mercoledì, dicembre 07, 2011

L’OPINIONE: parla Mario Napoli, presidente dell’Ordine di Torino.


L’argomento che tiene banco in questo momento è quello delle società di capitali, con socio di capitale anche in maggioranza, previste anche per lo svolgimento dell’attività forense dalla manovra estiva, che ora il decreto Monti ha ribadito.
“Per gli studi legali una tale previsione porterà a conseguenze devastanti per una tutela effettiva dei diritti dei nostri assistiti. Nessun cittadino sarà interessato ad una tale possibilità: soltanto i grandi gruppi bancari, industriali, assicurativi saranno tentati di azzerare i propri costi di assistenza legale costituendo società nelle quali assumere una posizione dominante. In sostanza si è finito per premiare proprio coloro che, con pesi diversi, sono i principali responsabili della nostra crisi economica (e morale).
E ciò sia detto senza considerare l’interesse che la malavita organizzata riserverà all’accordata possibilità di partecipare all’attività legale.
Si perderà l’indipendenza del professionista che non potrà in alcun modo tener testa alle esigenze puramente speculative del socio di capitale ed alle pressioni dell’amministratore che sarà sua espressione.
Il segreto professionale scomparirà perché sarà di fatto impossibile per il professionista di minoranza difendere i propri dossier ed opporsi all’invadente curiosità di socio dominante che potrà tranquillamente utilizzare le informazioni coperte da segreto professionale per la propria attività imprenditoriale e speculativa.
Ma in tale modo verrà meno uno dei pilastri della nostra civiltà, verranno compromesse le regole di una civile competizione economica, la speranza di affidamento del cittadino.
Oltre allo scempio che verrà fatto dei diritti dei cittadini, vorrei anche fare due previsioni sconfortanti: la fine di un tessuto sociale ed economico rappresentato da tanti e tanti studi (che dovranno chiudere, licenziando il proprio personale e mandando a spasso i colleghi giovani) che ha rappresentato e rappresenta una realtà economica tutt’altro che trascurabile e la rovina della nostra Cassa di Previdenza poiché è evidente che tutto quanto sarà incassato quale dividendo sfuggirà, lecitamente, a quella contribuzione previdenziale che sino ad oggi ha consentito al nostro ente previdenziale di non gravare sui conti dello Stato”.

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