martedì, dicembre 13, 2011

Pensioni, c’è un’altra casta: quella della toghe.


La riforma delle pensioni riguarderà anche loro, e troveranno certo motivo di lamentarsi, ma converrà che lo facciano sottovoce. Perché si sa che i magistrati hanno stipendi, e dunque pensioni, molto più alti della media. Senza parlare di distacchi e doppi incarichi.
Prendiamo le toghe della Corte dei conti. Il presidente di sezione, alla fine della carriera, guadagna 234.159 euro lordi l’anno e le pensioni liquidate dall’Inpdap con il sistema retributivo nel corso del 2011 ai magistrati contabili sono state mediamente pari a 180 mila euro lordi, circa l’80 per cento dello stipendio dopo 40 anni.
Somme dalle quali vanno detratti i contributi di perequazione previsti dalle leggi di stabilità del 2010 e del 2011, il 5 per cento oltre i 90 mila euro e il 10 oltre i 150 mila.
Il sistema pensionistico totalmente contributivo, appena deciso dal governo Monti, comporterà perciò anche per loro un po’ di euro in meno.
Il trattamento economico è sulla carta identico per i magistrati ordinari, della giustizia amministrativa (Consiglio di Stato e tribunali amministrativi regionali), di quella contabile e dell’Avvocatura dello Stato.
La differenza, che fa arrabbiare i colleghi, è che i magistrati amministrativi nel 2001 ottennero la progressione di carriera più veloce: dopo le proteste dell’Associazione nazionale magistrati, si limitò il danno (o il vantaggio) a 7 anni: è questo l’anticipo con cui il giudice amministrativo ottiene il passaggio equivalente a quello da consigliere di Corte d’appello a quello di Cassazione con funzioni direttive superiori.
Il che significa arrivare a quella qualifica dopo soli 16 anni di anzianità.
È vero che la possibilità di restare in servizio fino a 75 anni rende la categoria dei magistrati diversa da tutte le altre e, nell’ottica del risparmio previdenziale, meno gravosa per una minore aspettativa di vita una volta a riposo.
È vero anche che i magistrati ordinari guadagnano da 2.300 euro netti mensili a inizio carriera a circa 7.700 euro alla fine.
La retribuzione cresce del 6 per cento con il passaggio di qualifica e del 2,5 con gli scatti biennali. Significa che un magistrato di Cassazione alla settima valutazione professionale e al massimo degli scatti arriva a 200 mila euro lordi l’anno.
Da Palazzo Spada, sede romana dei vertici della giustizia amministrativa, spiegano che la pensione dei magistrati di tar e Consiglio di Stato è di circa 153 mila euro lordi l’anno, con 24 anni nella qualifica di presidente di sezione, e dunque con 40 anni di anzianità aggiungendo i 16 anni iniziali.
Il complesso calcolo è il seguente: l’80 per cento di circa 162 mila euro (al 18° scatto biennale), aumentato del 18 per cento.
Attualmente, su 105 magistrati del Consiglio di Stato, due sono in aspettativa e 13 fuori ruolo, cinque dei quali per incarichi nel governo Monti: sono i presidenti di sezione Filippo Patroni Griffi, ministro dell’Ambiente; Antonio Catricalà, sottosegretario alla presidenza del Consiglio; Mario Luigi Torsello, capo di gabinetto del ministero dello Sviluppo economico; i consiglieri di Stato Antonio Malaschini, sottosegretario ai Rapporti col Parlamento, e Caro Lucrezio Monticelli, capo di gabinetto del ministero dell’Ambiente.
In prospettiva, le pensioni dei magistrati amministrativi saranno più basse perché la loro età media è inferiore a quella, per esempio, dei colleghi della Corte dei conti. E quindi saranno di più gli anni calcolati con il metodo totalmente contributivo.
Oggi è prevista un’indennità per un nuovo incarico oltre allo stipendio da magistrato, ma nella manovra il presidente Mario Monti ha appena fatto inserire il divieto di doppio stipendio per chi ha incarichi di governo.
Forse sarebbe il caso di estenderlo anche a tutti i magistrati distaccati in Italia e all’estero, visto che parallelamente corre la carriera in toga anche se la toga non è indossata.
Giuseppe Di Federico, professore emerito di ordinamento giudiziario all’Università di Bologna e fustigatore dei magistrati, ricorda a Panorama i casi clamorosi del presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e di Brunetto Bucciarelli Ducci, già presidente della Camera e giudice costituzionale, che furono promossi retroattivamente presidenti di sezione della Cassazione pur non esercitando da decenni.
Il che significa che Scalfaro percepisce due corpose pensioni.


di Stefano Vespa


Tratto dal sito: http://blog.panorama.it

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