martedì, ottobre 20, 2009

Avvocatessa e detenuto, sesso orale col cliente in carcere: sospesa.


“Non è come pensa, posso spiegare tutto”. Le imbarazzate giustificazioni abbozzate da un’avvocata, sorpresa in atteggiamenti inequivocabili con un suo cliente in una sala colloqui del carcere di Opera, a Milano, non hanno per nulla convinto un agente penitenziario.
Lui la sua idea se l’era già fatta: ha preso carta e penna e ha scritto un rapporto, come gli impone il dovere, direttamente al direttore. Galeotta fu la causa (forse) e il rapporto professionale troppo stretto instaurato con il cliente.
I guai, per l’avvocato donna, sono iniziati quando un agente di polizia penitenziaria ha sbirciato dalla spioncino per controllare che l’incontro di routine tra legale e detenuto andasse per il verso giusto. Inequivocabile la scena.
E se sul piano penale l’avvocato non ha infranto la legge, su quello deontologico i rilievi sono stati molteplici.
Si spiega così il provvedimento con il quale il competente Ordine degli avvocati ha sanzionato la legale: una sospensione disciplinare della durata di sei mesi per un fatto che risale a diverso tempo fa.
Dal giugno scorso la professionista ha già dovuto lasciare la toga. A nulla è valsa la difesa abbozzata, non senza imbarazzo, davanti allo sguardo perplesso dei colleghi: "La scena è stata fraintesa, mi era caduta la penna sotto il tavolo della sala colloqui".
Niente da fare: con i suoi comportamenti, ha sentenziato l’Ordine di Milano, la donna ha disonorato la professione.

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