Un'iniziativa che arriva a due giorni dalla solenne cerimonia in Cassazione, quando alla presenza del capo dello Stato e dei vertici delle istituzioni il primo presidente della Suprema Corte Vincenzo Carbone pronuncerà la relazione sullo stato della giustizia in Italia.
Si tratta di un "rito ripetitivo e inutile", sostiene l'Unione delle Camere Penali, che lamenta l'"emarginazione" dell'avvocatura: in quell'occasione i riflettori sono puntati soltanto sui magistrati, che sono soltanto "una parte".
Così, per dire la loro, i penalisti si ritroveranno domani in Corte d'Appello, a Roma, a partire dalle 10.
In contemporanea è stata proclamata l'astensione dell'attività giudiziaria penale, soprattutto per consentire agli avvocati italiani di prendere parte alla manifestazione.
L'obiettivo, spiega l'Ucpi in una nota, è mettere la "malagiustizia sotto processo".
"Da sempre l'avvocatura è emarginata, sostanzialmente, da questo momento rilevante per il mondo della giustizia in Italia", lamentano i penalisti riferendosi alla cerimonia in Cassazione.
"Di fatto - sostengono - viene dato risalto solo ad una parte, con un rito sempre più ripetitivo ed inutile, dove vengono citati i mali, le anomalie dell'ordinamento, veri o presunti, ma in un'ottica funzionale a chi ha tutto l'interesse a creare nel Paese un clima di allarmismo ingiustificato, teso a mettere in discussione garanzie basilari per lo Stato di diritto".
"Centrale" è invece, sostengono, il "ruolo dialettico" dell'avvocatura penale: "Per esercitare una funzione critica, per consentire un reale momento di confronto e per dare ai cittadini un quadro più completo della situazione, mettendo in evidenza le tante deficienze della giustizia italiana, dalla lunghezza dei processi alla carenza di strutture e di personale, all'uso non adeguato ed oculato delle risorse".