COMUNICATO STAMPA DEL CNF
Il Cnf ha scritto ai ministri Alfano e Calderoli e ai presidenti delle commissioni affari costituzionali e giustizia: “Norme insostituibili per la tutela giudiziaria dei cittadini”.Roma 22/01/2009. Il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, ha inviato una lettera ai ministri della giustizia, Angelino Alfano, e per la semplificazione legislativa, Roberto Calderoli, oltre che ai presidenti delle commissioni parlamentari affari costituzionali e giustizia di camera e senato, per segnalare le gravi disfunzioni alle quali andrebbe incontro la continuità dell’ordinamento professionale se venisse mantenuta l’abrogazione di alcune disposizioni fondamentali contenuta nel decreto legge n. 200/2008, segnalata tra l’altro da alcuni articoli di stampa (ItaliaOggi del 15 gennaio e Il Sole 24 Ore del 20 gennaio).
Il decreto legge è attualmente in fase di conversione alla camera dei deputati.
Nella lista oggetto della semplificazione legislativa, ha rilevato il Cnf, “probabilmente per una svista redazionale, sono state incluse alcune norme assai risalenti ma tutt’ora fondamentali per la disciplina della professione di avvocato ed il funzionamento degli ordini professionali”.
In particolare, segnala la lettera, andrebbero incontro all’abrogazione la legge n.254/1940 ( che regola la tenuta degli albi), il regio decreto legge n.509/1943 (concernente alcuni aspetti dell’esame di stato di abilitazione), il decreto legislativo luogotenenziale n.382/1944 (contenente le norme fondamentali per la elezione degli organi professionali e la riscossione dei contributi per il funzionamento), nonché il decreto legislativo luogotenenziale n.170/1946 (nel quale sono presenti disposizioni per l’approvazione delle tariffe forensi).
Il presidente Alpa ha specificato che da anni l’Avvocatura auspica una riforma del proprio ordinamento professionale, “ma fino a quale momento sarà senz’altro necessario mantenere in vita la normativa fondamentale fino ad oggi vigente. Senza tali disposizioni, che riguardano punti fondamentali quali l’utilizzo della denominazione studio legale oppure la elezione dei consigli forensi, tutto il sistema organizzativo della professione è fortemente esposto al rischio di una completa paralisi”, mettendo a rischio “la tutela giudiziaria dei cittadini”.
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