domenica, ottobre 12, 2008

Giustizia/Ghedini: I magistrati sono una casta, creare due Csm.


Roma, 11 ott. (Apcom) - Il Csm non funziona, pertanto va riformato in modo da far pagare realmente i magistrati che sbagliano.
Nicolò Ghedini (Pdl), legale di Silvio Berlusconi, spiega ad Affaritaliani.it il progetto del governo sulla Giustizia.
"L'idea della maggioranza - afferma - è quella di avere due Consigli Superiori della Magistratura separati e carriere separate per pubblici ministeri e giudici, che comunque manterrebbero rigorosamente la loro indipendenza da qualsiasi potere politico e da qualsiasi ingerenza del potere legislativo o dell'esecutivo".
Ma in questo momento la priorità è "completare la riforma del codice di procedura civile, che è già stata approvata da un ramo del Parlamento; approvare una riforma compiuta del codice di procedura penale per l'accelerazione del processo penale; l'attuazione dell'articolo 111 sul giusto processo. E soprattutto la certezza della pena, che è un impegno che abbiamo preso in campagna elettorale e che i cittadini si aspettano in maniera molto rapida".
Quanto al provvedimento sulle intercettazioni, "è un percorso separato, già presentato, e immagino che sarà approvato entro l'anno da entrambi i rami del Parlamento".
Che cosa c'è che non va nell'attuale Consiglio Superiore della Magistratura?
"Non funziona, perché la commistione pubblici ministeri-giudici già di per sé crea un problema sulle garanzie del cittadino, quando c'è un problema disciplinare o comunque quando ci deve essere una valutazione di questi soggetti che devono andare ad assumere un ufficio o un altro. E poi il Csm è preda delle correnti, il sistema elettivo che abbiamo modificato noi nella legislatura 2001-2006 si è rivelato fallimentare e quindi oggi come oggi c'è un Consiglio che è lo specchio dell'Anm, con una rigida suddivisione in correnti. Questo si riverbera immediatamente anche sulle nomine nei vari uffici in giro per l'Italia".
"Poi il disciplinare - sottolinea Ghedini - non funziona assolutamente, ci sono voluti dieci anni per sanzionare quel giudice che erano undici anni che non depositava una sentenza. E' un meccanismo tutto interno che tende a proteggere la categoria (non tanto dalle ingerenze della politica, che sarebbe positivo), che si chiude in se stessa come una vera e propria casta. Certamente non si può generalizzare, ci sono componenti del Csm di altissimo livello e il presidente della Repubblica è bravissimo a presiederlo. Però nella pratica succede così, il Csm non funziona".
Come si fa a stabilire che se un magistrato sbaglia paga?
"E' proprio questo il punto, togliere questa assoluta autoreferenzialità all'interno della categoria. Pur nel rispetto della loro indipendenza e autonomia, bisogna strutturare il Csm e le leggi collegate in modo che effettivamente quando il cittadino si rivolge a un organismo per avere giustizia, se un magistrato ha compiuto degli atti illeciti o semplicemente sbagliati - per colpa o per dolo - possa avere giustizia. Perché oggi la legge sulla responsabilità dei magistrati è la più inapplicata di tutte: da quando è entrata in vigore ci sono stati solo tre o quattro casi di riconoscimento di responsabilità civile".

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