mercoledì, gennaio 28, 2009
ALFANO: "PER SALVARE LA GIUSTIZIA MISUREREMO L'EFFICIENZA DELLE TOGHE".
ROMA - Più che la radiografia di un`ammalata terminale, sembra il referto di un`autopsia.
In ventinove pagine, il ministro Guardasigilli ha illustrato ieri alla Camera lo stato di salute della giustizia italiana: nove milioni di processi pendenti, circa venti milioni di italiani coinvolti, sessantamila detenuti in carceri che hanno 42mila posti, spese folli e senza controllo, durata dei processi ultradecennale.
Come dire: battito del cuore assente, encefalogramma piatto.
Ma c`è una novità: cambierà la cura. Non ci aveva provato mai nessuno prima di Angelino Alfano, 38 anni, da Palermo, Guardasigilli "con orgoglio", come lo hanno definito alcuni colleghi parla mentari. La parola magica si chiama "efficienza".
Anzi: "controllo di efficienza". Perché la giustizia è, deve essere, un servizio al cittadino.
Ed al ministro di Giustizia, come stabilisce la Costituzione all`articolo 110, “spettano l`organizzazione ed il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia”.
Alfano lo sa che i magistrati, quasi tutti, quando sentono parlare di controlli di efficienza sul loro operato saltano sulle sedie.
E siccome è uomo di diplomazia, precisa: “Nessuno tema che ciò possa costituire un surrettizio strumento per una qualche, forma di controllo delle attività giurisdizionali, sia requirenti che giudicanti. Queste attività sono di esclusiva pertinenza dei giudici e dei pubblici ministeri di cui va garantita l`autonomia e l`indipendenza”.
Il colpo d`ala del Guardasigilli, che porta la sua politica giudiziaria a volare più in alto di quella dei precedenti ministri, riguarda proprio questa autonomia, questa indipendenza.
Che non devono più essere considerati due "totem" dietro i quali pezzi della magistratura possono sbagliare, ritardare, interpretare e non risponderne a nessuno.
Piuttosto, scandisce Alfano: “L`autonomia e l’indipendenza dei giudici non può scindersi dall`efficienza del servizio che i magistrati devono rendere ai cittadini e che questa efficienza deve essere tempestivamente monitorata, così come va garantito il diritto-dovere del Ministro di sorvegliare, senza ostacoli, sulle scelte di organizzazione degli uffici giudiziari”.
Il Guardasigilli e i suoi tecnici, dal Capo di Gabinetto Nebbioso al direttore dell`Organizzazione giudiziaria Birritteri, hanno ben chiaro un concetto:
“Il risanamento della giustizia passa anche, e in larga misura, dalla responsabilità e dalla professionalità dei magistrati chiamati ad applicare le leggi. E questo rende non più rinviabile una riforma che comprenda anche un sistema efficace - che oggi è del tutto inesistente - per monitorare la produttività dei magistrati in termini di servizio-giustizia reso ai cittadini. Il ministro è consapevole che l`unica strada per tentare il miracolo è quello della ri forma organica: lo chiama approccio globale. Ed elenca i punti nevralgici sui quali intervenire: rafforzamento delle norme antimafia, processo civile e penale, riforme anche costituzionali, misure di efficienza legislative e non legislative, provvedimenti per le carceri, riforma della magistratura onoraria e delle professioni del ramo economico. Di separazione delle carriere e di riorganizzazione del Csm, Alfano non parla. Ma c`è da ritenere che si riferisca proprio a questi due nodi quando parla di riforme "anche costituzionali".
Per il resto, il ministro rende omaggio al Quirinale, mai così attento in passato alle delícate tematiche, anche istituzionali, che negli ultimi mesi sono nate negli uffici giudiziari del nostro Paese: «Desidero ringraziare il presidente della Repubblica - ha detto Alfano - per la costante attenzione che ha inteso riservare alle tematiche della giustizia, offrendo un grande contributo di equilibrio e saggezza anche in momenti di particolare tensione».
Per Giuseppe Consolo, An, membro della commissione Giustizia della Camera, «è una relazione densa di concretezza e giustamente piena di contenuti».
Per Donatella Ferranti, Pd, anche lei in Commissione Giustizia della Camera, «II sistema di giustizia italiano presenta notoriamente un grave aspetto di crisi, le nostre proposte affrontano questi aspetti e vorremmo confrontarci con le proposte del governo».
di MASSIMO MARTINELLI
Da "IL MESSAGGERO" di mercoledì 28 gennaio 2009
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