lunedì, gennaio 30, 2012

Incarico Professionale ex d.l. 1/2012: ecco la formula del contratto.


Si riporta di seguito una delle possibili formule per il contratto di conferimento di incarico professionale, rivolto all'avvocato, ai sensi dell'art. 9 del D.L. 1/2012.


Contratto di conferimento di incarico professionale di tipo giudiziale (Ex art. 9 D.l. 1/2012)

SCRITTURA PRIVATA
TRA
Avv. ……………, nato a..............il..................con studio legale in...........alla via..............., n…….tel……..e-mail certificata (pec)..................con p. iva ..................c.f……….
ed
sig…………….., nato a.....................il.............e residente in....................via..............cod. fisc.............p.iva……….., come da documento di identità che viene allegato alla presente (rilasciato da…….il…..n….);
le parti come sopra generalizzate

CONVENGONO che

1) il sig……. (d’ora in avanti “cliente”) conferisce incarico professionale all’avv……..(d’ora in avanti solo “avvocato”), che accetta, a rappresentarlo e difenderlo nell’istaurando processo che verrà attivato presso il Tribunale di…..contro…..i sig.ri……(indicare le generalità);
2) il cliente dichiara di essere stato esaustivamente informato ai sensi dell’art. 4, 3° comma, del d.lgs. n. 28/2010 della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo decreto, come da atto allegato; inoltre, dichiara di essere stato informato ed aver espresso il consenso circa il trattamento dei dati personali, ex d.lvo 196/2003, come da dichiarazione allegata;
3) il cliente dichiara altresì di essere stato esaustivamente informato sulla natura e complessità della controversia;
4) l’avvocato svolgerà la propria attività personalmente ovvero con l'assistenza di uno o più collaboratori scelti; il cliente autorizza fin d’ora l’avvocato a farsi assistere e/o sostituire nello svolgimento degli atti processuali e stragiudiziali, strumentali, necessari ed utili, nessuno escluso;
5) il cliente sottoscrive, contestualmente al presente atto, procura speciale alle liti che viene autenticata dall'avvocato in sua presenza;
6) il compenso dovuto all’avvocato per l’attività è stabilito in euro………; in particolare:
-euro….vengono erogate al momento della sottoscrizione della presente;
-euro verranno erogate entro il……….;
-euro verranno erogate al momento del deposito della terza memoria ex art. 183 c.p.c.;
-euro verranno erogate al momento del……..;
-alle somme sopra previste, deve essere aggiunta la somma di euro nel caso in cui………nonché la somma di euro nel caso in cui……..; il pagamento di eventuali consulenti esterni ovvero per domiciliazioni è forfettariamente fissato in euro …………….(oppure, sarà determinato di comune accordo di volta in volta);
-alle somme indicate possono essere aggiunte altre voci di spese e/o eventuali comunque in misura non superiore al 10%,
-alle somme sopra indicate dovrà comunque essere aggiunta I.V.A. e C.P.A., come per legge;
7) il cliente può recedere, dando preavviso almeno sei mesi prima, fermo restando la restituzione della documentazione da parte dell’avvocato e la continuazione della sua attività fino alla nomina del nuovo difensore; in tale caso il cliente dovrà pagare, oltre all’attività già svolta come indicato al n. 6, anche la penale di euro……;
8) i singoli pagamenti dovranno essere effettuati tramite bonifico bancario, di cui alle coordinate………….IBAN (BIC); al momento della ricezione verrà rilasciata regolare fattura ed inviata al cliente anche tramite modalità elettroniche;
9) l'avvocato fa presente al cliente di fruire di un'assicurazione professionale con n....presso...con massimale pari ad euro....
Si allegano:
a) dichiarazione sulla mediazione;
b) dichiarazione sulla riservatezza;
c) procura speciale autenticata.
Luogo e data

Sottoscrizione


Ai sensi e per gli effetti degli artt. 1341 e 1342 cod. civ. vengono espressamente approvate le clausole n. 4-6-7.


Sottoscrizione

Alpa (Cnf): intollerabile ogni anno 15 mila nuovi avvocati.


(ASCA) - Roma, ''Ogni anno per l'esame d'avvocato si presentano 30 mila persone di cui 15 mila diventano avvocati. E' un numero intollerabile. Dal 1986 ad oggi, in virtu' di questo sistema scellerato, gli avvocati si sono raddoppiati raggiungendo quota 240 mila. Siamo, dunque un quarto di tutti gli avvocati d'Europa che sono circa un milione''.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio nazionale Forense, Guido Alpa sottolineando che ''non dipende dagli avvocati se siamo tanti perche' tutti i ministri che si sono succeduti fin'ora non hanno mai preso in considerazione l'ipotesi di riformare la disciplina dell'esame d'accesso''.
''Avevamo chiesto il numero chiuso per l'accesso alla professione - ha aggiunto Alpa - ma la risposta e' stata che il diritto comunitario lo proibisce. Questo, pero', e' falso. Ad esempio in Germania per poter diventare avvocato bisogna frequentare una scuola che necessita di una prova d'ammissione tramite concorso. Gli studenti che accedono sono pagati dalla Stato e alla fine del corso gli studenti migliori possono diventare magistrati e gli altri invece avvocati''.

venerdì, gennaio 27, 2012

GIUSTIZIA E LIBERALIZZAZIONI: LA PROTESTA DEGLI AVVOCATI CONTINUA.


