venerdì, febbraio 22, 2008

Alpa: un promemoria per la nuova legislatura.


Tramite il Consiglio Nazionale Forense, che è il suo organo rappresentativo istituzionale, deputato primieramente ad assicurare l’osservanza della deontologia professionale, l’ Avvocatura ha avuto modo di rappresentare le esigenze della categoria e le priorità degli interventi legislativi auspicati in molteplici occasioni :nei congressi nazionali, nelle relazioni annuali sull’attività svolta dallo stesso CNF e dagli Ordini, nelle relazioni inaugurali dell’anno giudiziario, nelle audizioni parlamentari , nelle innumerevoli tavole rotonde.

Ciò nello spirito di collaborazione istituzionale e nella difesa dell’interesse pubblico che sottostà alla sua stessa funzione : la tutela dei diritti dei singoli, delle collettività, delle imprese , dei consumatori, tutela che si esplica sia attraverso la difesa in giudizio sia attraverso la consulenza .

“L’ avvocato al servizio del cittadino” potrebbe essere lo slogan-missione che , in tempi di comunicazione rapida, efficace, allusiva, racchiude nella sua essenza il significato della attività forense, oggi.

Per poter offrire questo servizio occorre fare affidamento su una categoria selezionata e preparata.

Di qui l’urgenza di ripensare l’ iter formativo dell’ avvocato a cominciare dall’ Università, accentuando i profili professionalizzanti delle discipline impartite e dei metodi di insegnamento ; migliorando il periodo di tirocinio, coniugando meglio la preparazione teorica ( conseguibile presso le Scuole forensi e le Scuole di specializzazione) con la preparazione pratica che si acquisisce solo frequentando gli studi legali e le aule giudiziarie.

Di qui l’urgenza di riformare radicalmente la disciplina dell’esame di abilitazione , oggi governato da regole introdotte in via provvisoria.

Un esame che dovrebbe essere composto da una prova preselettiva , da prove scritte effettuate senza l’ausilio di codici commentati, da prove orali rispondenti alle esigenze di una società moderna e sofisticata come quella che si è via via formata nel mondo economico e che stenta ancora a trovare le sue adeguate forme giuridiche.

La categoria deve anche rispondere alla deontologia, che è tipico connotato delle professioni intellettuali, amministrate dagli Ordini. L’avvocato deve essere libero, indipendente, corretto, qualificato.

Di qui l’urgenza di modificare il processo disciplinare, sia nelle sue fasi, sia nelle sue regole minute, e l’urgenza di assegnare maggiori poteri agli Ordini perché gli albi non siano gravati da iscrizioni soltanto nominali o popolati da avvocati che dichiarano un reddito marginale perché meramente integrativo di proventi derivanti da attività più lucrose.

Per poter garantire ai clienti anche la copertura di ogni rischio è urgente anche la introduzione di regole miranti alla assicurazione obbligatoria della responsabilità professionale ( peraltro già prevista dalla direttiva comunitaria sui servizi).

Ma occorre anche – altra misura urgente – predisporre un albo nazionale unificato, aggiornabile in tempo reale, in modo che si possa conoscere in ogni momento l’identità degli iscritti , e la sussistenza o meno di provvedimenti sanzionatori assunti a loro carico.

Occorre anche ripensare alla disciplina delle tariffe: i consumatori hanno subìto un danno dalla c.d. liberalizzazione; le grandi imprese potrebbero essersene avvantaggiate , ma si teme a spese della qualità della prestazione fornita.

Le tariffe possono essere svincolate dalla durata del processo. Gli avvocati hanno interesse a moltiplicare la loro attività, non a prolungarla nell’attesa di un esito incerto delle cause. Di qui l’urgenza di rivedere integralmente la materia.

Queste regole, e molte altre , organizzate in modo sistematico, erano pendenti al Senato; erano condivise da tutti, apprezzate dagli Ordini e dalle Associazioni forensi; le vicende politiche hanno interrotto l’iter di discussione e di approvazione del progetto unificato.

Ma anche se si volesse provvedere, per l’intanto ( voglio dire a Parlamento rieletto) con una leggina, in attesa dell’approvazione della riforma compiuta, avremmo almeno raggiunto un risultato utile non solo per la categoria e i suoi assistiti, ma per tutto il Paese.

Si tratta di poche regole, semplici e circoscritte, ma di grande “impatto” che il CNF ha tante volte chiesto e mai ottenuto.

La risposta avuta – nel senso che non bisogna differenziare la disciplina delle categorie professionali per non fare “figli e figliastri” - è, a dir poco, illogica e fallace: ogni categoria ha le sue specificità, ma l’Avvocatura ha un ruolo istituzionale che investe l‘amministrazione della giustizia, funzione essenziale di uno Stato democratico e civile; non può essere trascurata, né può attendere all’infinito il completamento di un quadro generale, l’approvazione di regolamenti settoriali, il beneplacito delle associazioni delle professioni non regolamentate.

Senza contare che queste richieste non importano alcun impegno di spesa . E senza rammentare che queste richieste sono già state soddisfatte a favore di altre categorie professionali con leggine approvate da tutti gli schieramenti politici.

Oppresso da questo limbo normativo, ma non rassegnato, il CNF non è rimasto inerte.

All’esterno ha avviato un percorso virtuoso di collaborazione con il Ministero della Giustizia, con le Commissioni parlamentari, con il Consiglio Superiore della Magistratura, con le Corti Superiori, per migliorare regole e prassi; quel percorso è stato interrotto, ma si confida nella sua repentina ripresa.

All’interno, ha approvato un regolamento sull’ aggiornamento professionale per migliorare e verificare la qualificazione degli avvocati a cui Ordini e Associazioni hanno risposto in modo entusiastico, fattivo, concreto.

Ha attivato la Scuola superiore dell’ Avvocatura, e organizzato corsi, seminari, incontri di studio; ha gettato le basi culturali per delineare in modo sostanziale la formazione dell’ avvocato europeo. Ha promosso l’uso delle tecnologie informatiche e sostenuto in ogni occasione la attivazione del processo telematico, la semplificazione dei riti processuali, la selezione dei ricorsi per cassazione, la diffusione delle tecniche di risoluzione alternativa delle controversie, cioè la conciliazione , la mediazione e l’ arbitrato (anche per le cause di modesta entità).

Vorrei rassicurare tutti: l ‘ Avvocatura non rivendica né privilegi né trattamenti speciali, ma chiede solo di poter migliorare il proprio servizio anche attraverso interventi legislativi di modesta entità, e , sperabilmente, mediante un dialogo costante con le istituzioni, in primis con Governo e Parlamento.

E’ in questo che si risolve, in buona sostanza, quella “dignità dell’ Avvocatura” che si cerca, con diuturna fatica, di recuperare.

Guido Alpa

Articolo del presidente del CNF, Avv. Prof. Guido Alpa, che verrà pubblicato su Il Sole 24 ORE di sabato 23 febbraio 2008.