domenica, marzo 07, 2010

Al di là di ogni moralità.


“Non chiamatemi paparazzo”. Veramente non lo avremmo proprio chiamato, anzi, volentieri ne avremmo fatto a meno, non tanto di lui (ché nulla possiamo avere contro la persona), ma della notizia: Fabrizio Corona all’Università di Salerno per un convegno sul potere dei media.
“Non chiamatemi paparazzo, non ho mai fatto una foto in vita mia”. E questa affermazione è ancora più inquietante ed esplicativa. Perché cosa sa fare Corona? Vendere, è chiaro, lo dice lui stesso quando afferma che a 23 anni aveva già un’affermata agenzia con trenta dipendenti e un bilancio da otto milioni di euro. Dice – giustamente a questo punto, aggiungiamo – che prossimamente insegnerà Economia in una Università.
Giustamente perché cosa conta oggi come oggi se non che saper vendere e sapersi vendere, nel senso, soltanto speriamo, di proporsi? C’è chi vende foto, chi servizi giornalistici, chi assicurazioni, chi partiti politici, ecc.
E c’è anche chi vende cultura. È solo un bussines come gli altri. Alla faccia di qualsiasi moralità e senza nessuna vergogna.
Dicono che sia la modernità, adeguarsi ai nuovi criteri europei e mondiali. Francamente non ci riusciamo molto bene, sopra tutto quando pensiamo che noi, per dirci “laureati” dovevamo fare tutto, ma proprio tutto il percorso. Oggi basta arrivare a metà strada; poi, dicono, c’è la “specialistica”. E così i termini ci confondo, i criteri si mescolano, le competenze arrancano.
Non è semplice nostalgia, ma questa Università non la riconosciamo più: strutture manageriali votate più all’amministrazione dei budget che alla crescita cultura. E fabbriche di lavoratori. In cuor nostro rimaniamo sempre convinti che non si studi per lavorare, ma che si studi per studiare. Il lavoro, poi, è solo una conseguenza delle mille variabili della vita. Raccontare ai giovani che si trasforma la scuola per renderli pronti al mondo del lavoro, è come dire si va in palestra per diventare olimpionici e non perché faccia bene alla salute.
Ma che c’è da meravigliarsi se Scuola e Sanità sono le due entità eternamente sotto massacro?
Così la presenza per un convegno all’Università di Salerno (e non di Fisciano!) di Fabrizio Corona, presenza per tanti discutibile, ha un senso preciso e paradossalmente corretto: vendere il convegno.
Vendere un convegno non vuol dire farci sopra dei soldi, ma amplificarne l’immagine, far suonare la grancassa dei media e concentrarvi almeno per un attimo l’attenzione.
Perché anche le Università hanno il proprio sistema economico da salvaguardare, un mercato dove presentarsi e a cui rendere conto… pena il lento spegnimento. E per questo fine, qualsiasi espediente è buono, come dispensare lauree ad honorem a improbabili personaggi. Così le abbiamo volute.
Facile prendersela con Corona, egli è solo un “convocato”. Ma crediamo che tutti, e diciamo proprio tutti, dovremmo seriamente interrogarci su che cosa si vuole insegnare ai nostri ragazzi, e quale sia l’esempio di vita che gli proponiamo.
Forse quel sano e pratico ammaestramento che strizza l’occhio alla degenerazione culturale dei nostri tempi: non importa cosa tu sappia fare, l’importante è che tu lo sappia vendere. Il resto è solo noiosa letteratura.

di Alfonso Liguori
tratto dal quotidiano “Cronache del Mezzoggiorno”.

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