L’OUA HA APERTO IERI CON IL TERZO POLO UN FITTO CALENDARIO DI INCONTRI CON I PARTITI: LA PROSSIMA SETTIMANA SARÀ IL TURNO DELL’ITALIA DEI VALORI, DEL PDL E DEL PD

DE TILLA, OUA: “CON IL TERZO POLO GRANDE ATTENZIONE SU TRE TEMI: NO ALL’ABOLIZIONE DELLE TARIFFE, AI SOCI DI CAPITALE NEGLI STUDI LEGALI, AL TAGLIO INDISCRIMINATO DEI GIUDICI DI PACE

DOMANI FORTI MANFESTAZIONI DI DISSENSO NELLE INAUGURAZIONI DELL’ANNO GIUDIZIARIO IN TUTTE LE CORTI DI APPELLO


Per Maurizio de Tilla, presidente dell’Oua, la rappresentanza politica degli avvocati italiani, che ha indetto lo sciopero del 23 e 24 febbraio e lanciato le 14 iniziative di protesta contro le liberalizzazioni selvagge e la rottamazione della giustizia civile, è di grande importanza anche l’apertura di un confronto con i Partiti sulle iniziative lanciate dall’avvocatura: «Ieri nell’incontro con una delegazione del Terzo Polo, presenti gli onorevoli Giulia Bongiorno e Roberto Rao, abbiamo chiesto un impegno serio a tutela dei diritti dei cittadini e per la riforma della giustizia e della professione forense. Tanti i punti toccati, dal fallimento della mediaconciliazione obbligatoria alla delega sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, dagli interventi vessatori per i cittadini al processo civile, ora parzialmente modificati dalla Commissione Giustizia del Senato ai reiterati provvedimenti pseudo liberalizzatori contro l’avvocatura, come la delegificazione dell’ordinamento forense e il tirocinio. Un giudizio che ovviamente non riguarda solo questo Governo, ma anche i precedenti. Su tre questioni c’è stata una particolare attenzione: l’abolizione delle tariffe che danneggia tanto i cittadini quanto i giovani avvocati, entrambi vittime di un abbassamento della qualità e di una corsa alla concorrenza sleale che darà benefici solo ai grandi clienti e che produrrà fenomeni di pubblicità ingannevoli, nonché di truffe. No al taglio scriteriato degli uffici dei giudici di pace che produrrá il caos nei grandi tribunali aumentando a dismisura il carico giudiziario. Infine no alla possibilitá che soci di capitale possano essere azionisti degli studi legali, con tutte le implicazioni derivanti dagli evidenti conflitti di interesse che si verranno a creare».

«Il calendario di incontri –aggiunge de Tilla - prosegue la prossima settimana con l’Italia dei Valori (il 2 febbraio), con il Pdl e con il Partito Democratico. Rispetto a quest’ultima forza politica non possiamo che salutare positivamente la recente presa di posizione degli onorevoli Cavallaro e Iannuzzi contro, appunto, la perdita di autonomia del professionista e i conseguenti conflitti di interesse connaturata con l’introduzione dei soci di capitale negli studi legali, più volte denunciata dall’Oua, che in più occasioni ha anche sottolineato il rischio di inquinamento delle organizzazioni mafiose». «Domani, infine – conclude- manifestazioni in tutta Italia nelle cerimonie di inaugurazione nelle Corti di Appello»

Roma, 27 gennaio 2012

Niente tariffe? Il giudice non liquida le spese processuali.


Cominciano ad affiorare i primi effetti del decreto liberalizzazioni del governo Monti.
Il giudice dell'esecuzione del tribunale di Cosenza, dott. Giuseppe Greco, ieri, probabilmente primo magistrato in Italia ad averlo fatto, ha richiamato espressamente l'articolo 9 del decreto legge 24 gennaio 2012, n. 1, per sancire che «l'abrogazione delle tariffe forensi inibisce, allo stato, di liquidare le spese della presente procedura».
Il giudice, che avrebbe dovuto provvedere alla conversione di un pignoramento immobiliare e alla liquidazione delle spese legali in favore del creditore procedente, nello sciogliere la riserva assunta l'8 novembre dell'anno scorso, ha insomma deciso di non liquidare le spese, applicando la nuova normativa in maniera retroattiva.
Tutto ciò nonostante il fatto che il contenzioso era stato avviato nel 2003 e la riserva fosse anteriore di un paio di mesi all'entrata in vigore del decreto legge.
Il GE cosentino, comunque, in attesa del decreto ministeriale che dovrebbe approvare le tabelle per la liquidazione giudiziale delle spese, ha riconvocato le parti il prossimo 28 febbraio, chissà forse anche per liquidare le spese, magari in via equitativa, in assenza del suddetto decreto.

Processo telematico? No: sedie sfondate!

giovedì, gennaio 26, 2012

AIGA: non partecipiamo cerimonia inaugurazione anno giudiziario.

I successi del governo Monti.

Evento formativo di deontologia forense.

Avvocati e medici: Salerno è la città immobile.


