Nell'articolo "incriminato" veniva commentato in modo polemico l'operato del pool Mani pulite e, fra gli altri, del magistrato Gherardo Colombo. In particolare, era stata contestata l'affermazione: "a un certo punto la macchina si ferma o meglio va avanti solo per incastrare Berlusconi".
Per quanto aspra, la critica sull'imparzialità della magistratura è espressione della libertà d'opinione, tutelata dalla Costituzione: ha affermato la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 25138 depositata oggi, ha accolto il ricorso di Feltri e annullato, senza rinvio, la condanna pronunciata nel dicembre 2003 dal Tribunale di Brescia e poi confermata, due anni più tardi, dalla Corte territoriale.
Innanzitutto - si legge in uno dei passaggi chiave della sentenza della Suprema Corte - in linea teorica non può negarsi che la critica sia legittima anche quando ha ad oggetto l'attività giudiziaria.
La libertà di manifestazione del (proprio) pensiero garantito dall'art. 21 Cost. come dall'art. 10 della Convenzione EDU, include la libertà d'opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee o critiche su temi d'interesse pubblico, dunque soprattutto sui modi d'esercizio del potere qualunque esso sia, senza ingerenza da parte delle autorità pubbliche".
Non è tutto. "Il ruolo fondamentale nel dibattito democratico - continua il collegio - svolto dalla libertà di stampa non consente in altri termini di escludere che esso si esplichi in attacchi al potere giudiziario".
Insomma, "i giornali sono i cani da guardia della democrazia e delle istituzioni, anche giudiziarie".
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