Caro Beppe,
vorrei rispondere alla signora Roberta Lucarelli (“Il 10% degli italiani si gode il 50% della ricchezza
Mica per niente, ma siccome faccio parte della categoria, mi piacerebbe sapere dove ho sbagliato, perché non disdegnerei di comprarmi anche io un appartamento a NY.
Per ora ci sono solo andato in vacanza e ho solo visto altri avvocati zaino in spalla e Lonely Planet in mano.
Sarà che sono ancora un giovane avvocato (34 anni= giovane = a inizio carriera!), ma questi luoghi comuni sugli avvocati miliardari penso debba essere sfatato nel 2009.
Questa infatti è una leggenda alimentata ormai solo dai fasti del passato, quando vi era ancora una proporzione tra cittadini ed avvocati (pochi avvocati, tantissimo nero e nessun controllo).
Oggi in tutta Italia ce ne sono ben 200.000, quando in tutta la Francia ce ne sono solo 40.000. Nella sola Milano “galleggiano” (o ristagnano, se preferite) quasi 13.000 avvocati. La legge della domanda e dell’offerta non lascia dubbi.
Finalmente esistono dei controlli (studi di settore), e Bersani ha dato una bella stretta alla categoria tra presunzione automatica di evasione e maggiori tasse.
La realtà è molto più vicina a quella descritta nel libretto “Studio Illegale”, che nelle fiabe dell’avvocato che iscrive i figli a NY. Certo esiste il mister Euro, come esistono i dirigenti di multinazionale con Bentley e Porsche, o artigiani/commercianti “black worker” con il Cayenne.
Ma generalizzare ancora sulla categoria è anacronistico, come dire che chi va dallo strizzacervelli è un pazzo.
Pietro Morelli, pijero@interfree.it
lettera tratta dal sito www.corriere.it
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