lunedì, gennaio 11, 2010

Equitalia bussa dagli avvocati romani.


Sab. 9 gennaio 2010 - Ha provato con le buone, ha aspettato sette anni ma non ha visto un euro.
Adesso la pazienza è finita: il CNF si rivolge agli esattori e chiede a Equitalia di riscuotere da ogni avvocato romano 129,15 euro, la quota d’iscrizione non versata dal 2005 al 2009.
Se si moltiplica questa cifra per i circa 8mila iscritti (sono esclusi i 5.452 cassazionisti che pagano direttamente al Cnf) in tutto fa circa 2 milioni e 300 mila euro.
L’ordine più affollato d’Italia che conta tanti legali quanto la Francia - 23mila tesserini, uno ogni 109 abitanti - non versa il contributo della quota d’iscrizione al consiglio nazionale dal 2002: da quando, nel 2001, decide di non riscuotere più questi soldi dai suoi iscritti.
Ora, davanti all’invio di massa di cartelle, Roma sceglie lo scontro frontale: pubblica sul suo sito la delibera presa a maggioranza (14 consiglieri su 15) in cui afferma che ai vertici nazionali non spetta un bel nulla, anzi «censura espressamente» l’iniziativa del Cnf.
Il consiglio nazionale forense sostiene di avere diritto al contributo annuale che serve alle sue spese di funzionamento in base al decreto legislativo n. 382 del’44 (articolo 14) e si fa forte della risposta del 2002 dell’ex Guardasigilli Roberto Castelli a un’interrogazione di Marcella Lucidi, deputata Ds.
L’ordine di Roma ribatte con il parere di un professore ordinario di diritto costituzionale della Sapienza, di cui però non cita il nome: «il potere impositivo del Consiglio nazionale forense - argomenta l’esperto anonimo – non è limitato a parametri oggettivi ma al solo criterio delle spese di funzionamento quindi non è compatibile con la riserva di legge dell’articolo 23 della Costituzione».
Se la legione dei romani vincesse, si metterebbe in dubbio la quota d’iscrizione che ogni professionista iscritto a un albo (commercialisti, giornalisti, medici, notai, biologi) versa, attraverso l’ordine, al consiglio nazionale perché la legge riguarda tutte le categorie professionali.
Poche decine di euro a testa che però sommati fanno una cifra a cui nessun consiglio nazionale potrebbe (e vorrebbe) rinunciare.

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