dei rapporti tra l’avvocatura di base e il Ministro della Giustizia Orlando, nei confronti del quale avevamo pure, nel momento della sua elezione, riposto la massima fiducia. E’ vero che negli ultimi mesi gli avvocati sono stati coinvolti , ma solo formalmente, nei percorsi riformatori messi in atto, però poi purtroppo alle parole non sono seguiti i fatti, e molte delle nostre segnalazioni, ad esempio per la mini riforma del processo civile, sono rimaste del tutto inascoltate. Quanto al regolamento elettorale, abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere per segnalare le criticità riscontrate, con la speranza che il Ministro correggesse almeno le storture più evidenti. Ciò non è accaduto e il regolamento, con la introduzione del voto di lista, è stato addirittura peggiorato. Del resto, siamo in buona compagnia, se è vero, come è vero, che anche i pareri del Parlamento, di fatto , sono stati ignorati”.
“Non ci resta che valutare, nella consapevolezza che la strada del dialogo è purtroppo fallita, l’opportunità di una impugnazione che ristabilisca i principi democratici così gravemente compromessi” – conclude Perifano.

Cassa Forense: parte l’operazione “cittadinanza previdenziale”.

A seguito dell’entrata in vigore del Regolamento di attuazione dell’art. 21, commi 8 e 9 della legge 247/2012, Cassa Forense sta procedendo d’ufficio alle nuove iscrizioni alla Cassa di tutti gli iscritti agli Albi Forensi, senza alcuna necessità di presentazione della domanda da parte dei diretti interessati ( cfr. art. 1 del regolamento).
In particolare, si comunica che la Giunta Esecutiva, nella prossima seduta del 28 novembre 2014, provvederà a iscrivere circa 40.000 avvocati non ancora iscritti a Cassa Forense. A seguito dell’adozione della delibera, la Cassa comunicherà agli interessati, a mezzo PEC o Raccomandata A/R, l’avvenuta iscrizione, con il conteggio dei contributi minimi dovuti per gli anni 2014 e 2015 e le istruzioni per i versamenti, che avverranno in modo dilazionato nel corso del 2015.
A partire dalla ricezione della comunicazione di iscrizione alla Cassa inizierà a decorrere anche il termine di 90 gg. previsto dalla normativa transitoria (art. 12) per l’eventuale cancellazione dagli Albi Forensi senza il pagamento dei contributi minimi 2014 e 2015.
In tal caso, sarà dovuto solo il versamento del contributo integrativo nella misura del 4% del volume di affari effettivamente prodotto.
Chi, viceversa, opterà per il mantenimento dell’iscrizione potrà, su base volontaria, entro 6 mesi dalla ricezione della comunicazione di avvenuta iscrizione, richiedere la retrodatazione dell’iscrizione per il periodo di praticantato (max 5 anni), per i primi 3 anni di iscrizione all’Albo e per il 2013 (cfr. art. 3 del regolamento).
Entro lo stesso termine sarà anche possibile, in caso di avvocati ultraquarantenni, chiedere gli ulteriori benefici previsti dall’art. 4 del regolamento.
L’operazione si completerà tra dicembre 2014 e gennaio 2015, con circa ulteriori 10.000 iscrizioni che richiedono un’istruttoria più complessa.
Sarà così data piena “cittadinanza previdenziale”, in conformità al dettato legislativo, a tutti gli iscritti agli Albi Forensi, che potranno così godere di tutte le coperture assistenziali assicurate dalla Cassa (indennità di maternità, polizza sanitaria di base, assistenza in caso di bisogno o per inabilità temporanea, ecc.), fruire delle convenzioni in essere e, in prospettiva futura, avvalersi di una tutela previdenziale completa, adeguata e garantita nel tempo dalla solidità finanziaria dell’Ente.
Colgo l’occasione per rivolgere a tutti i prossimi neo-iscritti un saluto di benvenuto da parte di Cassa Forense.
Roma 24 novembre 2014 

Il Presidente 
Avv. Nunzio Luciano

Il processo civile dopo le "riforme"!

mercoledì, novembre 19, 2014

In ricordo dell’Avv. Pippo Falvella.

