mercoledì, febbraio 15, 2012

“Dell’avvocato è più facile dir male che farne a meno” .


E farne a meno, non solo dell’avvocato, ma dei professionisti in genere, sembra essere una priorità di questo legislatore decretante e salvifico.
Che i professionisti siano un costo da tagliare, perché i loro esosi compensi sarebbero determinati in modo diverso dalla mano invisibile e infallibile del mercato è invero un assioma di Bankitalia e Confindustria.
Senza entrare nello specifico (soci non professionisti, abolizione delle tariffe, obbligo di preventivo, ecc.), è evidente anche nella recente decretazione un pregiudizio negativo verso i professionisti.
E’ più facile, ma non lungimirante, dare in pasto alla folla una parte sociale importante, che fatica a riconoscersi come tale, piuttosto che riconoscerle un ruolo da interlocutore. Decretare inaudita parte su di essa è ancora più facile.
Poi però viene il difficile. Senza le cure dei professionisti non si sopravvive, perciò questi biechi profittatori (che talvolta paiono considerati quasi come “nemici di classe”), sono al contempo invocati ed essenziali per tirar fuori imprenditori e consumatori dalla crisi.
Un ossimoro, un’insensata schizofrenia. Che fare? Forse bisogna provare ad innovare drasticamente il metodo: parlarsi direttamente, negoziare soluzioni condivise, piuttosto che tirare per la giacchetta il legislatore decretante, gli uni con pressioni lobbistiche e vere e proprie campagne stampa, e gli altri con agitazioni roboanti quanto spesso patetiche e inefficaci.
Comprendere le reciproche ragioni ed interessi, pur senza necessariamente condividerle, è il primo passo per uscire dalla polarizzazione dello scontro di posizione, dall’alternativa trionfo/catastrofe.
Cominciamo con il riconoscere i veri interessi in campo: Confindustria ha interesse a investire nei servizi professionali? Lo dica chiaramente: probabilmente ci sono altri modi per consentirlo piuttosto che assumere lo status di socio e forzare sulla presenza del “capitale” negli studi professionali.
I professionisti sono preoccupati di una perdita di ruolo e di sicurezza economica o previdenziale?
Lo dicano, invece di nascondersi dietro le pur rilevanti e sussistenti funzioni costituzionali o di difesa di cittadini. Poi forse tutti potremmo convenire che un patto scritto su come, quanto e quando essere pagati è un elemento di chiarezza e semplificazione nei rapporti professionista/cliente.
Magari si potrebbero condividere i parametri per valutare lo studio professionale, che è azienda senza impresa, ma pur sempre complesso di beni, anche immateriali, organizzati per l’esercizio della professione.
E altro ancora. Aprire un tavolo tra professioni, imprese e cittadini, e non alimentare contrapposizioni, reali o presunte, potrebbe aiutare a comprendere per decidere meglio.

da Italia Oggi del 15.02.2012

Michelina Grillo
avvocato in Bologna

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