SALERNO — Liberalizzazioni, apertura del mercato, ricambio generazionale: la ricetta elaborata dal governo Monti per rilanciare il sistema economico-produttivo italiano annovera questi tre elementi quali ingredienti principali.
E se in materia di liberalizzazioni non mancano da parte di alcune categorie perplessità, se non addirittura aperta ostilità, in tema di rinnovamento generazionale le voci sono tutte concordi: fare largo ai giovani è uno degli imperativi del momento.
RINNOVAMENTO ZERO - A questa apparente, concordia, però, fanno da contraltare scelte che vanno in tutt'altra direzione: a Salerno, in particolare, il recente rinnovo dei vertici di due ordini professionali ha evidenziato scelte tutte nel segno della piena continuità con esperienze consolidate.
Ovviamente non sono certo qui in discussione la competenza e la capacità di chi è stato chiamato a guidare un ordine professionale, piuttosto i numerosi ed evidenti ostacoli che un giovane professionista incontra sul proprio cammino.
Non che un giovane professionista debba necessariamente essere più bravo nel cogliere le nuove esigenze dei tempi rispetto ad un collega più "anziano", tuttavia è innegabile che il rischio di sclerotizzazione e di chiusura alle nuove istanze di un'associazione professionale è tanto più alto quanto maggiore è la mancanza di ricambio ai suoi vertici. Restando ai due casi citati in precedenza, ovvero a medici ed avvocati, qualche dato può contribuire ad una migliore comprensione della situazione salernitana.
CIFRE ALLA MANO - Nel novembre scorso Bruno Ravera è stato riconfermato alla guida dell'Ordine dei medici di Salerno con il 100% dei voti, un successo che consentirà al presidente di guidare l'Ordine fino al 2014, arrivando così a sfiorare i quaranta anni di permanenza in carica. Ravera, infatti, è al vertice dal 1974, con le due brevi parentesi del 1979-1983, quando fu eletto presidente Aldo Barba, e del 1988-1990, quando alla presidenza andò Giuseppe Pistolese.
Situazione non troppo diversa quella che si registra tra le toghe salernitane: il turno elettorale conclusosi nella giornata di ieri ha consegnato nuovamente, con il 93% dei consensi, la vittoria ad Americo Montera, alla guida dell'Ordine degli avvocati di Salerno da oltre un decennio, essendo stato eletto per la prima volta alla presidenza nel 2000.
Undici anni in cui ogni tentativo di costruire una leadership alternativa è stata sonoramente bocciata dal voto dell'avvocatura salernitana. La lunga permanenza di Montera alla guida dell'Ordine degli Avvocati non è certo un'esperienza inedita in città: basti pensare, giusto per fermarsi a prendere in considerazione tempi non troppo lontani, alla presidenza di Luigi De Nicolellis, iniziata nel 1976 e conclusasi solo nel 1998.
Legittimo a questo punto porsi una domanda: sono gli ordini professionali ad essersi chiusi a riccio intorno ad esperienze consolidate o davvero Salerno non è in grado di esprimere giovani professionisti di valore in grado di assumere su di sé l'onore, ma soprattutto l'onere, di guidarli? Rispondere a questo quesito significa, probabilmente, individuare una delle strade per arrivare al rilancio socio-economico di questa realtà territoriale.

Clemente Ultimo
tratto dal sito: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/

mercoledì, gennaio 25, 2012

Il presidente del CCBE (Ordini forensi europei) scrive al premier Monti ed al Ministro della Giustizia.


Egregio Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri

Gentile Sig.ra Ministro della Giustizia

Le scrivo in nome e per conto del CCBE, il Consiglio degli Ordini Forensi europei.
Il CCBE è l'organizzazione rappresentativa di circa 1 milione di avvocati europei, costituita dagli Ordini forensi di 31 paesi, membri a pieno titolo, e di 11 paesi col ruolo di Associati e Osservatori.
Il CNF - Consiglio Nazionale Forense - ha recentemente sottoposto all'attenzione del CCBE la nuova Legge di Stabilità n. 183/2011, che prevede una serie di interventi di rilievo per la professione legale. E’ nostro intendimento che l’introduzione di queste nuove norme sia dovuta a circostanze legate alla stabilità finanziaria e allo sviluppo economico del paese.

Le assicuro che il CCBE è consapevole del particolare momento di difficoltà che gli Stati membri, compresa l’Italia, stanno affrontando, e anche dell‘urgente necessità di riforme economiche e finanziarie.
Il CCBE ha tuttavia difficoltà a capire il legame che i governi, ivi compreso quello italiano, sembrano voler creare tra la professione di avvocato e la crisi economica nei rispettivi paesi. Gli avvocati, infatti, sono colpiti da misure che si inseriscono nel contesto di più ampie riforme finanziarie ed economiche, sebbene non siano responsabili della situazione economica del loro paese e del debito pubblico.

Inoltre, molte delle riforme che interessano la professione - comprese quelle recentemente approvate in Italia - sono basate su un approccio puramente economico che, da un lato, non tiene conto del ruolo degli avvocati nella società e nell'amministrazione della giustizia - che è essenziale in ogni società democratica - e, dall’altro, non è accompagnato da un’analisi approfondita dell’impatto potenziale di tali riforme sull’amministrazione della giustizia.

