venerdì, ottobre 30, 2009

Halloween: la festa delle zucche vuote!


Con enorme tristezza nel cuore mi guardo attorno e vedo come la nostra cultura, millenaria, sia saccheggiata fino alle sfere più intime.
Nel momento in cui predispongo lo spirito alla riflessione sul dono della vita, attraverso la contemplazione di chi la ha onorata santamente (Ognissanti), per poi riflettere sul profondo senso della morte e sulla grata rimembranza di chi ci ha preceduto (commemorazione dei defunti), mi accorgo che tutto attorno prevale la «festa delle zucche vuote»: una mascherata lasciva e stolta che omologa verso l’annientamento la vita interiore delle giovani generazioni.
Perché un simile scempio, mi chiedo? Per soldi, certo, ma non solo.
Sarebbe stupido fermarsi al consumismo, come spiegazione. In verità, mi accorgo che la morte è diventata qualcosa di cui non si deve far menzione se non per esorcizzarne la paura.
Lo si nota in tutti gli ambiti della vita, così come nei dibattiti attorno a certi temi etici.
L’effetto più destabilizzante e preoccupante consiste nel fatto che quando si smette di riflettere sul senso della morte, poi anche il senso della vita sfugge e di conseguenza vengono assunti comportamenti insensati.
La vita intera tende a venire vissuta come se fosse senza senso e mi pare che questo sia ormai evidente in migliaia di esempi.
Quanto più educativo era, per i bambini, vivere secondo la tradizione, cominciando a formarsi una solida coscienza con le prime riflessioni generate da Ognissanti e dal 2 novembre in un contesto familiare, piuttosto che subire l’odierna socializzazione forzata a base di «dolcetto o scherzetto».
E’ alienante. Come già alienati sono i difensori a oltranza di Halloween, incapaci di capire che non sempre si può dire «ma cosa volete che sia, è solo una divertente mascherata», giacché “semel in anno licet insanire” valeva già per il carnevale nella nostra cultura.
Ma, naturalmente, le zucche vuote vogliono celebrare la loro festa. Del senso della vita e della morte non vogliono nemmeno sentire parlare.
Se poi cerchi di far notare quanto sia deleterio, diseducativo e addirittura pericoloso abituare i bambini a riporre fiducia nella magia e nell’esoterismo, o addirittura in certe forme di occultismo, piuttosto che nella paziente e semplice cura della spiritualità, questi ti guardano con la stessa espressione vuota, ebete e vagamente aggressiva dell’ortaggio arancione che difendono e che ben li rappresenta.

Davide Lovat

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