giovedì, maggio 06, 2010

Smettete di diffamare gli avvocati!



La replica all’articolo di Pietro Ichino di Giovanni Scarpa, Presidente del Consiglio dell’Ordine Forense di Rimini.

Illustre Direttore,
ho letto con molto disappunto sul Corriere della Sera del 3 maggio 2010 quanto scrive Pietro Ichino sugli avvocati e questa volta non resisto all’impulso di rispondere a quell’infelicissima lettera, per chiedere a Ichino ed a Lei, con tutta la forza di cui sono capace anche come rappresentante qualificato della categoria, di smettere una buona volta di diffamare gli avvocati presso la pubblica opinione, additandoli come una massa di individui rapaci, preoccupati di null’altro che di fare il loro meschino interesse, ignorando l’interesse dei clienti fino al punto da trascinare gli stessi in iniziative giudiziarie sconsiderate, al solo scopo di guadagnare il più possibile.
Nella mia qualità di Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Rimini, (con lunga militanza nel Consiglio stesso) io affermo che non è assolutamente vero niente di quanto Ichino si è permesso di dire su di noi!
Se qualche avvocato si comporta nel senso descritto da Ichino, viola il più fondamentale dei precetti deontologici forensi (quello che noi insegniamo quotidianamente ai praticanti avvocati): la causa, l’incarico professionale non è, non deve mai essere, un affare dal quale spremere quanto più denaro è possibile; chi si comporta in questo modo non è degno di esercitare questa professione.
Non è vero comunque che l’avvocato si trova in conflitto di interessi con il proprio cliente “ogni volta che gli si aprono davanti due o più strade per la difesa del cliente e la strada più vantaggiosa per quest’ultimo non è la più vantaggiosa per l’avvocato stesso”.
Tra avvocato e cliente non vi è conflitto d’interessi più di quanto non vi sia tra idraulico e cliente (allorché il primo, invece di limitarsi a riparare una lieve perdita d’acqua, sostituisce tutto il lavandino o la rubinetteria del bagno), o più di quanto non vi sia tra meccanico e cliente (allorché quello pretenda di rifare il motore invece di limitarsi a cambiare l’olio), e così tra elettricista e cliente, e potrei continuare all’infinito con tutte le categorie di contraenti con i quali ci troviamo a contatto quotidianamente; con la differenza che la nostra deontologia professionale, che la stragrande maggioranza degli avvocati rispetta, ci impedisce comportamenti come quelli enunciati da Ichino e ci induce a scegliere l’azione più conveniente per tutelare le ragioni dei nostri assistiti.
Non è vero neppure che non si possa chiedere (e meno ancora che non si possa ottenere) un altro parere su qualsiasi questione già sottoposta ad un avvocato, né è vero che una volta interpellato un secondo avvocato, ci si trovi dinanzi al diniego di un responso finché non sia stato interrotto il precedente rapporto e il primo legale non sia stato pagato: le affermazioni di Ichino sembrano presupporre una conoscenza molto approssimativa dell’attività forense; Ichino si confonde con il caso in cui vi sia successione nel mandato! Ma quella è un’ipotesi giuridica e materiale ben diversa!
E’ vero comunque l’esatto contrario, ossia è assolutamente lecito chiedere un altro parere ad un secondo legale se non si è convinti del primo responso (così come si fa con il medico o altro professionista); e nulla vieta al secondo legale interpellato di esprimersi su questioni già esaminate da un collega.
Infine, non e’ vero nel modo piu’ assoluto che il Consiglio dell’Ordine sia connivente con gli avvocati disonesti allorché è chiamato a verificare la congruità della parcella, sol perché composto da avvocati, secondo Ichino desiderosi di compiacere i colleghi elettori!!!
Quella è una mentalità che appartiene ai politici, non ai professionisti seri!!!
Il Consiglio dell’Ordine di Rimini (ma sono certo che è così per tutti i Consigli) non è mai connivente con i colleghi scorretti, né in sede di “opinamento delle parcelle” (che vengono tagliate senza pietà, se ritenute non adeguate e sproporzionate) né in sede disciplinare.
Concludo: invito Pietro Ichino a rivedere le sue opinioni e, per l’effetto (come usiamo dire noi), a visitare la sede del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Rimini: mi offro di illustrargli in concreto ed in dettaglio come lavora questo Consiglio, come si opina una parcella, come si fa un procedimento disciplinare, come si insegna la deontologia ai giovani praticanti e avvocati, nonché i compiti di natura pubblica e di grande importanza sociale che la legge assegna a un moderno Consiglio dell’Ordine Forense, Ente Pubblico non economico (gratuito patrocinio, difesa d’ufficio, formazione forense etc.).
Ma, per favore, signor Direttore, si smetta di parlare male di noi!!! Soprattutto con argomenti tanto generici e superficiali, quanto inveritieri!!!
Non siamo “una casta chiusa e avida”. Tutt’altro.
Abbiamo però l’orgoglio di essere l’unica categoria professionale di rilievo costituzionale, il cui compito è essenziale per la sopravvivenza della stessa democrazia. La saluto cordialmente.

Giovanni Scarpa
Presidente del Consiglio dell’Ordine Forense di Rimini

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