lunedì, novembre 17, 2008

Alpa: nessuna misura anti-crisi per i legali.


Così Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, nella relazione con la quale ha aperto a Bologna il XXIX Congresso della categoria: “Ai professionisti nessuna attenzione da parte della classe politica”.
“Colpiti dalla recessione, i professionisti hanno dovuto procedere senza aiuti, senza interventi straordinari, senza alcuna attenzione da parte della classe politica. L’attenzione è stata piuttosto rivolta a imprese e consumatori, come se coloro che esercitano le professioni liberali non fossero al contempo operatori protagonisti dello sviluppo economico, producendo l’11% del Pil”.
E’ amara la constatazione del presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, all’apertura dei lavori del XXIX Congresso nazionale, esordendo proprio sui timori, sul “disagio economico” causato dalla crisi finanziaria che ha investito i mercati internazionali e con essi anche le professioni.
L’unità dell’avvocatura. Un disagio economico contro il quale l’avvocatura prova ad attrezzarsi partendo da una ritrovata unità di intenti di tutte le sue componenti. “Per la prima volta dopo tanti anni l’avvocatura ha saputo procedere unita ponendo in risalto più le linee che ispirano il Cnf e gli Ordini, l’Oua e le associazioni forensi che non le differenze di finalità e di obiettivi”, ha dato atto Alpa. “Essenziale è l’unità di intenti per progettare un programma di azione comune per fronteggiare la crisi ma anche per l’acquisizione di risultati immediati”.
Gli obiettivi da perseguire. “Il primo fra tutti”, ha specificato il presidente del Cnf nella sua relazione, “è proseguire il lavoro comune nella definizione del modello ideale di disciplina della professione forense, in modo da poter consegnare al legislatore un quadro di regole il più possibile condiviso, non solo sul procedimento disciplinare, ma anche sulle regole elettive, sul tirocinio, sull’esame di abilitazione, sull’aggiornamento permanente e sull’assicurazione della responsabilità civile. Il secondo è revocare la soppressione del principio di obbligatorietà delle tariffe forensi, e nel contempo discutere con il ministero della giustizia le proposte tariffarie formulate già ai precedenti titolari degli uffici competenti, e oggi all’esame dei nuovi titolari: proposte che mirano a svincolare i tempi del processo dal compenso professionale, e a semplificare i criteri di formazione e di lettura della tariffa. Il terzo è rivisitare il sistema fiscale, che oggi affligge senza alcuna logica (che non sia quella punitiva) le professioni intellettuali, le quali – a differenza di quanto non si prevede per le imprese – non sono oggetto né di sostegno, né di incentivo, né di sgravio. Aggiungerei, in modo preoccupante, di attenzione: attendiamo da Governo e Parlamento un segno concreto di discontinuità rispetto al passato e di apprezzamento per il lavoro proficuo che i professionisti continuano a svolgere a vantaggio dell’intero Paese.
Il fallimento della riforma Bersani. Per il presidente del Cnf, il dl Bersani “ha prodotto risultati opposti a quelli che intendeva realizzare”: la pubblicità commerciale non è esplosa; piuttosto sono invalsi comportamenti al limite della correttezza deontologica (consulenze offerte in locai aperti al pubblico), che paiono esorbitare anche rispetto allo stesso diritto comunitario. E se è difficile la valutazione sull’effetto della riforma sui compensi dell’avvocato, quanto al patto di quota lite vi è la “certezza che le nuove regole hanno agevolato i poteri economici forti e il sospetto che esse abbiano peggiorato la situazione dei consumatori. Tra le categorie più penalizzate, i giovani legali, che sono costretti ad accettare condizioni vessatorie
La liberalizzazione adeguata. E’ necessario puntare sulla “esecuzione di una prestazione qualitativamente affidabile. Da qui l’opportunità che una attività attualmente svolta senza controlli sia riservata a chi può assicurare una adeguata identificazione dei diritti, una adeguata predisposizione dei rimedi per difenderli, una adeguata tutela stragiudiziale oltre che giudiziale
In tempi di crisi e di fragilità del sistema economico occorre provvedere a che la tutela dei diritti anche in via stragiudiziale sia assicurata in modo adeguato; obiettivo questo , che si può ottenere con molti rimedi, ma eminentemente con la riserva della consulenza legale agli avvocati.
