Non affidare alle Prefetture, organi dello Stato, il procedimento per la valutazione della irragionevole durata del processo e per la liquidazione dell’indennizzo.
Non sarebbe garantita l’imparzialità, soprattutto nel determinare l’ammontare dell’indennizzo.
Si è espresso in questi termini il Consiglio nazionale forense, che ieri ha partecipato ad una audizione informale presso la commissione giustizia del Senato che si sta occupando delle modifiche alla legge Pinto (indennizzo per irragionevole durata dei processi).
Peraltro, alcune delle soluzioni all’esame del Parlamento sembrerebbero essere le stesse alle quali il Governo starebbe pensando nella predisposizione del decreto legge Sviluppo, secondo diverse anticipazione di stampa.
Il Cnf ha rilevato diverse criticità tra le quali la principale è quella che affida alle Prefetture, con procedimento amministrativo, la valutazione sulla domanda di equa riparazione.
Per l’avvocatura la valutazione circa l’irragionevole durata, anche in presenza di una tempistica massima prevista per legge, non si presta a tipizzazioni e solo un giudice può provvedervi considerate tutte le varianti del caso concreto.
Altri profili di criticità riguardano la misura dell’indennizzo, che la Ue e la Corte europea dei diritti dell’uomo considerano di natura risarcitoria e non semplicemente riparatoria; e il modello procedimentale, dove nulla si dice riguardo alla fase transitoria e all’eventuale silenzio dell’organo che decide sulle domande di indennizzo.
Il Cnf ribadisce la propria volontà a collaborare alla individuazioni di soluzioni normative che, da una parte, siano effettivamente migliorative della disciplina dei processi e che, dall’altra, possano essere realmente efficaci in modo da garantire ai cittadini la piena soddisfazione dei diritti dei quali sono legittimi titolari.
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