martedì, novembre 03, 2009
SCIOPERO PENALISTI IL 27 NOVEMBRE: SITUAZIONE CARCERI E' INTOLLERABILE.
03/11 (ANSA)- La situazione delle carceri è "intollerabile". Per questo l'Unione delle Camere penali ha proclamato uno sciopero per il 27 novembre prossimo.
La decisione è stata presa dalla giunta alla fine d'ottobre, prima cioé della morte di Stefano Cucchi e della brigatista Diana Blefari, ma la notizia è stata appresa oggi.
Il giorno dopo l'astensione dalle udienze, si terrà a Napoli una manifestazione pubblica "per la legalità della pena".
Nella delibera che proclama la protesta e che è stata inviata al capo dello Stato, al premier, al Guardasigilli e ai presidenti di Camera e Senato, i penalisti denunciano "l'inumanità delle condizioni di vita in cui versano attualmente i detenuti" e le "palesi violazioni" dei loro "diritti primari", per effetto di "scelte di politica criminale, che mosse da mere esigenze di propaganda, hanno inasprito il regime sanzionatorio e detentivo".
Un' "emergenza", quella delle carceri, resa "evidente" "dai continui episodi di protesta e persino di condotte di autolesionismo" da parte dei detenuti.
Gli avvocati puntano l'indice contro "la completa assenza di un'adeguata proposta politica a parte del governo così come da parte delle forze politiche di opposizione": "se infatti il piano per l'edilizia carceraria, al di là dei lunghissimi tempi previsti per la sua attuazione, non vale comunque di per sé a garantire la finalità ultima della pena rappresentata dalla piena rieducazione del condannato, non si intravede peraltro alcuna volontà di mettere mano alle necessarie modifiche normative per far fronte adeguatamente alla situazione di emergenza", la più "critica dal dopoguerra".
Nel mirino dell'Unione delle Camere penali c'é anche l'inasprimento del 41 bis, lo speciale regime detentivo a cui sono sottoposti mafiosi e terroristi: sono stati introdotti dal Parlamento "ulteriori profili di illegittimità costituzionale in un trattamento che già viola profondamente i diritti fondamentali della persona", con nuove norme che "violano palesemente il diritto di difesa , limitando nel numero e nella durata i colloqui con il difensore e che 'criminalizzano' l'avvocato".
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