giovedì, giugno 28, 2007

Fuori gli avvocati dai consigli giudiziari.

Tentativo di accordo in Senato sulla riforma dell'ordinamento giudiziario: nel corso di una riunione dei capigruppo della maggioranza, fermamente intenzionati a far ritirare dal governo i nuovi emendamenti presentati al testo della riforma preparato dal relatore Di Lello (prc), con il ministro Mastella, sono stati messi sul piatto della bilancia sostanzialmente due temi per cercare di raggiungere un accordo: il passaggio di funzioni per i magistrati e la presenza degli avvocati nei consigli giudiziari e nel consiglio direttivo della Cassazione.

"Ritireremo i nostri emendamenti in larga misura", ha dichiarato al termine dell'incontro Mastella.

E quindi sull'art.2 del provvedimento viene ripristinato il testo del relatore Giuseppe Di Lello, dove si prevede la possibilità di cambiare funzione per non più di quattro volte nella carriera di un magistrato.

C'è però l'obbligo di non poter più esercitare nello stesso distretto di corte d'appello nel quale si era lavorato in precedenza, dovendo anche trasferirsi in un'altra regione. Unica eccezione se si passa da una funzione requirente ad una giudicante in campo civile: cioè, se un magistrato da Pm chiede di diventare giudice civile, può continuare a lavorare anche sullo stesso territorio.

Per quanto riguarda gli avvocati, nel corso dell' incontro l'accordo è stato raggiunto solo su un punto: il presidente del Consiglio nazionale forense resterà nel consiglio direttivo della Corte di Cassazione, mentre per la possibilità per gli avvocati di far parte dei consigli giudiziari, questa, spiega il senatore dell' Ulivo Roberto Manzione, vicepresidente della commissione giustizia, ''e' una cosa sulla quale si dovrà fare un ulteriore confronto".

''Ma è molto probabile - sottolinea Felice Casson (Ds) - che alla fine si decida che gli avvocati ne debbano restare al di fuori''.

Gli avvocati, infine, dovrebbero restare nelle commissioni di esame.

“Si è oggi consumato sull’Ordinamento Giudiziario l’ennesimo pateracchio a danno della giustizia, unicamente a tutela delle pretese sindacali rappresentate dall’Anm”, ha detto a caldo del Presidente dell’Unione Camere Penali Italiane Oreste Dominioni.

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