Quando in una tranquilla mattinata di studio ti raggiunge una telefonata nella quale, con voce rotta, c'è chi ti comunica la scomparsa di un amico si fa fatica a proseguire nelle abituali occupazioni.
Si è spento a Salerno, dopo una lunga malattia, Filippo Falvella, Avvocato e fine ed arguto intellettuale.
Queste le note di cronaca......ma per me era molto di più......
Un amico, un prezioso compagno per un lungo ed entusiasmante tratto di strada....una persona fantastica, allegra, sensibile, di grande intelligenza e intuito.....indimenticabile e insostituibile.
La mia esperienza all'OUA è e resta indimenticabile anche, e molto, grazie a Te....alle Tue intuizioni geniali, al Tuo humour in ogni occasione, all'affettuosità che mai mi hai fatto mancare, i Tuoi "codici"...e a tanto....troppo altro.....
Caro Pippo, e' davvero difficile pensare di non rivedere più il tuo contagioso sorriso.
Ti ricorderò sempre con affetto nelle vie della Tua Salerno, quando solo pochi mesi fa mi hai accompagnata a vedere le luminarie e ci siamo fatti, come sempre, tante risate.......
Riposa in pace, amico mio.
Avv. Michelina Grillo

Addio Pippo, amico di cento battaglie......

lunedì, novembre 17, 2014

Antitrust, CNF: Provvedimento abnorme, presenteremo ricorso al giudice amministrativo.

Roma 17 nov. 2014- Il Consiglio Nazionale Forense, appreso del provvedimento sanzionatorio dell’Antitrust per presunte pratiche restrittive della concorrenza praticate con una circolare e con un parere reso ad un Ordine, lo ritiene abnorme e sproporzionato.
Il CNF impugnerà il provvedimento ritenendolo abnorme, sia nel merito sia in procedura.
Un provvedimento certamente frutto di superficiali letture delle normative in esso richiamate e dei fatti contestati, ispirato a noti pregiudizi.
Per non parlare della sanzione che per la sua assurda quantificazione si commenta da sola.

venerdì, novembre 14, 2014

IL CNF SANZIONATO DALL'ANTITRUST.

Roma, 14 novembre 2014- Con una sanzione pecuniaria di 912.536,40 euro, l'Antitrust ha multato il Consiglio nazionale forense per aver ristretto la concorrenza, limitando l'autonomia degli avvocati in materia di compensi professionali.
La decisione dell'Autorità chiude così un'istruttoria sulle condotte del Cnf per violazione dell'art. 101 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
Il Consiglio forense è stato sanzionato dall'Agcm per aver pubblicato una circolare con cui reintroduceva di fatto l'obbligatorietà delle tariffe minime, non più vincolanti dopo la cosiddetta "riforma Bersani" del 2006 ed effettivamente abrogate nel 2012.
E inoltre, per aver adottato un parere contro i siti Internet che propongono ai consumatori associati sconti sulle prestazioni professionali, in base alla tesi che ciò confliggerebbe con il divieto di accaparramento della clientela sancito dal Codice deontologico della categoria.
Secondo l'Antitrust, questi due interventi erano diretti a limitare la concorrenza tra avvocati sul prezzo e sulle condizioni economiche delle prestazioni professionali.
L'Autorità ha anche diffidato il Cnf dal ripetere in futuro analoghi comportamenti.

mercoledì, novembre 12, 2014

Nota del CNF, in merito ad un articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera.

