mercoledì, novembre 11, 2009

De Tilla: avvocati, ora il numero chiuso – “Limite a 50 anni per iscriversi all’albo. Tetto di 4mila l’anno per le scuole di formazione”.


MILANO - Non sono invisibili. Ma con gli in visibili hanno in comune le difficoltà e i pericoli a cui la crisi li sta esponendo ormai da un anno.
Il mondo dei professionisti iscritti all’albo ha progressivamente scoperto quanto sia duro l’impatto con una fase congiunturale che non sta facendo sconti a nessuno.
A confermarlo è Maurizio de Tilla, presidente Oua (Organismo unitario dell’avvocatura italiana): “Sono oltre 3 milioni e mezzo i soggetti professionali in questo Paese che vedono i loro fatturati ridursi drasticamente. Lo stato di crisi si sentirà pesantemente già dalle prossime dichiarazioni dei redditi, ma una prima previsione testimonia un calo del fatturato degli studi professionali in una media del 25%. Eppure le 'buone ragioni' degli indipendenti rimangono da mesi inascoltate da parte del Governo e del Parlamento e inevase dagli ultimi provvedimenti dell'Esecutivo (vedi la cosiddetta 'Tremonti Ter')”.
Il prossimo banco di prova è rappresentato dalla Finanziaria ormai alle porte, una nuova opportunità per avanzare le proposte di categoria.
“Lo abbiamo già fatto — afferma de Tilla —. Cominciamo con l’affrontare il nodo del rapporto con la pubblica amministrazione: si riscontrano enormi ritardi nei pagamenti. Un esempio per tutti è dato dagli avvocati che esercitano il gratuito patrocinio e le difese a spese dello Stato che da oltre un anno non ricevono un centesimo. Bisognerebbe prevedere almeno l'accelerazione dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, magari con la previsione di forme di compensazione con altre imposte dovute, come l'Irap. Oppure si potrebbe prevedere quantomeno un esonero dal paga mento dell'Irap per i professionisti più giovani, ma anche per le avvocatesse, soprattutto per il periodo della maternità, durante il quale sono costrette a sospendere la loro attività professionale”.
Intanto però il mondo degli albi professionali si avvita in una polemica interna che riguarda la riforma degli ordini.
Il tutto in un momento in cui ogni singola scelta può mettere fuori mercato decine di migliaia di professionisti.
“Per ridare slancio al settore delle libere professioni — concorda de Tilla — bisogna partire dalle riforme come quella degli Ordini. Per esempio gli avvocati in questi mesi hanno presentato una piattaforma di proposte per una nuova legge dell'ordinamento forense (la si attende da oltre 70 anni) che si articola su principi ben precisi: ristabilire l'inderogabilità dei minimi tariffari, ripristinare il divieto di patto quota-lite, prevedere l'esclusività della consulenza legale e non ammettere le società di capitale e con soci di solo capitale”.
Ma il motivo del contendere è soprattutto legato alle modalità d’accesso all’albo professionale e alle regole per la permanenza.
“Gli avvocati in Italia sono tanti, gli spazi si restringono e la situazione è destinata a peggiorare. Ecco perché è importante definire con rigore i criteri della formazione continua e dell'aggiornamento permanente ma anche stabilire l'introduzione del numero chiuso all'università e soprattutto prevedere scuole di formazione forense che determinino l’accesso all’ordine: quattro mila avvocati all’anno sarebbe il numero ideale”.
E poi ci sono in ballo i nuovi, severi requisiti per rimanere iscritti all’albo. “Per l'iscrizione — conferma de Tilla — si deve fissare il limite massimo di 50 anni d'età e si deve possedere il certificato di abilitazione valido entro i cinque anni. Serve, inoltre, che ci sia continuità ed effettività nell'esercizio dell'attività e l'applicazione dei criteri stabiliti dalla Cassa forense”.
Scelte non certo invisibili che non tarderanno a far sentire il loro peso.

di Isidoro Trovato
Articolo tratto da: Il Corriere della Sera.
Data Pubblicazione 11/11/2009.

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