Un mercato che, ormai, impone a tutti di confrontarsi quantomeno su scala europea.
Sono questi gli obiettivi delle proposte di modifica dell’Organismo unitario (che riportiamo di seguito) alle linee guida del ministero della Giustizia sulla “Riforma della disciplina dell’esame di abilitazione forense”.
Questi i punti salienti delle proposte dell’Oua:
1.Non solo esami.
Occorre intervenire sulla formazione universitaria e durante tutto il tirocinio, con verifiche periodiche, trasformando l’esame finale in una certificazione finale del livello di preparazione accertato nel corso del biennio e non in una prova del fuoco
2.Riforma della Professione.
Per raggiungere l’obiettivo è essenziale collegare le nuove norme sull’accesso ad una riforma complessiva della professione, attesa ormai da troppi anni.
3. Sì alla prova preselettiva.
Purché punti solo a garantire la qualità dei candidati all’esame finale e non a ridurne il numero. Una breve prova scritta sarebbe meglio dei quiz.
4.Via i codici commentati.
Si può fare, purché nella traccia d’esame compaiano, quantomeno i più rilevanti precedenti giurisprudenziali di riferimento, al fine di garantire un uniforme livello di informazione ai candidati.
5. Sì alla riduzione delle sedi d’esame.
Anche se i problemi che si risolvono per gli scritti si ripropongono all’orale.
6. Gli esami prima o poi finiscono.
Giusto porre un limite al numero di volte in cui si può sostenere l’esame di abilitazione.
7. Meno magistrati più ricercatori.
I magistrati facciano i processi e nelle commissioni d’esami lascino più posti ai ricercatori universitari.
8.La difesa è un diritto, le spese sono dello Stato.
È impensabile che lo Stato che dovrebbe (e non lo fa) sostenere anche economicamente la formazione scarichi i sugli ordini persino il costo vivo degli esami di abilitazione.
9.Ricorso al Tar del Lazio.
È importante assicurare l’uniformità dei giudizi sui ricorsi attribuendo la competenza ad unico Tar.
Roma, 6 febbraio 2006