Ad una prima analisi, il CCBE ritiene che le modifiche contenute nella Legge di Stabilità sollevino questioni fondamentali alla luce delle norme di riferimento europee e internazionali, tra cui si richiamano la Raccomandazione del Consiglio d'Europa (2002) sulla libertà di esercizio della professione legale, e i Principi fondamentali dell’ONU sul ruolo dell’avvocato (1990), che sanciscono l’indipendenza della professione legale, quale componente basilare di un sistema giudiziario efficiente, nonché caposaldo di una società democratica basata sullo stato di diritto.

La Legge di Stabilità solleva inoltre problemi anche alla luce della giurisprudenza europea. In particolare, le preoccupazioni del CCBE si riferiscono alle nuove disposizioni che riguardano le cc.dd. “alternative business structures” (modelli alternativi di business). E’ nostro intendimento che queste norme, che introducono nell’ordinamento italiano le società di capitali tra professionisti, consentono il controllo di maggioranza anche a soggetti estranei alla professione. La legge, tuttavia, non sembra prevedere alcuna misura di salvaguardia nei confronti dei valori fondamentali della professione legale (indipendenza, assenza di conflitti di interesse, segreto professionale).

Il CCBE crede fermamente nell’esistenza di motivazioni, estranee ad una logica puramente economica, che depongono decisamente contro l'introduzione di modelli organizzativi di questa natura. I soggetti estranei alla professione non sono, di per sé, soggetti agli stessi doveri degli avvocati. Ciò può facilmente condurre alla nascita di situazioni conflittuali, per effetto delle quali gli avvocati possono essere esposti a pressioni da parte degli azionisti esterni di maggioranza nello svolgimento della propria attività professionale; il che non solo sarebbe contrario ai principi fondamentali della professione, ma, in ultima analisi, si risolverebbe in un pregiudizio per i clienti.

Il dovere dell’avvocato di difendere il proprio cliente in piena indipendenza e nell'interesse esclusivo di quest'ultimo, di evitare conflitti di interesse e di rispettare il segreto professionale, è in pericolo specialmente quando l’avvocato esercita la propria attività all'interno di strutture organizzative che, di fatto o di diritto, consentono a soggetti estranei alla categoria di avere un controllo rilevante sull’attività della struttura stessa (si veda in merito la posizione del CCBE del 2005).
In questo contesto, vorremmo richiamare la sentenza della Corte di Giustizia UE nel caso Wouters (C-309/99), in cui la Corte è stata chiamata a decidere sulla compatibilità con il Trattato UE della normativa olandese che vieta la collaborazione integrata tra avvocati e dottori commercialisti. La Corte - riferendosi ai valori fondamentali di cui sopra - ha ritenuto che il Nederlandse Orde Van Advocaten (Ordine olandese degli avvocati) “ha potuto ragionevolmente ritenere che la detta normativa, malgrado gli effetti restrittivi della concorrenza ad essa inerenti, risultasse necessaria al buon esercizio della professione di avvocato, cosi come organizzata nello Stato membro interessato”.

Vorremmo anche segnalare che altri Stati membri potrebbero opporsi all’insediamento di tali modelli organizzativi sul proprio territorio, in conformità all'articolo 11 della direttiva 98/5/CE relativa all’esercizio permanente della professione di avvocato in Stati membri diversi da quello di origine, in forza del quale: "quando le regole fondamentali che disciplinano la costituzione dell'attività di tale studio collettivo [leggasi, esercizio in comune della professione] nello Stato membro di origine siano incompatibili con le regole fondamentali derivanti da disposizioni legislative, regolamentari o amministrative dello Stato membro ospitante, queste ultime regole si applicano se ed in quanto la loro osservanza sia giustificata dall'interesse generale della tutela dei clienti e dei terzi".
Nella maggior parte delle giurisdizioni europee la prestazione di servizi legali non è consentita in strutture in cui soggetti estranei alla professione detengono in tutto o in parte il capitale sociale, utilizzano la denominazione con la quale viene esercitata la professione o esercitano, di fatto o di diritto, poteri decisionali. Alcune giurisdizioni europee consentono forme di partnership multidisciplinari o forme di controllo esterno, ma solo sotto rigorose condizioni. In alcune giurisdizioni, per esempio, i soggetti estranei alla professione possono diventare partner di uno studio legale, purché siano membri di una professione regolamentata il cui codice di condotta sia equiparabile a quello della professione legale.

Vi esortiamo pertanto a prendere in considerazione le riflessioni sopraesposte nel contesto delle prossime fasi del processo decisionale e a garantire che i valori fondamentali della professione - che sono di cruciale importanza per una società democratica basata sullo stato di diritto - siano salvaguardati.
Sarò lieta di discuterne personalmente con Lei o con i Suoi collaboratori, posto che si tratta di questioni di importanza capitale per la nostra organizzazione.

[Solo per la lettera al Ministro della Giustizia]: In virtù della Sua esperienza di avvocato, sarà senza dubbio consapevole dell’importanza di proteggere il rapporto di fiducia tra l’avvocato e il suo cliente contro le indebite intrusioni da parte dello Stato, nonché della necessità di salvaguardare l’indipendenza decisionale dell’avvocato, anche al fine di tutelare efficacemente i diritti e le libertà dei cittadini.

Cordialmente,

Marcella Prunbauer-Glaser
Presidente del CCBE

I nuovi indignati sono i professionisti.