Arbitri e affidabilità degli arbitrati, CNF: Evitare confusioni e imprecisioni che rischiano di dare informazioni non corrette.
 COMUNICATO STAMPA 
Roma 12/11/2014. Il Corriere della Sera pubblica oggi un articolo nel quale viene attaccata la scelta del Ministro Orlando che, nell’interesse del sistema giustizia, sta cercando di promuovere istituti alternativi al processo, per poter da un lato garantire soluzioni secondo diritto ai cittadini in lite tra loro e dall’altro promuovere un sistema di ricorso al giudice che, venendo meno i carichi processuali eccessivi, dia garanzia di celerità e qualità nelle decisioni.
Si prevede che tali istituti devono, a tutela del cittadino, essere affidati ad operatori del diritto, a professionisti che devono seguire un lungo percorso di studi universitari prima, di tirocinio poi, di esame di abilitazione alla fine, come gli avvocati che sono intesi come “ risorsa” per il Paese proprio in virtù della loro competenza e specifica professionalità.
Oltre alla preparazione “di base”, peraltro, la disciplina in materia di arbitrati di cui all’ultima riforma a cui si riferisce l’articolo, va oltre: pretende infatti una ulteriore particolare qualificazione degli arbitri, attraverso la iscrizione in appositi elenchi che ne garantiscano competenza e professionalità.
Contrariamente a quanto sostenuto nell’articolo, inoltre, sugli arbitri vi è un controllo di natura pubblicistica, in quanto la legge ne attribuisce la nomina e la vigilanza ai consigli dell’Ordine che sono enti pubblici di natura non economica.
Senza contare che i professionisti che si trovano a svolgere la funzione di arbitro sono (e sono sempre stati) esposti a gravi responsabilità risarcitorie, qualora con il loro comportamento, anche solo colposo -e non doloso come nel caso del reato di corruzione - provochino pregiudizio alle parti, così come sono esposti a importanti conseguenze disciplinari, tali da poterne inibire l’esercizio della professione.
Per quanto dall’articolo appaia che l’arbitrato sia una novità per l’ordinamento italiano, esso è invece radicato in esso e disciplinato dal codice di procedura civile; ad esso si fa frequente ricorso, ad esempio da parte delle imprese, proprio per le garanzie di tecnicità e di rapidità che esso offre.
L’altro istituto richiamato dall’articolo, la negoziazione assistita, è noto in altri paesi europei, dove ha dato buona prova di sé, e non è altro che la vestizione più garantita dell’accordo che due parti cercano e trovano prima di rivolgersi al giudice.
In entrambi i casi, mai è impedito alle parti il ricorso al giudice. Sconcerta dunque l’affermazione assoluta e generica per cui gli arbitri vengono definiti corruttibili, non potendo essere perseguiti per il reato di corruzione.
Una cosa è il concetto di corruttibilità, una potenzialità questa che riguarda in astratto chiunque (magistrato, politico, giornalista, arbitro o mediatore) e che è da combattere a tutti i livelli.
Altra cosa sono le categorie del diritto penale, che secoli di elaborazione dottrinaria da parte di grandi giuristi, e di elaborazione giurisprudenziale, anche costituzionale, hanno costruito, e sul punto ci pare che l’articolo faccia molta e grave confusione.
E spesso la confusione corrompe le idee.

lunedì, novembre 10, 2014

LETTERA DI UN GIOVANE AVVOCATO.

Da qualche giorno sta circolando sul web la lettera che segue, attribuita ad una giovane avvocatessa. Non sappiamo se il documento sia autentico, ma lo pubblichiamo ugualmente perchè lo scritto riflette lo stato d'animo di tanti giovani, approdati ad una Avvocatura già in crisi e ripIegata sui propri problemi (.....senza saper come risolverli). 

