Stretta sul controllo disciplinare sugli avvocati, a partire dalla possibilità per il cittadino di ricorrere contro l’archiviazione degli esposti disciplinari da parte degli ordini forensi e dal riconoscimento al Consiglio nazionale forense del potere di vigilanza e di segnalazione al ministero in caso di accertate omissioni sempre da parte degli ordini.
L’efficienza del controllo sulla correttezza degli iscritti all’albo forense è un obiettivo che il Cnf si è posto tra quelli prioritari da affrontare nella più ampia riforma dell’ordinamento forense.
Per questo sta lavorando a una serie di proposte di modifica del procedimento disciplinare, proprio per garantire la tutela dei cittadini e superare le difficoltà finora incontrate sia per la esiguità delle norme sia per una tendenza, per così dire, innocentista degli ordini locali. I dati numerici sui procedimenti disciplinari non sono confortanti.
Secondo quanto riportato nella relazione per la inaugurazione dell’anno forense 2008, nell’ultimo anno sono 98 gli ordini forensi dai quali non è pervenuto alcun procedimento disciplinare, mentre da quelli di Roma, Milano e Torino sono arrivati il maggior numero di processi (rispettivamente 20, 19 e 14).
Che questa sia una tematica sensibile per la categoria è emerso con nettezza a Siracusa, nel corso di un convegno seminario organizzato dal consiglio dell’Ordine degli avvocati di Siracusa, in collaborazione con l’Unione degli ordini forensi della Sicilia e con il patrocinio del Consiglio nazionale forense, intitolato Professione forense o avvocatura? Il procedimento disciplinare presidio dei valori dell’avvocatura, che si concluderà domani.
Il presidente del Cnf Guido Alpa, e tutti i consiglieri intervenuti, hanno messo il luce la essenzialità del controllo disciplinare rispetto alla funzione dell’ordine forense e come garanzia di autonomia dell’avvocatura.
“La connivenza tra gli ordini e gli iscritti deve essere superata per non dare soddisfazione a chi sostiene che la categoria forense si affida a privilegi corporativi. La riforma del procedimento disciplinare è essenziale per l’interesse della categoria e per l’interesse dei cittadini”, ha scandito Alpa riferendosi alla diffusa tentazione di archiviare gli esposti contro gli avvocati.
Alla base di questa necessità di revisione delle norme che sovraintendono ai processi interni nei confronti degli avvocati c’è innanzitutto l’obiettivo di migliorare il rapporto con il cliente, consentendogli il ricorso contro le archiviazioni.
Ma obiettivo del lavoro di restyling è anche quello di chiarire meglio le regole applicabili e di valutare le proposte che mirano a dissociare l’organo amministrativo (cioè il consiglio dell’ordine territoriale) dal collegio giudicante, eventualmente elevato a livello distrettuale.
Alpa ha affrontato alcune questioni problematiche che dovranno trovare una risposta nella riforma: il rispetto di tempi procedurali che non favoriscano la prescrizione dell’azione disciplinare, la difformità di sanzioni comminate degli ordini in presenza di medesima violazioni e il divieto per il Cnf di appesantire la sanzione comminata in primo grado.
“La realtà territoriale offre un panorama diversificato: in alcune zone il procedimento disciplinare ha un senso. In altre è difficile esercitare il controllo sugli iscritti”, ha sottolineato il vicepresidente Ubaldo Perfetti. “Per questo è fondamentale un’opera di sensibilizzazione su tutto il territorio”.
Per il segretario Pierluigi Tirale “l’azione disciplinare deve essere tempestiva e obbligatoria sempre e non solo, come sostiene la Cassazione, quando il comportamento dell’avvocato ha anche un risvolto penale”.
“La prospettiva dell’approfondimento della tematica, a dire il vero poco nota, è suggerita dall’esigenza, ormai ineludibile, che l’avvocatura si riappropri con autorevolezza di uno spazio che tradizionalmente le compete: la difesa dei valori di libertà e la tutela dei diritti dei cittadini che passa dal recupero dei valori dell’autonomia, della professionalità e delle credibilità della stessa classe forense”, ha spiegato spiega Glauco Reale, presidente dell’ordine degli avvocati di Siracusa.
Ogni aspetto del procedimento disciplinare è stato oggetto delle relazioni affidate ai consiglieri nazionali Lucio Del Paggio, Alessandro Bonzo, Giuseppe Bassu, Nicola Bianchi, dalle quali sono emersi i principali aspetti problematici: la convocazione e composizione del collegio giudicante, la formulazione della incolpazione, i sempre minori limiti di applicazione della legge sulla trasparenza al procedimento disciplinare, la necessità di una crescita di competenze nella tecnica decisionale e redazionale dei provvedimenti sanzionatori.
“La prospettiva dell’approfondimento della tematica, a dire il vero poco nota, è suggerita dall’esigenza, ormai ineludibile, che l’avvocatura si riappropri con autorevolezza di uno spazio che tradizionalmente le compete: la difesa dei valori di libertà e la tutela dei diritti dei cittadini che passa dal recupero dei valori dell’autonomia, della professionalità e delle credibilità della stessa classe forense”, ha spiegato spiega Glauco Reale, presidente dell’ordine degli avvocati di Siracusa
Dal canto suo il Cnf, in attesa di formulare una proposta organica di riforma dell’ordinamento professionale, ha avviato una istruttoria sul procedimento disciplinare.
Se ne sta occupando la commissione deontologia guidata da Marco Stefenelli che nell’aprile scorso ha scritto una lettera ai presidenti dei consigli dell’Ordine per coinvolgerli nell’iniziativa e rendere partecipata la riforma.
Saranno formati tre gruppi di lavoro in rappresentanza degli ordini territoriale del nord, del centro e del sud, con l’obiettivo di realizzare eventualmente un documento guida relativo al procedimento disciplinare e alle tipologie di provvedimenti.
Domani si affronteranno i temi della prescrizione dell’azione disciplinare e dei rapporti con l’azione penale e delle impugnazioni, al Consiglio nazionale forense e in Cassazione.
(comunicato stampa del CNF, diffuso il 13/06/2008).
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