Ora a indignarsi sono i professionisti.
Che si sentono sempre più presi in giro da un sistema di potere dove cambiano i governi ma la musica resta sempre la stessa: una ostinata, pervicace, subdola, insensata, autolesionistica, feroce volontà di distruggere il mondo delle libere professioni.
Regista occulta dell'operazione è la Confindustria di Emma Marcegaglia. Esecutori e interpreti tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi mesi, in un crescendo rossiniano di ipocrisie e di confusione.
Ora i professionisti più consapevoli cominciano a non poterne più e in un comunicato stampa diffuso ieri firmato dai rappresentanti di tutte le associazioni dei dottori commercialisti, invitano i colleghi a boicottare i prodotti del Sole 24Ore.
Un fatto inaudito, che la dice lunga su quanto sia vicino al punto di rottura la capacità di sopportazione della categoria. Difficile dargli torto.
Anche perché un governo tecnico, che tante speranze aveva suscitato al suo insediamento, è riuscito finora solo a tramortire il paese con una valanga di nuove tasse e a inebetirlo con il paese dei balocchi delle liberalizzazioni che faranno risparmiare alle massaie chissà quante centinaia di euro.
Non è necessario essere degli economisti per rendersi conto che il risultato da questo punto di vista sarà pari a zero.
Nulla si è fatto invece per ridurre i costi della politica, per diminuire in modo consistente il debito pubblico, per razionalizzare la spesa pubblica, per mettere nell'angolo i potentati (Confindustria e organizzazioni sindacali in primo luogo) che sulle spalle di Pantalone hanno costruito il loro potere negli ultimi anni, e ora vorrebbero far pagare il conto a qualcun altro.
Indignarsi ora è il minimo che si possa fare se si vuole dare una speranza al paese.


Di Marino Longoni
tratto da: Italia Oggi

Il testo in Gazzetta Ufficiale dell'articolo inerente i professionisti.

MONTI CI HA TOLTO LA NOSTRA TARIFFA: ALLORA USEREMO QUESTA!

Governo "sfigato"!

Convegno in onore del Prof. Fabio Mazziotti.

lunedì, gennaio 23, 2012

La filastrocca delle "liberalizzazioni".

Cassazione Civile: crediti derivanti dal rapporto di agenzia pignorabili solo nei limiti del quinto.


"In tema di espropriazione forzata presso terzi, le modifiche apportate dalle leggi n. 311 del 2004 ed 80 del 2005 (di conversione del D.L. n. 35 del 2005) al D.P.R. n. 180 del 1950 (approvazione del testo unico delle leggi concernenti il sequestro, il pignoramento e la cessione degli stipendi, salari e pensioni dei dipendenti dalle pubbliche amministrazioni) hanno comportato la totale estensione al settore del lavoro privato delle disposizioni originariamente dettate per il lavoro pubblico. Ne consegue che i crediti derivanti dai rapporti di cui al n. 3 dell'art. 409 c.p.c. (nella specie, rapporto di agenzia) sono pignorabili nei limiti del quinto, previsto dall'art. 545 c.p.c.".
(Corte di Cassazione - Sezione Terza Civile, Sentenza 18 gennaio 2012, n.685)

domenica, gennaio 15, 2012

Giustizia: Giuggioli, ritardi colpa magistrati, avvocati pronti azzerare arretrato.


Milano, 14 gen. (Adnkronos) - Magistrati sotto accusa. Gli avvocati "non sono in alcun modo responsabili delle lungaggini dei processi perche' e' il giudice che fissa le date delle cause e gli eventuali rinvii''. Non solo: ''i legali sono gli unici che hanno interesse a chiudere la pratica nel piu' breve tempo possibile per farsi pagare dal proprio cliente''.
L''arringa' e' di Paolo Giuggioli, presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano. Pensare che la responsabilita' della giustizia lumaca ''sia nostra e' da incompetenti -spiega all'Adnkronos-. Piuttosto, i capi degli Uffici dovrebbero vigilare su ogni magistrato, controllare quante cause ha, quanti rinvii fa. Non sono liberi professionisti, ma gente pagata dallo Stato e si deve controllare la redditivita' del loro lavoro''.
L'Italia e' fanalino di coda in Europa per costi e ritardi dei processi. La lentezza della giustizia rende ''poco competitivo il nostro Paese, anche per le imprese estere, visto che la durata media delle cause per i tre gradi di giudizio e' di almeno 12 anni''. Un lungo iter che puo' trasformarsi in calvario, ma che con le liberalizzazioni non sembra destinato a cambiare. "Eliminare le tariffe, togliere i procedimenti disciplinari e l'esame per diventare avvocato e' in contrasto con gli interessi dei cittadini che -sottolinea- devono avere la certezza di avere a che fare con un legale preparato, serio, corretto. Un avvocato non soggetto a un ordine che vigila sul suo comportamento puo' comportarsi anche molto male".
Non solo. "E' un cittadino, un professionista con collaboratori e costi. Gli avvocati italiani incassano ogni anno 7 miliardi, il loro reddito medio e' di 48 mila euro, non come i notai. Siamo una categoria che lavora per sopravvivere, questi 7 miliardi vengono spesi". Per Giuggioli i vantaggi per cittadini e imprese "passano per l'innovazione telematica e la digitalizzazione. Noi abbiamo fatto un'azione di carattere telematico, i processi a Milano nel civile sono tutti telematici, e cio' ha permesso allo Stato di risparmiare 5 milioni e 740 mila euro negli ultimi 2 anni".