consiglioaperto 

"Sono un avvocato catanese, mi sono laureata con il massimo dei voti 11 anni fa, ho fatto pratica in uno studio "importante", mi sono subito abilitata alla professione.
Ho anche conseguito un Dottorato presso la nostra Università con cui mi onoro di continuare a collaborare, ovviamente senza percepire compensi ed oggi, a 37 anni, io non ho un euro in tasca.
Quest'anno non ho guadagnato nulla; ma non il nulla che si dice tanto per dire o perché si deve evadere; NULLA NULLA.
Faccio parte del popolo della Partita Iva, quello degli evasori per antonomasia; ma di quella parte di quel popolo a cui piacerebbe poter evadere il fisco per una ragione diversa dalla sopravvivenza.
Io non percepisco disoccupazione, non godo di Cassa Integrazione né di procedure di mobilitá, non ci sono ammortizzatori sociali per me che ho perso il lavoro ma non posso dirlo: perché nessuno ti crede, perché un avvocato non può aver perso il lavoro e non può essere disperato.
Non ho un cognome potente, ma due genitori che mi hanno insegnato che la dignità viene prima di ogni cosa e per questo non mi sono venduta ad un sistema in cui se fai il "parafangaro", di sinistri falsi ancor meglio, sei sistemato alla grande!
Ho sempre pensato che il Diritto fosse una cosa diversa da un colpo di frusta, che il Diritto fosse studio, ricerca, scoperta, invenzione, educazione, moralità, rispetto delle regole. E, invece, ho capito che non serve nemmeno scrivere in corretto Italiano.
Sono un avvocato che non lavora e che ogni giorno va a caccia di un’idea che le permetta di cambiare pagina e vita cercando di ripetere a se stessa che non ha buttato nella spazzatura gli anni migliori della propria vita.
Non sarò ricevuta dal Papa nè da Renzi perché, fondamentalmente, non esisto.
Nessuno crede a un avvocato senza lavoro e senza soldi! Nemmeno la mia cliente che seguo col gratuito e che va far le pulizie riesce a credere che lei guadagna più di me!
Certo in un paese normale non dovrebbe essere così; io e il mio cervello dovremmo essere impegnati in ben altro che nell'invidiare la dichiarazione dei redditi della Colf che il “parafangaro” di cui sopra ha appena assunto, in nero, nella sua bella villetta comprata con l'ultimo sinistro in cui, grazie a Dio, c'è scappato il morto!
Io la mia tragedia me la sono vissuta in silenzio e come me tanti e tanti colleghi con cui ti ritrovi a parlare silenziosamente e mestamente. Ma non è giusto.
Tutti giustamente protestano, tutti vanno in TV, tutti si straziano pubblicamente e perché io, che a dicembre, come tanti altri, mi cancellerò da quell'Albo in cui con tanta fatica ho scritto anche il mio nome, dovrei farlo in silenzio? Perché?
Per la falsa presunzione che ancora alberga nella gran parte della gente, compresi i parenti più stretti, che l'Avvocato è benestante di default?
Io mi licenzierò perché non posso pagare più la polizza per la responsabilità professionale, perché non potrò iscrivermi alla Cassa Forense, perché devo ancora pagare le tasse dello scorso anno, perché non posso pagare la stampante nuova e nemmeno il toner, perchè.......non ce la faccio più ad umiliare me stessa. Provo un grande senso di vergogna, oltre che di profonda tristezza, perché quando un libero professionista perde, molla, chiude, non ha nessuno contro cui protestare; non ha datore di lavoro con cui prendersela, perché licenzia sè stesso.
Il bello della libera professione......
Ma la vergogna non può essere la mia, non deve essere la mia; la vergogna se la prenda chi ha distrutto una generazione di professionisti, di lavoratori, di giovani; inutile fare penosi elenchi.
Io che il giorno dopo la laurea sognavo file di professionisti che suonavano il campanello di casa mia per offrirmi lavoro; io che non me ne sono voluta andare via, che ho voluto lasciare il mio cervello qui dove era nato, a respirare il respiro del Vulcano, io che ancora credo nel merito personale di ognuno, dico solo che mi dispiace e lo dico rivolgendomi a mio padre che se ne è andato da poco e che ancora si inorgogliva nel dire a tutti che sua figlia era Avvocato."

venerdì, novembre 07, 2014

L'AFORISMA.

