lunedì, marzo 23, 2009

In vista della fusione di An e Fi, anche i professionisti si aggregano: nasce “Lawyers for freedom”, associazione dei legali del Pdl.


Lun. 23 - Si fanno chiamare Lawyers for freedom, o, in italiano, Avvocati per la libertà, ma non sono i protagonisti di un telefilm americano.
Si tratta, invece, degli avvocati che si riconoscono negli ideali del centro-destra e del Pdl, che hanno deciso, forse anche in vista della nascita della nuova coalizione unica frutto della fusione di Alleanza nazionale e di Forza Italia, di raggrupparsi in un'associazione, presentata all'inizio del mese di marzo, a Roma.
«Siamo un gruppo di colleghi, una trentina di soci fondatori, cui sono sicuro che presto se ne aggiungeranno tanti altri, perché stiamo studiando degli eventi pubblici per diffondere la nostra iniziativa negli ambienti politici» spiega Giuseppe Ciardi, presidente nazionale degli Avvocati per la libertà, che affianca l'attività forense a quella di consigliere comunale di Roma.
Ma perché questi legali del Popolo della Libertà, raggruppati in un'associazione presieduta in via onoraria da Donato Bruno, presidente della commissione affari costituzionali della Camera, hanno sentito la necessità di ripararsi sotto uno scudo comune?
«La nostra idea», incalza Ciardi, «nasce dalla constatazione che il tema della giustizia è molto sentito dai cittadini e noi vorremmo dare il nostro contributo al buon funzionamento di questa macchina».
Come intendono farlo è presto detto: «il processo civile, attualmente, rappresenta il primo nodo che intendiamo sciogliere, perché è un tema di grandissima complessità. Vogliamo lavorare per dare risposte in tempi umani, superando le annose lungaggini, alle richieste di giustizia dei tanti utenti.».
Il quarantatreenne Ciardi non si ferma qui: «Un altro obiettivo che ci siamo prefissati noi Lawyers for freedom, è un'opera di delegificazione: le nostre leggi, infatti, non esito a definirle pervasive, ma troppo spesso poco incisive. Il nostro compito», va avanti l'avvocato capitolino, «è rendere le normative effettive per il riconoscimenti dei diritti dei cittadini».
Al centro del sistema, insiste il presidente del neonato soggetto giuridico-politico (di cui si può leggere anche sul sito internet del Pdl), «ci deve essere la gente, non le corporazioni, né avvocati, né magistrati. Soltanto il cittadino».
È per questo, avverte, che l'associazione apre le porte anche a chi di mestiere non fa l'avvocato, «ma possa condividere la nostra stessa impostazione».

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