Gli Uffici del GDP che potrebbero essere soppressi nella Corte d'Appello di Salerno.

L'Unione delle Camere Penali delibera lo stato d'agitazione dei penalisti.



La Giunta della Unione delle Camere Penali,
Premesso
che il testo della organica riforma forense a suo tempo varato dal Senato e frutto del confronto tra l'avvocatura e la Politica risulta ormai accantonato;
che fin dallo scorso mese di agosto, al contrario, si sono succeduti interventi legislativi, sul tema della professione forense, di cui è stata immediatamente denunciata l’erroneità e la parzialità;
che, nel quadro della protesta riguardante le condizioni materiali del diritto di difesa in Italia, già nel mese di ottobre aveva inserito tale argomento tra i motivi dell’astensione di una settimana dalle udienze finalizzata a denunciare e contrastare “la gravità dell’attacco in corso alla funzione difensiva”;
che nel mese di dicembre, a seguito del varo del D.L., si era denunciata l’ipotesi draconiana di abrogazione automatica dell’ordinamento professionale, la quale non aveva “altro significato che quello di una pressione per mettere con le spalle al muro l’avvocatura”, rilanciando la necessità di una specializzazione “legata alla pratica forense, e non meramente virtuale, come sarebbe quella acquisita solo all'interno dell'università”
evidenziato
che il tema del assetto della professione forense, ed ancor più quello del ruolo sociale dell’avvocato viene affrontato da tempo, e massimamente in questi ultimi giorni, senza tenere in conto la specificità e della centralità di tale figura professionale quale garante dei diritti dei cittadini ma solo in un ottica economicistica;
che, di fronte ad una situazione in cui sarebbe necessario, nell'interesse dei cittadini, verificare le condizioni di accesso e la preparazione dei futuri avvocati, promuovere l'aggiornamento e la specializzazione professionale, irrobustire le verifiche deontologiche, tutelare l'indipendenza degli avvocati, le soluzioni che vengono via via inserite sono di segno diametralmente opposto;
che, in particolare, le preannunciate riforme che dovrebbero essere varate nei prossimi giorni, inseriscono modalità di abilitazione professionale che prescindono da qualsiasi competenza pratica, da qualsiasi conoscenza sul campo, da qualsiasi verifica di carattere deontologico;
che la previsione di società professionali con la partecipazione di soci non professionisti mette a rischio l'indipendenza degli avvocati e, specificamente nel settore penale ed in determinati contesti, mette in pericolo la stessa autonomia decisionale dei difensori;
che nessuna garanzia di effettiva tutela avrebbe il diritto di difesa del cittadino senza un serio ed adeguato controllo disciplinare, quale gli avvocati penalisti propongono da lungo tempo;
sottolineato
che nonostante le richieste avanzate con sempre maggior frequenza, nessuna interlocuzione politica su tale tema è stata aperta dal governo nei confronti dell’avvocatura, verso la quale si sono rivolte espressioni liquidatorie e stereotipate, fin qui mantenendo un atteggiamento di totale chiusura;
chiede
che la riforma dello statuto dell'avvocatura venga realizzata dando impulso al progetto di legge professionale giacente in Parlamento, conseguentemente stralciando le norme che riguardano tale tema dai provvedimenti di urgenza;
delibera
lo stato di agitazione dei penalisti italiani sul tema della riforma forense;
dispone
l’invio della presente delibera al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro della Giustizia, ai Presidenti delle Camere, ai Presidenti delle Commissioni Giustizia dei due rami del Parlamento, ai Capigruppo del Senato ed agli On.li Senatori.
Roma 15 gennaio 2012

Non bisogna essere superstiziosi, ma uno scongiuro non guasta.

sabato, gennaio 14, 2012

Manifestazioni d' inaugurazione dell’anno giudiziario: l'Avvocatura non presenzierà.


Roma, 14 gennaio. Nella riunione unitaria di oggi è stata definitiva la linea da seguire durante le cerimonie
Il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa interverrà alla cerimonia in Corte di Cassazione con un discorso unitario dell’avvocatura, con il quale denuncerà il disagio dell’avvocatura e i rischi per la tutela dei diritti dei cittadini.
Lo stesso testo verrà letto dai presidenti degli Ordini distrettuali in occasione delle cerimonie di inaugurazione che si svolgeranno il 28 gennaio nei distretti, alle quali comunque l’avvocatura non presenzierà.
Il giorno precedente le cerimonie distrettuali i presidenti degli Ordini organizzeranno conferenze stampa sul territorio per sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi.

Liberalizzazioni selvagge: gli avvocati in mobilitazione.


Roma 14/1/2012. Un Manifesto unitario dell’Avvocatura e una mobilitazione responsabile e unitaria, per segnalare al Governo e ai cittadini i rischi di una liberalizzazione che smantella i principi fondamentali della professione di avvocato, che proteggono i diritti dei cittadini.