CASSAFORENSE: Regolarizzazioni contributive, in arrivo modalità d'accesso agevolate.

Il Comitato dei Delegati di Cassa Forense, con la modifica regolamentare approvata il 24 ottobre 2014, ha introdotto la possibilità di regolarizzazioni contributive con modalità rateali in caso di “regolarizzazione spontanea” o “accertamento per adesione”, istituti, questi, già previsti dal vigente regolamento delle sanzioni (artt. 13 e 14).
Una volta intervenuta l’approvazione Ministeriale del provvedimento, il mancato pagamento dei contributi, seguito da domanda di regolarizzazione spontanea, comporterà la possibilità di rateizzare fino a tre anni il debito contributivo, con oneri aggiuntivi estremamente ridotti.
La soglia minima dei contributi rateizzabili sarà, inoltre, abbassata a mille euro con facoltà, da parte del Consiglio di Amministrazione della Cassa, di consentire rateazioni più ampie (fino a cinque anni) qualora il debito complessivo da regolarizzare superi i 10.000 euro.
La modifica regolamentare, che avrà carattere strutturale, è stata adottata anche per venire incontro alle difficoltà economiche della categoria attestata dalla costante diminuzione dei redditi medi negli ultimi anni.
Si confida in un rapido iter di approvazione Ministeriale per poter dare applicazione concreta alla nuova disciplina nei tempi più rapidi possibili.
Roma, 07 novembre 2014
Il Presidente 
Avv. Nunzio Luciano

lunedì, novembre 03, 2014

LE ELEZIONI DEI VERTICI OUA, RACCONTATE DA CHI LE HA PERSE.

