lunedì, febbraio 18, 2013

Lentezza giustizia: le travi e le pagliuzze.

Roma,18/2/2013.

On.le Michele Vietti Vicepresidente CSM
Palazzo dei Marescialli
Roma

Oggetto: nesso di causalità tra avvocati e lunghezza processi.

Ill.mo Presidente,
ho letto sulla stampa delle Sue dichiarazioni — per la verità non nuove — circa una correlazione tra la durata dei processi e il numero degli avvocati italiani.
Pur condividendo quanto da Lei affermato circa l’abnorme numero di avvocati in Italia e circa le responsabilità dell’Avvocatura in questa crescita patologica dell’Albo forense, vorrei raccontarLe brevemente — a titolo di esempio — di una controversia da me patrocinata.
Nel marzo del 2011 un mio cliente ha ricevuto una citazione per un’azione di riduzione e divisione ereditaria; essendo convenuti in giudizio diversi soggetti residenti in varie parti d’Italia, all’udienza di prima comparizione (18 luglio 2011) abbiamo verificato che il servizio postale aveva recapitato l’atto di citazione ad uno dei convenuti 48 giorni dopo la richiesta di notifica.
Non essendo stato rispettato il termine a comparire per il convenuto (rimasto contumace), il Giudice ha disposto la rinnovazione della notifica.
Alla successiva udienza del 31/1/2012, instaurato correttamente il contraddittorio, abbiamo appreso che il Giudice togato — assegnatario della controversia — era stato nel frattempo trasferito in Corte d’Appello e, quindi, la causa era stata riassegnata ad un GOT.
Il Giudice onorario, dopo lo scambio delle memorie ex art. 183 c.p.c., ha trattenuto la causa in riserva sulle richieste istruttorie (24/4/2012); ma al momento di sciogliere la riserva, ha dovuto rimettere il fascicolo al Presidente di Sezione, tenuto conto che la materia del contendere non consentiva la trattazione ad un GOT.
Quindi, sostituito il GOT con un nuovo Giudice togato e fissata la nuova udienza per la trattazione al 6/2/2013, abbiamo appreso che anche il nuovo Giudice togato era stato trasferito, questa volta al penale.
Pertanto, il nuovo GOT ha rinviato sic et simpliciter e per distribuzione la causa al 16/4/2013, in occasione della quale — con ogni probabilità — dovrà rimettere nuovamente il fascicolo al Presidente di Sezione per l’assegnazione ad un nuovo Giudice togato.
Insomma, oltre 2 anni di pendenza di giudizio e nessun risultato per le parti coinvolte nel procedimento.
A questo punto, rispettosamente, Le chiedo: siamo certi che la durata dei processi sia d ’attribuire agli avvocati?
E altrettanto rispettosamente Le chiedo: - Potrebbe il CSM assumere un po’ di prudenza prima di trasferire ad un nuovo ufficio un magistrato, verificandone lo stato del ruolo pendente? - Potrebbe il CSM diramare una circolare ai capi degli uffici, invitandoli a selezionare con il codice di iscrizione a ruolo le cause da assegnare ai GOT? - Potrebbe il CSM occuparsi di verificare il funzionamento del sistema delle notifiche a mezzo del servizio postale?
Sono certo che il miglioramento del sistema giudiziario del nostro Paese non può che passare da una presa d’atto di tutti gli operatori della Giustizia degli errori fino ad ora commessi; e questi certamente coinvolgono anche l’Avvocatura.
Ma confondere travi e pagliuzze non consente di compiere passi in avanti.
Con i migliori saluti.

Dario Greco
Presidente AIGA

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