“Su temi così delicati, che riguardano i diritti dei cittadini, la tenuta del sistema democratico, il corretto funzionamento dell’amministrazione della giustizia, è necessario un processo di confronto con il Governo sulle iniziative di riforma della giustizia e di liberalizzazione delle professioni. L’avvocatura è disponibile a individuare in tempi rapidi le soluzioni più efficaci per migliorare l’efficienza della giustizia e per varare la riforma della professione forense” ha aperto i lavori il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa.
Finora il Governo ha agito con un metodo inaccettabile, introducendo in rapida successione norme che nella loro formulazione rendono incerto un quadro che nelle intenzioni dell’esecutivo avrebbe dovuto essere invece semplificato.

L’avvocatura ha proposte utili e efficaci da fare, non solo per rafforzare la qualificazione della professione ma anche per rilanciare l’efficienza del sistema giudiziario, questa sì una questione di democrazia.

Il Manifesto approvato oggi esprime la posizione unitaria di tutta l’Avvocatura italiana. Il Governo ha agito “in modo opaco, autoritario e senza cercare il confronto con l’avvocatura”. I provvedimenti della Manovra sono stati ispirati a solo criteri economici con una “pericolosa indifferenza per i valori giuridici”, con “uso strumentale del diritto comunitario”. Si sprecano gli atti comunitari che, al contrario di quanto sostiene il Governo, sostengono la specificità dello statuto dell’avvocatura, i principi di indipendenza, la legittimità del sistema delle tariffe: da quelli dei Parlamento europeo alle sentenze della Corte di Giustizia delle Comunità europea.


Le Proposte.

La convenzione partecipativa di negoziazione: sistema alternativo di risoluzione stragiudiziale affidato agli avvocati garantisce tempi più rapidi e sicurezza giuridica. In Francia è già in vigore.
Aggredire l’arretrato civile con il coinvolgimento attivo degli avvocati con adeguata esperienza e ragionevole affidabilità, selezionati dai Consigli dell’Ordine di appartenenza, che sarebbero chiamati a decidere talune specifiche controversie indicate dai Presidenti dei Tribunali.
Per fare questo è necessario effettuare una stima seria dei processi pendenti, per utilizzare in modo razionale e efficace le risorse, eliminando sprechi e ritardi; e rafforzare il Programma di gestione dei tempi del processo redatto dai Presidenti dei Tribunali attraverso una loro maggior responsabilizzazione e il coinvolgimento dei singoli Consigli degli Ordini degli Avvocati per avere un’agenda dei lavori certa e celere.
Ridurre i tempi di redazione delle sentenze, creando uno staff di giuristi che affianca il magistrato nella fase che precede la sentenza attraverso la ricostruzione dell’iter processuale svoltosi fino a quel momento (le ricerche sui precedenti, orientamenti dottrinali ecc.).
Rendere operativo il processo telematico con investimenti seri di risorse economiche e tecniche. L’informatica applicata alla gestione della giustizia accelera i tempi e riduce i costi.
Previsione di un alleggerimento delle procedure delle Corti d’appello, ridisegnando la competenza funzionale, togliendo loro il contenzioso derivante dalla c.d. Legge Pinto e snellendo la collegialità delegando l’istruzione della causa ad un singolo Consigliere.

L'AFORISMA DEL SABATO.

venerdì, gennaio 13, 2012

Stralcio della bozza Decreto Liberalizzazioni di Monti.


CAPO III
SERVIZI PROFESSIONALI
Art. 7
(Disposizioni sulle tariffe professionali)

1. Sono abrogate tutte le tariffe professionali, sia minime sia massime, comprese quelle di cui al capo V, titolo III, legge 16 febbraio 1913, n. 89.
2. Al primo comma dell’articolo 2233 del codice civile, sono apportate le seguenti modificazioni: a) Le parole “le tariffe o” sono soppresse; b) Le parole “sentito il parere dell’associazione professionale a cui il professionista appartiene.” sono sostituite dalle seguenti “secondo equità.”. 3. Al primo comma dell’articolo 636 del codice di procedura civile, le parole da “e corredata da “ fino a “in base a tariffe obbligatorie” sono abrogate.
4. Alla legge 16 febbraio 1913, n. 89 sono apportate le seguenti modificazioni: a) Il comma 2 dell’articolo 74 è soppresso; b) All’articolo 79: la parola “379” è sostituita dalla parola “636”; le parole da “al pretore” fino a “competenza per valore” sono sostituite dalle seguenti: “al giudice competente che decide ai sensi dell’articolo 2233 del codice civile”; l’ultimo periodo è soppresso.
Art. 8
(Obbligo di comunicazione del preventivo)

1. Tutti i professionisti concordano in forma scritta con il cliente il preventivo per la prestazione richiesta. La redazione del preventivo è un obbligo deontologico e costituisce illecito disciplinare.
2. Nell’atto di determinazione del preventivo il professionista ha l’obbligo di indicare l’esistenza di una copertura assicurativa, se stipulata, per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale, la sua durata e il suo massimale.
3. Il presente articolo non si applica all’esercizio delle professioni reso nell’ambito del servizio sanitario nazionale o in rapporto di convenzione con lo stesso.
4. Entro novanta giorni dall’entrata in vigore del presente … i codici deontologici si adeguano alle previsioni del presente articolo.
Art. 9
(Accesso dei giovani all’esercizio delle professioni)