Non é agevole parlare di elezioni quando si perde. La sconfitta è pur sempre una ferita all'amor proprio e commentarla espone alla replica che tale commento sia frutto di acredine. Il nostro ambiente considera il perdere di per sé un disvalore e chi partecipa senza vincere, nella migliore delle ipotesi, un presuntuoso velleitario.
Io ho sempre scelto di partecipare (da protagonista, supporter ed anche da semplice elettrice), "mettendoci la faccia". Oggi per me il dato positivo, dopo tanto tempo, è quello di riconquistare il piacere di partecipare al dibattito, libera da ogni vincolo di prudenza che non sia quello del rispetto delle persone.
Per farlo, tuttavia, è necessario che affronti una volta per tutte l'esito di quest'elezione per lasciarmelo definitivamente alle spalle. E non sarò breve. Premetto che quando perdo non recrimino mai contro gli altri. Chi partecipa a qualunque competizione elettorale sa quali sono le regole e le prassi - buone e cattive - i limiti propri ed altrui, le armi che si possiedono, che non si possiedono o che altri ti lasciano.
È comunque una competizione, vince chi ha sbagliato di meno e comunque chi partecipa deve mettere in conto la possibilità che accada. Questo per liquidare la parte agonistica della vicenda.
A me, però, interessa l'analisi politica di questa tornata elettorale, che non può prescindere da una cronologia dei fatti dello scorso mese di ottobre, dal venerdì congressuale al venerdì elettorale (anzi, per essere più precisi, al giovedì vigilia di elezioni, dato che, per lo più, le elezioni all'OUA si vincono il giorno prima).
Come è noto tutti noi siamo arrivati al Congresso senza discutere della futura dirigenza, in attesa dell'approvazione della mozione che avrebbe dovuto trasformare radicalmente lo statuto e la stessa natura dell'OUA.
Un approccio superficiale e ottimista non giustificato dal modus operandi dei maggiori protagonisti di questo congresso. Basterebbe ricordare che delle 6 mozioni statutarie principali, quattro provenivano dai commensali, stabili e/o occasionali, della stessa "tavolata".
Ed infatti, in questo gioco a chi è più bravo, più forte o più idealista, tutte le mozioni venivano pesantemente bocciate dimostrando sostanzialmente che nessuna componente dell'avvocatura è in grado di prevalere sulle altre, che in questa categoria tutti vogliono parlare ma nessuno è capace di ascoltare e che, pertanto, si comincia parlando di rappresentanza e si finisce per rappresentare soltanto se stessi.
Ad ogni modo la bocciatura sonora di tutte le mozioni generava una fase di temporanea fibrillazione, con correlata necessità di trovare chi avesse perso di più. A tale fibrillazione si è reagito in vario modo.
Da un lato la corrente che potremmo chiamare "degli amministrativisti" che disquisiva del fiorire di pareri che sarebbero stati resi a caldo da illustri specialisti, secondo i quali la bocciatura di mozioni aventi ad oggetto la modifica di uno statuto determinasse automaticamente l'illegittimità dello statuto non modificato.
Attorno a tale ardita teoria giuridica nascevano singolari apparentamenti tra cui i componenti della giunta uscente dell'OUA e taluni presidenti di ordine notoriamente impegnati nella creazione di altri e diversi organismi. Qualcuno, più ardimentoso che autorevole, giungeva a sostenere pubblicamente che i nuovi delegati non andassero eletti e che dovesse rimanere in piedi il solo ufficio di presidenza dell'OUA in attesa che "i saggi" realizzassero in "30, 60, 90 giorni" il nuovo organismo.
In ogni caso l'invito pressante e ricorrente era quello di convocare subito il Congresso straordinario (forse perché a quest'ultimo ci si era divertiti moltissimo) a cui affidare le stesse decisioni che a Venezia erano state bocciate. Dall'altra parte, descamisados ed avanguardisti festeggiavano una non meglio precisata "vittoria della base" inneggiando al principio "un avvocato un voto" (espressione che a mio avviso non vuol dire un granché) dimenticando che i delegati vengono eletti nei propri Fori perlopiù senza riferimento ad alcuna linea politica, in una contesa che - quando è vera - serve solo in chiave di posizionamento o consolidamento di equilibri locali in vista di successive elezioni dei COA di cui, comunque e di regola, le delegazioni sono espressione.. Frattanto c'era chi, responsabilmente e senza indugio, si limitava a rispettare le regole esistenti e procedeva con le elezioni dei delegati. A ruota, poi, anche chi aveva tentato di impedirle.
