domenica, giugno 01, 2008

Giustizia: allarme rosso, tribunali a rischio chiusura.


ROMA - Tribunale chiuso per inagibilità. È il cartello che, tempo dieci mesi, rischia di essere affisso su molti dei 1.592 uffici giudiziari d'Italia.

Ospitati spesso in edifici obsoleti e, causa mancanza fondi, impossibilitati a rispettare la normativa antincendio prevista da un decreto del Viminale che, nel 2005, ha fissato all'aprile 2009 la data ultima per mettersi in regola.

Risultato? "In assenza di interventi, alla scadenza del termine larga parte dei palazzi di giustizia saranno semplicemente inagibili e dovranno quindi essere chiusi".

È la previsione-choc contenuta nella relazione sullo stato della giustizia trasmessa il 12 maggio al ministro Angelino Alfano dal capo dipartimento dell'organizzazione di Via Arenula.

Il capitolo 4 parla chiaro: "Le somme destinate dalle diverse leggi finanziarie all'edilizia giudiziaria sono estremamente limitate" scrive Claudio Castelli. Anzi, "del tutto insufficienti", viene specificato più avanti.

Basta guardare i dati 2008: lo stanziamento supera di poco i 34 milioni, mentre "per una integrale regolarizzazione" di tribunali e procure (così da ottenere il definitivo certificato di prevenzione incendi) occorrerebbero, secondo "una prima valutazione", circa 700 milioni.

Venti volte tanto. Da qui l'urgenza di almeno due misure: "un intervento finanziario straordinario che consenta di programmare i lavori, anche spalmati su più anni" e "una proroga del termine fissato dal D. M. 29 dicembre 2005".

Non è l'unica grana che Alfano dovrà affrontare. La fotografia scattata dal suo capo dell'organizzazione mostra infatti una giustizia al collasso, dominata da ombre che impediscono di scorgere le rare, e flebili, luci. Vediamo.

Personale (magistrati esclusi). "Il costante e allarmante calo" del numero degli impiegati sta trasformando "il personale giudiziario in una sorta di personale ad esaurimento".

Il blocco delle assunzioni e la mancata sostituzione del turn over ha precipitato le presenze dalle 44.027 del 2001 (picco massimo) alle attuali 40.517. La scopertura degli organici tocca oggi il 13.9%, ridotto all'8.0 effettivo solo grazie ai 1.465 lavoratori a tempo determinato (ex Lsu, tutti da stabilizzare per legge) e ai comandi da altre amministrazioni.

Una carenza che non è omogenea su tutto il territorio nazionale, ma registra picchi negativi di oltre 15% in molti distretti del Nord (ad esempio Bologna, Bolzano, Brescia, Firenze, Milano, Torino, Trento, Trieste e Venezia).

Dato appesantito dal progressivo invecchiamento dei dipendenti: l'età media è infatti di 47 anni e "ciò risulta particolarmente grave in un settore dove le applicazioni delle nuove tecnologie e le mutazioni organizzative sono all'ordine del giorno". Per cui "la necessità di procedere a nuove assunzioni è ormai impellente".

Magistrati. Al 1° marzo 2008 in organico ce ne sono 9.153, con una scopertura di 956 posti, pari a oltre il 10%, che dovrebbe però essere colmata entro la primavera 2010 grazie ai concorsi espletati, già banditi o in via di indizione.

Dirigenti. La dotazione dei dirigenti di seconda fascia prevede 408 posti: al 1° maggio 2008 in servizio ne risultano però solo 253, con una scopertura di 155 posizioni, pari al 37.99%.

Uffici. Le somme dovute per i cosiddetti consumi intermedi che consentono agli uffici di "vivere" (acqua, luce, gas, benzina, autovetture) hanno subìto nel corso degli anni "una radicale riduzione", passando dagli oltre 202 milioni stanziati nel 2002 ai 107 del 2006, con un saldo negativo del 48%.

Nel 2007 è arrivata una boccata d'ossigeno: +40% circa. Ma nel 2008 si è tornati sull'orlo del baratro: - 30%. "Particolarmente preoccupante - recita la relazione - è la situazione delle spese di cancelleria e per il funzionamento degli uffici, ed il radicale taglio degli investimenti per l'informatica, scesi dai 47.693.081 del consuntivo 2002 ai 27.655.000 del 2008". Un salasso: quasi il 58% in meno.

Debito. Sebbene sia "molto migliorato" è ancora cospicuo. Ma c'è una novità che fa ben sperare: nel 2007, per la prima volta dopo anni, è diminuito.

Scrive Castelli: "Vi è stato un continuo aumento dei debiti che nell'ultimo periodo è stato arrestato, invertendo la tendenza: al 31 dicembre 2007 la situazione debitoria era di 68 milioni 205 mila euro con una diminuzione complessiva di 12.410.000 euro rispetto all'esercizio 2006".

I crediti dello Stato. Le somme dovute allo Stato a titolo di pene pecuniarie, sanzioni e spese processuali "sono ingenti". Pari, solo nel 2007, a 502 milioni 826 mila euro: di questi, sempre l'anno scorso, ne sono stati recuperati 43.5 milioni.

Neanche il 7%. Situazione ancor più paradossale se si guarda ai depositi giacenti, penali e civili, ovvero le somme sequestrate, perché frutto di operazioni illecite, "dormienti" presso i conti correnti aperti dai tribunali: quelli accertati al 31 dicembre ammontano a 1 miliardo 599 milioni. In parte relativi a procedimenti ancora in corso, in parte "sicuramente a procedimenti già definiti da anni", precisa Castelli.

Ed è qui che spunta l'ultimo regalo del governo Prodi al Berlusconi IV: la creazione di una società, interamente posseduta da Equitalia, per il recupero e la gestione del gigantesco credito.

Certo, ci sono ancora svariate questioni da risolvere (se, ad esempio, il denaro debba essere interamente destinato al funzionamento della giustizia o possa essere dirottato ad altri capitoli di bilancio), ma il "tesoretto" resta. Ed è paradossale che un'amministrazione affamata di fondi non abbia mai pensato di usarlo.

di GIOVANNA VITALE

tratto dal sito: www.repubblica.it

(1 giugno 2008)

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