lunedì, ottobre 19, 2009

Vertici forensi a ranghi serrati: gli avvocati dettano le condizioni al parlamento sulla riforma.


Dom. 18 - Dieci punti irrinunciabili nella riforma dell'ordinamento professionale forense al l'esame del Senato.
Li ha fissati l'avvocatura riunita ieri a Roma, sotto l'egida del consiglio nazionale forense.
Alla vigilia della discussione degli emendamenti al testo, presentati in commissione Giustizia a Palazzo Madama, e dell'indagine conoscitiva sulle professioni che sta per entrare nel vivo alla Camera, gli avvocati ribadiscono con un documento unitario che sono compatti nella difesa del testo base della riforma e sollecitano governo e parlamento ad approvare la legge in tempi rapidi.
I punti cardine della riforma che l'avvocatura ritiene qualificanti e quindi irrinunciabili sono:

- la specialità dell'ordinamento professionale forense;

- le regole di accesso alla professione, per tutelare la sicurezza e l'affidabilità della prestazione professionale;

- il rigore della formazione continua e dell'aggiornamento permanente;

- la previsione di titoli di specializzazione come elemento di ulteriore qualificazione e sicurezza del servizio dell'avvocato;

- la riserva professionale di consulenza legale;

- la legittimità dei minimi tariffari inderogabili e il ripristino del divieto di patto di quota lite;

- i contenuti e i limiti della pubblicità consentita;

- la devoluzione del potere regolamentare al Cnf;

- l'effettività e continuità dell'esercizio professionale come condizione di permanenza nell'albo;

- l'esclusione dei soci di mero capitale dalle forme associative professionali.

Sulla riserva professionale nella consulenza legale, che ha suscitato le critiche del l'Antitrust e della Confindustria, il presidente del consiglio nazionale forense Guido Alpa ha precisato, durante la discussione, che il testo unitario dell'avvocatura non intacca la consulenza professionale svolta dalle altre professioni ordinistiche, né le consulenze svolte dalle associazioni nei confronti dei loro iscritti, né quelle che possono essere rese all'interno di un gruppo societario a una società "sorella".
La riserva, in pratica, nel progetto di riforma, non è prevista per attività "interne" a un'azienda (come le banche o le assicurazioni), ma solo per le consulenze nei confronti di terzi.
Il presidente dell'organismo unitario dell'avvocatura Maurizio de Tilla sottolinea la sua adesione al documento unitario, «che - dice - ha recepito le "sette mosse" irrinunciabili nella riforma già messe a punto dall'Oua».
De Tilla chiarisce come dare sostanza a quelle che il decalogo definisce «regole di accesso alla professione»: «Gli avvocati in Italia - spiega - sono 230mila, contro i 40mila della Francia. Il paese ha bisogno al massimo di 100mila avvocati. È necessario introdurre il numero chiuso all'università e un accesso programmato di 4mila avvocati l'anno alle scuole di formazione forense. Inoltre, sarebbe necessario prevedere il limite massimo di cinquant'anni di età per l'iscrizione all'albo e la validità quinquennale del certificato di abilitazione alla professione».
Compattezza anche sul fronte delle tariffe minime, che - ha sottolineato la discussione di ieri - sono state sempre "salvate" dalla Corte di giustizia europea, nonostante le bocciature della Commissione.
«Oggi - aggiunge de Tilla - ci sono giovani avvocati costretti a erogare prestazioni per 100 o 200 euro. Una cifra che non consente neanche il rimborso delle spese. L'assenza di minimi tariffari - conclude - andrebbe a danneggiare proprio la parte debole della professione».

Articolo tratto da: Il Sole 24 Ore

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