La platea congressuale pertanto, superata la fase di confusione, si avviava stancamente alla conclusione, procedendo distrattamente all'approvazione delle mozioni politiche (siamo stati in grado di approvare persino due mozioni di segno contrapposto) ed alla proclamazione della nuova assemblea OUA.
Da lunedì 13 ottobre è cominciata, quindi, la corsa ad immaginare quale presidente e quale giunta dovessero guidare il neonato organismo, scelta non facile dato che l'assemblea elettiva veniva da subito convocata per il 31 ottobre, sia in ossequio alle norme statutarie in materia sia per non lasciare troppo a lungo l'Organismo privo di leadership.
Per quanto mi riguarda avevo appreso a che Mario Diego era stato eletto quale delegato per il suo distretto e ne ero stata felice.
La scelta, per me naturale, aveva una duplice ragione, relativa alla persona ed alla situazione circostante: in tanti abbiamo potuto apprezzare per anni lo spessore anche culturale, la capacità organizzative e di indirizzo, l'esperienza e l'abilità nell'interlocuzione con ogni componente dell'avvocatura e con i singoli, l'indipendenza e l'autonomia da condizionamenti interni ed esterni e le doti umane e morali dell'Avv. Diego.
Non ultimo, avere fatto parte di coloro che hanno voluto, creato e difeso l'Organismo politico dell'avvocatura. Mi parevano qualità imprescindibili in questo momento di crisi e, con questo spirito, mi sono spinta a chiedergli che intenzioni avesse e se fosse disponibile a mettersi in gioco per dare una risposta di contenuti ad un congresso di parole dall'esito modesto.
Ho atteso per alcuni giorni che valutasse la sua situazione territoriale ma anche i costi personali ed economici che tale scelta gli avrebbe comportato ed infine mi ha comunicato che si sarebbe candidato chiedendomi di condividere da protagonista una impresa che non ha mai considerato individuale. E così scendevamo in campo con consapevolezza e con la pacata accettazione di ogni inevitabile regola del gioco.
Veniva frattanto ufficializzata soltanto la candidatura di Michele Sarno. Trascorsi i primi giorni, durante i quali la sola attività possibile era stata quella di verificare se tale candidatura registrasse un generale gradimento, il 17 ottobre ci incontravamo a Roma per potere ragionare sulla squadra possibile, sperando di potere operare un giusto equilibrio tra " componenti elettoralmente inevitabili" e componenti utili alla migliore realizzazione del progetto, che fossero espressione di tutto il territorio ma anche in grado di apportare un contributo qualificato di esperienza, idee, novità ed entusiasmo. Sapevamo che, volenti o nolenti, nessuna maggioranza può prescindere dal posizionamento delle delegazioni di Roma, Milano e Napoli (soprattutto se almeno due di esse viaggiano compatte) e non ci siamo sottratti alla poco commendevole trattativa con i referenti (capi) di queste, ricevendo ( almeno così avevamo capito) l'assenso di Milano e Roma, mentre risultava impossibile discutere con Napoli, almeno con il suo "capo delegazione" sottrattosi incomprensibilmente a qualunque ipotesi di dialogo e persino di banale conversazione.
Nello stesso fine settimana, a Matera, i mai rassegnati estimatori di "federordini", riuniti in conclave, provavano a ragionare sulla possibilità di affidare iniziativa e rappresentanza politica ad altro tipo di organismo, riunione che si concludeva con una sospensione dei lavori ed una ripresa successiva all'elezione dei vertici OUA.
Nello stesso fine settimana, a Roma, parte della giunta uscente, la stessa che non avrebbe voluto rieleggere l'assemblea con queste regole, si riuniva per lanciare la candidatura di Mirella Casiello, resa pubblica soltanto nell'ultima settimana.
Da li un susseguirsi di notizie, vere, false o tendenziose secondo la migliore tradizione elettorale, di lettere di delegati che chiedevano di spostare l'attenzione sui contenuti e posizionamento degli stessi che prescindeva dai contenuti richiesti, con Roma e Napoli sempre più sfuggenti che attendevano appunto il giovedì sera per comunicare asetticamente la loro adesione alla candidatura della neo presidente.
A suggellare il significato numerico di tale scelta la dichiarazione di adesione a tale candidatura dell'irresistibile Maurizio De Tilla. A noi, naturalmente, restava uno scomodo cerino acceso. L'atmosfera degli schieramenti era palpabile fin dall'ingresso nella sala dell'assemblea, con la giunta uscente schierata in attesa di festeggiare.
Interessante la coreografia scelta dallo schieramento avversario, con tanto di sfilata in pieno stile newPD, della squadra "vincente", ad evidenziare su quali supporter si faceva affidamento, con un piccolo cameo celebrativo della spaccatura consumatasi a Palermo.
