sabato, ottobre 31, 2009

RICORDO DELL'AVV. GIUSEPPE TEDESCO TRACCIATO DAL PRESIDENTE MONTERA.


Ringrazio “Cronache del Mezzogiorno” per avermi chiesto di ricordare l’Avv.Giuseppe Tedesco: ma per noi era “Don Peppino”.
Era Don Peppino perché,così chiamandolo,coniugavamo,con il “don”,la riverenza dovuta all’Uomo ed all’Avvocato di così elevato spessore,e,con il Peppino,la confidenza del chiamarsi col diminutivo o vezzeggiativo come si conviene tra amici.
Don Peppino,infatti,era pronto all’incontro amicale con i Colleghi,che arricchiva di umanità e cordialità,col porre anche il giovane in una situazione di non soggezione.
Nell’ora dei ricordi è facile incorrere nella retorica, ma chi mi conosce sa che non solo non mi appartiene ma sarebbe addirittura ridicolo farvi ricorso per una persona, per così dire, concreta e realistica.
Presiedeva la Commissione per l’abilitazione alla professione di Avvocato e quando proposi il Suo nome,in Consiglio,vi fu un vero e proprio plebiscito di consensi.
Da persona seria, onesta e di coscienza qual’era, allorquando gli comunicai la decisione consiliare ,mi chiese una pausa, perché voleva consultarsi con l’amato figlio Michele per verificare se il nuovo impegno poteva conciliarsi con quelli professionali.
Ha accolto gli esaminandi con animo paterno, così come ha accolto tanti Colleghi che hanno svolto la pratica forense presso il suo studio.
Il figlio dell’Avvocato,come ho già avuto più volte occasione di dire,vive la professione partendo da un punto di osservazione privilegiato.
E per questo mio fortunato status, tanti anni or sono, capitai in quello studio di Corso Garibaldi,già ricco di storia e di tradizione,in quanto lo divideva con un altro Maestro, l’Avv. Renato Palumbo (noi Salernitani abbiamo l’abilità di dimenticare alcuni galantuomini) e l'amicizia che intratteneva con mio padre si rinnovò con me,incoraggiandomi, sostenendomi e consigliandomi nella guida degli Avvocati Salernitani.
Quando Don Peppino non condivideva una tesi, un ragionamento,una decisione,all’eventuale insistenza del suo interlocutore,ribatteva con un suo usuale intercalare conclusivo:”Ma fatemi il piacere”, che non era altro se non una eufemistica ed elegante espressione per dire tutt’altro.
Alle doti di preparazione,d’ intuito,di sagacia,di logica giuridica,si aggiungeva l’imponenza del tratto,l’esuberanza intellettuale,che in Lui si esprimevano e si rappresentavano come esempio della supremazia dell’Avvocato.
E domani la coltre che l’avvolgerà, per vivere il Suo interminabile silenzio, sarà la Toga.
Americo Montera
Da Cronache del Mezzogiorno 31.10.2009

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