1. All’articolo 6 della legge 9 maggio 1989, n. 168, dopo il comma 3, è inserito il seguente: “ 3 bis. Le università possono prevedere nei rispettivi statuti e regolamenti che il tirocinio ovvero la pratica, finalizzati all’iscrizione negli albi professionali, siano svolti nell’ultimo biennio di studi per il conseguimento del diploma di laurea specialistica o magistrale; il tirocinio ovvero la pratica così svolti sono equiparati a ogni effetto di legge a quelli previsti nelle singole leggi professionali per l’iscrizione negli albi. Sono esclusi dalla presente disposizione i tirocini per l’esercizio delle professioni mediche o sanitarie. Resta ferma la durata massima dei tirocini prevista dall’articolo 33, comma 2 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214”.
Art. 10
(Estensione ai liberi professionisti della possibilità di partecipare al patrimonio dei confidi)

1. All’articolo 39, comma 7, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, dopo le parole: “le piccole e medie imprese socie” inserire le parole: “e i liberi professionisti soci”

giovedì, gennaio 12, 2012

Elezioni forensi: il solito "coniglio dell'ordine"...........

Le cancellerie dei Tribunali devono essere aperte per 5 ore al giorno (TAR Lazio Ord. 20 dic. 2011 n. 4912).


T.A.R. Lazio - Roma Sezione I
Ordinanza 20 dicembre 2011, n. 4912
REPUBBLICA ITALIANA
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio
(Sezione Prima)
ha pronunciato la presente
ORDINANZA
sul ricorso numero di registro generale 9311 del 2011, integrato da motivi aggiunti, proposto da:
A.G., R.B., F.B., A.C., A.C., D.C., P.D.T., C.G., M.M., A.M., R.N., M.S., M.S., I.M.S., M.V., S.R., G.G., S.N., A.B., E.C., A.D'A., F.G., R.M.M., I.S., O.C., V.G., P.G., V.O., G.L., E.O., F.D'A., rappresentati e difesi dall'avv. Antonino Galletti, con domicilio eletto presso Studio Legale Galletti in Roma, via Lucrezio Caro, 63;
contro
Ministero della Giustizia, rappresentato e difeso dall'Avvocatura Generale dello Stato, domiciliato per legge in Roma, via dei Portoghesi, 12;
e con l'intervento di
ad opponendum:
G.L., G.G., G.A.C., G.S. e N.M., rappresentati e difesi dall'avv. Michele Marella, con domicilio eletto presso il suo studio in Roma, via Frascati, 10;
per l'annullamento
previa sospensione dell'efficacia,
dei provvedimenti del Presidente del Tribunale di Roma e del Dirigente amministrativo recanti la limitazione dell’orario di apertura al pubblico delle cancellerie e degli uffici del Tribunale di Roma e in particolare, dei provvedimenti prot. 9580 e 9581 del 18.10.2011, 8223 del 12.9.2011, 10074 del 4.11.2011;
nonché di ogni altro atto antecedente, presupposto, consequenziale ed in ogni caso lesivo dei diritti e degli interessi dei ricorrenti;
nonché, per quanto riguarda i motivi aggiunti,
del provvedimento (prot. 10814 del 24.11.2011) del Presidente del Tribunale di Roma e del Dirigente amministrativo recante la (ri)definizione dell’”orario di apertura al pubblico delle cancellerie e degli uffici del Tribunale di Roma” dal 1.12.2011 al 30.6.2012.
Visto il ricorso, i motivi aggiunti e i relativi allegati;
Visto l’atto di costituzione in giudizio dell’Avvocatura Generale dello Stato;
Visto l’atto di intervento ad opponendum;
Vista la domanda di sospensione dell'esecuzione del provvedimento impugnato, presentata in via incidentale dalla parte ricorrente;
Visto l'art. 55 cod. proc. amm.;
Visti tutti gli atti della causa;
Ritenuta la propria giurisdizione e competenza;
Relatore nella camera di consiglio del giorno 19 dicembre 2011 il dott. Roberto Caponigro e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;
Considerato che, ad una prima sommaria delibazione, i motivi aggiunti sembrano assistiti da adeguato fumus boni iuris in quanto - premesso che l’organo emanante l’atto impugnato è incardinato nel Ministero della Giustizia, per cui il ricorso appare correttamente notificato – l’apertura al pubblico per tre ore e mezza delle cancellerie, a prescindere dalle ragioni sottese a tale determinazione, contrasta con il disposto di cui all’art. 162 l. 1196/1960, attualmente in vigore, secondo cui le cancellerie e segreterie giudiziarie sono aperte al pubblico cinque ore nei giorni feriali;
Tenuto conto che l’assoluta peculiarità della fattispecie induce a disporre la compensazione delle spese della presente fase cautelare.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Prima)
accoglie l’istanza cautelare proposta con i motivi aggiunti.
La presente ordinanza sarà eseguita dall'Amministrazione ed è depositata presso la segreteria del tribunale che provvederà a darne comunicazione alle parti.
Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 19 dicembre 2011 con l'intervento dei magistrati:
Giorgio Giovannini, Presidente
Roberto Politi, Consigliere
Roberto Caponigro, Consigliere, Estensore
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 20/12/2011
IL SEGRETARIO