sabato, maggio 24, 2008

Due cure per la giustizia: soldi e semplicità.


L’inizio della legislatura è un’occasione propizia per una sintetica ricognizione dei principali problemi che affliggono il «pianeta giustizia» nella speranza che il nuovo esecutivo possa avviarne la soluzione. L’amministrazione della giustizia soffre sia di patologiche disfunzioni — alcune dovute allo scarso impegno di qualche magistrato: emblematiche le recenti scarcerazioni per decorrenza dei termini di custodia cautelare e l’omessa redazione, per ben otto anni, di una sentenza — che di problemi strutturali.

Tra questi merita subito segnalare, per la sua attualità, la scopertura di ben 200 posti di pubblico ministero, metà dei quali in procure della Repubblcia che operano in zone «calde» del Sud.

La durata irragionevole, anziché «ragionevole» come vuole l’articolo 111 della Costituzione dei processi penali trae origine anche dal numero veramente eccessivo, dei fatti considerati come reati. Occorre un’attenta ricognizione della legislazione penale per procedere alla depenalizzazione di quelle fattispecie che non appaiono meritevoli di pena in ragione degli interessi protetti.

Per taluni reati minori (come prevede la bozza di delega redatta dalla Commissione presieduta dal professor Riccio) si potrebbe poi introdurre il ricorso alla mediazione con l’intervento di un soggetto terzo ed imparziale, attribuendo al giudice il potere di archiviare il procedimento nell’ipotesi di esito positivo della mediazione, oppure, in caso di esito negativo, di disporre la prosecuzione del procedimento penale.

Sempre con riferimento al codice di procedura penale, esso dovrà essere sfrondato da talune garanzie (meglio garantismi) che sembrano fondati più sulla difesa dal processo che non su quella dell’imputato.

Come pensare che i cittadini accettino la scarcerazione di un imputato di un grave delitto perché, come è avvenuto, l’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato ad uno dei due difensori che avevano nominato e non all’altro? E’ infine necessario lo stanziamento di adeguate risorse per il «pianeta giustizia». Anche i pianeti per ruotare hanno bisogno di energia che poi si rifletterà sulla cittadinanza ed anche sull’economia.

di PIERO LUIGI VIGNA

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