giovedì, dicembre 08, 2011

MANOVRA: OUA, LIBERALIZZAZIONI SELVAGGE VIOLANO LA COSTITUZIONE.


(AGENPARL) - Roma, 07 dic - Maurizio de Tilla analizza gli ultimi provvedimenti in materia di professioni contenuti nelle recenti leggi varate dal precedente Governo e quelli previsti nel decreto cosiddetto “Salva Italia”, annunciato dal presidente del Consiglio, Mario Monti.
L’OUA, (Organismo Unitario dell’Avvocatura) la rappresentanza politica degli avvocati italiani, annuncia quindi che promuoverà, insieme ai cittadini, ai professionisti, agli ordini nazionali e territoriali, alle associazioni, un’iniziativa per la rimessione delle ultime modifiche normative sulle professioni alla Corte Costituzionale, alla Corte Europea dei diritti dell’uomo e alla Corte Europea di Giustizia.
De Tilla chiede, quindi, al CUP (Comitato Unitario delle professioni) di fare altrettanto aderendo all’azione individuale e collettiva che si va a proporre.
«Sì a sacrifici per sanare il deficit di bilancio e per il rilancio del Paese. No alle liberalizzazioni selvagge delle professioni». «Non c’è solo la concorrenza – aggiunge de Tilla - ma anche il rispetto della Costituzione. Le professioni vanno modernizzate ma non con decreto, senza consultazione con le categorie e senza dibattito parlamentare, e, soprattutto senza approvare norme che violano la Costituzione».
«Il decreto “Salva Italia” attacca senza ragione alcuna le professioni – spiega, appunto, il presidente dell’Oua - è inaccettabile per le modalità di approvazione e per i contenuti, perché acuisce aspetti già gravi contenuti nella legge di stabilità che l’Avvocatura ha chiesto di emendare (soci di capitale, abolizione delle tariffe professionali, etc). Nella legge di stabilità, inoltre, si prevede che gli ordinamenti professionali saranno riformati con regolamento governativo e decreto presidenziale. Nel decreto varato dal nuovo Governo si passa addirittura ad una illegittima abrogazione automatica se entro il 13 agosto del 2012 gli ordinamenti professionali non saranno riformati. Una ghigliottina contro il diritto e la Costituzione».
«Non solo: la norma della legge di stabilità (articolo 10) - sottolinea de Tilla - viola l’articolo 3 della Costituzione, perché un regolamento non può abrogare una legge, ma anche l’art. 117(comma 3), perché elude la competenza concorrente tra Stato e Regioni nella materia delle professioni. Ma il vizio di incostituzionalità è ancora più palese perché si configura un assurdo: il ruolo della magistratura è regolato dalla legge mentre le funzioni svolte dall’avvocatura (soggetto costituzionale) sarebbero disciplinate e modificate con regolamento. Risultano violati palesemente gli artt. 24, comma secondo, (la difesa è diritto inviolabile e irrinunciabile dei cittadini) e 111 (giusto processo) che sono i cardini della giurisdizione. Ed inoltre sarebbero violati gli articoli 21 e 32 della Costituzione per la compromissione di diritti fondamentali come la libertà di stampa e la tutela della salute. Assistiamo a un attentato all’idea fondativa della nostra democrazia, che meriterebbe una maggiore attenzione e una forte mobilitazione dell’opinione pubblica e delle categorie professionali».
«L’appello – continua - è tanto più forte dopo il parere di alcuni giuristi, primo tra tutti Massimo Luciani, che ha portato argomenti rilevanti di palese incostituzionalità della normativa della seconda manovra economica e della legge di stabilità».
Ma la questione è anche prettamente politica, per de Tilla, «la riforma delle professioni non ha nulla a che vedere con le reali cause della crisi economica che riguardano il capitalismo parassitario e finanziario, la corruzione, l’evasione fiscale. E se si vuole far intendere ciò, è una grande bugia, una scusa per “rottamare” le attività professionali, facendo passare più di due milioni di professionisti, che raccolgono disoccupazione intellettuale, lavoro precario e lavoro sottoremunerato come una “casta di privilegiati”.
Alcuni editorialisti, pur rispettabili, “non sanno di cosa parlano”: l’Europa non chiede di liberalizzare selvaggiamente il mondo delle professioni senza tener conto delle identità nazionali.
Ed è improprio chiedere l’“eliminazione degli ostacoli all’accesso e all’esercizio della professione”, quando le professioni sono già fortemente liberalizzate con albi sovraffollati ed esercizio professionale indistinto e diffuso su tutto il territorio nazionale.
È in corso una vera e propria “caccia alle streghe”, che sta giustificando vere e proprie aggressioni alla Costituzione, è un’operazione di distrazione mediatica sui problemi strutturali del Paese, a partire dalla eliminazione dei costi eccessivi della “malapolitica”, dalla lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, dai mancati tagli contro l’elefantiaco carrozzone di enti inutili e di imprese del para-pubblico».

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