Sembra che la vittoria dell’Unione alle elezioni del 2006, vittoria dovuta in misura rilevante all’impegno del “Partito dei Magistrati”, non abbia portato bene a tale componente della coalizione vincitrice.
Liquidata la riforma dell’ordinamento giudiziario (già mutilata da un intervento pesante e tutt’altro che indiscutibile di Ciampi), ricevuto l’omaggio del “vassallo” ministro Mastella, fatti esplodere qua e là i mortaretti di operazioni giudiziarie modello “mani pulite”, sembra che lo sbandamento che caratterizza Governo e maggioranza e la loro azione politica, abbia contagiato anche la struttura e le propagini del partito delle toghe.
Non avendo più un Governo Berlusconi da “spezzare”, divisi tra la voglia di “godersi” il successo con le altre componenti del Centrosinistra e la preoccupazione di prendere le distanze anche da un Ministro prono ai loro voleri, ma desideroso di visibilità e deciso a cavalcare nell’apparenza la necessità di porre rimedio al grande disastro della giustizia, prendendolo addirittura “sotto tiro” con il suo partitello, i magistrati “militanti” sembra stiano attraversando Intanto il seme da lungo tempo gettato tra la magistratura di una concezione “oltranzista” della funzione giudiziaria, sta dando frutti avvelenati, magari di grottesco.
Non passa giorno che non salti fuori qualche inchiesta fondata su ipotesi di reato alquanto fantasiose, in cui campeggia una costante pretesa di assoggettare ogni attività pubblica ad una sorta di controllo censorio cui è stata adattata strumentalmente la funzione giurisdizionale penale.
Se “mani pulite” poté contare sulla disinvoltura giuridico-sintattica di Di Pietro, la fase attuale conosce metodi e personaggi che ne fanno impallidire il ricordo.
Il dramma cede il passo alla commedia: a “tangentopoli” succede “vallettopoli” e “paparazzopoli”.
E nemmeno la riedizione della grande inchiesta sui poteri occulti della Massoneria tentata da Woodcock potrà recuperare granché nel paragone con il passato in fatto di serietà e di quel che le potrebbe assomigliare.
Parte l’iniziativa di Cordero di Montezemolo contro la classe politica con tutto il contorno della campagna “antipolitica”, e subito emerge che non c’è, stavolta, il partito dei magistrati, in prima fila e nemmeno in seconda. Il fatto che lo stesso Presidente della Confindustria sia sceso in campo (o abbia fatto qualche passo in quella direzione) sta, in fondo a dar la prova che certi ambienti non possono permettersi di restare nelle retrovie: non possono certo sperare di fare un golpe mandando avanti un Woodcock.
Se c’è qualcosa che più fedelmente si attiene al copione del 1992-1996 è, forse, l’insipienza e la passività della classe politica, ora come allora incapace di reagire fermamente e compostamente, divisa e pronta a sfruttare qualche possibilità di avvantaggiarsi di certe operazioni.
E tuttavia anche la classe politica sembra essere un po’ meno rassegnata e disorientata di allora.
Può darsi che, dopo essersi gettata nella lotta politica senza ritegno e con almeno apparente unità, la magistratura oltranzista militante, cominci a rendersi conto dell’inconcludenza dell’atteggiamento tenuto oramai da molti anni. Sarebbe bene per tutti, se qualcuno non vorrà dimenticare quel che è avvenuto e pensare che non resti da far altro che evitare di riprendere in considerazione quelle che sembravano le ragioni del contendere.
C’è bisogno di chiarezza e se non sono augurabili e possibili rivalse e rese dei conti, non è neppure possibile chiudere gli occhi per cercar di ignorare lo scempio.
Ma, intanto, non è neppure lecito dare per scontato che questa sensazione di smarrimento che sembra di cogliere nell’oltranzismo giudiziario sia qualcosa di più di una semplice sensazione.
Non c’è spazio per anche solo un po’ di facile ottimismo.
Scritto da Mauro Mellini
Giovedì 07 June 2007
da: www.giustiziagiusta.info
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