MOZIONE POLITICA
Il XXIX Congresso Nazionale Forense, riunito in Bologna nei giorni 13-16 novembre 2008,
preso atto
della perdurante assenza di un serio e complessivo progetto di riforma della giustizia, clamorosamente confermata dall’ennesimo intervento emergenziale sul processo civile in discussione al Parlamento, in un sistema nel quale i procedimenti si distinguono ormai dall’anno di instaurazione del processo, divenuto ormai oggetto di se stesso,tenuto conto
dell’intervento all’assise congressuale del Ministro di Giustizia e degli impegni assunti tra cui l’imminente presentazione di una legge volta all’unificazione dei riti del processo civile, il ripensamento delle proposte di modifica al codice di procedura ed in particolare della introduzione di filtri per il giudizio in Cassazione, nonché la riforma dell’ordinamento professionale forense,osserva
L’ansia di deflazione indiscriminata e sommaria del processo, contro lo stesso dettato dell’articolo 111 della Costituzione, allontana progressivamente la giustizia concretamente attuata dal processo da quella sostanziale.L’Avvocatura italiana ha ripetutamente reclamato una riflessione complessiva sul sistema e sui modelli di protezione dei diritti e degli interessi in vista di una nuova architettura delle tutele, tanto più urgente per l’incomprimibile aumento della domanda di giustizia e per il tramonto dello Stato nazionale come fonte unica del diritto e quindi della sua attuazione.
Di tale riflessione, tuttavia, essa sola, tra i corpi sociali organizzati, sembra essersi fatta carico, promuovendo la Conferenza Nazionale per la Giustizia, con l’obiettivo di estendere il dibattito e sensibilizzare al tema Governo, Parlamento, magistratura, forze politiche e parti sociali.
Bisogna prendere atto, tuttavia, che la convergenza tra una politica di piccoli orizzonti e la vischiosa resistenza della magistratura ad ogni ripensamento della propria funzione, ha fin qui determinato una pericolosa deriva tecnocratica della giurisdizione, priva di giustificazione sistematica e, talvolta, anche di legittimazione democratica, non impedendo che, come con l’ultima riforma proposta, si arrivi ad investire un organismo giurisdizionale di un potere che va ben oltre l’interpretazione, con ciò dimenticando che i sistemi giuridici basati sullo stare decisis hanno strumenti di bilanciamento e ricambio (nomina popolare, temporaneità, ecc.) di cui il nostro ordinamento è privo.
Per rimediare a tale squilibrio è necessaria una scelta di sistema, o sulla via di avvicinamento al diritto uniforme, ovvero rimuovendo le alterazioni incoerenti con la tradizione giuridica continentale, come le recenti previsioni di inammissibilità nei ricorsi per cassazione.
L’Avvocatura italiana respinge la via puramente emergenziale della deflazione indiscriminata a costo zero e della sommarizzazione del processo con ciò
1) riaffermando l’esigenza di una vigorosa e moralizzatrice riorganizzazione delle risorse (personali, professionali, deontologiche, tecnologiche, finanziarie) esistenti, anche sulla base di modelli già sperimentati (quali, tra gli altri, le ormai note esperienze della Procura di Bolzano e del Tribunale di Torino);
2) ribadendo l’imprescindibile allocazione delle risorse necessarie, quanto meno attraverso la copertura degli organici attuali, insufficienti; l’eliminazione dei tagli e, appena possibile, la destinazione di ulteriori apporti;
3) sottolineando l’urgenza di una radicale semplificazione e di una tendenziale unificazione dei riti del processo civile, nel rispetto del principio dispositivo, che appare – tanto più nella prospettiva del processo telematico – una delle vie obbligate per razionalizzare e fluidificare una giurisdizione oggi collassata.
In tale contesto possono inserirsi le azioni collettive, a condizione che l’accesso alle stesse venga consentito senza limitazioni di legittimazione nel rispetto del diritto di difesa.
Solo una giurisdizione davvero efficiente potrà rendere efficaci gli strumenti di ADR, che diverrebbero così certamente appetibili.
In materia amministrativa e tributaria l’avvocatura rivendica la propria qualità di protagonista del processo di crescita della cultura di effettiva difesa del diritto del cittadino nei confronti della Pubblica Amministrazione.
Nel nostro sistema esistono carenze ed incongruenze, per effetto delle quali la posizione giuridica del privato verso l’Amministrazione troppe volte non ottiene effettiva soddisfazione, in relazione al bene della vita che risulta leso.
Deve registrarsi l’invito, autorevole e non isolato, a rivalutare l’opportunità di unificare le due giurisdizioni, valorizzando e implementando l’idea della creazione di sezioni specializzate che siano portatrici della stessa cultura ed esperienza del giudice amministrativo, ma che possano riunire in sé i poteri e gli strumenti di entrambe le giurisdizioni.
Nell’ambito della giustizia penale va riaffermata una tutela effettiva tenendo conto delle vere cause delle disfunzioni del sistema a partire dai soggetti della giurisdizione.