Mario Diego, cui non difetta la sensibilità, reagiva con evidente emozione, sfociata in qualche insicurezza, ad uno scenario che appariva già deciso e che, nei numeri, ha dato un risultato anche più netto di quanto - a onor del vero - ci attendessimo.
Una precisazione doverosa: la sola, effettiva, vittoria elettorale è quella di Mirella Casiello visto che, come è noto, dopo la sua elezione, sono state ritirate tutte le altre candidature "non allineate", prima fra tutte la mia alla vicepresidenza, perché abbiamo ritenuto che la partecipazione ad una giunta, tanto più di un organo politico, non sia un fatto personale ma indichi l'adesione ad un progetto.
Il nostro ritiro non ha potuto impedire, tuttavia, il dovere procedere ai sensi di statuto, alla pur formale votazione delle altre cariche alla quale i candidati della cordata vincente hanno partecipato senza candidati avversari. Tutto questo è già il passato e non vi è dubbio che non rispondesse alla mia idea di rilancio dell'avvocatura.
Oggi il presente porta il nome della presidente Casiello. Non è mio costume esibirmi in congratulazioni di circostanza e non lo farò neanche questa volta. Avrei preferito sapere che la scelta operata dalla maggioranza fosse rispondente all'adesione ad un chiaro progetto politico - seppur diverso dal mio - piuttosto che a ragioni che non si è ritenuto neppure di dovere esplicitare.
Ho provato a capire, ma tutto quello che ho sentito è che dalla mia parte eravamo presuntuosi e saccenti, antipatici e poco conviviali e, persino, che non mi fossi preoccupata di assicurarmi i preventivi appoggi (autorizzazioni?) prima di imbarcarmi in questa vicenda.
Io, in verità, ero occupata ad immaginare un organismo che parlasse del ruolo dell'avvocato in una società globale che non tutela più i diritti della persona, che si occupasse della capacità degli avvocati di affrontare da protagonisti la crisi economica del paese, trovando al proprio interno le risposte anche di natura economica che consenta di riposizionarsi nel mercato, che affrontasse il tema della giurisdizione statale in uno Stato che ha già trasferito la parte più consistente della tutela degli interessi ad Autority o autorità garanti che decidono al di fuori di ogni controllo.
Questo è ciò che mi sarebbe piaciuto sentire. Ed anche che gli 88 componenti dell'assemblea dell'OUA sono una risorsa che dobbiamo imparare a sfruttare e non gli esponenti di un club ricreativo che disturbano il cammino "dei saggi".
Non mi interessa sapere se fra sei mesi faremo un altro congresso per soddisfare chi non è riuscito a vincere questo e neppure se è vero o no che il PD sia stato determinante in questa elezione, soltanto perché una collaboratrice del Ministro, tale Patrizia Papale (amica personale della giunta uscente) era presente alla nostra assemblea.
Al tempo stesso, però, non starò con chi aspetta soltanto che la Presidente faccia un passo falso né mi interessa attendere il momento in cui potrò dire "io lo avevo detto".
Per me il ragionamento su ciò che è stato si chiude oggi con questo lungo intervento. Per quel poco che conosco la Casiello, mi pare di potere ravvisare un grado di determinazione ed autonomia che forse sorprenderà anche chi né ha voluto l'elezione.
Le auguro di comprendere velocemente quanto serve per esercitare proficuamente il suo ruolo, di ascoltare tutti - amici, pseudo amici, ruffiani ed avversari - e poi di decidere sempre e comunque.
Le auguro di potere lavorare serenamente per due anni e di potere ottenere, forte del consenso dei grandi Ordini che l'hanno sostenuta, i contributi economici che ogni ordine è obbligato a dare e che sono indispensabili per fare politica in modo autonomo ed indipendente.
Le auguro, soprattutto, di non avere mai paura di fornire ogni spiegazione ed informazione sulla sua gestione affinché l'Organismo - come ogni altro organo dell'avvocatura - sia davvero trasparente ed a disposizione di tutta l'avvocatura. Le auguro, più semplicemente, buon lavoro.
Concludo ringraziando molto, molto, Mario Diego per averci consentito di usare il suo nome, la sua faccia e la sua storia in questa iniziativa. Ai miei amici e colleghi di cordata Alessandro Moro, Melania Delogu, Marco Angiolillo e Elisa Minerva il riconoscimento di una partecipazione politica intensa e qualificata, non condizionata da esigenze autocelebrative e autopromozionali.
Ringrazio ancor di più i numerosi amici, quelli che sono stati al nostro fianco, rinunciando a giocare su tutti i tavoli, che non cito rispettosamente per non accomunarli al resoconto di una sconfitta.

Avv. Annamaria Introini