Queste garanzie, per Alpa, sono rafforzate dalle tariffe minime e massime: “il sistema tariffario è garanzia di indipendenza, di parità di trattamento, di equità di condizioni di scambio”, qualità più volte riconosciuta dalla Corte di giustizia dell’Unione europea.
L’eliminazione delle distorsioni della concorrenza. Tanti gli esempi preoccupanti delle distorsioni prodotte da un sistema interpretato “ottusamente” in base al principio di concorrenza: il rapporto Ocse giunge alla conclusione “grottesca” di indicare come preferibile il modello finlandese, dove i cittadini possono rivolgersi a chiunque per la difesa dei loro diritti in giudizio, si fa strada l’outosourcing, l’offerta di servizi legali effettuata da studi stranieri non residenti in Italia con campagne pubblicitarie inaccettabili e ingannevoli. “La professione forense deve essere difesa da questi pericoli” e la strada maestra è la riforma dell’ordinamento professionale forense: “I principi che reggono il progetto condiviso di riforma della professione forense, in attesa di una testuale compiuta formulazione, tendono proprio a questo: alla formazione di un percorso universitario professionalizzante, alla effettuazione di un tirocinio effettivo accompagnato dalla frequenza alle Scuole, alla rigorosa selezione dell’esame di abilitazione, all’aggiornamento continuo, alla qualità della prestazione professionale, alla assicurazione della responsabilità civile”.
Le distorsioni della macchina della giustizia. Oggi la macchina è inceppata, come dimostra l’impietoso rapporto Cepej sui dati del 2006: 3milioni650 processi civili pendenti, che trascinano l’Italia al terz’ultimo posto nella graduatoria dei 34 paesi considerati. Le proposte finora avanzate non sono utili. “Si è proposto di coinvolgere altre professioni nella amministrazione della giustizia. Non credo che sia questa la via più appropriata e più sicura”, ha riferito Alpa. “Il filo rosso che unisce molte proposte in corso di discussione in Parlamento sembra l’uovo di Colombo: anziché rimediare ai mali, li si trasferisce al di fuori della competenza del giudice ordinario, e si aumenta il valore delle controversie assegnate ai giudici di pace, rischiando così il collasso senza interventi sugli organici; oppure si sopprimono le sedi periferiche, senza peraltro considerare che gli uffici giudiziari sono un presidio di legalità e di sicurezza; si semplifica la motivazione delle sentenze, rischiando così l’omissione di motivazione, o addirittura (per i processi di lavoro) si utilizzano modelli standard. E si propone di negare l’accesso alla giustizia di legittimità, negando il ricorso per cassazione avverso la sentenza d’appello che ha confermato la sentenza di primo grado, violando l’art. 111 della Costituzione; addirittura si propone di elevare le spese di giustizia”. Per Alpa, piuttosto, sono da favorire la mediazione e la conciliazione, rafforzare l’apporto degli avvocati nei consigli giudiziari.
Il ruolo sociale dell’Avvocatura. Per il presidente Alpa si assiste oggi a una regressione della considerazione e tutela del diritti fondamentali. “Sono emerse violazioni dei diritti fondamentali connesse con atteggiamenti discriminatori o restrittivi della libertà di opinione”. La debolezza dei diritti è tale perché vi sono diritti forti divenuti deboli, diritti deboli perché controversi, diritti deboli perché la legge è oscura. In questo scenario “si rafforza il ruolo dell’Avvocatura. L’avvocato difende i diritti e non deve scendere a compromessi con il potere”. Di fronte ai diritti fondamentali della persona, il mercato deve soggiacere.
La formazione dell’avvocato europeo. La dimensione europea è ormai irrinunciabile e propone nuove frontiere per i professionisti legali, per il Cnf e la sua Scuola di formazione, il cui scopo consiste nel coltivare la dimensione etica della professione in un percorso professionalizzante, che guarda anche al diritto vivente, al significativo effettivo che la regola giuridica ha.
L’immagine dell’avvocatura. “La professione forense, tanto dileggiata nei secoli, sembra oggi messa in crisi sia dalla concezione mercantile dei servizi legali sia dalla perdita di fiducia del cittadino nella amministrazione della giustizia. Tuttavia, come si cercherà di porre in luce nella tavola rotonda di domani, non è questo ciò che pensano gli assistiti dei propri difensori, non è questo ciò che l’opinione pubblica ritiene, anche se i mezzi di comunicazione tendono ad accreditare, in tutte le loro variegate dimensioni, un’ immagine negativa dell’ Avvocatura”, ha concluso Alpa.

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