giovedì, febbraio 05, 2009

Troppi avvocati: in arrivo giro di vite su accesso e formazione. Cnf e associazioni forensi puntano a varare la riforma entro febbraio.


Pratica forense a ostacoli, con test d'ingresso per ottenere l'iscrizione all'albo dei praticanti e obbligo di frequentare per due anni, oltre che uno studio professionale per svolgere il tirocinio, anche una scuola forense dove si sosterranno verifiche intermedie e finali di profitto.
Nuovi paletti anche per l'esame di stato: non potrà presentarsi chi ha più di 50 anni, si dovrà superare una preselezione informatica, e non si potranno più utilizzare i codici commentati per le prove scritte.
E ancora: formazione continua obbligatoria e più controllata, possibilità per gli avvocati di specializzarsi in una o più branche del diritto solo attraverso corsi di alta formazione ed esame finale davanti al Consiglio nazionale forense, verifiche periodiche sull'esercizio effettivo e continuativo dell'attività, pena la cancellazione dall'albo.
Sono alcune delle proposte alle quali sta lavorando in queste settimane la commissione costituita dal Cnf e composta dai presidenti degli ordini territoriali, delle associazioni forensi e della Cassa di previdenza degli avvocati, che punta ad approvare un testo di riforma della legge professionale entro fine mese.
L'esigenza di svecchiare l'ordinamento forense, ancora disciplinato da una normativa del 1933, è all'ordine del giorno dagli avvocati ormai da anni.
Ma ora è diventata anche una priorità del governo, come ha sottolineato a fine gennaio il Guardasigilli, Angelino Alfano, nella relazione annuale al parlamento sullo stato della giustizia. Il ministro aveva già convocato i rappresentanti degli avvocati a via Arenula, all'inizio dell'autunno scorso, invitandoli a produrre “al più presto” proposte per il riordino del proprio settore professionale.
Proposte che il governo è pronto a trasformare in disegno di legge, tanto più se condivise da tutta l'avvocatura.
Dopo quattro mesi di riunioni, ora i lavori della commissione guidata dal Cnf sembrano in dirittura d'arrivo, in parallelo con la presentazione, a fine 2008, di alcuni progetti di legge in senato che incontrano il consenso degli avvocati, e che sono pronti a iniziare l'iter in commissione giustizia.
“Per esser tali gli avvocati hanno bisogno di moderne regole che consentano un accesso selezionato, una formazione continua accurata, un procedimento disciplinare semplificato e spedito, un'amministrazione degli albi più ordinata. Una riforma radicale della professione che ne esalti la funzione e ne ammoderni l'organizzazione”, spiega Guido Alpa, presidente del Cnf, che confida nella predisposizione in tempi brevi di un testo condiviso.
L'intesa, per la verità, esiste già su alcuni capitoli cruciali. In primis la maggior selezione dei futuri avvocati. Considerati anche i numeri snocciolati nei giorni scorsi da Vincenzo Carbone, primo presidente della Cassazione, l'Italia, con i suoi oltre 200 mila avvocati, detiene un primato europeo quasi surreale, dal momento che i suoi principi del foro sono il quadruplo dei legali francesi e quasi il doppio dei colleghi inglesi, come dire che un avvocato sue tre, nella Ue, è italiano.
Consenso c'è anche sul capitolo formazione continua obbligatoria e specializzazioni (cavallo di battaglia, quest'ultimo, dei penalisti guidati da Oreste Dominioni), sulle incompatibilità con altre attività di lavoro autonomo o subordinato, e sulla permanenza nell'albo solo a patto dell'esercizio continuo ed effettivo della professione: tutte regole che servono a selezionare i professionisti migliori attraverso controlli sulla qualità della prestazione professionale.
In dirittura anche la disciplina delle associazioni e società tra professionisti, che include quelle multidisciplinari ed esclude le società di capitali, la reintroduzione dei minimi e massimi tariffari e del divieto di patto di quota lite, la consulenza legale riservata agli avvocati.
Uno dei nodi da sciogliere, invece, resta il procedimento disciplinare.
Il Cnf sta vagliando l'ipotesi di istituire un organo distrettuale, di emanazione dei coa, con due sezioni distinte, una istruttoria e una giudicante, composte in modo che resti esclusa (nella prima) o non maggioritaria (nella seconda) la presenza dei consiglieri dell'ordine di appartenenza del legale sotto giudizio.
Un modo per evitare le possibili distorsioni derivanti dal fatto che l'avvocato “incolpato” è anche elettore del collega “giudice”, e garantire meglio la terzietà di quest'ultimo. L'idea però non ha convinto del tutto i grandi ordini come Milano e Roma, la cui opposizione a fine dicembre aveva rischiato di far saltare tutto il tavolo. Ora, però, sembra che la linea del buon senso stia prevalendo.
“Siamo in una fase costruttiva”, conferma Maurizio de Tilla, presidente dell'Oua, sottolineando però che “occorre ancora limare qualche punto, e tenere conto, anche in un secondo momento, delle richieste dell'Oua (ruolo dell'Organismo unitario nel congresso forense, l'avvocatura come soggetto costituzionale, maggiore rappresentatività degli ordini in rapporto al peso numerico in seno al Cnf ed elezione diretta dei suoi consiglieri, ndr)”.
Resta ora da vedere se nel giro delle prossime riunioni, fissate per il 7, il 14, e il 21-22 febbraio, gli avvocati riusciranno a trovare la mediazione per chiudere la partita.
Articolo tratto da: Italia Oggi

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