venerdì, maggio 11, 2012

Il presidente Alpa agli Avvocati: “Lottare per mantenere intatte l'indipendenza, l'autonomia, l’autodichìa dell’Avvocatura”.

Cari Amici, siamo orami giunti al momento cruciale della nostra battaglia: con un cuore rinnovato e forte sono vicino a voi per far valere le nostre buone ragioni, ma anche per assicurare ai cittadini un’Avvocatura libera, indipendente, corretta, competente Sono passati solo alcuni anni dalla pubblicazione del mio libro intitolato “Nobiltà della professione forense”, eppure sembra un secolo. Di primo acchito si potrebbe pensare che il titolo rifletta una visione della professione rivolta al passato e non al futuro, una professione che era nobile e grande un tempo e che ora è, al pari di altre, successivamente regolamentate, una semplice organizzazione di servizi. Dobbiamo ritenere che la nostra sia una professione ormai tramontata, seppellita dalla crisi economica, dal pan-economicismo, dalla valutazione di ogni bene o attività in quanto funzionale all'esercizio e alla promozione delle imprese ? Sarebbe tragico pensare che il capitalismo, nella sua evoluzione più matura, in una fase di transizione di oscura sorte, debba trasformare tutto ciò che vediamo, tutto ciò che facciamo, la nostra stessa vita in una gigantesca macchina votata al risparmio e al profitto - nel nostro caso alla riduzione dello spread, alla ripresa, al pareggio dei conti pubblici - proprio come accadeva nel film Metropolis, agghiacciante e disperante. Ogni essere-non si possono considerare persone quelle rappresentate nel film- è visto come una formichina di un grande ingranaggio che rimane costantemente in moto e che esaurisce gli orizzonti racchiudendo in sé stesso tutto il mondo conoscibile da quegli esseri. E' la realtà che ancora una volta ha superato l'immaginazione ? No, noi non vogliamo finire così: non lo meritiamo, non lo meritano i cittadini, per le libertà e diritti per i quali abbiamo combattuto e dobbiamo combattere. Noi vogliamo far parte di un sistema che amministra correttamente la giustizia, e per questo facciamo tanti sacrifici per supplire lo Stato neghittoso e la Magistratura non dotata di mezzi; di un sistema che concede alle organizzazioni professionali, comunità intermedie tra il cittadino e lo Stato, di amministrarsi liberamente, perché vuol rispettare la dignità del lavoro legale professionale (Ris.Parl.europeo, 23 marzo 2006); di un sistema che vuole ammodernare la professione forense in modo organico, tenendo conto della formazione e quindi delle Scuole forensi, dell’ abilitazione, della formazione professionale continua, delle specializzazioni e di tanti altri aspetti che nel testo della Manovra di agosto sono stati ignorati e che quindi nel regolamento ministeriale attuativo non potranno essere neppure sfiorati. La gara tra Governo a Parlamento per vedere chi finirà prima il suo lavoro, se uscirà prima il testo del regolamento oppure la legge forense, è un' altra vicenda assurda che gli annali del diritto costituzionale italiano dovranno registrare: un Governo tecnico incaricato di trovare rimedi alla crisi che si occupa delle professioni (ma solo con intenti punitivi) che ignora od ostacola l' Avvocatura, che non ha mai dato modo di apprezzarne il ruolo nell'ambito della amministrazione della giustizia ( e il suo apporto allo Stato di diritto) e che si pone tra gli obiettivi primari quello di modificare i procedimenti disciplinari, gli organi disciplinari e amministrativi. La gara è impari: gli strumenti sono diversi (regolamento ministeriale, legge ordinaria) gli ambiti sono diversi (il regolamento è attuativo, la legge è un organico disegno di riforma), il contesto è diverso (uffici ministeriali, aule del Parlamento della Repubblica), il potere è diverso (il primo amministrativo-autoritativo, il secondo democratico e partecipativo). Vogliamo includere anche il Parlamento nella nuova Metropolis che ha allestito il Governo Monti? E' triste pensare che questa emblematica vicenda non è un film, non è finzione, è la situazione di oggi che coinvolge tutti noi imperiosamente e ci impedisce quasi di pensare che vi siano alternative a tutto ciò che dobbiamo sopportare, accettare, trangugiare. No, cari Amici, proprio perché la nostra continua ad essere per sua natura e tradizione una professione nobile, noi dobbiamo continuare a lottare , fino all'estremo, perché siano conservate intatte l'indipendenza, l'autonomia, l’autodichìa dell’Avvocatura. I diritti non sono merce, i cittadini sono persone, gli avvocati sono professionisti che svolgono una missione: difendere il diritto e diritti in ogni frangente, in ogni momento, di fronte a chiunque. Se perdiamo di vista questi valori finiremo anche noi negli ingranaggi di Metropolis e sarà molto difficile se non impossibile uscirne intatti.
Buon lavoro.
Guido

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