Lo dicono quelli che se ne stavano zitti, lo dicono quelli che sostenevano il contrario, e lo dicono pure quelli che li allestivano, li rilanciavano sui giornali e ne godevano. Non è neanche incoerenza, è inconsistenza culturale.
Il problema, tutt’altro che risolto dai trasformisti dell’etica pubblica, non consiste nella pattuglia di giustizialisti in servizio permanente effettivo, composta da maoisti e sinceri reazionari, il problema è l’inciviltà giuridica. E non lo si affronta a chiacchiere.
Prima di tutto si deve far funzionare la giustizia vera. Occorre rimuovere, subito, le costosissime macerie sulle quali prospera il corporativismo e sotto le quali è seppellito il diritto. Ammodernamento dei codici, sveltimento delle procedure, concentrazione dei tribunali, controlli costanti di preparazione e produttività di magistrati le cui carriere devono essere separate, organizzazione gerarchica, rifondazione del Csm e fine del governo correntizio.
Subito, perché senza giustizia funzionate non c’è riscatto civile, economico e morale. Forse siamo restati gli ultimi a credere che in Italia possa esserci giustizia, ma non ci rassegniamo.
Contemporaneamente si deve tagliare, con un colpo secco, il perverso rapporto fra procure e giornalisti, o, meglio, velinari. Non c’è nulla, proveniente dalle carte d’accusa e che riguardi cittadini da considerarsi innocenti, che possa essere pubblicato.
I giornalisti facciano le inchieste, lavorino, scoprano scandali e li denuncino. Copiare dalle carte dell’accusa, fotocopiare interrogatori o intercettazioni no, non si può. Si chiama civiltà non privacy.
E chi sgarra paghi, non come quella porcheria della legge che impedisce di fotografare chi è in manette e lo si schiaffa in prima pagina dalla cintola in su, o con il pallino bianco sugli schiavettoni. Lo ha mai visto, il ridestato garante?
Il giustizialismo ha avvelenato le menti. Il mondo politico è zeppo di zotici pronti a gioire quando la soffiata dalla procura svergogna l’avversario, salvo poi essere infilzati a loro volta. La sinistra s’è distinta, in questo sport immorale. Va battuta, non imitata.
E non servono i pistolotti strappalacrime, ma leggi serie. La politica si muova, o lasci fare alle maestre accusate di pedofilia.
lunedì 04 febbraio 2008
Scritto da Davide Giacalone
Fonte www.davidegiacalone.it