Lo ha sancito la stessa Suprema Corte (Sezione Lavoro n. 10201 del 3 maggio 2007), motivando la sentenza con l'obbligo di rispettare la reale parità di trattamento fra i cittadini.
Il dovere di mantenere coerenza con i propri precedenti deriva soprattutto "dall'assolvimento della funzione, di rilevanza costituzionale, di assicurare l'esatta osservanza e l'uniforme interpretazione della legge".
L'effettiva "parità di trattamento - afferma la Cassazione - si fonda infatti sulla stabilità degli orientamenti giurisprudenziali, specialmente sollecitata quando siano simili i percorsi logici seguiti nelle decisioni progressivamente portate dall'esame dei giudici di legittimità e i contesti difensivi nei quali tali decisioni risultino calate".
Nessun commento:
Posta un commento