venerdì, maggio 09, 2008

Intercettazioni e certezza della pena: le prime leggi del nuovo governo.



ROMA - Già nel primo consiglio dei ministri di Napoli il governo Berlusconi affronterà i problemi della giustizia.

Con una serie di norme (un decreto legge e uno o più disegni di legge) di diritto sostanziale, processuale, e norme speciali. «Sarà un intervento serio», assicura l’onorevole Nicolò Ghedini.

I provvedimenti conterranno modifiche al codice penale e al codice di procedura. Incideranno anche sull’ordinamento penitenziario e soprattutto sulla certezza della pena. Per stupri, rapine e droga non ci saranno sconti. I condannati non avranno permessi né benefici dalla legge Gozzini.

Altra priorità è quella sulle intercettazioni telefoniche. Già l’ex ministro Mastella aveva provato a impedire la pubblicazione prima del dibattimento di intercettazioni e di conversazioni di non indagati ed estranei. Ma il ddl si è arenato per le divisioni del centrosinistra al Senato.

Ora la maggioranza del governo Berlusconi è compatta al suo interno e la riforma è alle porte. Come? La magistratura manterrà il potere di intercettare nelle indagini per i reati di più grave allarme: come mafia, terrorismo, traffìco di droga, pedofilia, sequestri di persona.

Ma saranno ridotti i poteri dei singoli pm di intercettare a cascata tutti i telefonini che hanno avuto un contatto con il primo, con il secondo e così via.

Questo ha generato nel 2005 una spesa di oltre 300 milioni di euro per più di 100.000 contatti. Negli Stati Uniti, dove vivono quasi 300 milioni di persone, 6 volte l’Italia, nello stesso anno le intercettazioni furono 1.773.

Un altro punto prioritario è quello della separazione delle funzioni tra pm e giudici come l’aveva prevista l’ex ministro Castelli. Ma Berlusconi non vuole riproporre scontri con la magistratura.

Il governo sceglie il confronto, con avvocati e magistrati. Poi decide. Gli avvocati chiedono di separare le carriere di pm e giudici per avere un giudice terzo, come previsto dalla Costituzione e una sezione disciplinare esterna al Csm.

Una riforma, quella dell’Alta Corte di disciplina, su cui anche l’Anm è disposta al dialogo.

Mario Coffaro

Articolo tratto da: “Il Messaggero” del 9/5/2008