mercoledì, novembre 23, 2011

L'indipendenza dell'Avvocatura non ha prezzo!


La cosiddetta legge di stabilità, all'articolo 10, prevede che nelle società professionali, ad esempio fra avvocati, possano entrare senza limiti di partecipazione anche «soci di capitale».
In tal modo potremmo avere – e probabilmente avremo – cosiddetti "investitori" con la maggioranza del capitale societario e con l'unico, ovvio, limite dell'attività professionale tipica che potrà essere svolta soltanto dal professionista che abbia i requisiti necessari (praticantato, esami, iscrizione all'albo, eccetera).
Con ogni probabilità vedremo così i grandi clienti (banche, assicurazioni, gruppi industriali e commerciali) organizzare grandi studi di avvocati che li considerino clienti privilegiati e che seguono i loro problemi legali.
Questi "soci di capitale" non avranno bisogno così di altri avvocati e, ove fosse indispensabile, affiancherebbero loro quelli del "proprio" studio e, viceversa, gli avvocati dello studio "di capitale" non avranno bisogno di altri clienti e, meno che mai, avranno clienti dello stesso ramo di attività (banche, assicurazioni eccetera).
In tal modo l'indipendenza, qualità fondamentale di un avvocato, sarebbe compromessa.
E più ancora sarebbe la "riservatezza" che è essenziale per l'attività di un avvocato e per il cliente che deve contarvi.
Il "socio di capitale" infatti (specie se di maggioranza) avrebbe il diritto di conoscere tutti gli affari dello studio, le spese, le parcelle eccetera, magari anche relativi a clienti suoi concorrenti o, a loro volta, propri clienti (della banca o dell'assicurazione).
Ma è noto che, per legge, tutti i rapporti di un avvocato con un cliente sono coperti da segreto professionale e una sua violazione è considerata un reato (si vedano gli aricoli 622 del Codice penale e 200 del Codice di procedura penale). L'avvocato ha il diritto di opporre il segreto a un giudice o a un pubblico funzionario (ad esempio dell'agenzia delle Entrate o della Guardia di finanza) ma non lo sarebbe per un "socio di capitale".
Più d'una volta la Corte europea per i diritti dell'uomo ha riconosciuto che una persona ha diritto all'assistenza di un avvocato e che l'avvocato deve essere indipendente e riservato.
In un caso ha espressamente detto che «an encroachment on professional secrecy may have repercussions on the proper administration of justice and hence on the rights guaranteed by article 6 of the Convention», cioè «un'invadenza nel segreto professionale può avere ripercussioni sull'amministrazione della Giustizia e di quei diritti garantiti dall'articolo 6 della Convenzione».
E, com'è noto, la Convenzione europea dei diritti dell'uomo per l'articolo 117 della nostra Costituzione ha rango "costituzionale".
Perché allora questa apertura ai "soci di capitale"?
Per apportare mezzi finanziari – si dice – che consentano espansione degli studi d'avvocati e loro migliore organizzazione.
Ma si può comprare l'indipendenza e la riservatezza di un avvocato?

di Franzo Grande Stevens

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