E’ improcrastinabile ottenere e garantire la terzietà del giudice ed autonomia e indipendenza della magistratura e della giurisdizione: separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti, separazione della magistratura dalla politica per evitare contaminazioni dell’una e dell’altra, riforma del CSM, riforma della magistratura onoraria e dei giudici di pace.
Fermo il principio di obbligatorietà dell’azione penale, questo non può essere un mito per nascondere l’esercizio discrezionale da parte della magistratura, ma deve rispondere quantomeno a criteri legali per il suo esercizio. La definizione dei principi di politica criminale è compito del potere legislativo: lo impone anche il principio di eguaglianza.
Il necessario legame tra il diritto penale sostanziale e quello processuale, in un quadro organico e coerente, deve portare alla ridefinizione della soglia dell’intervento penale in senso stretto giungendo a un diritto penale essenziale, attuale e realizzabile, e ad una riflessione complessiva e coordinata sulle sanzioni.
Devono essere abbandonate visioni simboliche ed emergenziali del diritto penale e deve essere introdotta la riserva di codice e di legge organica, per cui le nuove norme penali possano essere ammesse solo se modificano il codice o se previste in leggi organiche che disciplinano una determinata materia.
Va riaffermata la validità del processo accusatorio contro tentazioni o derive inquisitorie, nonché interventi mirati sugli snodi che oggi presentano criticità.
Il processo penale non può essere ritenuto strumento di lotta alla criminalità ma deve rappresentare la verifica della pretesa punitiva dello stato nei confronti della persona accusata.
I processi devono ritornare nelle aule di giustizia davanti al loro giudice naturale, nei tempi, nei luoghi e con le modalità del giusto processo: occorrono quindi interventi, non solo etici, contro la loro sovraesposizione mediatica, che riconducano nel corretto alveo il rapporto tra giustizia e informazioni.
Anche l’Avvocatura è chiamata a rinnovare se stessa.
E’ ineludibile e indefettibile la riforma dell’ordinamento professionale forense per garantire qualità della prestazione e qualificazione professionale dell’avvocato.
Accesso, formazione, aggiornamento e specializzazione sono punti qualificanti e fondamentali di una riforma coerente con le trasformazioni della società e con il nuovo contesto europeo.
La difesa d’ufficio ed il patrocinio dei non abbienti devono diventare sempre più efficaci e l’avvocatura dovrà fare responsabilmente la sua parte.
L’Avvocatura è unita nel respingere ipotesi di mero taglio delle strutture esistenti, con scelte tese a contenere la spesa pubblica, ma non ispirate a corretti criteri di razionalizzazione e di sicurezza dei cittadini.
Nel contempo, l’Avvocatura è consapevole sia dell’opportunità di modernizzazione dell’attuale sistema, sia di un profondo sforzo culturale, per individuare nuovi corretti metodi di intervento onde recuperare efficienza ed efficacia.
In quest’ottica, in vista di una stagione di riforme sull‘amministrazione della giustizia sotto il profilo processuale ed organizzativo, gli avvocati ritengono che, ancor prima di porsi il problema della distribuzione degli uffici sul territorio, sia indispensabile comprendere quale tipo di processo regolerà i rapporti contenziosi tra i cittadini e quale tipo di processo governerà il sistema penale.
In ogni caso, non trascurabili e di sicuro riferimento dovranno essere parametri quali la popolazione, la morfologia dei territori, le infrastrutture (viabilità, edilizia giudiziaria, ecc.), il tessuto socio-economico di riferimento, attuale e futuro, la natura degli affari trattati, la presenza di criminalità organizzata.
Ciò posto, l’Avvocatura, anche su questo tema, è pronta a continuare a svolgere il suo ruolo di interlocutore essenziale e necessario, per affrontare il problema in maniera seria ed intelligente, al fine di pervenire alle scelte più giuste.
esprime
contrarietà, di metodo e di merito, ad interventi parziali ed in larga misura velleitari, che manifestano una visione burocratica della giustizia, lontana dalla più moderna concezione ormai patrimonio dell’UE, di servizio destinato ai cittadini e alle imprese, per la soluzione dei conflitti attraverso un processo giusto che si concluda in tempi ragionevoli;auspica
che gli impegni assunti dal Ministro e la disponibilità da questi manifestata all’assise congressuale possano trovare piena rispondenza nell’attività del Legislatore avviando l’attesa stagione di riforme.Pertanto, il XXIX Congresso Nazionale Forense
CHIEDE
al Governo ed al Parlamento di cessare dagli interventi parziali ed emergenziali facendosi altresì carico di una riforma complessiva della giurisdizione nei sensi sopra indicati;di adoperarsi affinché sia celermente approvata una legge di riforma dell’ordinamento professionale forense, secondo le indicazioni dell’avvocatura italiana.
RINNOVA PERTANTO L’INVITO
a una complessiva riflessione sul sistema delle tutele e della risoluzione dei conflitti con il concorso dell’avvocatura e il confronto di tutti i soggetti della giurisdizione.INVITA INFINE
a proseguire nell’attività di riforma secondo le linee indicate nelle premesse e sulla base degli impegni assunti anche in sede di Congresso da parte del Ministro.Bologna, 15 novembre 2008
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