sabato, luglio 18, 2009
AIGA: la professione forense penalizza donne e giovani.
Roma, 17 lug (Velino) - “Quella degli avvocati è una categoria che rincorre spazi di mercato sempre più esigui, i giovani si laureano in media a 28 anni, iniziano a guadagnare mediamente dopo 5 anni. Le donne risultano ulteriormente penalizzate, basti pensare che anche al culmine della carriera guadagnano la metà dei colleghi maschi”.
Dati emersi dall’indagine Aiga sulla composizione delle istituzioni forensi, presentata ieri a via del Governo Vecchio.
Guido Alpa, presidente del Cnf, ha sottolineato l’utilità del lavoro come punto di riferimento per il legislatore proprio in occasione della discussione di un testo di legge così importante.
Il sottosegretario alla Giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati ha evidenziato le criticità che emergono dall’indagine, ed in particolare le difficoltà di giovani e donne, problema diffuso nel nostro paese e non limitato solo all’avvocatura.
I giovani avvocati hanno rilanciato la necessità di un dibattito più ampio sul tema della riforma dell’ordinamento forense.
“Si vorrebbero emendare – osserva Sileci - alcuni articoli fondamentali, in primis la possibilità di reintrodurre minimi e massimi tariffari, aboliti dal decreto Bersani. L’allungamento a quattro anni della durata dei mandati nelle istituzioni forensi non garantirebbero un’effettiva rotazione degli incarichi ed un maggiore tasso di ricambio della classe dirigente”.
L’avvocato Maurizio De Tilla, Presidente Oua, è d’accordo con la giovane avvocatura nel contestare la scelta di sopprimere l’equa remunerazione dei praticanti “che conferma – sottolinea Sileci - la gravità di una crisi che è generazionale, prima ancora che economica, perché colpisce più duramente proprio coloro i quali, per ragioni di età, dovrebbero confidare in un futuro migliore del presente”.
Michele Vietti, componente della commissione Giustizia, ha evidenziato l’ambiguità della maggioranza di governo, pronta ad ignorare quanto enunciato in campagna elettorale sulla riforma della professione e ritiene sia meglio puntare su una riforma endocategoriale, sulle specializzazioni.
L’onorevole Cinzia Capano in quota Pd ha messo in risalto i magri guadagni degli avvocati donna (dati della Cassa Forense del 2006 parlano di una media di 63mila euro l’anno per gli uomini contro 26mila per le donne), principalmente destinati a finanziare l’enorme quota di costi riservata al welfare (assistenza dei figli, badanti ecc.), proponendo la deducibilità e detraibilità di tali costi come forma di incentivo fiscale.
L’avvocatura è un ceto al quale si accede in età non più giovane, con una governance di cinquantenni in maggioranza uomini, che attendono molti anni prima di raggiungere i vertici professionali, economici e istituzionali.
La professione forense è specchio fedele della società italiana, anche per l’incontrollata crescita degli albi.
In realtà il ceto forense ha subito profonde trasformazioni negli ultimi decenni. Gli iscritti agli albi sono in prevalenza under 45 e le donne sono prossime alla soglia del 50 per cento.
E’ prevedibile che questo processo di svecchiamento e ‘femminilizzazione’ degli albi determinerà a breve un mutamento nella governance dell’avvocatura.
Alla luce di questi dati la riforma non potrà trascurare i due colori prevalenti nella ‘tavolozza’ dell’avvocatura: il rosa e il verde.
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